Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 27 Gennaio, 2020
Nome: 
Roger De Menech

Grazie, Presidente. Ministro, io sottolineo in apertura l'importanza di aver riportato in Parlamento questa iniziativa. È un'iniziativa importante, come dicevo, venti punti molto qualificanti per affrontare un tema, quello delle aree interne, che lega in maniera forte il possibile sviluppo del nostro Paese, uno sviluppo che deve essere assolutamente equilibrato. Dobbiamo prendere atto che negli ultimi anni il nostro Paese, come gran parte dell'Europa, ha vissuto sicuramente due fenomeni che hanno messo in dura difficoltà, in pesante difficoltà, le aree interne: da una parte, il calo demografico - che viviamo in tutto il territorio nazionale ed europeo - ma, oltre al calo demografico naturale, nelle aree interne c'è stato il cosiddetto scivolamento a valle, la concentrazione sulle grandi metropoli della popolazione. Questo ha provocato, come dicevo, in questi anni, un fenomeno che noi riteniamo quello, forse, più preoccupante in questo momento storico, che è quello dello spopolamento. Queste zone, le parti più interne del Paese, rischiano di diventare dei deserti e, se vogliamo avere uno sviluppo equilibrato, dobbiamo sicuramente mettere in atto delle politiche che partono anche dalla considerazione che i nostri padri costituenti avevano fatto nell'articolo 44 della Costituzione, dove il termine di sviluppo economico sostenibile, diffuso sul territorio, armonico, era un termine presente; così come era presente anche che la legge deve disporre i provvedimenti a favore delle zone di montagna. Abbiamo, quindi, il presupposto giuridico fin dal dopoguerra per agire. Cosa è successo in questi anni? Ci sono stati sicuramente degli elementi normativi molto importanti, io ricordo la legge n. 97 del 1994, “Nuove disposizioni per le zone montane”, e soprattutto, nell'ultima legislatura conclusa un paio di anni fa, la ormai famosa legge n. 158 del 2017, “Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni (…)”.

Ecco, come abbiamo detto, ci sono tutta una serie di strategie. All'interno di tutte queste norme e queste strategie, sicuramente le strategie rispetto alle aree interne, e quindi le ormai famose 72 zone progetto, hanno assunto un valore significativo, soprattutto perché sono state, di fatto, quelle che hanno consentito di iniziare una sperimentazione operativa, cioè di rendere fruibili nei confronti dei nostri concittadini delle strategie vere e proprie di lungo periodo e, soprattutto, strutturate ad hoc per invertire una tendenza, come dicevo, che era quella di portare lo spopolamento in queste zone.

Le zone, queste 72 aree progetto, come dicevo, non tutte sono completamente partite, però una buona parte di esse ormai ha assunto un ruolo da protagonista nel panorama nazionale e stanno iniziando a produrre degli effetti tangibili sul territorio, intrecciando - è anche questo un valore assolutamente fondamentale - all'interno di queste aree progetto i vari livelli di governo. Perché un'altra cosa fondamentale per la gestione di queste aree è intrecciare i livelli di governo, partendo dal livello locale, quello di prossimità, i nostri sindaci, arrivando alle regioni, allo Stato e, ovviamente, intrecciando le politiche comunitarie. Anche questo è un fattore molto importante.

Le zone montane, queste zone, in Italia sono il 55 per cento del nostro territorio, in Europa il 65 per cento, ed è indiscutibile che abbiano tutta una serie di gap. Io ho detto quello che più ci preoccupa, che è il gap rispetto allo spopolamento, ma ci sono dei gap molto importanti; ne cito uno che potrebbe essere anche una chiave di volta rispetto al futuro: il gap tecnologico, gli accessi ad internet, all'internet veloce e ultraveloce. Sicuramente la tecnologia può aiutare a ridurre le distanze e su questo dobbiamo fare una scommessa molto, molto importante; una scommessa che non è un valore esclusivo per le aree interne o per le zone di montagna del nostro Paese, anzi è un beneficio per la crescita, come dicevo, armonica dell'intero Paese. È indiscutibile - lo abbiamo scritto nella mozione - che dalle zone di montagna arrivano importanti fattori di crescita: posso citare quello del paesaggio, dell'utilizzo del suolo, dell'energia, delle risorse idriche, l'aria pulita, le materie prime, cioè tutta una serie di benefit, li definiamo così, che sicuramente queste zone rendono ai territori di pianura. La crescita armonica di questi territori può contribuire, come dicevo, ad evitare lo spopolamento.

