Data: 
Lunedì, 15 Febbraio, 2016
Nome: 
Paolo Gandolfi

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Grazie Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio innanzitutto il collega Bordo che, avendo preparato la prima mozione, ha portato il dibattito all'interno di quest'Aula su queste mozioni e lo ringrazio soprattutto perché il tema che trattiamo oggi, cioè quello della mobilità urbana e più in generale della mobilità e del trasporto pubblico, anche in questo caso – anche il trasporto ferroviario regionale – è un tema che purtroppo nel nostro Paese, e questa è un'affermazione che faccio in termini storici guardandomi alle spalle per molti decenni, a differenza di altri Paesi europei non ha mai avuto la dignità di essere una politica di rango nazionale, non è mai stata una politica di interesse dello Stato, cioè lo Stato italiano in generale non si è occupato o si è occupato poco, ovvero ha delegato al Fondo nazionale per il trasporto pubblico locale il compito di occuparsi della mobilità nelle nostre città. 
Il risultato di questa scelta è stato progressivamente negli anni una caduta della qualità della mobilità e dell'efficienza della mobilità urbana con ripercussioni gravi sia in termini di congestione delle aree urbane, ci sono stime diverse e comunque alcune delle quali individuano in 11 miliardi di euro l'anno la perdita sul PIL dovuta al cattivo funzionamento della mobilità urbana, senza contare poi gli altri difetti prevalenti che sono quelli dell'inquinamento, che nell'autunno precedente fino alla fine di dicembre ha dimostrato di essere particolarmente grave in Pianura Padana e nelle principali aree urbane del Paese. 
Ma soprattutto è anche il tema della sicurezza, soprattutto la sicurezza stradale per quanto riguarda gli abitanti delle città, i bambini, gli anziani che sono ahimè vittime in aumento degli incidenti stradali nel nostro Paese, anche a fronte di un decremento che c’è stato fino al 2014, soprattutto della vivibilità stessa; insomma far sì che tutti i cittadini, l'Italia è un Paese dove la popolazione vive prevalentemente nelle aree urbane, che chi vive nelle aree urbane sia costretto sostanzialmente a confinarsi, per la propria sicurezza, all'interno dei cortili delle case perché le strade e anche i quartieri non sono sicuri, ribadisco, non è un tema da delegare ai singoli sindaci, non è un tema che può essere interesse esclusivo dei nostri cittadini. 
Il diritto alla mobilità è un diritto fondamentale perché attribuisce alla persona delle facoltà che, trovandosi isolato e impossibilitato a muoversi, non può svolgere. Noi sappiamo benissimo quali siano, diciamo, i vantaggi per esempio nella ricerca di lavoro che può avere una persona che vive in un'area ad alta accessibilità, come può essere la città di Roma o qualsiasi altra grande città italiana, e quanti pochi posti di lavoro quella stessa persona con le stesse competenze può avere se invece vive in un'area interna o peggio ancora in un'area montana, dove le possibilità di muoversi sono molto più limitate. Quindi il diritto alla mobilità è un diritto che noi dobbiamo perseguire, non come tale, ma soprattutto perché configura, se gestito bene, soprattutto nelle aree urbane, una condizione nuova di qualità della vita, di felicità dei nostri cittadini e dentro questa visione noi dobbiamo tenerci anche gli aspetti economici che sono tanto cari al dibattito in quest'Aula e al dibattito e alla politica nazionale, che sembra sempre arrovellarsi sui punti di PIL o sui punti dispread come fossero gli unici indicatori vuoti e privi di riferimento, mentre basterebbe guardare all'indicatore che sta costruendo Istat, cioè il BES, per capire come in realtà il tempo che gli italiani dedicano a muoversi dentro le città dovrebbe essere appunto maggiormente soggetto ad attenzione da parte nostra. 
