Data: 
Martedì, 14 Aprile, 2015
Nome: 
Luigi Famiglietti

Signor Presidente, a distanza di pochi mesi siamo a discutere in quest'Aula nuovamente di Mezzogiorno. Il Ministro Delrio, sia nella seduta dell'11 novembre scorso, sia in occasione della discussione sulle linee generali di queste mozioni, ha avuto modo di ricordare il lavoro svolto dall'Esecutivo con il coinvolgimento diretto del Presidente Renzi che, ogni tre mesi, regolarmente, sta visitando le regioni del Sud. Ciò a dimostrazione di una volontà e di un impegno che mancava da tempo e che sostengono lo sforzo del Governo nel ricondurre le azioni per il Sud in un quadro strategico di riferimento, nel dire basta alle proroghe e nel rilanciare la convinzione che il Paese sarà quello che nei prossimi anni sarà il Mezzogiorno. Abbiamo fatto una battaglia comune, anche con il collega Russo di Forza Italia, con la collega Bossa e con altri colleghi, sulla vicenda degli asili nido e Delrio ha annunciato che, entro l'anno, oltre ventimila nuovi posti negli asili nido saranno a disposizione per le famiglie del Mezzogiorno, perché dobbiamo anche interrogarci sul perché le regioni meridionali non hanno utilizzato i fondi europei a disposizione per realizzare gli asili nido. 
Tuttavia, dobbiamo anche tenere conto che Graziano Delrio ha annunciato anche che partirà, a breve, il piano della banda ultralarga: il 100 per cento del territorio meridionale avrà una copertura di 30 mega e il 50 per cento di 100 mega e questo tutto con fondi pubblici. Poi ci sarà un piano nazionale di efficientemente energetico e, a breve, sarà annunciato il piano della logistica e delle infrastrutture per il Sud. 
Tuttavia, non possiamo negare quello che hanno detto anche i colleghi degli altri partiti, e cioè che in questi anni di crisi economica purtroppo il divario storico tra nord e sud d'Italia si è ampliato, e per la prima volta lo dice anche l'Unione europea, nelle raccomandazioni specifiche all'Italia in vista del prossimo incontro bilaterale. Dice l'Unione europea che il divario nord-sud è un ostacolo per la crescita dell'intero Paese. Le differenze dei tassi di occupazione spiegano i due terzi del divario del PIL pro capitetra Mezzogiorno e centro-nord; i differenziali di produttività tra nord e sud del Paese spiegano l'altro terzo del differenziale di PIL. Quindi esistono differenze strutturali in molti settori, in particolare per la qualità della governance, per il sistema di istruzione, contesto imprenditoriale e gap infrastrutturale. Quindi l'obiettivo comune, l'obiettivo che il Partito Democratico ritiene debba essere raggiunto, è proprio quello del superamento del dualismo tra nord e sud del Paese, obiettivo che, devo ammettere, è finalmente un obiettivo comune di tutta l'Aula di questa Camera. Anche il deputato della Lega Nord ha riconosciuto che è importante per il Paese recuperare questo gap. Quindi, lavoro, istruzione e sanità sono i tre cardini per il ripristino della condizione di cittadinanza; infrastrutture, credito e servizi sono i tre cardini per una nuova politica di sviluppo. 
