Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 16 Luglio, 2018
Nome: 
Luca Rizzo Nervo

Presidente, onorevoli colleghi, l'obiettivo della mozione presentata dal Partito Democratico è quello di riaprire in questa legislatura una discussione sulla povertà, sugli strumenti per contrastarla, sugli strumenti per dare percorsi di autonomia e riscatto alle persone che ne sono attraversate. L'obiettivo di questa mozione non è genericamente tenere alta l'attenzione sulla povertà e la fragilità economica e sociale di molte famiglie: l'obiettivo è tenere vivi gli strumenti che hanno finalmente consentito nel nostro Paese di avere una strategia complessiva, sistemica, di breve, medio e lungo periodo di contrasto alla povertà, quegli strumenti che c'erano da tempo in tutta Europa e che mancavano clamorosamente nel nostro Paese.

Lungo la scorsa legislatura si è sanata questa grave lacuna. Non lo diciamo dentro ad una consolante autocelebrazione: sì, certo, il reddito di inclusione e la strategia nazionale contro la povertà per l'inclusione sociale sono uno dei lasciti migliori dei Governi del centrosinistra. Lo sono gli oltre 7 miliardi investiti contro le disuguaglianze e la povertà lungo la scorsa legislatura, lo è aver fatto avanzare una cultura di contrasto alle povertà che non si limita al sussidio, che non identifica i poveri come una categoria immanente e la povertà come un destino scritto, ma che si sforza di costruire, con tutti i soggetti, dai servizi sociali a quelli della formazione del lavoro, alla famiglia, un percorso personalizzato, abilitante, che mira all'autonomia e al recupero di dignità e futuro; partendo dalle persone, dall'empowerment delle loro risorse, riconoscendo con realismo però in questo percorso, perché non risultasse teorico, quando non peggio, ipocrita, l'esigenza di un sostegno al reddito che colmi la distanza fra il reddito della persona e la soglia della povertà assoluta.

Oggi questo strumento c'è: è il reddito di inclusione. Oggi, laddove nel 2013, quando si sono insediati i Governi di centrosinistra, vi erano 40 milioni di euro, peraltro a titolo di sperimentazione, sulla povertà, a cinque e passa anni dall'inizio della crisi, bene, lì oggi a bilancio, ogni anno e per sempre, ci sono 2,3 miliardi di euro e poi ci saranno 3 miliardi di euro. È stato uno dei lasciti migliori dei Governi della scorsa legislatura, ma oggi è un patrimonio di questo Paese. Questo vorremmo che senza pregiudizi quest'Aula assumesse: oggi è un patrimonio di questo Paese, e lo è anche il percorso che ci ha portati fin qui, fatto di sperimentazione, di analisi e verifica dei risultati, di correzioni, della presa d'atto anche della parzialità e della necessità di rilanciare, potenziando e rendendo sempre più universalistica questa strategia.

Ora infatti non ci si può e non ci si deve fermare: bisogna andare avanti, perché la frequentazione della realtà, ancor prima e più che le statistiche dell'ISTAT, ci dice che c'è ancora molto da fare, se si ha l'obiettivo, insieme ambizioso e minimo, di eradicare la povertà dal nostro Paese. Perché non è tollerabile nemmeno una famiglia, nemmeno un bambino a cui sono precluse, per povertà economica, le possibilità e le opportunità di futuro.

Quello che con questa mozione vogliamo dire a questo Parlamento, ed in particolare a questa maggioranza e a questo Governo, è che c'è l'occasione di sfuggire ad una prassi sbagliata che attanaglia il nostro Paese, una prassi che fa coincidere la sana alternanza democratica con il ricominciare ogni volta da capo, smentendo come un necessario fallimento tutto il lavoro fatto in precedenza. È evidente che non è così. Ora, io credo che questo sia un limite drammatico nella nostra dinamica democratica in qualunque ambito, ma diventa colpa grave quando parliamo di povertà ed emarginazione sociale, quando parliamo di dignità delle persone, quando parliamo della loro autonomia, quando parliamo, in fondo, della loro libertà. Quando parliamo di questo davanti non abbiamo la telecamera dell'ennesima diretta Facebook, ma persone in carne ed ossa con aspettative, paure e speranze. A questa urgenza non possiamo rispondere riazzerando sempre tutto, ricominciando ogni volta dal “via” come in un cinico gioco dell'oca sulla pelle di chi non ce la fa.

E allora se questo è vero, come è vero, signor Presidente, abbiamo l'occasione di rompere questa abitudine, pur nella legittimità, che ha ogni forza politica che è chiamata nell'esercizio di un nuovo Governo, di realizzare ciò che si è ripromessa di fare; ma partendo da un'analisi di quello che c'è, per fare di più e meglio, se è possibile, se ne sono capaci, non per fare tabula rasa. Se non vi fidate di noi, se leggete strumentalità politica in quello che stiamo sostenendo, ascoltate l'Alleanza contro la povertà, grazie al cui contributo, ideale e sostanziale, siamo arrivati al Rei, che dice che il reddito di inclusione è la strada giusta che dev'essere adeguatamente implementata con le risorse necessarie a coprire tutta la platea e a rafforzare i servizi pubblici territoriali, non essendo possibile prescindere da un principio di stabilità della misura, rifuggendo ogni tentazione di riforma della riforma.

