Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 27 Marzo, 2017
Nome: 
Paolo Coppola

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In realtà, come avete sentito, può essere letto già adesso. Tra qualche anno, potrebbe essere anche scritto, come avviene già per alcuni report finanziari o articoli sportivi, prodotti già oggi da software in modo automatico. I progressi nei campi della robotica e dell'intelligenza artificiale sono in grado di trasformare le nostre vite, cambiando le nostre abitudini nel lavoro e nel tempo libero, innalzando i livelli di efficienza, di risparmio e di sicurezza, migliorando il livello dei servizi e portando ampi benefici.

La trasformazione avviene da anni, ma negli ultimi tempi assistiamo ad un'ulteriore accelerazione: tra il 2010 e il 2014, la crescita media delle vendite di robot era stabile al 17 per cento annuo, ma nel 2014 è aumentata al 29 per cento. Le richieste di brevetto per le tecnologie robotiche sono triplicate nel corso dell'ultimo decennio. Studi scientifici dimostrano che i settori economici caratterizzati da un maggiore impiego di computer sono quelli che fanno rilevare un aumento particolarmente veloce dell'occupazione. Inoltre, l'automazione dei posti di lavoro può liberare le persone dai lavori monotoni e pericolosi.

L'apprendimento automatico permette un notevole miglioramento delle capacità di analisi dei dati, oltre a poter estrarre informazioni dalle enormi quantità di dati che, quotidianamente, vengono raccolti e memorizzati grazie ai sistemi informativi e ai dispositivi elettronici presenti negli ambienti in cui viviamo.

Abbiamo il dovere di controllare il processo tumultuoso che ci porta verso la quarta rivoluzione industriale, perché la forma che avrà dipenderà anche dalle nostre scelte politiche e dalla tempestività e dalla consapevolezza con cui le faremo. Amplificare i benefici dell'automazione del lavoro, rendendola sostenibile, facendo in modo che le nostre università e le nostre aziende diano il giusto contributo al progresso in questo settore è una responsabilità che crediamo che il Governo prenda con forza, in linea con il “Piano Italia 4.0”, tenendo conto dei problemi aperti relativi al tema della cyber-security e della rilevanza etica e dell'impatto che tali tecnologie avranno sulla società e sul mondo del lavoro.

Entro il 2020 si prevede che il mercato mondiale della robotica avrà un valore di oltre 150 miliardi di dollari. A livello internazionale, l'Asia è il mercato a più alto tasso di crescita, la Cina ha superato da sola l'intera Europa. L'Italia, essendo il sesto Paese del mondo produttore di robot industriali e il secondo in Europa, ha un ruolo di leadership in termini di ricerca, innovazione e produzione e questo ruolo va sostenuto con forza ed attenzione alla sostenibilità della crescita.

Un sondaggio del luglio 2015 condotto da Pew Research Center su un campione di 2 mila adulti, alla domanda se nei prossimi cinquant'anni i computer faranno la maggior parte del lavoro ora svolto dagli uomini, il 65 per cento ha risposto positivamente; ma chiedendo loro se tra cinquant'anni il loro lavoro rimarrà sostanzialmente immutato, l'80 per cento ha dichiarato di sì.

Come scriveva Gramsci nei quaderni del carcere: “L'elemento popolare ‘sente', ma non sempre comprende o sa”. Sebbene gli studi dei Frey Osborne, del 2013, stimassero che il 47 per cento dei lavori negli Stati Uniti d'America fosse già a rischio di automazione, studi più recenti, come, ad esempio, il rapporto del novembre 2015 di McKinsey, Four fundamentals of workplace automation, sottolineano che i lavori ad essere completamente automatizzati saranno pochi nel breve periodo, intorno al 5 per cento, ma il 60 per cento delle mansioni vedrà automatizzare il 30 per cento o più delle sua attività costituenti. Se accadrà questo, significa che i lavoratori attuali dovranno affrontare un poderoso cambiamento nelle loro abitudini, e dovranno sviluppare forti competenze legate alle tecnologie. I rischi del mancato governo dei processi dell'automazione del lavoro erano ben chiari a John Maynard Keynes negli anni Trenta, quando scriveva di disoccupazione tecnologica, e a Norbert Wiener, padre della cibernetica, che già nel 1949 avvertiva che il dominio delle macchine avrebbe potuto condurre a una rivoluzione industriale di assoluta crudeltà, riducendo il valore del lavoro fino a rendere non conveniente per il datore di lavoro assumere un essere umano, quindi riducendo a zero la componente del lavoro vivo secondo la teoria marxiana del valore.

