Discussione sulle linee generali
Data: 
Mercoledì, 11 Luglio, 2018
Nome: 
Marco Lacarra

A.C. 764

Grazie, Presidente. Un saluto al Governo presente nella persona del sottosegretario. Cercherò di limitarmi a integrare gli interventi che mi hanno preceduto per non tediarvi e soprattutto per non essere ridondante; in particolare, mi soffermerò su una ricostruzione storica degli eventi, sia pure breve, anche per puntualizzare alcune precisazioni che sono state fatte, che, a voler essere generosi, mi paiono inopportune e, soprattutto, poco aderenti alla realtà.

La nuova ubicazione del palazzo di giustizia, che ha ospitato fino a qualche settimana fa gli uffici penali, viene decisa nel 2001 su espressa richiesta della commissione di manutenzione. Chi conosce i fatti - sarebbe sufficiente andarsi a rileggere con attenzione i verbali di quella commissione che, come voi sapete, all'epoca era costituita da rappresentanti della magistratura, rappresentanti dell'avvocatura e da esponenti dell'amministrazione locale – sa che essa aveva la funzione proprio di coordinare e gestire l'ubicazione degli uffici e anche l'organizzazione degli uffici stessi.

Nel 2001, da un verbale, si rileva che la commissione stessa individua in quell'edificio una soluzione ottimale, anzi la soluzione adeguata per risolvere una volta per tutte, definitivamente, i problemi dell'ubicazione degli uffici giudiziari penali.

Fino ad allora la funzione giurisdizionale civile e penale si teneva in un unico grande edificio che poi è rimasto quello che ospita l'attività giudiziale civile insieme alla corte d'appello e alla corte d'assise penale. Quindi c'era una valutazione chiara della commissione di manutenzione che era sovrana perché ovviamente a conoscenza di quelle che erano le esigenze dell'epoca dei giudizi penali e dell'attività anche di indagine, quindi della procura. Solo tre anni dopo, quindi nell'immediatezza della occupazione di quell'immobile, la stessa commissione di manutenzione cambiò orientamento, ritenendo invece indispensabile avviare la questione attraverso l'amministrazione comunale che, come voi sapete, per la legge del 1941 aveva il compito di occuparsi dell'edilizia giudiziaria, come è accaduto fino al 1° settembre 2015 quando il Governo Renzi ha finalmente evitato ai comuni di assumere l'onere che i comuni stessi con le loro fragili finanze non erano in grado di assolvere ossia gestire proprio le problematiche legate all'edilizia giudiziaria, anche rendendo coerente la circostanza che fosse il Governo a occuparsi di una funzione che è una funzione centrale, quella della giustizia. Ora che cosa accade quindi nel 2013? Il comune di Bari all'epoca avvia una ricerca di mercato che si sviluppa in forme quantomeno atipiche con una nota dell'allora sindaco su sua carta intestata e con una presa d'atto che non è mai riportata in provvedimenti amministrativi. Parlo della ricerca di mercato che portò all'individuazione del progetto cosiddetto “Cittadella della giustizia” che ha fatto innamorare più di uno, non solo nella mia città, ma che poi, dopo un lungo iter giudiziario, la stessa Corte di giustizia europea ha definito una proposta illegittima e irricevibile. E non è vero, come è stato detto, che sin dagli inizi del 2000 si sono presentati problemi di natura statica. Quando si è parlato del sequestro avvenuto nel 2003 in realtà si faceva riferimento a violazioni di natura urbanistica che non riguardavano la struttura dell'immobile e persino una perizia, che è stata disposta nel 2012, ha evidenziato rischi dal punto di vista sismico - sappiamo che Bari fortunatamente non è una città a rischio sismico - ma mai dal punto di vista statico. Credo che sia assolutamente indispensabile quindi ricostruire in modo corretto la vicenda da un punto di vista storico, anche supportando questa mia rappresentazione con elementi documentali chiari e indiscutibili e sarebbe stato sufficiente, invece di dire cose inesatte in quest'Aula dove abbiamo tutti il dovere di dire la verità e di rappresentare le cose nella loro effettiva realtà, andarsi a fare una lettura dei documenti a cui ho fatto riferimento. Forse avremmo evitato di dire cose non vere e basta riguardare i verbali della commissione manutenzione.

