Data: 
Martedì, 26 Febbraio, 2019
Nome: 
Gian Mario Fragomeli

A.C. 1353

Presidente, con l'approvazione odierna vorrei che si rimarcasse innanzitutto che non siamo all'anno zero. La proposta di legge in approvazione prevede la ricostituzione di una seconda Commissione d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario.

L'intenzione dei colleghi della maggioranza, in particolare del MoVimento 5 Stelle, è di azzerare quanto fatto nella precedente legislatura, romanzando la realtà e proponendoci l'ennesimo racconto: non c'è stato il tempo, la Commissione è stata costituita senza la convinzione di affrontare dalle radici la crisi del sistema bancario, i risparmiatori non sono stati tutelati, e via discorrendo. Noi del PD, al contrario, quando ci occupiamo dell'economia del nostro Paese e dei risparmi degli italiani, preferiamo restare ancorati ai dati, alla realtà dei numeri, senza perderci nell'enfasi propagandistica.

Il primo dato, oggi come allora, senza nessuna rivisitazione, è che la costituzione della Commissione banche si è resa necessaria allo scopo di approfondire la crisi del sistema bancario e finanziario, conseguente alla più grande crisi economica degli ultimi decenni; una realtà, la nostra, profondamente diversa da quella degli Stati Uniti o della Spagna, nei quali fu la crisi finanziaria stessa a produrre la recessione economica delle imprese. Certo, il nostro sistema produttivo, imperniato sulle piccole imprese, ancora oggi vive fortemente sul credito bancario. Siamo passati dal 71 al 61 per cento del 2009.

Il secondo dato è ascrivibile a un sistema bancario originariamente strutturato sulla base di una forte incidenza di banche medio-piccole e pensato con l'obiettivo di raggiungere crediti elevati e, di conseguenza, grandi esposizioni; un sistema caratterizzato da una scarsa redditività e per questo debole e incapace di sostenere investimenti e ripresa economica; un sistema sul quale abbiamo lavorato nella scorsa legislatura, adottando riforme importanti, come quelle banche popolari e del credito cooperativo. Ci siamo lasciati alle spalle la Banca Popolare di Vicenza, Veneto Banca, con il loro sistema opaco e poco trasparente, con le loro improbabili determinazioni del prezzo delle azioni, un rapporto malsano tra credito e sottoscrizione di azioni finanziate. A nostro parere, la riforma delle banche popolari ha, quindi, inciso positivamente sulle politiche di gestione del credito, ha attenuato i rischi che determinano la diffusa coincidenza tra la figura dell'azionista e quella del cliente. Abbiamo cercato di creare un sistema bancario non più sulle relazioni ma sulle regole, indirizzandolo sempre di più verso la dovuta trasparenza e un dimensionamento opportuno, allo scopo di renderlo più sicuro.

In sostanza, abbiamo posto la condizione per superare una crisi che ha portato prestiti non garantiti, a insoluti, a prestiti contro acquisto di azioni, obbligazioni subordinate con rendimenti molto elevati; una vicenda che ormai conosciamo bene. E nonostante tutto questo, il vostro Governo sembra aver completamente fermato la spinta riformatrice.

Abbiamo giustamente detto finora quanto abbiamo fatto nella scorsa legislatura e dobbiamo aggiungere chiaramente anche una gestione quanto meno azzardata, che è sconfinata nel penale, una responsabilità che è di carattere personale e sulla quale abbiamo sempre sostenuto l'intervento della magistratura quale organo indipendente nel quale crediamo, a differenza del MoVimento 5 Stelle, che, dopo il caso Diciotti, ha smarrito la fiducia e il riconoscimento nel suo ruolo, coniando una nuova branca della filologia, quella dell'autorizzazione a chiamata. Dico “a chiamata” perché si assumono solamente quando vanno a colpire gli avversari politici e non gli alleati di Governo.

Nelle scorse settimane abbiamo assistito a gesti inconsulti, a manette, a quant'altro, così come a presunte lezioni di morale politica sul tema delle autorizzazioni, fatte da esponenti del MoVimento 5 Stelle, motivati però da una profonda disonestà intellettuale. Noi del PD, consapevoli della difficoltà umana, prima ancora che politica, a quelle autorizzazioni che riguardavano i nostri colleghi abbiamo detto “sì” e la magistratura - ve lo ricordo - solo poche settimane fa è arrivata a giudizio anche sulle banche fallite. Non vogliamo sembrare presuntuosi, ma anche su questo avevamo ragione: i manager di Banca Etruria, presidente e direttore generale, sono stati condannati a cinque anni per bancarotta fraudolenta. Negli stessi giorni, altri sono stati archiviati dall'accusa per falso in prospetti e ricordiamo bene come proprio su questi siano state costruite sceneggiature da premio Oscar, che basavano la propria trama non sulle prove, ma sui rapporti parentali.