Conferma e rilancio, dunque. L'alleanza contro la povertà non è il nome di un circolo del Partito Democratico, ma è l'insieme delle realtà associative del terzo settore che ogni giorno e ogni notte si occupano concretamente di chi vive la povertà, nelle mense, nelle periferie, a tu per tu con la fragilità: Caritas, ACLI, Comunità di Sant'Egidio, Save the children, Banco alimentare, solo per citarne alcune; se non vi fidate di noi fidatevi almeno di loro.

E allora se volessimo una volta tanto vedere dove siamo arrivati, scopriremmo una misura che sta trovando riscontro nella quotidianità di molte persone, pienamente operativa dal gennaio 2018: nel primo trimestre 2018 sono risultate coperte dalla misura unica nazionale contro la povertà oltre 230 mila nuclei familiari, circa 870 mila persone. La maggior parte dei benefici economici risulta erogata nelle regioni del Sud, e soprattutto a famiglie con figli minori, mentre sono circa il 20 per cento le famiglie con disabili.

Un primo risultato importante, ma ancora troppo parziale rispetto al bisogno. Per questo con l'ultima legge di bilancio si è deciso di fare un ulteriore passo in avanti importante: dal 1° luglio, infatti, il reddito di inclusione è uno strumento universale (lo dico anche alla collega che richiamava dei requisiti soggettivi che ne limitavano l'accesso e che non ci sono più). Oggi l'unica soglia d'accesso è il reddito: dal 1° luglio si è aperto l'accesso al Rei ad oltre 2 milioni e mezzo di persone, pari a 700 mila famiglie italiane.

Non basta ancora: bisogna raggiungerli tutti, quei 5 milioni italiani in condizione di povertà assoluta. Bisogna farlo potenziando ed estendendo il reddito di inclusione, non azzerando tutto per avventurarsi su strade incerte, nuove, lontane nel tempo e che sottendono un'idea assistenzialistica. Il REI, oggi, è un elemento di certezza per i diversi attori, lo è per gli enti locali e i loro servizi sociali, lo è per i soggetti del terzo settore, che hanno bisogno di strumenti stabili e consolidati, perché le riforme hanno bisogno di continuità, ma soprattutto le persone fragili hanno bisogno di stabilità e di continuità, non di spot una tantum. E, allora, come Partito Democratico proponiamo a questo Parlamento di rilanciare forte, per dare compimento pieno alla strategia contro le povertà: potenziamo e allarghiamo il REI a tutti quelli che sono in povertà assoluta; una scelta concreta, immediatamente attuabile e realizzabile in pochissimo tempo, da concretizzare da qui alla prossima legge di bilancio, ben diversa dal libro dei sogni fatto contratto. È la via più semplice, che vi potete anche intestare, piuttosto che seguire strade complesse, lunghe e, infine, irrealizzabili.

Le risorse annunciate sulla riforma dei centri per l'impiego, come premessa, forse, un giorno, chissà, al reddito di cittadinanza, sono un salto nel buio, senza certezza di esito. Chiedere soldi all'Europa è generico, a meno che non intendiate, per quei soldi, i soldi del PON che sono dedicati a rafforzare i servizi sociali; in quel caso avrete da noi un'opposizione forte e radicale. La stessa cifra, anzi, i 3 miliardi, diciamo noi, raddoppiando le risorse, destinate al REI su uno strumento che c'è e funziona vorrebbe dire, invece, fare l'ultimo miglio di un percorso virtuoso. Questo è il senso della mozione che discutiamo e del progetto di legge che abbiamo presentato. Allargare la platea dei beneficiari del reddito di inclusione fino a raggiungere i cinque milioni in povertà assoluta, raddoppiare le risorse da tre a sei miliardi con coperture certe e individuate, migliorare e rafforzare i servizi sociali territoriali, sono i tre pilastri della nostra proposta. Su questa strada daremo un segno concreto, efficace e credibile; tre aggettivi che servono molto alla politica, in questi tempi.

Lo dobbiamo fare - e concludo, Presidente - per offrire riscatto e progetti di vita; dobbiamo farlo per non arrenderci a veder crescere, nelle nostre città, la città di chi ce la fa e la città di chi non ce la fa, divise, separate; dobbiamo, invece, ricomporre fratture, includere le fragilità e dare loro una possibilità di riscatto, offrire occasioni di vita, non solo di sopravvivenza, fiducia e non elemosina; questo, in fondo, è l'obiettivo del REI.

Cara maggioranza, se fai sul serio, se davvero ti interessa la dignità delle persone, c'è un'occasione che, come Parlamento, non possiamo farci sfuggire. Non avventuratevi su strade impossibili, oscure per poi cercare giustificazioni al vostro fallimento. Approviamo questa mozione e, soprattutto, la legge che potenzia ed estende il REI e avremo portato a termine un compito, avremo vinto tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).