Discussione sulle linee generali - Relatore per la maggioranza
Data: 
Giovedì, 29 Settembre, 2016
Nome: 
Roberto Rampi

A.C. 3317-3345-B

Grazie, Presidente. Nel rimandare alla relazione scritta che ho ritenuto di depositare e di mettere a disposizione dei colleghi, mi limiterò a un paio di questioni che riguardano questo terzo passaggio della legge che torna alla Camera, dopo un lavoro del Senato che ha rispettato il lavoro importante che è stato fatto in quest'Aula nella prima lettura. Dico questo perché nella prima lettura siamo riusciti – credo – a trovare un ampio accordo da parte di tanti gruppi politici, poi ognuno ha ritenuto di votare nel voto definitivo come ha creduto, ma il testo di legge che è stato presentato, che è diverso dai due che sono stati accorpati, è un testo che tiene conto di molteplici osservazioni. 
Però mi sembra giusto dirlo all'Aula: il testo non nasce solo ed esclusivamente nelle stanze della Camera dei deputati, nasce anche e soprattutto da un ascolto del territorio, fatto in maniera istituzionale sicuramente con le audizioni, ma fatto anche attraverso una concreta misurazione di quello di cui stiamo parlando. Io, come relatore, ho avuto modo di andare a visitare diverse redazioni di giornali, soprattutto di piccoli giornali locali, di frequentare, di conoscere, tanti del mondo della distribuzione, dei famosi edicolanti di cui tante volte ci dimentichiamo, dei distributori che si svegliano al mattino, all'alba, per fare in modo che ci siano i giornali affinché anche chi si sveglia prima di tutti li trovi già in edicola. Ecco questo è un mondo poco conosciuto e su cui credo la Camera dei deputati farebbe bene a concentrarsi. Lo dico perché credo che nelle prossime ore, nei prossimi giorni, noi torneremo e sentiremo ancora parlare di cose che in realtà con questo provvedimento non c'entrano nulla, perché è chiaro che questo provvedimento è pensato soprattutto per quelle realtà, per quel mondo che garantisce a questo Paese una informazione libera, soprattutto un'informazione locale, un'informazione di dettaglio, un lavoro da cronisti che forse non va più di moda, ma che anche nel tempo della rete è un lavoro importante. Quante volte ultimamente leggendo nelle nostre pagine ci interroghiamo «ma è vera questa notizia ?» e poi c’è un link. Ecco io credo che questa consapevolezza nell'interrogarsi se una notizia sia vera sia, da un lato un primo segnale positivo, perché forse ci siamo resi conto che non tutto quello che viene scritto in rete corrisponde alla verità, però è anche una preoccupazione perché qualche anno fa, qualche decennio fa, a nessuno sarebbe venuto il dubbio che quello che trovava sul suo quotidiano, sul suo settimanale in edicola, potesse non essere vero.
Magari poteva essere – certo lo era – un'opinione e qui viene il secondo punto della legge. Noi stiamo cambiando l'approccio a questa materia, fino ad oggi in questo Paese noi abbiamo avuto degli importanti interventi che riguardavano il mondo dell'editoria inteso come settore industriale, e sicuramente di questo noi stiamo parlando. Stiamo parlando di aziende, stiamo parlando di lavoratori, stiamo parlando di lavoratori che possono avere, anzi hanno, delle difficoltà e che in qualche modo vanno aiutati. Però con questa legge noi abbiamo deciso di occuparci del pluralismo dell'informazione e di fare, tra l'altro, un riferimento alla nostra Costituzione quando parla del valore del pluralismo dell'informazione e di dichiarare tutti insieme una convinzione doppia, la convinzione che per la democrazia il pluralismo dell'informazione è un elemento essenziale (se non c’è informazione e se non c’è pluralismo dell'informazione, non c’è democrazia, perché per la democrazia non basta votare, bisogna votare in maniera informata e consapevole) e abbiamo anche detto che il pluralismo è qualche cosa che si ottiene certo con un'attività del mercato, del libero mercato, ma anche con un intervento pubblico dello Stato laddove il mercato non riesce a garantire questo obiettivo. 