Veniamo al decreto-legge. Il decreto-legge presenta una serie di profili di incostituzionalità ed è stato detto ma essenzialmente purtroppo risponde a una visione del Governo. Tale visione è stata rappresentata solo qualche settimana fa: infatti vi devo confessare che mi sono venuti i brividi quando ho sentito parlare di allungamento dei termini prescrizionali come misura per combattere la corruzione. Ripeto: allungamento dei termini prescrizionali. Infatti tale visione è frutto di un'idea giustizialista dell'amministrazione della giustizia, dell'idea che tutti coloro che sono colpiti da un provvedimento quale un avviso di garanzia o da un processo penale sono persone già colpevoli e noi lo sappiamo: questa visione l'abbiamo vissuta negli ultimi anni, salvo, poi, un radicale cambiamento, quando gli avvisi di garanzia hanno cominciato a colpire la parte politica che oggi è al Governo del Paese. E pensare che quindi coloro che sono coinvolti in un processo penale siano comunque colpevoli, e comunque da condannare, è una visione che è tutta, ovviamente, frutto di una cultura che non possiamo assolutamente condividere né avallare. Dobbiamo, invece, pensare a tutte quelle persone che ingiustamente sono coinvolte in un processo penale, che attendono un giudizio rapido, che abbia una ragionevole durata, e che non possono certamente aspettare che decorrano tempi lunghissimi di prescrizione, e che quindi allunghino inevitabilmente i processi. La soluzione per colpire reati che, purtroppo, in qualche modo rappresentano un cancro per la nostra società è quella di velocizzare i processi, rinforzare anche gli organici, perché in molti uffici giudiziari mancano i cancellieri, mancano i giudici, ci sono rinvii di anni. Rinforzare l'organico e garantire processi rapidi e pene certe, non allungare la prescrizione.

Non ha alcun senso allungare la prescrizione, e produce soltanto un'ingiusta sofferenza a chi si trova incidentalmente coinvolto in un processo penale e legittimamente ne attende rapidamente la conclusione. E quindi, partendo da questa visione, poi si propone un provvedimento d'urgenza, anzi, mi permetto di dire che fino ad ora in quest'Aula abbiamo parlato solo di decreti. Eppure il Presidente della Camera, al suo insediamento, disse che l'Aula avrebbe recuperato la sua centralità e che non avremmo avuto più una…si rimproverava il Governo precedente di avere esagerato con la misura del decreto, eppure mi pare che non si stia parlando di altro che di decreti in quest'Aula, quando, fortunatamente, abbiamo la fortuna di occuparci di qualcosa. Dicevo, quindi, che questo decreto viola indiscutibilmente dei principi costituzionali, e, essendo il primo decreto del Guardasigilli, ci resta non poca preoccupazione anche per il futuro, perché, quando si parla di confusione fra istituti processuali e istituti sostanziali, mi fa tornare in mente quando, da giovane studente di giurisprudenza, una delle domande più ricorrenti erano: ma la distinzione fra l'istituto della prescrizione e della decadenza lei la conosce o no?

E siccome il Ministro è un collega, non collega in quest'Aula, collega nell'attività che svolgiamo, ho saputo che è un collega avvocato, è un'attività che svolgiamo fuori da quest'Aula…

Quindi, concludo dicendo: si tratta di un provvedimento illegittimo, incostituzionale, che porterà una serie di problemi gravissimi e di ripercussioni, perché sarebbe stato sufficiente, con i poteri straordinari, individuare la sede, cosa che è stata fatta due giorni fa. Quindi, a questo punto, non vedo le ragioni per cui si debba mantenere questo provvedimento, del quale, ovviamente, chiedo il ritiro. Un'altra annotazione volevo fare, prima di chiudere: quando si parla di notifiche che potranno essere effettuate in via telematica, francamente, è evidente, ancora una volta assistiamo a una straordinaria dimostrazione o di incompetenza o di malafede, perché le notifiche non si fanno solo agli avvocati.

Le notifiche vengono fatte anche alle parti personalmente. Fare notifica alle parti personalmente, in via telematica, è un'impresa titanica, che quasi mai, anzi, che non mi risulta che sia mai stata effettuata. Per cui ritengo, da questo punto di vista, che ci sia un tentativo di mistificare la realtà al solo fine di giustificare un provvedimento che, ahimè, il futuro dimostrerà quanti danni porterà alla giustizi e come potrà, purtroppo, far sì che i cittadini di Bari e del distretto di corte d'appello di Bari saranno penalizzati in futuro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).