Sul dibattito per quanto concerne il reddito di cittadinanza, siamo consapevoli che occorre uno strumento di contrasto dell'indigenza, uno strumento, però, che sia immune dal virus dell'assistenzialismo, perché altrimenti rischiano di ingenerarsi patologie ancora peggiori. È evidente, poi, l'urgenza di una policy specifica per attirare gli investimenti nel Mezzogiorno e consolidare le realtà produttive già esistenti. Noto con piacere che oggi il Governo è qui rappresentato, oltre che dal sottosegretario Sesa Amici, anche dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio De Vincenti. Dicevo che colgo l'occasione per complimentarmi con la nomina a sottosegretario della Presidenza del Consiglio dell'onorevole De Vincenti, che ha seguito con attenzione e direi passione tante vicende di crisi nel sud Italia, in particolare la vicenda dell'Irisbus, che poi ha dato vita al Polo italiano autobus. Eppure, nel sud, nonostante la crisi, sono tuttora rinvenibili agglomerati industriali significativi, basti pensare all'elettronica nell'area de L'Aquila e Avezzano, all'aerospaziale in Campania e Puglia, l'agroalimentare, le aziende attive nelle tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni in Sardegna, la meccatronica a Bari e l'elettronica a Catania. Insomma, bisogna ripartire da qui e bisogna attivare nuovi investimenti. Bisogna avere un rilancio delle politiche industriali del Paese ed in particolare nel Mezzogiorno, partendo anche dal monitoraggio delle risorse già stanziate e non ancora impiegate. Penso, per esempio, alla vicenda dei patti territoriali (ci sono dei fondi fermi al Mise). Bisogna incentivare l'imprenditoria giovanile, anche come forma di autoimpiego, rifinanziando l'autoimpiego. Per quanto riguarda le infrastrutture, proprio nei giorni scorsi abbiamo visto che nell'allegato delle infrastrutture strategiche al DEF c’è la ferrovia Napoli-Bari, ma anche la ferrovia Palermo-Bari-Messina. Uno dei tanti problemi del sud è quello dell'accessibilità, sia nel rapporto con l'esterno sia tra città e città del sud; pensate che tra Napoli e Bari ancora oggi si impiegano 4-6 ore e che tra Catania e Bari l'unico mezzo di collegamento è l'aereo, con scalo a Roma. Quindi, ulteriore trend poi da invertire è sicuramente quello dei trasferimenti statali: dobbiamo ammettere che il criterio della perequazione tra regioni, presente nella nostra Costituzione, sostanzialmente non viene applicato. Ciò costringe a forti tagli nei servizi e nel peggioramento delle condizioni fiscale al sud, compromettendo l'attività del Mezzogiorno e l'efficacia dei promettenti progetti di vantaggi competitivi specifici per i territori del meridione attraverso la costituzione di zone economiche speciali. È per questo che nella nostra mozione chiediamo esplicitamente che venga rafforzata la cabina di regia, che pure è già presente presso la Presidenza del Consiglio dei ministri; una cabina di regia che veda insieme, oltre che la Presidenza del Consiglio, anche l'Agenzia nazionale per la coesione, il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero delle infrastrutture, Invitalia, la Banca per il Mezzogiorno e ogni altro soggetto ed istituzione preposto allo sviluppo del Meridione. Serve una capacità di controllo, o meglio avere uno sguardo d'insieme che sicuramente purtroppo non c’è stato nel passato, soprattutto negli ultimi venti anni. 
Bisogna riprendere contatto con il sud, bisogna favorire il ricambio delle classi dirigenti. Diceva un mio conterraneo, Guido Dorso, bisogna individuare cento uomini di acciaio, con il cervello lucido e l'abnegazione indispensabile per lottare per una grande idea: lo sviluppo del sud. Dobbiamo fare in modo che non un solo euro venga perso e che i progetti consentano al sud e all'Italia di superare l'attuale fase storica. Tuttavia, non è soltanto una questione di soldi e di risorse, è una questione anche e soprattutto di cultura e di modalità con cui affrontare quello che non deve essere considerato soltanto un problema, ma la vera opportunità di crescita per il paese. Occorre un'alleanza forte per il sud, un'alleanza con il nord del paese e con l'Unione europea. Per ogni cento euro spesi al sud quaranta tornano al nord; investendo nelle zone povere del paese aumentano i consumi, le forniture, gli investimenti, l'industria italiana nel suo complesso, come è accaduto nel passato. Bisogna ragionare come un unico paese, un paese unito e, per dirla in breve, investire nel Mezzogiorno è utile per il nord del paese. Per questo cogliamo favorevolmente la disponibilità del Governo a redigere un piano strategico per il sud, insieme al Parlamento e insieme ai partiti, perché la questione meridionale è la principale questione nazionale. Pertanto, il Partito Democratico annuncia il suo voto favorevole su tutte le nove mozioni per il Mezzogiorno presentate dalle varie forze politiche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).