Data: 
Mercoledì, 12 Giugno, 2019
Nome: 
Barbara Pollastrini

Grazie della gentilezza, signora Presidente, per aver dato la possibilità al mio gruppo, attraverso la mia persona, di ricordare oggi, seppure in pochi minuti, una giornata che per molte e molti della mia generazione, ma, mi fa piacere dirlo, anche delle generazioni successive, fa parte di quelle giornate incancellabili. Mi riferisco al fatto che 35 anni fa a Padova moriva Enrico Berlinguer (Generali applausi - L'Assemblea e i membri del Governo si levano in piedi). Mi permetta, signora Presidente, di ringraziare le colleghe e i colleghi per questo loro applauso, che dice molto più di quanto io non sappia dire nei minuti che lei e il Presidente della Camera ci hanno accordati.

Lo dicevo, quel giorno per molti di noi fu un giorno incancellabile; lo è stato per la sua famiglia, uno strazio, ma lo è stato per un'intera comunità, che di ora in ora, fino ai funerali in piazza San Giovanni, avrebbe voluto strapparlo al destino perché sapeva che quel suo destino entrava nella storia di un popolo e di una vicenda collettiva davvero più grande. Era un mito, sì, forse un mito oltre la realtà, qualcuno dirà un'altra epoca storica; è vero, un'epoca storica nutrita di bellezze, ma insieme di errori e di molte asprezze, a dimostrazione che ogni idealità e ogni traguardo sono l'esito di una continua lotta dove si vince e si può perdere, comprendere o non comprendere, ma l'albero buono dà i frutti buoni.

E in quel leader persone semplici, artisti, giovani e donne avevano imparato a riconoscere qualcosa, un esempio, una dirittura morale che portava gli avversari, i suoi avversari in quell'epoca, a riconoscerlo, a onorarlo; e portava il Presidente di allora, Pertini, a piangerlo, a stringerlo, a stringere quella bara. Vedete, ho detto donne perché, signora Presidente - mi rivolgo in particolare alle donne oggi in quest'Aula - quell'uomo autorevole e mite ebbe sempre un'attenzione, un'intelligenza speciale nel volere capire che il mondo con le donne poteva cambiare colore.

Signora Presidente, è evidente che pochi minuti non permettono di parlare di ciò che invece meriterebbe essere rivissuto, analizzato, per pensare a un futuro, per guardare in avanti; di un ciclo storico densissimo, dal compromesso storico alla tragedia di Moro, da quei colloqui che intercorsero fra Enrico Berlinguer e Aldo Moro di cui sono ricche e intensissime le testimonianze, al passaggio verso l'alternativa; di un partito - parlo del Partito Comunista Italiano di allora - tanto complicato e importante che a volte era difficile da capire, di un popolo operaio e intellettuale che sapeva e voleva stare insieme.

Sono tante le cose su cui si potrebbe riflettere per guardare in avanti, e non sarei all'altezza, non lo sono per i pochi minuti e perché non sono una storica. Sono semplicemente una donna, signora Presidente, che ha avuto la circostanza e, posso dire, la fortuna, come pochi altri ormai in quest'Aula - alcuni li vedo, li riconosco -, di conoscerlo un po' più da vicino. Allora fatemi dire solo questo: io all'epoca ero una giovane donna, lo dico anche alle mie colleghe, giovane come sono loro giovani, e avevo avuto l'incarico, un incarico enorme per me, di organizzare l'incontro di Berlinguer in vista delle elezioni europee, perché Enrico Berlinguer potesse mandare un messaggio alle donne. Ero timidissima, è così, ed ero emozionatissima, ed è così. Si è anche così in politica, è parte, forse, della bellezza della politica. Allora, non so come mi è venuto in mente - non sapevo come cavarmela - e ho detto questa espressione, mi è venuta in mente una frase di Sant'Agostino e ho detto: segretario - per me era il segretario, una persona autorevolissima - le voglio chiedere una cosa. È meglio perdersi per delle passioni o perdere le passioni? È una cosa che adesso non avrei fatto, ero giovane e i giovani hanno anche il compito di qualche rottura delle ritualità. E lui mi rispose questa cosa, che parla per tutto. Mi guardò, immagino lo stupore, e disse: sono cautamente appassionato. E in quel “cautamente” c'era tutto lui , quest'uomo austero, sobrio e, nello stesso tempo, e nello stesso tempo un uomo che sapeva dare una dimensione della politica per cui in tante e in tanti gli hanno voluto bene e sono ancora adesso a lui riconoscenti.