Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 5 Luglio, 2017
Nome: 
Walter Verini

2168-B

 

Presidente, Grazie. Cconsiderata l'obiettiva delicatezza e importanza del tema che la Camera sta trattando, prima dell'approvazione del testo credo di poter dire che la mia impressione, per quanto possa valere, è di un dibattito all'altezza, serio e appropriato rispetto all'importanza dell'argomento, della questione che stiamo trattando.

Ci sono state delle cadute sì, come l'intervento – diciamolo - un po' trombonesco dell'avvocato Sisto il quale io non credo che tornerà a governare l'Italia, almeno non me lo auguro, ma se capitasse che il centrodestra, in particolare il partito di Sisto, tornasse a governare l'Italia ci vorrebbero almeno vent'anni per rimettere mano alla mole di riforme e di cambiamenti, che, per esempio, anche nel campo della giustizia sono stati fatti in questi anni. Stasera la tortura, ma io voglio ricordare le unioni civili oppure il falso in bilancio, l'autoriciclaggio, il voto di scambio politico-mafioso, la riforma penale. Insomma, se si vuole demolire tutto quanto si è costruito, credo che sarà un'impresa davvero improba.

Detto questo, però, io penso davvero che nell'insieme sia stato un dibattito serio, perché il tema è serio. Come è stato ricordato da diversi interventi, sono quasi passati trent'anni dalla ratifica della Convenzione ONU contro la tortura e i trattamenti inumani. Sono stati tanti i richiami al nostro Paese e le condanne, come quella della CEDU, per i fatti di Genova del 2001.

E, quindi, con questo provvedimento, noi che cosa facciamo? Allineiamo l'Italia agli altri Paesi europei e al grado di civiltà degli altri Paesi europei. Abbiamo recuperato lo spread finanziario e a ci avviamo, con diverse riforme di questi anni, anche a recuperare lo spread in tema di diritti umani e civili. E approviamo questa legge dopo fatti, richiami, prese di posizione, di tante associazioni, di familiari, degli stessi sindacati di polizia più sensibili e più accorti, di autorità istituzionali. Voglio ricordare, in ordine di tempo, le prese di posizione di personalità di grande valore mondiale, come Papa Francesco oppure il richiamo e l'auspicio del Presidente Mattarella della settimana scorsa.

Come dicevo, è tema delicato, su cui è giusto discutere e avere opinioni. Del resto, tra Camera e Senato ci sono state valutazioni e opinioni diverse. Siamo ancora in bicameralismo, ci rimaniamo e, quindi, vanno rispettati anche i diversi pronunciamenti. Ma è delicato perché sono in gioco i valori civili, la dignità delle persone. Vede, io personalmente ho seguito con attenzione le critiche, che sono state rivolte a questo testo di legge dopo l'approvazione da parte del Senato. Sono state critiche di segno radicalmente opposto. Io, a titolo personale, mi trovo anche in alcune critiche che ho ascoltato da una personalità che stimo, che si batte da sempre per i diritti umani e i diritti civili, come il senatore Luigi Manconi. Però, ritengo anche che spesso, nell'avere l'orizzonte di ottenere un obiettivo - ed è importante averlo -, si deve, però, fare i conti con i rapporti di forza e con le opinioni di altre forze politiche. E se il Senato ci ha consegnato questo testo, noi abbiamo due alternative: o cambiarlo, magari ripristinando i contenuti che la Camera aveva introdotto nella sua lettura, prima di ridarlo al Senato, oppure decidere di fare un passo, un passo avanti importante, cioè introdurre nel nostro ordinamento il reato di tortura.

Ed è questo il passo che noi democratici riteniamo giusto fare. Vedete, c'è un signore che si chiama - lo conoscete - il professor Mauro Palma, che oggi ricopre l'incarico importante di Garante nazionale dei detenuti, fondatore di Antigone, il quale, in una trasmissione recente - l'ho ascoltata con le mie orecchie - ha detto: sì, non sarà una legge perfetta, ma l'importante è che nel nostro ordinamento il reato di tortura ci sia, perché questo è già un risultato importante.