Allora, abbiamo detto: intrecciare politiche di livelli diversi, intrecciare anche forme di cooperazione a livello diverso e sempre più ampio; e qui abbiamo citato Eusalp e Eusair, due modi per cooperare nell'ambito più vasto delle nostre delle nostre comunità e per garantire quell'equilibrio demografico fondamentale.

Un tema fondamentale - io ho citato la tecnologia che può aiutarci a ridurre le distanze -, un tema molto operativo e molto sentito è sicuramente la prevenzione del dissesto: abbiamo vissuto (io vengo da una di quelle zone, la parte più a nord del Veneto) poco più di un anno fa un episodio, che non è un episodio, che è la tempesta Vaia, danni ambientali ingenti, danni che hanno avuto una ricaduta, non soltanto e ovviamente sulle popolazioni che vivono quei territori, ma hanno avuto una ricaduta soprattutto sull'equilibrio ambientale di quelle zone.

Allora in questo senso, come dicevo, noi dobbiamo assolutamente continuare. Cosa abbiamo fatto? Nel bilancio ultimo approvato abbiamo messo in fila una serie di provvedimenti, ampliato le risorse disponibili, tanto è vero che abbiamo stanziato 60 milioni di euro per l'anno 2021, 70 milioni per il 2022 e per il 2023, aggiungendo poi 30 milioni nel triennio 2020-2022 per i famosi interventi alle attività economiche artigianali, cioè per la vita delle nostre comunità. Come dicevo, un'iniziativa molto importante promossa dal collega Borghi, che abbiamo cercato di ampliare proprio anche nelle ultime ore e farla sottoscrivere alla parte maggiore del nostro Parlamento: venti impegni molto puntuali, anche molto concreti, dico io, iniziando da uno sviluppo equilibrato, come dicevo, fra le aree interne e le zone di montagna. Siamo dentro un momento importante per lo sviluppo, come dicevo, armonico di tutta l'Unione europea, siamo dentro il cosiddetto Green Deal europeo: dentro quel contesto le aree di montagna possono essere un fattore assolutamente virtuoso. E poi una strategia, come dicevo, integrata degli interventi. Quindi non più interventi spot, che vengono fatti di volta in volta, ma dentro una progettualità più complessa e soprattutto dentro il coordinamento, che deve essere fatto sicuramente dal Governo insieme alle regioni, di tutti gli enti locali, in modo che l'esperienza positiva delle aree interne e dei settantadue progetti pilota possa finalmente - altro punto qualificante della nostra mozione - essere esportata in tutto il territorio similare delle Alpi e degli Appennini, perché, finita, per così dire, la parte di sperimentazione, è corretto che tutte le zone che hanno caratteristiche di vita similari possano usufruire delle stesse condizioni di trattamento. Ecco, noi dovremo, in questi prossimi mesi, non soltanto agire sulla nostra legislazione, sulla legislazione italiana, aumentare i fondi - poi diremo anche con una proposta di concretezza anche in questo campo -, ma cercare di agire dentro questo nuovo concetto di sviluppo in campo europeo per far capire che questa può essere una molla di sviluppo anche in quel settore, e quindi indirizzare di conseguenza i finanziamenti in campo europeo.

Il coordinamento serrato - abbiamo scritto nel punto 4 - delle politiche nazionali con quelle europee, per arrivare poi, però, a quelli che operano nel territorio, ai nostri amministratori locali, deve cercare di mettere in campo delle economie intelligenti, le abbiamo definite così, sostenibili e inclusive. La sicurezza alimentare, l'inclusione sociale, la parità di genere, la lotta ai cambiamenti climatici, l'ho detto prima, la riduzione del divario digitale, la prevenzione del dissesto, la creazione di nuovi posti di lavoro. Sicuramente tutto dentro il concetto di zone interne, aree di montagna abitate. Non ci interessa, ovviamente, produrre politiche che non abbiano poi una ricaduta concreta rispetto ai nostri cittadini che vivono in quei territori. Altro punto qualificante è rendere sempre più operativa la famosa legge che ho citato prima, la n. 158 del 2017, sui piccoli comuni: è stato un documento fondamentale, anche lì, per rimettere al centro dell'attenzione politica del nostro Paese il tema dei piccoli comuni. Oggi dobbiamo continuare nel riempirla di contenuti.

