Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 14 Luglio, 2014
Nome: 
Irene Manzi

A.C. 1092-A

 

Signor Presidente, sottosegretario, onorevoli colleghi, poche settimane fa quest'Aula – come ricordava il relatore Di Lello – ha commemorato l'onorevole Giacomo Matteotti in occasione del novantesimo anniversario della sua morte. Una morte frutto di un omicidio politico, della violenza di un regime liberticida, i cui connotati, fondati sull'abuso e sull'illegalità, proprio Matteotti aveva denunciato nel celebre discorso tenuto in quest'Aula il 30 maggio del 1924. 
Proprio qui arriva oggi la proposta di legge, che ha lungamente impegnato i lavori in della VII Commissione (Cultura), dedicata alla memoria di un altro deputato socialista, Giuseppe Di Vagno, eletto alla Camera dei deputati alle elezioni politiche del 1921 e barbaramente ucciso il 21 settembre di quello stesso anno da una squadra fascista. Il primo parlamentare vittima della violenza fascista, prima ancora della presa del potere da parte di Mussolini, in quel difficile periodo della storia del nostro Paese successivo alla conclusione del primo conflitto mondiale. Una breve stagione, che coincise con la crisi dello Stato e delle istituzioni liberali, apertosi con la fine del primo conflitto, con l'ingresso delle forze parlamentari nelle Aule del Parlamento e chiusosi con la salda e definitiva presa del potere da parte del Fascismo. 
Due figure legate dalla storia, quelle di Matteotti e di Di Vagno, unite dalla comune appartenenza socialista, quel socialismo che significava lotta ed impegno per i diritti e la libertà, per il lavoro e la dignità; accomunate da una morte violenta e tragica, frutto ed espressione della violenza come strumento di lotta politica ed eliminazione dell'avversario. Una violenza premonitrice dei caratteri del futuro regime, quella subita da Di Vagno, prima ancora della marcia su Roma, inquadrata all'interno dei tanti eventi tragici che dal 1919 al 1922 insanguinarono il nostro Paese. 
Come già avvenuto per Giacomo Matteotti, alla cui memoria, con la legge n. 255 del 2004, è stato istituito un premio giunto ora alla decima edizione e diretto proprio a premiare tesi di laurea, opere teatrali e saggi ispirati agli ideali di fratellanza tra i popoli, giustizia e libertà, la proposta di legge che oggi approda in quest'Aula intende onorare la memoria di Giuseppe Di Vagno attraverso il riconoscimento e l'istituzione di un premio nazionale biennale a lui dedicato ed al potenziamento della biblioteca e dell'archivio storico della Fondazione che porta il suo nome. 
In questi anni la Fondazione Di Vagno ha concretamente operato per conservare e diffondere la memoria del deputato pugliese, anche attraverso la costituzione di un archivio storico e di una biblioteca dedicati alla storia dei partiti e dei movimenti politici per i quali la legge oggi in esame stanzia uno specifico contributo una tantum diretto alla riorganizzazione, all'informatizzazione e alla permanente apertura al pubblico. Qualcosa di prezioso per la comunità locale e per gli studiosi, ancora più importante se si considera che essa si colloca nel Mezzogiorno, dove purtroppo poche sono le istituzioni culturali dedicate alla storia e alla memoria politica e molto sarebbe il lavoro da fare. 
Nel corso dell'esame del provvedimento in Commissione alcuni colleghi di opposizione hanno evidenziato come in un periodo di crisi come l'attuale non sia possibile sostenere oneri economici come quelli previsti dalla proposta di legge: stiamo parlando in totale di 140 mila euro, 100 mila euro per il riordino della biblioteca e 40 mila euro con cadenza biennale per l'assegnazione del premio. Ecco, il consueto leit motiv secondo cui la cultura è un lusso, bello da poter coltivare, ma a cui rinunciare nei momenti di difficoltà. A nome del Partito Democratico posso affermare che noi pensiamo un'altra cosa, pensiamo che la cultura non sia un lusso, ma sia, al contrario, una necessità primaria, anzi, pensiamo che nei momenti di difficoltà e di crisi, come quello attuale, che è crisi economica, di identità e di comprensione del senso del nostro tempo, la cultura sia l'elemento chiave per poter riemergere. Lo abbiamo rimarcato in modo evidente proprio pochi giorni fa con l'approvazione in quest'Aula del decreto-legge sulla cultura e il turismo, lo rimarchiamo, oggi, salutando positivamente l'arrivo in Aula di questo provvedimento dedicato alla memoria di Giuseppe Di Vagno; eppure, si potrebbe dire, si tratta solo di un premio rivolto ad opere di studio e di ricerca. Certo, lo è, ma vorrei evidenziare, come ha già ricordato il relatore, le tematiche oggetto del premio: il socialismo, i cambiamenti istituzionali, il Mezzogiorno, lo studio del fenomeno della violenza politica, tema, mi piace ricordare, introdotto nel testo da un emendamento presentato in Commissione proprio dal Partito Democratico, a firma del collega Rampi. Temi che prendono spunto dall'esperienza politica, parlamentare ed umana di Giuseppe Di Vagno, ma che risultano profondamente attuali anche nel periodo presente, che riguardano una parte importante del nostro Paese come il Mezzogiorno e la crescita e la qualità della nostra democrazia. Proprio per questo non riteniamo un lusso le risorse stanziate da questo provvedimento, ma una scelta significativa su cui dovremo continuare ad impegnarci con serietà e costanza. 
Ebbene, dando un rilievo nazionale a questo riconoscimento, definendo le tematiche di approfondimento, facciamo in modo consapevole una scelta, individuiamo questa come una priorità, convinti del fatto che la qualità della cultura è sinonimo, anche, di qualità della democrazia. Questa, secondo noi, è la chiave attraverso cui leggere la proposta di legge che oggi arriva all'esame di quest'Aula. Un provvedimento a sostegno della memoria di fatti non troppo lontani nel nostro tempo, di un omicidio politico che ci fa riflettere su una cosa: come il confronto politico, la contrapposizione ideale possa arrivare a trasformarsi in violenza e sopraffazione, in strumento di lotta politica. Un tema che, se pensate, ha attraversato e continua ad attraversare tutta la storia del nostro Paese, che ha visto spesso idee politiche, a volte anche positive ed emancipative, trasformate in dogmi indiscutibili da affermare con qualsiasi mezzo, gli avversari trasformati in nemici, il confronto divenire aggressione verbale violenta; temi, appunto, profondamente attuali, su cui, come forze politiche che siedono all'interno di questa istituzione, dovremmo tenere ben altra la nostra attenzione ed il nostro impegno.