Discussione generale
Data: 
Lunedì, 18 Dicembre, 2023
Nome: 
Andrea Casu

A.C. 1555

Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, nel monocameralismo alternato che di fatto ormai regola la vita delle nostre istituzioni il passaggio di oggi può sembrare ormai quasi un adempimento formale, di poco conto, ma, visto che noi crediamo alla Costituzione reale, alla nostra Costituzione, ai principi sanciti, al bicameralismo, all'importanza che anche la Camera dei deputati si possa occupare di questi temi, non ci vogliamo rassegnare al fatto che la discussione avvenuta in Senato abbia già consumato il minimo spazio di confronto che oggi viene concesso al Parlamento su un tema così importante.

Pensiamo doveroso intervenire per ribadire il posizionamento del nostro partito, del Partito Democratico, e chiedere al Governo di rispondere con chiarezza sul perché di alcune scelte che riteniamo sbagliate nel merito e nel metodo. È un provvedimento che è già stato approvato con modificazioni dal Senato. L'iter del Senato ha raddoppiato il numero di articoli, ma non ha sciolto i nodi di fondo e le problematiche che avevamo rilevato per quanto riguarda la legge annuale per il mercato e la concorrenza 2022, collegato alla manovra di finanza pubblica 2023. Noi ci aspettavamo, e sarebbe stato necessario, un disegno di legge molto importante, con grandi ambizioni, rimuovere quegli ostacoli regolatori all'apertura dei mercati, la promozione della concorrenza e la tutela dei consumatori.

E invece abbiamo un provvedimento debole e insufficiente, che tradisce le aspettative di famiglie e imprese, chiaramente poco incisivo anche rispetto ai precedenti provvedimenti sulla concorrenza. Alcune misure, peraltro, più che una rimozione degli ostacoli per l'apertura del mercato, assomigliano a una chiusura, alla conservazione di uno status quo che non fa bene né alle imprese né ai consumatori. Voglio partire da un caso concreto, dal caso dei dehors, dei tavolini, delle pedane nelle nostre città.

Questo provvedimento proroga, attraverso un percorso che c'è stato, un emendamento, per un anno alcuni provvedimenti emergenziali studiati per il rilancio economico post-pandemia. Ma a questo punto la domanda sorge spontanea, direbbe Antonio Lubrano, se fosse qui, in questa sala, con noi: ma delle ragioni per cui si era presa questa scelta emergenziale - ricordate, solo pochi anni fa, il distanziamento, l'areazione, la necessità di rimettere in moto l'economia garantendo il diritto alla salute, aprendo nuovi spazi, andando in deroga anche alle normative vigenti per creare queste opportunità - che cosa è rimasto?

Nulla in termini politici. Solo una cosa è rimasta, il COVID, che c'è ancora, anche se questo Governo lo nasconde. Noi non lo vediamo, non ne sentiamo più parlare. Nell'ultima settimana - l'ho controllato, verificando sul sito del Ministero - sono morte 322 persone, più 5 per cento rispetto alla settimana precedente. Purtroppo questo dato potrebbe addirittura aumentare perché andiamo verso le feste, il momento in cui le famiglie si ritrovano, e tantissimi di noi nemmeno sanno se hanno o non hanno il COVID.

Di fronte a questo non c'è una parola, non una locandina da qualche parte, ma una parola forte sulla necessità di vaccinare le persone fragili, sugli strumenti, le informazioni che devono essere attivate per garantirlo. La pandemia sembra sparita dalla comunicazione pubblica, dal dibattito pubblico. Sicuramente ci sono i centri vaccinali nelle ASL, ci sono i medici di famiglia e le loro reti, le farmacie che continuano a fare vaccinazioni, ma quanti si sono vaccinati? Pochi, pochissimi, troppo pochi rispetto a quanti potrebbero avere questo tipo di provvedimento.

Ebbene, di tutto quello che si era fatto per creare una cultura della prevenzione, che poteva aiutarci a fronteggiare le varie stagioni della pandemia, nulla viene salvato. L'unico, l'unico, l'unico provvedimento di quella stagione che viene prorogato, reiterato, rimesso in campo, è la proroga dei dehors di 12 mesi. La preoccupazione è che questa scelta tradisca un'impostazione profondamente sbagliata. Lo dico molto chiaramente, rispondendo al collega Caramanna, che conosce molto bene, ad esempio, le vicende del centro di Roma, perché è stato consigliere nel I municipio.

Oggi la presidente è Lorenza Bonaccorsi. In passato lui, io, altri, abbiamo svolto una funzione di servizio anche dentro il territorio, per esempio, del centro di Roma, ma vale per il centro storico di tutte le città e di tutte le realtà. Il futuro delle nostre città lo devono disegnare, deve essere disegnato, le scelte devono essere prese da quelle comunità territoriali. Il fatto che sia una singola legge nazionale a decidere che la stessa norma possa valere per tutte le città, per tutti i territori e le stesse città, indipendentemente dalla storia, dal tessuto, dal numero di attività, dalle condizioni, è un provvedimento chiaramente emergenziale, che è stato preso in un momento drammatico della nostra storia recente, ma non può diventare la regola.