Il coordinamento, come dicevo, avviene anche e soprattutto attraverso il rafforzamento dell'azione del comitato tecnico, questo è il punto 7 della nostra mozione; il comitato tecnico per le aree interne, istituito ormai nel 2015; ecco, questo va rafforzato, perché, se vogliamo passare da una parte sperimentale a una parte strutturale, noi abbiamo bisogno di conoscere soprattutto. Queste sono aree delicate, che hanno bisogno di professionalità, che hanno bisogno, quindi, di conoscenza. Il rafforzamento delle istituzioni che ne coordinano le attività sicuramente può produrre. Al punto 8, poi, chiediamo di adottare iniziative per incrementare le dotazioni del Fondo nazionale per la montagna fino a 100 milioni nel prossimo quadriennio. Abbiamo già attivato, con l'ultima legge di bilancio, un primo passo importante, è chiaro che le risorse sono un altro elemento importante; le risorse, però, accompagnate da una visione, non fini a se stesse.

Altro tema importante, al punto 9, è il mantenimento della biodiversità montana particolarmente minacciata. L'ho detto prima citando un episodio, la tempesta Vaia. Questi episodi sono quelli che ci fanno capire come quei territori sono straordinariamente belli, ma anche straordinariamente delicati; da questo punto di vista, la lotta al dissesto e ai cambiamenti climatici è un elemento assolutamente importante.

Abbiamo individuato poi - cito il punto numero 12 - un sacco di proposte molto operative che possono migliorare la sostenibilità dello sviluppo delle aree di montagna, per esempio l'attivazione di filiere per lo sviluppo rurale, sull'agriturismo, ma anche una serie di benefici fiscali. La parte dei benefici fiscali è un'altra parte importante della mozione che mettiamo nelle disponibilità di questo Parlamento, per un concetto molto semplice: vivere in queste zone, vivere lontano dai grandi centri di attrazione economica costa di più. Avere dei benefici fiscali, ridurre la pressione fiscale su alcuni tipi di attività, che, ovviamente, sono sempre a rischio del cosiddetto fallimento di mercato, può consentire di far rimanere le persone a vivere, ma soprattutto a lavorare. Ecco, allora abbiamo puntualmente individuato, partendo, ovviamente, per esempio dai rifugi di montagna, da tutta l'attività di educazione ambientale, da tutta quell'attività che viene fatta all'interno delle aree protette, siano esse nazionali che regionali, dei siti di Natura 2000. Incentivare queste attività con dei benefit può consentire, come dicevo, di invertire una tendenza e riattivare una filiera positiva perché i nostri giovani possano con dignità - perché questo è estremamente importante - vivere in quei territori, quindi un'inversione di tendenza.

Possiamo poi arrivare al punto 14 della nostra mozione, con una vera e propria inversione di tendenza anche sotto il profilo burocratico. Abbiamo detto incentivare con gli sgravi fiscali le attività tipiche delle zone di montagna e semplificare la burocrazia, altro elemento molto importante. Qui abbiamo inserito anche una cosa molto, molto importante, perché insieme all'abbandono e allo spopolamento c'è l'abbandono dei nostri borghi, dei borghi delle aree interne. Qui abbiamo previsto anche di costruire delle norme specifiche proprio per la trasformazione immobiliare, per fare in modo che i nostri centri abitati, che i centri abitati di montagna, non vadano a sparire proprio perché nessuno ha più l'interesse economico di intervenire; quindi affiancare gli strumenti generali per agevolare le operazioni di riqualificazione edilizia, che ci sono già nella normativa nazionale, con degli strumenti puntuali per queste zone. Come abbiamo detto, ci sono più e più punti che richiamano alla governance, ai tavoli di concertazione delle aree interne, tavoli estremamente importanti per riportare al centro il come agire su queste aree, con questa logica sempre di multilivello, quindi partendo dagli enti locali e arrivando fino al Governo nazionale ed europeo.

Altro punto importante è il punto numero 18: come sapete, nelle strategie delle aree interne il tema dei servizi è un tema centrale. Abbiamo bisogno di investimenti e di servizi; dentro i servizi la scuola, i trasporti e in particolare la sanità, il mantenimento dei presidi del controllo del territorio e della sanità. Abbiamo poi messo un accenno su un tema presente nell'attualità e nel dibattito parlamentare, il tema della gestione della risorsa dell'acqua, e qui - lo abbiamo detto in maniera molto chiara - quell'acqua deve essere gestita coinvolgendo innanzitutto i territori e gli enti locali che vivono nei nostri territori.

È una mozione quindi - e vado a chiudere - che ci auspichiamo possa avere una convergenza la più ampia possibile. Abbiamo cercato, come dicevo, di riportare in questi venti punti tutto quello che è necessario produrre a beneficio dei territori delle aree interne e delle zone di montagna, però con un approccio assolutamente delicato e, soprattutto, con un approccio che fa della conoscenza di quelle zone il fattore primario, perché gli interventi siano mirati, puntuali e abbiano un'efficacia soprattutto per fermare quello che è oggi, crediamo, il problema principale, che è l'abbandono di queste zone.