Quindi è bene che si discutano queste mozioni, il problema però della mobilità urbana rimane, cioè il fatto che la mobilità umana nelle nostre città funzioni male è un dato oggettivo, noi perdiamo più soldi, perdiamo più tempo, perdiamo più salute e, in alcuni casi, perdiamo la vita, perché questa cosa viene trascurata. Per poterlo modificare, Presidente, c’è una sola strada ed è una sola quella possibile, è stato dimostrato da tutte le esperienze a prescindere dal colore politico dei Governi nazionali o dei governi cittadini delle città europee che le hanno fatte. L'unica possibilità è quella di spostare parti degli spostamenti, dei trasferimenti, della mobilità che ogni giorno viene fatta dentro le nostre città con l'automobile privata, su altri sistemi di trasporto, in particolare su quelli che configurano, almeno i più importanti, la classificazione di mobilità sostenibile: il trasporto pubblico locale, ovvero trasporto collettivo, la mobilità ciclistica e la combinazione di questi, più anche altre possibilità, come appunto veniva detto, del car pooling o del car sharing, cioè altre forme di uso condiviso dell'automobile che possono essere anche esse utili ma non certamente risolutive. 
Su questo bisogna lavorare, forse più ancora, anche se quello sarà pure necessario, che semplicemente sui motori più puliti, perché va detto, e va sempre ribadito ogni volta che si affronta questo tema della qualità e della pulizia della combustione, o meglio ancora di motori che la combustione non la producono affatto, che è sicuramente un obiettivo che può migliorare la qualità dell'aria, ma noi non avremo risolto il problema della mobilità urbana se avremo solo ridotto le emissioni in atmosfera, avremmo solo risolto uno dei quattro grandi problemi, non avremo risolto la sicurezza, non avremo risolto la qualità della vita complessiva, non avremo risolto gli altri impatti ambientali come il consumo del territorio che serve per costruire strade e parcheggi, non avremo risolto certamente il tema della congestione. Affrontiamolo questo tema: da questo punto di vista le mozioni contengono interessanti proposte, io le voglio declinare in termini generali sulla base di questa prima valutazione. 
Nel nostro Paese, in particolare, vedo presente la collega Polverini che è stata presidente della regione e quindi se ne ricorderà personalmente per averli vissuti in quanto presidente di un'importante regione, vi sono stati progressivi tagli ai trasferimenti al trasporto pubblico locale, in particolare nell'epoca del Governo Berlusconi. Le stime possono essere differenti, ma si riferiscono sicuramente a tagli tra il 30 e il 50 per cento dei fondi destinati all'epoca. Lo dico perché occorre recuperare quei tagli, tagli che saranno stati necessari per tutte le ragioni di crisi che conosciamo, ma che ci costringono, poi, a interrogarci del perché il trasporto pubblico locale e in generale la mobilità urbana fanno sempre il vaso di coccio nelle politiche nazionali e anche, a volte, nelle politiche delle regioni, e non mi riferisco, in questo caso, alla regione Lazio governata dalla presidente Polverini di cui non so, ma, in generale, al fatto che spesso le regioni preferiscono dedicare le loro risorse a saldare i deficit del servizio sanitario, piuttosto che a mantenere alti i servizi di trasporto regionale. Il punto è che il trasporto pubblico non può essere il vaso di coccio e non può essere lo strumento attraverso cui lo Stato cerca di risolvere i propri problemi di debito o di ricerca di risorse. Il trasporto pubblico locale è sostenuto per il 70 per cento dal contributo nazionale, è un dato strutturale e, tra parentesi, non è un dato di cui dobbiamo vergognarci, perché è un dato che è strutturale anche in altri Paesi, è un servizio pubblico e viene pagato con la fiscalità generale, viene pagato dai trasferimenti che lo Stato fa verso le regioni e le regioni verso i comuni o le aziende, appunto, del Fondo nazionale per il trasporto pubblico locale, e lo stesso vale, con percentuali diverse da quelle che ho appena detto, per quanto riguarda il trasporto ferroviario, sia regionale che nazionale. Quindi, il tema di continuare ad occuparci del trasporto pubblico locale è fondamentale; i soldi che lo Stato ha messo non sono pochi, al netto di quei tagli che sono stati fatti e che vanno sicuramente recuperati. Però se vogliamo credere in questo obiettivo il primo punto è quello di incrementare le risorse, perché poi è difficile sempre parlare di altro. 
