Discussione generale
Data: 
Lunedì, 28 Luglio, 2014
Nome: 
Davide Baruffi

A.C. 2486-A

Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, il provvedimento che ci apprestiamo a convertire è piuttosto articolato e complesso, io mi concentrerò in particolare sulla parte che più rileva per il personale della pubblica amministrazione. L'obiettivo che il Governo si è assegnato è questo: generare più efficienza nella pubblica amministrazione attraverso un utilizzo migliore delle risorse, una razionalizzazione delle stesse, una valorizzazione delle professionalità presenti nella pubblica amministrazione anche attraverso l'ingresso di nuove leve con il ricambio generazionale. Un provvedimento in materia di pubblica amministrazione più in generale è buono se semplifica la vita per i cittadini e per le imprese, se riduce naturalmente costi e sprechi producendo efficienza, se riesce a motivare maggiormente i dipendenti. Quindi un giudizio più compiuto potrà essere dato solo con la decantazione, con l'approvazione poi e l'attuazione della legge delega, che è stata varata di recente In ogni caso gli obiettivi enunciati sono condivisibili, il provvedimento complessivamente appare coerente anche e soprattutto alla luce delle modifiche che sono state apportate in sede di I Commissione, con un buon lavoro, non senza talune criticità che permangono. 
Voglio fare due premesse già di merito di carattere generale, la prima è questa: ritengo indispensabile che si sblocchi immediatamente la contrattazione nel pubblico impiego Dopo tanto tempo, non solo per ragioni etiche – perché è giusto – ma perché non c’è cambiamento e non c’è progetto di innovazione che possa essere praticato senza il coinvolgimento diretto dei lavoratori. Da qui più in generale, una seconda considerazione: noi siamo per la privatizzazione del regime del lavoro pubblico, mentre è sbagliata la via autoritativa per legge, che pretende di risolvere i problemi che non riesce ad affrontare attraverso il confronto per via normativa. 
Le osservazioni formulate dalla Commissione lavoro muovono da queste premesse per assumere, rafforzare e, in taluni casi anche correggere, il provvedimento in esame, il decreto-legge n. 90. Voglio illustrare gli elementi essenziali, con degli elementi di giudizio naturalmente. Bene il modo in cui si è risolto l'obiettivo del ricambio generazionale, questo ricambio passa senz'altro dal congedo dei lavoratori più maturi, dal loro pensionamento, e dall'ingresso delle leve più giovani. Bene quindi i due istituti su cui si è intervenuti già nel testo originale del decreto: l'abolizione del trattenimento in servizio e il rafforzamento, viceversa, della risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro. Sono stati questi due istituti migliorati ed estesi nella loro portata, con appositi emendamenti in sede di I Commissione. 
Ancora, la portata dell'operazione complessiva in uscita – chiamiamola così – è stata estesa con altre due misure, presenti tra quelle che la Commissione lavoro aveva indicato, in particolare il superamento delle penalizzazioni derivanti dalla prestazione effettiva di lavoro – questo concetto che è stato introdotto dalla riforma Fornero e che ritardava il pensionamento di persone che ne avevano il diritto, non entro nel merito ma credo che il passo in avanti fatto in Commissione sia stato molto importante, è un passo in avanti fatto, per inciso, non solo per i lavoratori della pubblica amministrazione, dove però più evidente era la contraddizione che si generava – e ancora la seconda, si è trovata finalmente una soluzione per la questione annosa degli insegnanti «quota 96». Anche qui non devo entrarci più di tanto, ma i lavoratori della scuola erano stati doppiamente colpiti dalla Fornero, non solo dall'innalzamento brusco dell'età pensionabile che ha coinvolto la platea di tutti i lavoratori, dipendenti e autonomi, ma anche per il modo in cui questa riforma è stata approntata sul comparto non considerando i tempi della scuola. Il fatto che dopo numerose iniziative parlamentari, anche unitarie, si arrivi oggi a un risultato lo considero un fatto assolutamente positivo. 
Queste due misure correttive – o se vogliamo aggiuntive – per il decreto rafforzano senz'altro il ricambio generazionale, basti pensare alla possibilità di 4 mila insegnanti di entrare in ruolo. Fanno anche un po’ di giustizia rispetto a errori compiuti in passato. Aggiungo che ci evitano anche ulteriori errori. 
