Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 10 Dicembre, 2018
Nome: 
Susanna Cenni

 Presidente, colleghi, se oggi siamo qui a discutere di cibo, di salute, di sicurezza alimentare e di relazioni internazionali è perché, come è noto, tra qualche giorno potrebbe essere discussa e poi assunta - noi ci auguriamo di no - una risoluzione dall'Assemblea generale dell'ONU. Una risoluzione che, ancora una volta, riapre una questione più volte ipotizzata in questi anni, e cioè la generica etichettatura di cibi considerati non salutari, con una sorta di alert che colpirebbe alimenti contenenti grassi, sali e zuccheri, per scoraggiarne il consumo, e che, in virtù di un approccio, appunto, generico, colpirebbe una fetta importante della nostra produzione agroalimentare. È del tutto evidente che la questione di come influire di più sulla corretta alimentazione per ridurre l'impatto di alimenti ricchi di questi ingredienti per prevenire malattie non trasmissibili, obesità, e contribuire alla promozione di stili di vita corretti, è e deve essere assolutamente centrale nelle politiche di Stati membri ed istituzioni europee e mondiali.

Nel luglio del 2018 l'OMS ha presentato il report “Time to Deliver”, con una serie di raccomandazioni per ridurre l'impatto negativo di alcuni alimenti, ridurne l'abuso, ridurre l'abuso di alcol, tabacco, evitare stili di vita sbagliati, promuovendo una spesa consapevole per arrestare sovrappeso e obesità infantile entro il 2025, e attuando politiche e misure legislative e fiscali per ridurre al minimo il consumo di cibi nocivi. Tutto ciò, secondo l'OMS, per contrastare diabete, cancro, malattie cardiovascolari e ridurre entro il 2013 i morti per malattie non trasmissibili, anche riducendo grassi saturi, sale, zuccheri ed alcol.

Se la finalità è assolutamente condivisibile, ciò che sin dall'inizio ha destato grande perplessità è la meccanica classificazione fra cibi buoni e cibi cattivi, perché con altri contenuti di sodio, di zucchero o grassi saturi; questo senza un riferimento alla qualità e quantità del consumo dei medesimi alimenti. Sono, ovviamente, state numerose le osservazioni, le polemiche e le indicazioni che hanno seguito questo rapporto, ne parlava prima di me il collega che è intervenuto. Il nostro Governo, in questi anni, attraverso il lavoro del Ministro Martina, ha più volte sollevato il tema e portato in discussione la questione dell'etichettatura a semaforo, voluta, per esempio, dal Regno Unito, e ancora negli anni precedenti ci si è mobilitati per evitare un'imposizione delle etichette sui nostri vini simili a quelle apposte sulle sigarette. Lo si è fatto perché è del tutto evidente che un documento come quello in ipotesi, che, pare all'articolo 7, inserirebbe nuove norme per l'etichettatura, con avvertimento di pericolo, e la riformulazione delle ricette senza alcun collegamento o considerazioni su sane ed equilibrate abitudini alimentari, consumo consapevole, prevenzione, colpirebbe innanzitutto le produzioni agroalimentari italiane, generando, di fatto, una barriera comunicativa e fiscale per il nostro export, soprattutto verso alcuni Paesi. Penso, ad esempio, agli Stati Uniti.

Formaggi, olio di oliva, salumi, industria dolciaria, vitivinicolo in questi anni sono stati e sono caratterizzati da un impegno formidabile delle rispettive filiere nel generare e far crescere livelli altissimi di varietà, sicurezza e qualità in molti casi senza eguali in Europa e nel mondo. E credo sia giusto ricordare anche la nostra inarrestabile battaglia, quella sì necessaria, per avere etichette che raccontino tracciabilità e origine delle nostre produzioni in sede di Unione europea. Va ricordato che la ricchezza, l'eccellenza e le qualità nutrizionali del nostro agroalimentare hanno valso al nostro Paese il riconoscimento della dieta mediterranea quale patrimonio culturale immateriale dell'umanità il 16 novembre del 2010; ed anche in virtù di quella dieta e di quell'alimentazione di base oggi il nostro Paese ha la percentuale più alta di ultra ottantenni. Così come di alcuni alimenti, certo caratterizzati dalla presenza di grassi, sono note le qualità salutistiche, e penso, in particolare, all'olio extravergine di oliva.