La classe politica ha sottovalutato questi rischi? Keynes e Wiener hanno trattato come imminente un problema che invece ci troveremo eventualmente ad affrontare in un futuro remoto, con strumenti che ancora non abbiamo ma che le stesse tecnologie prima o poi ci forniranno? Noi crediamo che l'accelerazione impressa dalla digitalizzazione e dalla legge di Moore, che ha visto raddoppiare la potenza dei calcolatori negli ultimi cinquant'anni ogni due anni, obblighi la classe politica ad affrontare il problema con urgenza. Gli scritti di Wiener dimostrano anche l'importanza dell'approccio etico dei ricercatori che operano nel campo della robotica e dell'intelligenza artificiale, approccio che recentemente è stato proposto in una risoluzione europea con la Carta sulla robotica, il codice etico deontologico degli ingegneri robotici e il codice per i comitati etici di ricerca. Va anche sottolineato il fatto che se un numero sempre maggiore di decisioni verrà preso con l'aiuto di algoritmi che apprendono e decidono in modo autonomo, occorrerà verificare se la legislazione attuale relativa alla responsabilità dei progettisti, dei fornitori e degli utilizzatori sia o meno adeguata.

Le tecnologie hanno sempre trasformato il lavoro, eliminando vecchi lavori e creandone di nuovi: nulla di nuovo, quindi? Erik Brynjolfsson e Andrew McAfee, due economisti del MIT, nel loro libro La seconda era delle macchine, scrivono che ciò che è stato non è più una guida affidabile per quello che sarà; non avevamo mai visto niente di simile - ammettono alla HarvardBusinessReview -, e in un'intervista a Fabio Chiusi per L'Espresso, nel 2014, affermano che a partire dagli anni Ottanta l'aumento di produttività e ricchezza non si è più tradotto in aumento di tassi di occupazione e aumento di salario.

Come scrive Michele Loi nel 2015, sulla rivista Ethics and Information Technology: da un lato l'occupazione cresce per lavori altamente specializzati di tipo manageriale, professionale e tecnico, dall'altro cresce anche in numerose occupazioni nei servizi di sicurezza e protezione, in confronto, l'occupazione per forme di lavoro routinarie con medie competenze è scesa costantemente, in termini relativi, negli ultimi tre decenni; inoltre, l'esplosione delle piattaforme di intermediazione del lavoro e della sharingeconomy trasformano molte attività in lavoretti, con scarse se non nulle tutele per i lavoratori e i consumatori. Ricordo, a questo proposito, che giace in X Commissione la proposta di legge di regolamentazione della sharingeconomy, a prima firma Tentori, che auspico venga ripresa il prima possibile. È evidente che se la dinamica del mondo del lavoro è quella descritta, è urgente per il nostro Paese perseguire politiche per lo sviluppo del nostro capitale umano con la massima determinazione, oltre a farsi carico del problema della redistribuzione della ricchezza, costruendo le condizioni per uno sviluppo sostenibile.

Per tutti questi motivi, la mozione chiede al Governo di impegnarsi affinché venga favorita una linea comune tra i Ministeri nell'approccio allo sviluppo sostenibile della robotica, dell'intelligenza artificiale della sicurezza informatica; vengano promosse attività di formazione, ricerca e sviluppo nelle scuole, nelle università e nei centri di ricerca di tali tecnologie, e siano sostenute le applicazioni alla produzione industriale e ai servizi civili in imprese consolidate e a startup innovative, in linea con quanto emerso dall'indagine conoscitiva della Camera su Industria 4.0 e con il piano Italia 4.0 del Governo, tenendo conto dei problemi aperti relativi al tema della cybersecurity, che deve essere sviluppata di pari passo alla crescente automazione dei processi e della rilevanza etica e dell'impatto che tali tecnologie avranno sulla società e sul mondo del lavoro. Infine, la mozione impegna il Governo ad analizzare soluzioni alternative ed innovative di welfare in merito agli effetti che lo sviluppo della robotica e dell'intelligenza artificiale avrà sull'occupazione. Nessuna tassa sui robot, che ridurrebbe la nostra capacità di competere per la leadership in questi fondamentali settori, né alcun reddito di cittadinanza svincolato da un piano di riconversione dei lavoratori e di formazione per acquisire le nuove competenze necessarie alla trasformazione in atto, ma un'azione politica che sappia ridisegnare il sistema di istruzione e formazione e quello di welfare e affrontare il problema della redistribuzione della ricchezza prodotta, che va reinvestita nel rafforzamento del nostro capitale umano perseguendo, come recita la nostra Costituzione, l'obiettivo di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica economica e sociale del Paese.