Data: 
Mercoledì, 28 Maggio, 2014
Nome: 
Maria Grazia Rocchi

A. C. 2385

Discussione sulle linee generali

Signor Presidente, colleghi, da anni si afferma che istruzione e formazione rappresentano il più potente fattore competitivo delle società moderne. In quest'Aula abbiamo affermato più volte che non possiamo concentrarci solo su una società che richiede sempre più elevati livelli di competenze professionali per reggere la sfida delle innovazioni tecnologiche, ma vi è la necessità di sostenere processi formativi realmente capaci di costruire inclusività e cittadinanza.
  Concordiamo che, in assenza di livelli adeguati di istruzione e formazione e davanti a processi sempre più rapidi di trasformazione, si dilatano i rischi di impossibilità di trovare le risorse per muovere inserimenti produttivi e sociali. Aumentano le probabilità di esclusione, diperdita della possibilità di sentirsi concretamente soggetti autonomi e responsabili capaci di esercitare pienamente i propri diritti.
  Mai come adesso la politica ha avvertito la necessità di fornire alla scuola gli strumenti essenziali affinché possa riconoscere ed esercitare le proprie funzioni fondamentali, stretta com’è tra il compito di trasmettere i paradigmi di un sapere e di una cultura condivisa e quello di contribuire a fornire strumenti per vivere in un futuro incerto e complesso.
  Certo, noi oggi interveniamo per convertire in legge il decreto-legge n. 58, cioè per dare delle risposte emergenziali in assenza, però, delle quali noi porremmo a serio rischio la normale funzionalità di molte scuole italiane. Agiamo su alcune delle molte emergenze figlie di una stagione che ha visto politiche scolastiche confuse sia nei principi enunciati che negli strumenti attuativi, che, nel nome della razionalizzazione, ha usato la scuola come un bancomat per la finanza pubblica.
  Ormai, vedete, non sfugge a nessuno che le procedure concorsuali per il reclutamento nella pubblica amministrazione siano fonte di forte contenzioso, ma difficilmente si è assistito al caos che ha travolto l'ultimo concorso di reclutamento dei dirigenti scolastici.
  Con il decreto del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca del luglio 2011 è stato emanato il bando di concorso per esami e titoli relativo al reclutamento di dirigenti scolastici per la scuola primaria e secondaria e per gli istituti educativi, alla cui attuazione provvedevano gli uffici scolastici regionali incaricati, peraltro, di redigere le rispettive graduatorie regionali di merito.
  La procedura concorsuale ha generato innumerevoli ricorsi, è già stato ricordato, che hanno coinvolto molte regioni (Molise, Lombardia, Lazio, Toscana, Campania), e ciò ha imposto riflessioni importanti sull'eccesso di procedure che stanno alla base dei pubblici concorsi, non solo quelli dei dirigenti scolastici, i cui aspetti formali sono frequentemente oggetto di contenzioso che genera incertezze nelle parti coinvolte, il dilatarsi dei tempi per la loro risoluzione e costi elevati per la pubblica amministrazione.
  Tali considerazioni sono state attentamente valutate durante la discussione del decreto-legge n. 104, convertito con la legge n. 218 del 2013, che, con l'articolo 17, offre una nuova disciplina per il reclutamento dei dirigenti. Si accentra così la procedura che diventa nazionale, riducendo, pertanto, la frammentazione delle interpretazioni normative nell'espletamento dei concorsi che hanno poi generato, anche, una difformità nelle sentenze che sono state emanate in caso di ricorsi dai vari tribunali regionali amministrativi; si disciplina la formula del corso-concorso, si affida la gestione e formazione alla Scuola superiore della pubblica amministrazione.
  I ricorsi, in alcune regioni, sono stati addirittura confermati da sentenze del Consiglio di Stato, con ciò provocando l'annullamento parziale o totale della procedura concorsuale. Nelle regioni, però, in cui la carenza di dirigenze aveva determinato la necessità di utilizzare l'originaria graduatoria per evitare le reggenze e procedere, dunque, all'immissione in ruolo di nuovi dirigenti scolastici, già dal 1o settembre 2012, si è venuta a creare una situazione di totale confusione e di pericolosa incertezza circa le sorti della continuità gestionale della scuola. Assistiamo, così, al caso di circa un quarto delle scuole toscane che, da aprile, si trovano condotte da dirigenti nominati su graduatorie dichiarate nulle, dirigenti i cui atti rischiano di essere invalidati, e vi parlo di contratti, di liquidazione di stipendi, di fatture ai fornitori, di graduatorie di docenti, della validità degli scrutini, della validità delle nomine dei commissari agli esami di Stato.