Esiste, poi, tutto il tema dell'efficientamento delle aziende di trasporto pubblico locale, perché non possiamo neanche pensare di dedicare parte delle risorse necessarie a questo e poi le aziende sono gestite male, magari semplicemente per risolvere i problemi occupazionali più che per dare un servizio ai cittadini. Da questo punto di vista credo che sia necessario – ed è uno dei contenuti della nostra mozione – indicare al Governo la necessità di compiere la riforma che è stata avviata, ma che è rimasta a metà e che prevede, appunto, una responsabilità vera da parte delle aziende di trasporto pubblico locale, a prescindere dal fatto che siano private o pubbliche, questo è poco rilevante, ma occorre una responsabilità vera rispetto alla gestione, una responsabilità vera rispetto al bilancio e all'efficienza dei servizi. Così come è importante portare a termine una riforma avviata da tanto tempo e rimasta in sospeso che ha visto solo due anni fa la nascita dell'Authority nazionale dei trasporti e qui lo dico per augurarmi che non scompaia a poco tempo dalla sua nascita, lo dico in particolare in riferimento all'attenzione del Governo: il fatto che esista, sia in sede nazionale che nelle regioni, che in sede locale, un'Authority di controllo, cioè un soggetto che si curi di verificare la qualità del servizio che viene erogato dalle aziende, è un altro dei punti fondamentali, dopodiché ci sono degli impegni straordinari che il Governo deve e, a mio giudizio, sta mettendo in campo. Cito il primo, quello del fondo straordinario che è stato previsto dalla legge di stabilità per l'acquisto dei mezzi, stimabile per più o meno seicento treni e alcune migliaia di autobus, che dovrà entrare in vigore per poter permettere questo rinnovo, anche perché è finanziato, in parte, con l'eliminazione delle accise sui veicoli più vecchi e quindi ha la precisa finalità di sostituire i veicoli più vecchi e inquinanti. Soprattutto dovrà entrare in vigore per permettere quello scivolo che farà sì che le aziende di trasporto pubblico diventino autonome nella programmazione anche degli investimenti sul materiale rotabile, perché questa, sì, che è una differenza che l'Italia ha rispetto ad altri Paesi e che la rende in questo senso molto arretrata, l'idea che le aziende si occupino della gestione e l'acquisto dei mezzi sia affidato a dei fondi statali che vengono messi di volta in volta se ci sono i soldi, perché per parecchi anni non sono stati messi per le ragioni che abbiamo più o meno capito, di crisi, ma anche perché sono state fatte delle scelte diverse, a mio giudizio sbagliate. Ebbene, noi dobbiamo togliere questa anomalia tutta italiana e stabilire che le aziende nella loro gestione devono prevedere l'ammortamento dei mezzi ed essere loro a garantire la qualità del servizio, comprando i mezzi e, quindi, inserendo l'acquisto dei mezzi all'interno del contratto di servizio a cui partecipano, si spera, tramite gara e quindi tramite un procedimento che misuri l'efficienza e la qualità della loro proposta. 