Nel merito, già altri hanno risposto a critiche con puntualità. Lo ha fatto il relatore Vazio, lo ha fatto in un'intervista recente il Ministro per i rapporti col Parlamento Anna Finocchiaro. Io credo che si possa dire che non c'è il rischio che questa legge non sia efficace, come qualche critica ha detto, perché verranno punite - è vero - non le condotte plurime, ma le conseguenze di quelle condotte, cioè, oltre le condotte plurime, anche i comportamenti inumani e degradanti.

Per esempio, se qualcuno ha sostenuto che casi come quelli di Genova della Diaz non sarebbero punibili, dice probabilmente una cosa non vera, perché lì è stato dimostrato, è stato sancito: comportamenti inumani e degradanti ci sono stati. E già per quello, con il testo che ci apprestiamo ad approvare, sarà possibile punire quella condotta.

Poi credo che sia stato giusto ribadire il concetto di reato comune, perché spesso vessazioni, soprusi fisici e psicologici, sono attuati anche da persone normali contro persone più fragili, più indifese: i minori, i bambini, gli infermi, gli anziani. Quindi, è sbagliato, è sbagliato, è forzato dire, che questa è una legge punitiva verso le forze dell'ordine e della sicurezza.

A questo proposito - e mi avvio a concludere - penso che noi non dobbiamo portare solo rispetto nei confronti delle forze dell'ordine della sicurezza. Di più! Noi dobbiamo esprimere gratitudine alle forze dell'ordine e della sicurezza, che ogni giorno sono in divisa, certo con stipendi che non sono all'altezza di quello che loro fanno per la sicurezza di noi tutti. Quindi, non solo rispetto, ma gratitudine. E, tuttavia, io credo che, all'interno delle forze dell'ordine e della sicurezza, certi comportamenti siano marginali e isolati, perché spesso si parla di casi eclatanti, ma proprio perché sono eclatanti, proprio perché non rappresentano l'ordinaria attività delle forze di polizia. Quindi io penso che fare una legge come questa aiuta a colpire quei casi, che in qualche modo discreditano l'onore e il decoro delle forze dell'ordine.

Vedete, a me piace ricordare, ancora una volta, quello che diceva un grande poliziotto, che ci manca, manca al nostro Paese. Questo poliziotto, che si chiamava Antonio Manganelli, all'indomani della condanna per i fatti di Genova, disse testualmente: bene, adesso è il momento delle scuse; adesso si devono delle spiegazioni ai cittadini che hanno subito danni e anche a quelli che, avendo fiducia nell'istituzione polizia, l'hanno vista in grave difficoltà per qualche comportamento gravemente errato ed esigono sempre maggiore professionalità ed efficienza.

Uno Stato forte, uno Stato democratico, non ha paura di leggi che colpiscono comportamenti anomali, perché questa è una legge che colpisce comportamenti individuali, non è una legge contro le forze di polizia. È una legge che aiuta, semmai, a fare crescere sempre di più la professionalità, di chi ogni giorno si batte contro il terrorismo, contro la criminalità e contro la delinquenza. Ecco, perché io penso che sia una legge equilibrata.

Come dicevo, molti di noi avrebbero forse voluto qualcosa di più, qualcosa di diverso. Ma è questo l'importante: portare a casa nel nostro ordinamento, per la prima volta, dopo tanti anni, il reato di tortura.

Qualcuno ha detto: è una legge inutile. Io non credo, come non lo crede il presidente di Amnesty International Italia, come non lo crede Mauro Palma. È una legge utile ed è una legge riformista, perché il riformismo è fatto di obiettivi importanti e di visioni, ma è fatto anche di passi concreti, possibili, nella direzione giusta, purché siano nella direzione giusta. E introdurre il reato di tortura nel nostro Paese è un passo nella direzione giusta, un passo di civiltà.

È per questi motivi che noi del Partito Democratico votiamo con convinzione, anche con un po' di orgoglio che questo Parlamento abbia raggiunto questo risultato, questa proposta di legge