  Con l'articolo 1 del decreto-legge, si interviene per dare piena efficacia ad ogni atto amministrativo prodotto, ma si interviene anche per evitare interruzioni nella conduzione e nella gestione delle scuole. Anche in Commissione ho ascoltato interventi che stigmatizzavano la permanenza in servizio dei dirigenti assunti sulla base di graduatorie annullate da sentenze. Per questo, ora, mi sembra doveroso indurre ad una riflessione sul ruolo della dirigenza scolastica, che non si esaurisce in meri atti di gestione e di amministrazione o in funzioni sanzionatorie; sempre di più assume funzioni di leadership educativa, promuove innovazione, coordina piani di valutazione dell'istituzione scolastica, attiva azioni di miglioramento, sostiene e valorizza l'impegno dei docenti, destina le sempre più esigue risorse all'ampliamento dell'offerta formativa. Nella catena decisionale rappresenta un anello fondamentale che può interpretare, nell'ambito dell'autonomia scolastica, gli impulsi di innovazione e trasformazione, anche, dei comportamenti che derivano dalla società, dal territorio, dall'amministrazione centrale stessa.
  Molti dei neodirigenti avevano avviato profonde trasformazioni in scuole complesse con forti criticità; criticità che derivavano proprio dal fatto che erano state a lungo private di stabile leadership. E da queste scuole, da questi territori, è giunto alto l'appello a non venir privati di una ritrovata stabilità.
  L'articolo 1 del decreto-legge n. 58, nelle more di una complessa rinnovazione del concorso, lascia i dirigenti in servizio fino alla conclusione dell'anno scolastico, e ciò perché si è correttamente anteposto l'interesse generale delle comunità scolastiche. È apparsa ad alcuni, poi, discutibile la previsione di una riserva di posti da assegnare sul prossimo corso-concorso – quello previsto dalla nuova procedura di cui parlavo prima – da riservare, dunque, a coloro che, a fronte di procedure concorsuali annullate, si sono visti privati di utili posizioni nelle graduatorie di merito.
  Vede, Presidente, non si offre un privilegio a qualcuno, ma si ricerca un difficile equilibrio tra tanti interessi in gioco: quelli dei ricorrenti che, siamo consapevoli, hanno il diritto di ripetere la procedura concorsuale; quelli di professionisti, incolpevoli vittime, che hanno vinto un concorso ritenuto valido sotto ogni profilo sostanziale, ritenuto valido da questo punto di vista anche dalle sentenze, e annullato per meri errori della pubblica amministrazione.
  Dirò di più, ritengo che l'esperienza maturata in più ambiti scolastici, accompagnata da investimenti pubblici nella formazione ad un ruolo di ampia complessità, meritasse ben altra valorizzazione. Pertanto, appare auspicabile che il Governo attivi ogni misura che eviti di far ricadere su lavoratori reclutati ed immessi in servizio le conseguenze negative accertate di irregolarità della pubblica amministrazione, con ciò evitando di esporre la stessa al rischio di ulteriore contenzioso e ulteriori costi. Vorremmo rapidamente esaurire l'epoca delle emergenze nella scuola, quelle dei contenziosi mai risolti, delle riforme incomplete, dei cantieri che non si chiudono mai. La scuola italiana merita molto di più, è ricca di buone pratiche da valorizzare, di seri ed impegnati professionisti, di intelligenza progettuale. Possiamo invertire il trend, abbiamo già iniziato, abbiamo già iniziato con i primi progetti di edilizia scolastica. In questo scorcio di campagna elettorale ha, insieme ad altri sindaci, assistito alle e-mail e ai telegrammi che erano arrivati in cui si assegnavano le prime risorse per i progetti che 4.500 comuni hanno fatto pervenire: sono 4.500 nuove scuole, 4.500 nuovi cantieri che da qui a pochi mesi vedranno l'avvio. Andiamo avanti, dunque, per operare nel segno di azioni che restituiscano dignità, strumenti, certezza di regole e risorse alla scuola italiana, dunque ai nostri bambini, ai nostri ragazzi, al nostro futuro.