Dichiarazione di voto finale
Data: 
Mercoledì, 16 Luglio, 2014
Nome: 
Luisa Bossa

A.C. 1092-A

Signor Presidente, onorevoli colleghi, come già fatto nella scorsa legislatura, quando una proposta di legge analoga fu approvata senza poi diventare legge, sostengo con grande convinzione questo provvedimento. L'ho fatto in Commissione Cultura, di cui sono componente, e lo faccio in Aula per alcune ragioni che considero cruciali proprio in questo momento storico.
  Non devo certamente ricordare a quest'Aula chi fosse Giuseppe Di Vagno, deputato socialista e meridionale, ucciso dai fascisti nel 1921 a soli 32 anni. Anche se alcune uscite, di alcuni deputati, poi maldestramente ritirate, sia sul profilo di Di Vagno sia sulla sua cultura e provenienza socialista, consiglierebbero un corso accelerato di storia del pensiero politico.
  In realtà vale la pena ricordare Di Vagno, la sua biografia umana, prima ancora che politica, proprio per cogliere il senso politico di questo provvedimento, che va ben oltre la celebrazione di una figura o la necessità di fissare nella memoria storica un profilo personale.
  Di Vagno era un uomo del sud, un uomo del popolo, un uomo della politica democratica, un uomo delle istituzioni. Era tutte queste cose insieme, in un momento in cui tutte queste cose insieme facevano paura a chi, invece, aveva progetti antidemocratici, antipopolari, di demolizione delle istituzioni e della politica.
  La vicenda Di Vagno, in questo senso, è locale e nazionale, ed è storica e universale. È locale perché affonda le radici nel terreno del Meridione. Di quello e di questo meridione, perché quel profilo è ancora attuale: gruppi di potere locale, in guerra tra loro per il controllo affaristico del territorio, sul versante agrario, in quel caso, come successivamente su altri versanti. Comitati d'affari, collusi con la politica, che non esitano ad assassinare brutalmente un loro avversario politico.
  Ma quella di Di Vagno è vicenda nazionale perché quel feroce assassinio, che anticipa di pochi anni quello di Giacomo Matteotti, annuncia la comparsa della violenza come strumento di lotta politica dei fascisti, che hanno nella aggressione fisica un pezzo di codice genetico.
  Ma la vicenda Di Vagno, come dicevo, è anche storica e universale. Appartiene alla storia, benché relegata per molti anni in un angolo, perché segna con chiarezza un passaggio di fase. È il primo deputato della storia d'Italia ucciso da una mano criminale, vittima di violenza, e vittima di violenza politica di un regime che, con la violenza, con quel metodo, parte integrante della sua cultura, si prepara a segnare pesantemente tutta la storia del Paese.
  Ed è vicenda universale, come dicevo, perché come tutti gli eventi storici cruciali parla al passato e parla al futuro. Parla a tutte le generazioni: parla il linguaggio della democrazia e dell'intolleranza, della libertà e della sopraffazione. Categorie che, sebbene declinate sotto altre matrici, non ci hanno mai abbandonati.
  Il Matteotti del Sud: così lo ha definito Leo Valiani nel 1952, nel novantesimo anniversario dell'assassinio. Un eroe del pensiero libero, del coraggio, della democrazia. Onorare e custodire la memoria di quest'uomo è, quindi, una necessità storica e culturale, a cui la proposta di legge che esaminiamo risponde in modo puntuale ed efficace.
  Viene raccolto un lavoro che è stato già condotto, a volte in solitudine, da generazioni di studiosi e politici. Da decenni in Puglia lavora una Fondazione nel nome di Giuseppe Di Vagno; un istituto che, consapevole del valore universale della figura del deputato socialista assassinato, opera per la diffusione della cultura politica democratica, a difesa del pluralismo delle idee, delle culture politiche, della tolleranza; una fondazione che organizza «Corsi di Buona Politica» e un Festival di cultura politica. Che ha realizzato una Biblioteca con oltre 10.000 volumi, e gestisce un Archivio consultabile in rete.
  Un lavoro, quindi, assolutamente necessario, meritevole, fondamentale perché unisce la forza della memoria con la profondità della cultura, le radici della storia con la visione, il sentimento della politica.
  La proposta di legge, nel solco di questo lavoro, istituzionalizza un Premio biennale di ricerca, sulla scorta di quanto già avviene per Giacomo Matteotti, e sostiene l'opera complessiva della Fondazione con il lavoro svolto in questi anni.
  Il voto favorevole su una proposta di questo tipo, per me, è un dovere democratico. Un dovere sulla memoria, un dovere sulla cultura, un dovere sull'educazione alla politica, alla civiltà. Giuseppe Di Vagno, in questo senso, è più di un modello da indicare: un uomo che ha pagato con la vita per le sue battaglie ma, soprattutto, una idea della politica, che è servizio, visione, rigore. E soprattutto coraggio.