Quando noi abbiamo ripresentato il soppressivo di questa proroga, lo abbiamo fatto perché è sbagliata l'impostazione di fondo di pensare che quella norma straordinaria possa diventare la regola. Serve, invece, mettere nelle condizioni i comuni, le amministrazioni, gli enti locali - in questo ripresenteremo, oltre che l'emendamento, anche un ordine del giorno, cammineremo in questa direzione - di poter decidere e valutare, come tra l'altro stanno già facendo. A metà novembre l'amministrazione Gualtieri ha approvato un regolamento che prevede delle differenziazioni, come è ovvio ed evidente che sia tra zone diverse.

Ci sono zone che sono patrimonio UNESCO e zone che non sono patrimonio UNESCO, ci sono zone che sono in determinate condizioni e zone in altre condizioni. Di fronte a tutta questa necessità di mettere gli enti locali nelle condizioni di poter intervenire, si fa un anno di proroga. Si penserà: allora si vuole utilizzare lo strumento della proroga per dare più tempo ai comuni, così ha detto Caramanna, ma è incredibile perché, a seconda del campo da cui si guarda questo provvedimento, cambia la prospettiva, perché invece, per quanto riguarda le attività di pianificazione per le gare per le licenze del commercio su area pubblica, vengono dati 6 mesi, e viene bocciato il nostro emendamento di portarli almeno a 9, per dare alle amministrazioni una tempistica più congrua.

Quindi per questo tema servono 12 mesi, per altri servono 6 mesi. Devo dire che la cosa più drammatica è che serve sempre la tempistica più adatta a mantenere una fotografia della situazione esistente. Laddove si interviene con 12 mesi su un tema, in 6 mesi su un altro, però nel frattempo vengono comunque concesse le proroghe, noi manteniamo una fotografia esistente, senza, invece, mettere nelle condizioni le nostre amministrazioni locali di poter disegnare il futuro insieme alle imprese, perché ci sono imprese che possono anche insieme dare molto, e lo vediamo camminando nelle capitali europee quanto la cura del nostro decoro urbano e del nostro ambiente urbano possa avere protagoniste le imprese, insieme ai cittadini, insieme al rispetto dei diritti.

Ad esempio, il diritto dell'accesso dei mezzi di soccorso, che deve essere sempre garantito in tutte le vie, indipendentemente anche dal numero di strutture che vengono collocate. E poi potremmo passare tempo, che non abbiamo nella giornata di oggi, per poter dire la distanza abissale che c'è tra quello che è contenuto in questo decreto e quello che servirebbe al cuore delle nostre città. Però una cosa la voglio dire veramente con nettezza: se il Governo intende, attraverso questo, fare una valutazione dei provvedimenti che sono stati presi nelle stagioni della lotta alla pandemia, la faccia completa, non si occupi solo di tavolini.

Si occupi anche di tutte quelle norme per la prevenzione, di tutte quelle norme per rafforzare e potenziare il nostro sistema sanitario, che possono e devono essere messe in campo per accompagnare il nostro Paese in una nuova fase della lotta alla pandemia, che non è chiaramente e non deve essere quella del passato, ma che non può essere una fase in cui viene ignorata la pandemia, che bussa, però, alle porte di tante famiglie e colpisce le persone più deboli e più fragili della nostra società.

Veniamo al resto degli argomenti. Le segnalazioni dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato non sono state recepite, anzi, sono state ignorate, così come sono state ignorate quelle della Commissione europea. Non si interviene, avremo altre occasioni, sul trasporto pubblico non di linea, idem per quanto riguarda la scelta di mantenere una situazione di stallo per quanto riguarda i balneari. I rischi di infrazione comunitaria, con la data del 2026 che si avvicina, aumentano, nonostante il richiamo del Capo dello Stato all'indomani dell'approvazione del decreto Milleproroghe e i richiami della Commissione europea. Oltre a riforme fissate nel quadro del PNRR, cioè l'adozione del piano di sviluppo della rete elettrica e la promozione della diffusione di contatori elettrici intelligenti di seconda generazione non si riesce ad andare e se in alcuni casi i passi ci sono stati, sono stati compiuti all'indietro.

Inoltre, è importante evidenziare il fatto che al Senato ci sia stato un percorso, come abbiamo detto, ma qui, nella discussione alla Camera, non è stato possibile effettuare nessuna delle modifiche richieste dalle opposizioni volte a migliorare il testo. Quindi, male, molto male, come già evidenziato al Senato, sia dal punto di vista del mercato, del sistema concorrenziale, sia da quello della tutela dei consumatori. È solo l'ulteriore conferma dell'atteggiamento corporativo e protezionistico di questo Governo, che rischia di allontanare l'Italia dalle migliori prassi dei Paesi occidentali. Gli ostacoli alla concorrenza sono ostacoli alla crescita ed è necessario, invece, aumentare la competitività delle imprese, attraverso la riduzione dei servizi e dei costi di produzione e offrire ai consumatori una scelta più ampia di prodotti e servizi.