Qualche anno fa il Dipartimento scienze della vita dell'Università di Siena ha analizzato l'olio extravergine di oliva toscano, certificato IGP, sostenendo che l'olio extravergine di oliva è una delle principali fonti di polifenoli, quindi un gruppo di sostanze chimiche con proprietà antiossidanti e potenziali benefici, che ha buoni effetti sulla salute umana per la consistente presenza di polifenoli. Un polifenolo dell'olio di oliva, hanno spiegato le ricercatrici che hanno curato questo lavoro, ha proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e antitrombotiche. Nel nostro laboratorio, dicono le due ricercatrici, abbiamo delineato il meccanismo molecolare attraverso il DPE, che contribuisce ad inibire la progressione del cancro al colon, andando ad interferire con i processi di infiammazione e di angiogenesi. Ed ancora, il DPE, attraverso l'inibizione di markers infiammatori e angiogenici noti per contribuire al comportamento aggressivo del cancro al colon, riduce la crescita del cancro stesso e i modelli tumorali preclinici. Quaranta grammi al giorno, 3-4 cucchiai, meglio se crudo; 20 grammi, invece, secondo l'Unione europea, sono riconosciuti come la dose adeguata per avere effetti preventivi a livello cardiovascolare.

Ho citato questo esempio perché è del tutto evidente che non si può esaminare un singolo prodotto solo attraverso la presenza di grassi, zuccheri o sale. Le nostre politiche in campo agroalimentare in questi anni hanno sempre tenuto assieme più dimensioni fondamentali, la buona produzione dal punto di vista qualitativo nel primario e nella filiera, rendendola il più possibile tracciabile e leggibile dai consumatori con adeguate etichette, e l'educazione alimentare, tutte dimensioni indispensabili per promuovere stili di vita salutari. E questo lo si è fatto non solo con intenti e con proclami, ma anche con provvedimenti legislativi che più volte hanno visto anche un voto unanime di queste Aule e che hanno inserito l'educazione alimentare nei progetti didattici. Lo si è fatto con il contributo della ricerca, ad esempio con il supporto del CREA, ed ancora con i numerosissimi eventi dentro a Expo che hanno consentito di mettere sotto i riflettori il tema della sicurezza alimentare e di una corretta alimentazione.

Il precedente Governo ha in più occasioni assunto iniziative per chiedere un pronunciamento dell'Unione europea. Alla fine del 2017 fu istituito un tavolo fra i Ministeri competenti - delle politiche agricole, alimentari e forestali, dello sviluppo economico e della salute - e mondo agricolo per la definizione di una posizione nazionale; quel tavolo produsse una proposta di etichetta nutrizionale, molto diversa dallo schema a semaforo, che certamente non classificava con i criteri di cui abbiamo detto gli alimenti.

Ecco, colleghi, queste sono ore importanti, perché il 13 dicembre è praticamente domani. Io sono certa che su temi come quello che stiamo trattando e affrontando qui esista in questa sede una condivisione unanime, e ritengo sia importante trovare ogni modo per esprimere la nostra volontà: quella di garantire ai consumatori il massimo di trasparenza e di qualità, di promuovere politiche e norme che mettano al centro la salute dei consumatori, dell'ambiente, stili e comportamenti alimentari corretti, e anche la combinazione fra questi fattori; come stiamo facendo con la legge sull'agricoltura biologica, che ha ricevuto la scorsa settimana un voto unanime in Commissione agricoltura e che approda oggi appunto in Aula.

Ma dobbiamo anche rilanciare con forza una convinta difesa del nostro agroalimentare, che rischia fortemente di essere colpito da provvedimenti generici e assai sbagliati dal punto di vista della salute, dell'economia e del commercio internazionale. Noi stiamo parlando di oltre 130 miliardi di fatturato, di oltre 40 miliardi di export, di imprese, lavoratori e lavoratrici; stiamo parlando di tradizioni, di storia della produzione e della trasformazione agroalimentare, di agricoltura, di piccoli laboratori artigianali e anche di industria agroalimentare. Stiamo parlando anche di immagine, di immagine del nostro Paese: un'immagine costruita in tanti anni di impegno prima di tutto dei singoli agricoltori e trasformatori, l'immagine del made in Italy.

Per questo siamo a chiedere anche con la nostra mozione una forte iniziativa del Governo in campo diplomatico, per modificare quella risoluzione, e un'iniziativa in tutte le sedi necessarie per impedire che un così approssimativo sistema di etichettatura e possibili sovrattasse colpiscano il nostro made in Italy. Desidero però anche dire con chiarezza - lo dico al rappresentante del Governo - che il presupposto per ottenere dei risultati in questo campo è la costruzione di alleanze, alleanze con competenze e con altri Paesi: attività che in questi mesi non mi pare sia stata perseguita con assiduità dal nostro Governo, e che rischia di portare il Paese in una situazione di totale isolamento. Faccio quindi, Presidente, tramite lei un appello al Governo: usciamo da quell'isolamento, perché battaglie come questa, che tutti siamo disponibili a giocare assieme, per il nostro sistema Paese non le possiamo certamente vincere da soli.