Ribadisco che trovo sterile e un po’ inutile il dibattito se le aziende debbano essere pubbliche o private, perché ci sono aziende pubbliche che funzionano molto bene e anzi sono d'esempio per altri, così come possono essere aziende private quelle che lo fanno. Quest'altro pezzo della riforma farà sì che quei soldi messi in legge di stabilità per l'acquisto dei mezzi sia efficace e che possa permettere, lo ribadisco, con lo scivolo, di arrivare a far sì che le aziende abbiano nella loro programmazione un rinnovo dei veicoli tale per cui l'età media degli autobus che circolano per le nostre città diminuisca rapidamente da quella attuale e raggiunga degli standard europei, almeno, di 7, massimo 8 anni di età media. Esiste poi tutto un altro settore che è quello dell'integrazione del trasporto pubblico con altre forme di mobilità, in particolare la mobilità ciclistica, sempre trattata come se fosse un'avventura spensierata per coraggiosi «ambientalisti urbani», in realtà è un efficacissimo strumento di regolazione della mobilità urbana. Lo ribadisco, ci sono sindaci o governi conservatori in Europa che hanno investito sulla mobilità ciclistica per il semplice calcolo che fa bene all'economia, fa bene al Paese, fa bene alla salute e, soprattutto, piace molto alle persone che fanno quella scelta come il sottoscritto, quindi, non vedo perché relegare a passioni personali quello che, invece, è uno strumento fortissimo per fare quell'operazione che dicevo all'inizio, cioè spostare quote di mobilità automobilistica verso altre forme di mobilità: trasporto pubblico e bicicletta. Siccome queste due cose spesso funzionano insieme, soprattutto nelle grandi città, c’è un investimento, che veniva anche citato, pari a 91 milioni di euro, contenuto nella legge stabilità che, sì, è vero, finanzia anche le ciclabili turistiche, per carità, siamo un Paese che ha quel grande potenziale e sarebbe sciocco non occuparsene, però finanzia le ciclostazioni, cioè finanzia la possibilità, finalmente, di rendere accessibili le grandi stazioni italiane con la bicicletta per poter prendere i treni pendolari, usarla, lasciarla lì se serve, trovarla quando si ritorna e, quindi, poter combinare il trasporto pubblico con altre forme di mobilità. Perché il trasporto pubblico regionale, è utilizzato da milioni di italiani; è stimata in Italia intorno all'80, all'85 per cento la quota di mobilità che riguarda le aree urbane, quindi, diciamo la stragrande maggioranza degli italiani si sposta nelle città e fa uso dei treni pendolari. Ebbene, la stazione Termini è una stazione dove è praticamente impossibile lasciare una bicicletta e, quindi, sfida la buona volontà anche dei romani che avrebbero intenzione di utilizzarne una. Se, oltre che dotarsi di un parcheggio di 2000 auto sopra la testa dei passeggeri si dotasse anche di un significativo parcheggio per le biciclette, può darsi che in questa città qualcosa si possa cominciare a muovere. Io vi do una grande notizia, in realtà, qualcosa si è già mossa, perché i cittadini di Roma sono in realtà piuttosto avanti rispetto a questo tema e sono molto più attrezzati di quanto si pensi. Quindi, questa «quota» di mercato della mobilità, anche per questa città, è lì, pronta, disponibile a risolvere parte del traffico automobilistico, perché ogni ciclista in più o ogni passeggero di trasporto pubblico in più è un'auto in meno nelle code, nel traffico delle nostre strade. Questa cosa occorre farla, quel finanziamento c’è e, oggi, quindi, noi invitiamo il Ministero a mettere in campo a pieno titolo quella possibilità di realizzare, nelle grandi aree urbane, l'interscambio tra i diversi mezzi mobilità. Infine, c’è il finanziamento previsto dal contratto di servizio pari a nove miliardi di euro, Presidente, che non sono uno scherzo, previsto già nel 2015 e ripetibile nel 2016 con otto miliardi di euro. Gran parte di questi sono dedicati finalmente – perché io condivido l'idea che il progetto dell'alta velocità, in una qualche misura, ha raggiunto la sua maturità – al trasporto regionale e al trasporto dei pendolari nelle città e nelle grandi aree metropolitane. Queste risorse ci sono, dobbiamo contribuire, anche con il nostro lavoro e anche con queste mozioni, a far sì che ci siano anche per il 2016 nella quota che dicevo intorno agli otto o ai nove miliardi di euro. Infine, anch'io sottolineo un punto della mozione, perché spero che sia attuato, al di là di tutti i grandi progetti e le grandi visioni che sono contenuti anche in altre mozioni, ma, sicuramente vi è nella nostra: quello della detrazione fiscale degli abbonamenti dei cittadini. È una cosa possibile, perseguiamola, è un impegno che vedo ribadirsi in molte mozioni, noi lo mettiamo al punto. Grazie, Presidente, solo una nota: il collega Zolezzi, prima, ha parlato fuori tema di un argomento, secondo me, scorretto. Ha detto che il sindaco di Reggio Emilia ha comprato dalla ’ndrangheta la casa, questa è una menzogna, oltre che essere fuori tema, ed è molto lesiva dell'onorabilità del sindaco di Reggio Emilia, quindi, ci tengo a dirlo, mi dispiace di essere intervenuto per quest'ultima parte fuori dall'argomento.