Discussione sulle linee generali
Data: 
Mercoledì, 11 Luglio, 2018
Nome: 
Lucia Annibali

A.C. 764

Signora Presidente, Governo, care colleghe e cari colleghi, quella del tribunale di Bari è senz'altro una questione annosa, che meritava e merita una soluzione. È apprezzabile, quindi, che il Ministro, come suo primo atto, abbia voluto farsi carico della situazione della giustizia penale barese. Tuttavia, tra il farsi carico di una situazione e risolverla, la differenza sta nella soluzione che si decide di adottare.

Per esperienza le soluzioni migliori in termini di efficacia sono quelle costruite attraverso la conoscenza, intesa come competenza, la condivisione, l'intelligenza e la lungimiranza. Nulla di tutto questo è ravvisabile in questa decisione. La soluzione adottata dal Ministro con questo decreto è, infatti, la peggiore che si potesse prendere. Nella sua intenzione il Ministro intendeva e intende garantire il regolare svolgimento della giustizia penale barese, ma la verità è che finirà per paralizzarla per gli anni a venire. Non è un caso che la sua decisione abbia infatti generato numerose perplessità e richieste di chiarimenti, non solo da parte dei gruppi di opposizione, ma anche in primis dai soggetti auditi in Commissione giustizia, preoccupazioni che non starò qui a indicare, perché già ampiamente discusse in quest'Aula.

Il Partito Democratico ha recepito le osservazioni emerse nelle audizioni con emendamenti, volti a migliorare il testo del decreto. Tali emendamenti sono stati tutti respinti dalla maggioranza, dopo il parere contrario di relatore e Governo, dimostrando una totale chiusura nei confronti dell'opposizione. Di fronte a questo atteggiamento di una forza politica che è attualmente al Governo, ma che continua a comportarsi come se fosse di opposizione, il Partito Democratico ha sperato nella possibilità di vedere accolto almeno un emendamento, quello a mia prima firma, a correzione e integrazione del secondo comma dell'articolo 1 del decreto-legge in discussione, con il quale si chiede di estendere la sospensione dei termini alle misure cautelari personali, come già detto, invece che alla sola custodia cautelare.

In base al tenore letterale del citato comma, la sospensione non opererebbe per tutte le altre tipologie di misure cautelari personali, come il divieto di avvicinamento alla persona offesa o l'ordine di allontanamento dalla casa coniugale, misure volte a tutelare una specifica categoria di persone offese, quali sono le donne vittime di stalking o maltrattamenti in famiglia.

Su questo punto invito le colleghe e i colleghi della maggioranza e del Governo a rompere le righe, a fare una riflessione da persone libere e dare un proprio contributo al dibattito. Stiamo infatti parlando di reati di particolare allarme sociale. Questa lacuna, infatti, non può che generare incertezze interpretative e, dunque, disparità di trattamento, se non addirittura vuoti di tutela. Anche D.i.Re, associazione nazionale “Donne in rete contro la violenza”, con un proprio comunicato, ha evidenziato come tale provvedimento metta a rischio l'incolumità di moltissime donne, ponendosi peraltro in aperto contrasto con la Convenzione di Istanbul, ratificata dal nostro Paese nel 2013, in termini di protezione e accesso alla giustizia.

L'emendamento, considerata la sua rilevanza, sarà ripresentato in Aula, con l'auspicio che il Governo ritorni sui suoi passi e che voglia accogliere, se non le osservazioni provenienti dal Partito Democratico, forse per pregiudizio, se non quelle provenienti dagli auditi, per superficialità, almeno quelle osservazioni critiche che giungono da un'associazione, che da anni si fa carico della sofferenza di donne che subiscono violenza.

Lasciatemi dire che, in tema di politiche di prevenzione e di contrasto alla violenza maschile contro le donne, voi ereditate oggi un lavoro straordinario, realizzato dal precedente Governo insieme al Dipartimento per le pari opportunità, a partire dalla ratifica della Convenzione di Istanbul, fino alla scrittura del Piano antiviolenza per gli anni 2017-2020 e alla redazione di linee guida nazionali per le aziende sanitarie ospedaliere, in tema di assistenza socio-sanitaria alle donne che subiscono violenza. Un lavoro, questo, costruito con competenza, condivisione, intelligenza, sensibilità e lungimiranza. La speranza è che sappiate farne buon uso, realizzando politiche a tutela delle donne che soffrono, a garanzia della sicurezza loro e dei loro figli, e volte a promuovere la necessaria emancipazione dall'esperienza di violenza subita.

Ecco, accogliere questo specifico emendamento del Partito Democratico sarebbe un primo importante passo in questa direzione. Il Governo non può abbandonare molte donne ai loro persecutori.

Concludo, richiamando, come già avvenuto in Aula, le parole del Ministro Bonafede, che ha annunciato l'individuazione di un immobile. Ecco, ci dica al Ministro Bonafede quali sono le caratteristiche di questo immobile e quali tempi prevede e soprattutto se il termine del 30 settembre ritenga che sia rispettato. Se ce lo dice, ne saremo davvero contenti.