Tra i nostri suggerimenti, inascoltati, alcuni avrebbero consentito di poter fare meglio, penso all'emendamento a prima firma Peluffo, che prevede l'inserimento delle regioni e province autonome tra gli enti a cui l'impresa di trasporto deve inviare il piano di sviluppo e richiedere il parere prima dell'approvazione del Ministero delle Imprese e del made in Italy. E penso, sempre a prima firma Peluffo, insieme ai colleghi della Commissione, De Micheli, Di Sanzo, Gnassi e Orlando, alla nostra richiesta di includere nel piano decennale il sostegno alle nuove tecnologie di accumulo energetico, di prevedere tre modifiche riguardanti l'approvazione del piano decennale di sviluppo della rete di trasmissione nazionale, l'informativa alle Commissioni parlamentari, la presentazione del piano a queste ultime e il rafforzamento del ruolo dell'ARERA.

Infine, porto un esempio concreto per cercare di guardare questo provvedimento e il percorso che c'è stato nelle Camere da un punto di vista specifico e ricordo due emendamenti che abbiamo depositato, che vanno nella direzione di una reale concorrenza nell'interesse dei cittadini-utenti e al tempo stesso di tutti gli operatori, anche nel campo delle carrozzerie. Ecco, proviamo a guardare questa legge annuale per il mercato e la concorrenza 2022 con lo sguardo di chi ogni mattina alza una serranda per mandare avanti le carrozzerie nelle nostre città e nelle nostre realtà. Noi avevamo preso un'iniziativa, su impulso della CNA, che aveva portato a degli emendamenti non solo del PD ma anche delle altre forze di opposizione, qui, alla Camera, emendamenti che al Senato erano stati presentati anche dalla maggioranza, che però al Senato li ha ritirati.

Il criterio che si cercava di affermare con questi emendamenti era che la clientela va guadagnata in base a come fai il tuo lavoro, alla qualità del servizio che eroghi, a come lo porti avanti e non in base a quello che c'è scritto in un piccolo rigo microscopico sul contratto che hai sottoscritto. Il primo proponeva praticamente di modificare il codice delle assicurazioni private in materia di RC-auto per contrastare quelle clausole contrattuali che impongono le carrozzerie convenzionate, a garanzia della libera scelta della carrozzeria di fiducia. Ribadiamo che non è una questione di qualità, perché la proposta emendativa intende rendere effettiva la libera concorrenza tra le imprese di autoriparazione e, qui, è in ballo l'interesse pubblico alla sicurezza del parco auto circolante. Stiamo parlando della previsione della sanzione della nullità per quelle regole negoziali contraddistinte dall'essere vessatorie, giacché tese a coartare la libertà dell'assicurato e l'individuazione di parametri di controllo della qualità della riparazione. Badiamo bene che va garantita la qualità delle riparazioni, ma va garantita anche la libertà di scelta e che, a parità di qualità, una persona si possa rivolgere al carrozziere di fiducia, a quello della propria città, quello del proprio territorio, quello che svolge quelle mansioni a quel livello. Ecco, non è stato possibile portare avanti questo emendamento, così come il tema riguardante il tema del risarcimento da sinistro e i rapporti negoziali fra imprese di assicurazioni e di autoriparazione.

Ora, noi ci rendiamo conto che il nostro tentativo di rafforzare la facoltà in capo all'assicurato di potersi rivolgere alla propria officina di fiducia, anche in costanza di clausole contrattuali disciplinate dalle polizze che dispongano l'effettuazione della riparazione presso operatori del mercato in convenzione, poteva suscitare un dibattito, un confronto, ma questo auspicavamo, perché la maggioranza può sempre decidere di non essere d'accordo con la nostra impostazione, è giusto, è un onore e un onere dato dal risultato che si è raggiunto nelle ultime elezioni, ma è importante che ci sia una risposta sul perché vengono messi in campo i provvedimenti. Devo dire che le risposte che abbiamo sentito oggi non ci convincono; ad esempio, ricordo quello che è stato ripetuto sul tema dei “dehors”: diamo un anno in più; in realtà, noi fra un anno ci ritroveremo allo stesso punto di oggi se non saremo stati in grado di mettere in condizioni effettive i nostri comuni di poter decidere quella che è la fotografia futura delle nostre città. Ecco, questo tipo di risposte non è convincente, noi crediamo, invece, che la legge annuale per il mercato e la concorrenza sia un'occasione che abbiamo sprecato quest'anno, ma che non dobbiamo sprecare, perché il Paese ha bisogno di risposte più adeguate ai problemi che abbiamo di fronte.