Dichiarazione di voto sulla questione di fiducia
Data: 
Mercoledì, 23 Marzo, 2016
Nome: 
Michele Pelillo

A.C. 3606 A

Presidente, signor Viceministro, colleghi, la lunga recessione degli anni scorsi è stato uno spartiacque per l'economia occidentale, e per il sistema bancario europeo in particolare. La crisi ha spinto verso il compimento dell'unione bancaria europea, accompagnato da nuove e più stringenti regole di governance e di erogazione del credito. In questo nuovo contesto, alcuni Stati hanno ritenuto di intervenire direttamente con ingenti iniezioni di liquidità per sostenere il sistema; altre, come l'Italia, hanno scelto di adoperare un'altra leva, quella di interventi legislativi sistemici senza impegnare risorse pubbliche. 
Gli analisti ritengono che ad esempio l'Italia, se avesse fatto come Germania, Francia e Spagna, avrebbe dovuto spendere 130 miliardi di euro: questa è la ragione principale per cui da un paio d'anni in quest'Aula si parla spesso di banche e finanza, la ragione per la quale l'argomento banche è diventato, come mai lo è stato, un argomento molto dibattuto anche tra i non addetti ai lavori, tra la gente comune. L'antipolitica ha fiutato l'opportunità, e sfruttando la poca popolarità delle banche, talvolta meritata, ha trasformato un argomento complesso e delicato in uno strumento di scontro politico, facendo man bassa di demagogia e strumentalità. Quando accade una cosa del genere, la prudenza e il buonsenso non trovano più spazio: si afferma tutto e il contrario di tutto con disinvoltura, a seconda delle convenienze. Ci si dimentica il ruolo delle banche in un'economia moderna, e soprattutto ci si scorda facilmente che le banche non appartengono ad avidi banchieri, ma dietro le banche c’è l'economia, con la gente in carne ed ossa: ora nei panni di chi fa impresa, ora in quelli di risparmiatore finanziatore. Non si ha più il minimo del pudore nel capovolgere il senso di una norma per ricavarne un po’ di propaganda, anche a costo di spaventare gli italiani, che non meritano davvero di veder accrescere le loro preoccupazioni. Basta un tweet per seminare il panico, molto più tempo per ripristinare la verità dei fatti. 
Questo è il contesto nel quale, signora Presidente, si inserisce questo decreto-legge, profondamente modificato ed integrato durante i lavori di Commissione: un altro tassello importante di un mosaico da completare al più presto. Diverse norme per un unico fine: quello di rafforzare il nostro sistema bancario per renderlo più funzionale alla crescita dell'economia reale, tenendo sempre in maggior conto l'esigenza di tutela del cittadino nel suo rapporto col mondo della finanza. 
Allora, il decreto-legge spazia dalla riforma delle banche di credito cooperativo alla tanto attesa esplicitazione del divieto di anatocismo bancario passando per la garanzia dello Stato sulla cartolarizzazione dei crediti deteriorati. La nuova formulazione degli articoli che riguardano la riforma delle BCC ci offre un testo equilibrato tra l'esigenza di rafforzamento del sistema e l'esigenza di non entrare nel gruppo bancario cooperativo; un testo equilibrato tra quello offerto dal sistema con la proposta di autoriforma e quanto hanno valutato successivamente il Governo e il Parlamento. L'altro argomento molto importante compreso nel decreto-legge riguarda i cosiddetti Gacs, cioè la garanzia da parte dello Stato sui titoli emessi nelle procedure di cartolarizzazione dei crediti deteriorati del sistema finanziario. Sappiamo che questo è il più grande problema per il sistema bancario italiano, problema che frena più di tutti l'erogazione di credito all'economia reale. Stiamo con i piedi per terra, non ci facciamo prendere da facili entusiasmi, sappiamo che questa iniziativa, pur essendo positiva, non è risolutiva del problema, ma ci accontentiamo delle prime proiezioni che gli analisti fanno. Gli analisti sostengono che la garanzia dello Stato può fare aumentare di circa cinque punti percentuali il valore di questi titoli: ci sembra che sia sufficiente per sottolineare la valenza positiva di questo intervento. 
Il decreto-legge è stato profondamente cambiato, come è già stato ricordato più volte, ed è stato ulteriormente arricchito da una norma che aspettavamo da tempo, la norma che riguarda l'articolo 120 del TUB e il divieto di anatocismo bancario. Il divieto di anatocismo bancario è una bandiera del Partito Democratico, Presidente. Su questo il nostro partito si è spesso molto in questi anni, ma eravamo arrivati a una situazione di stallo, perché la norma, alla quale doveva riferirsi il Comitato interministeriale del credito e del risparmio, era troppo generica; il pregio di questo intervento è che puntualizza il divieto di anatocismo e rende una cosa meramente teorica molto pratica e subito applicabile ai risparmiatori italiani. Ricordiamo che solo nel 2015 l'incertezza normativa e la mancata applicazione del divieto di anatocismo – al contrario di quello che volevamo noi del Partito Democratico – è costato ai consumatori circa 2 miliardi di euro. Ricordo anche, Presidente, che questo emendamento, proposto in Commissione dal Partito Democratico, è stato per dieci giorni all'attenzione della Commissione durante i suoi lavori, alla fine tutti i gruppi hanno convenuto, votandolo favorevolmente, tranne il gruppo del MoVimento 5 Stelle, che si è astenuto sull'emendamento. Questo dimostra la fondatezza e il contributo che questo emendamento ha fornito all'intero decreto-legge. 
In conclusione, Presidente, è all'attenzione dell'Aula un provvedimento equilibrato, che è stato migliorato nel passaggio parlamentare e che intercetta le esigenze manifestate dal sistema economico in generale e da quello delle BCC in particolare; un provvedimento legislativo che merita il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico sulla questione di fiducia posta dal Governo(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).