Per arrivare, poi, al tema centrale dei risparmiatori truffati, al loro diritto al rimborso, tema che abbiamo affrontato noi, con il nostro Governo, introducendo in prima istanza il Fondo di solidarietà per gli obbligazionisti, trasformandolo poi in Fondo di ristoro e adesso in FIR. E sono quelle norme da noi introdotte che hanno permesso l'accoglimento, da parte dell'ANAC, per Banca Etruria, dell'85 per cento della richiesta di rimborso: 14 milioni di euro ridati alle persone che hanno subito falsificazioni delle loro schede; un sistema che ha previsto il rimborso dei risparmiatori, ma vagliato dalla Commissione europea e con esso concordato, diversamente da quello che state facendo voi, in un decreto che non arriva mai, contestato probabilmente dalla Commissione europea e sul quale non sappiamo quando si arriverà al reale rimborso. Eppure, siete stati proprio voi, in campagna elettorale, a chiederci di non dar corso alla legge di bilancio dal 2018, ma di fare in modo che fosse il nuovo Governo ad occuparsi degli azionisti. Il risultato è triste: sonnolente attesa, e siete voi i colpevoli di questa attesa.

Preso atto anche nel nuovo contesto oggettivamente diverso, veniamo, infine, all'oggi. Noi del Partito Democratico raccogliamo la sfida di una nuova Commissione d'inchiesta, partendo dal presupposto che ci si possa confrontare sul passato e sul futuro del sistema bancario, in particolare misurandoci sulla funzione di indagine che non deve sovrapporsi a quella della magistratura ordinaria, perché è fondamentale tutelare il risparmio degli italiani, ma anche sugli aspetti conoscitivi necessari a una nuova legislazione, affinché vengano portate a compimento le riforme affidate nella precedente legislatura.

Noi del Partito Democratico daremo il nostro contributo e sarà vincolato fortemente a voler migliorare l'Autorità di vigilanza come Consob, per la quale abbiamo assistito a un'incomprensibile latitanza imposta da voi stessi. Vorrei ricordare l'inerzia dimostrata non per qualche settimana, ma per cinque mesi, con ventiquattro settimane passate solo a discutere sulla designazione del nuovo presidente. Siamo preoccupati, non lo nascondiamo, quando pensiamo che l'esordio sulle nomine della governance di controllo del sistema finanziario abbia richiesto tanto tempo, per di più per interessare una figura che è stata prescritta e non assolta in processi per reati finanziari, perché è di questo che stiamo parlando quando parliamo di Savona. Un approccio, quello del MoVimento 5 Stelle, in palese contraddizione rispetto a quanto fece Di Maio nel luglio 2013, nel corso della precedente legislatura: penso alle interrogazioni per incompetenza e marcata indipendenza di Vegas, che aveva fatto il Viceministro, il conflitto di interessi; a quanto pare, le porte girevoli sono diventate comode e il pronto utilizzo è anche per voi 5 Stelle.

Noi del PD collaboreremo nel momento in cui verrà perseguito il raggiungimento dell'unione bancaria. Oggi, oggettivamente, non è chiaro il percorso che questo Governo ha intenzione di attivare e che secondo noi è, invece, fondamentale. Tutti sappiamo, infatti, quanto l'unione bancaria europea sia nata a seguito di fenomeni di turbolenza finanziaria e al fine di spezzare l'intreccio tra rischio sovrano e rischio bancario. Questo è uno dei temi in cui noi crediamo.

Abbiamo visto - e vado a concludere - che tra i pilastri dell'Unione bancaria sono stati sicuramente portati a buon punto dai precedenti Governi un sistema unico di vigilanza, un sistema unico di risoluzione delle crisi, ma manca un sistema unico di garanzia dei depositi, che appunto non è ancora stato definito. Su quest'ultimo pilastro constatiamo che il Governo italiano non fa sentire la sua voce in Europa, eppure siamo tutti consapevoli dell'importanza di avere una tutela forte, attraverso l'Unione bancaria, con un sistema unico dei depositi che fornisca le stesse garanzie ai risparmiatori e agli azionisti di tutta Europa, e questo a prescindere dal luogo in cui vivono. Siamo, purtroppo, fermi al vertice di Mesenberg dello scorso 19 giugno, nel corso del quale i Presidenti Macron e Merkel hanno rilanciato alcune di queste proposte, con la Germania che ha accettato il principio di una rete di sicurezza comune per gli istituti bancari, da realizzarsi entro il 2024, e quella di una garanzia europea dei conti correnti.

Speriamo vivamente che l'operato di questa Commissione e il Governo sapranno dialogare con l'Europa, non solo sul tema delle responsabilità, ma anche su quello delle opportunità dei risparmiatori italiani, in modo che nella Carta degli europei rientri anche quel diritto di avere un conto corrente con le stesse regole applicabili tanto Dublino, come a Berlino e a Torino, e in qualsiasi altra parte d'Europa.

Con questo auspicio, il Partito Democratico voterà favorevolmente alla costituzione della Commissione d'inchiesta.