Ci siamo chiesti se l'informazione sia semplicemente un prodotto come tutti gli altri oppure no e ci siamo risposti di no. Ci siamo risposti che si tratta di qualche cosa di più essenziale: se chiude una testata, una piccola testata locale, se in un intero territorio c’è una sola voce o addirittura non ce n’è nessuna, questo non è un problema indifferente a cui la comunità nel suo complesso, i cittadini innanzitutto che poi si organizzano nello Stato, nello Stato che prova a dare delle risposte, possono essere indifferenti. È quindi importante che ci siano lettori, è importante che ci siano inserzionisti, ma è importante che ci sia comunque in ogni caso garantita una pluralità. Per questo la legge dice che c’è una relazione tra questi tre elementi, perché noi non proponiamo di finanziare nessuno tout-court a priori, però proponiamo che una volta che una testata è in grado di dimostrare di avere un certo numero di lettori e di avere un certo tipo di sostegno, e quindi un bilancio solido, capace di resistere nel tempo, e un progetto editoriale che ha senso di esistere, è possibile secondo tutta una serie di norme che sono molto ben dettagliate nella legge, quindi a determinate condizioni, ricevere un supporto pubblico per continuare a portare avanti questo tipo di lavoro, questo tipo di servizio, che è essenziale. 
Le novità della legge sono tante, tra le più importanti c’è sicuramente il fatto che si apra a nuove tipologie editoriali, che si dia spazio ai giovani che vogliono entrare in questo mondo, in questo mercato, che si accompagni una progressiva e definitiva trasformazione della natura industriale di queste testate, anche rispetto al mondo del digitale che ormai è una realtà, non è neanche più la novità, è qualche cosa di consolidato, pensando di lavorare su un doppio binario che sia quello dell'informazione tradizionale e quello dell'informazione multimediale e digitale. Anche su questo ci sono alcuni importanti novità che ha voluto introdurre il Senato. Ma il testo di legge, per questo mi rifaccio alla relazione, tocca anche molti altri aspetti che riguardano l'ordine dei giornalisti, che riguardano i prepensionamenti, che riguardano le ristrutturazioni aziendali. Il Senato ha voluto introdurre anche novità importanti per quanto riguarda le piccole emittenti locali, il servizio pubblico di Stato; davvero tutta la filiera dell'informazione viene toccata. Con quale approccio e con quale risultato ? Lo dirò veramente in poche parole: questo è un provvedimento che, in qualche misura, il Parlamento ha tentato di trattare in diversi modi, diverse volte, negli ultimi sei anni, non arrivando mai allo stadio in cui si arriva oggi, cioè in prossimità di un voto definitivo in cui il Parlamento può in maniera finale esprimersi con un contributo che è durato davvero un tempo adeguato, con tanti contributi diversi. Risolverà tutti i problemi del mondo dell'informazione ? Sicuramente no. Ci sono altri elementi su cui intervenire ? Assolutamente ce ne sono, però rivede in maniera definitiva e significativa una modalità di intervento dello Stato che aveva lasciato anche diverse falle, diversi buchi, diverse perplessità, e lo fa tenendo conto realmente della concretezza delle realtà su cui si vuole intervenire. Ed io credo che per questo sia un contributo importante, sia anche un buon esempio di lavoro parlamentare: perché in questo caso il Parlamento ha voluto avanzare delle proposte, sono venute da diversi gruppi, ha voluto fare un lavoro di Commissione, ha voluto fare un lavoro di confronti, di audizione, ed è arrivato un testo definitivo, passato in tutte e due le Camere. 
Io sono sinceramente, Presidente, orgoglioso di consegnare questo lavoro a questa Camera. Ringrazio tutti i colleghi di tutti i gruppi che hanno voluto crederci, che hanno voluto impegnarsi in questo. Ringrazio il Governo per il suo contributo, che è stato oggettivamente importante, e credo che nelle prossime ore noi potremo consegnare un risultato al Paese; poi valuteremo gli effetti, e avremo modo anche, se necessario, di intervenire successivamente.