Infatti, il combinato disposto di quanto previsto dalla possibilità di pensionare immediatamente i lavoratori maturi, insieme alla mancata rimozione di queste penalizzazioni, avrebbe generato nuove iniquità e nuove ingiustizie. Così non è. 
La Commissione aveva avanzato, insieme a queste, altre proposte coerenti e certamente più onerose: il complesso è positivo e rappresenta un passo avanti oggettivo. Io credo che quelle proposte restino sul tavolo e che possa essere interesse del Parlamento e del Governo naturalmente compiere ulteriori passi avanti, magari anche con la predisposizione di appositi ordini del giorno, che segnino in ogni caso un impegno di ordine politico, che oggi non può essere sul piano finanziario. 
Bene, a questo proposito, anche una misura – se volete – più circoscritta, ma dal punto di vista simbolico non meno importante, del limite introdotto di un anno rispetto alla possibilità di tenere i dirigenti in quiescenza presso le stesse pubbliche amministrazioni. Io credo che sia un segnale giusto, perché noi vogliamo interpretarla come la possibilità di accompagnare, con una possibile staffetta generazionale, l'ingresso di nuove leve. Se si trasformasse – il rischio era questo – nella possibilità di continuare a gestire influenze, sarebbe stato un fatto assolutamente negativo. 
Ma per un ricambio nella pubblica amministrazione non basta togliere il tappo; occorre riaprire il rubinetto, altrimenti la vasca si vuota. Ok quindi alcuni dei provvedimenti che sono contenuti nel del decreto-legge e vanno nella direzione giusta, ad esempio l'allentamento del blocco del turn over per gli enti locali, per i comuni diciamo a questo punto. Bene anche aver recuperato l'università tra i comparti che hanno un regime speciale rispetto al blocco della turnazione; bene l'aver ampliato la disponibilità di oltre mille unità per i vigili del fuoco e lo scorrimento delle graduatorie per la polizia; questioni che ha ripercorso il relatore, e non ci torno. 
Cito invece la possibilità di prorogare ulteriormente i contratti a tempo determinato per i precari della pubblica amministrazione. Non si tratta di un terzo tempo di gioco che vogliamo concedere, ma della necessità di tenere insieme, da un lato, i diritti dei lavoratori e, dall'altro, la continuità dei servizi fino a quando il Governo non eserciterà il decreto che è preposto ad emanare con la rivisitazione delle funzioni e delle risorse. 
Naturalmente, al ricambio generazionale si può rispondere in tanti modi, ma questo dell'apertura del rubinetto è la strada principale. Il segno rimane complessivamente non positivo, occorre fare altri passi in avanti. 
Tra queste strade c’è anche la possibilità della mobilità naturalmente, cioè di un più corretto ed efficiente impiego delle risorse disponibili nel quadro della valorizzazione e noi siamo molto d'accordo con questo obiettivo del Governo, che è stampato dentro il decreto. Abbiamo posto alcune osservazioni e poi, attraverso emendamenti, introdotto alcuni correttivi che io ritengo utili e migliorativi, perché il nostro intento era quello – ripeto – non di cambiare l'obiettivo, ma di renderlo attuabile e compatibile attraverso corretti istituti, anche di trasparenza e di confronto. Mi riferisco, ad esempio, alla possibilità di coinvolgere le organizzazioni sindacali nella definizione dei criteri, un passo avanti che è stato compiuto, una definizione più trasparente da parte delle amministrazioni pubbliche a monte, in modo preventivo, dei requisiti e delle competenze richieste, la sostituzione dell'improprio – uso un eufemismo – concetto di unità produttiva che era contenuto all'interno del decreto-legge. Abbiamo fatto un lavoro positivo con il Governo – e adesso vedo qui e ringrazio anche il sottosegretario Rughetti – perché credo che sia la dimostrazione che si può cogliere esattamente lo stesso obiettivo senza andare a stravolgere concetti che attengono ad altri istituti normativi e a generare quindi un possibile contenzioso. 
La salvaguardia di alcune categorie più fragili: l'emendamento è stato presentato in questo caso da una collega non del mio partito, ma che voglio sottolineare positivamente, cioè l'idea che debba essere salvaguardato chi ha figli sotto i tre anni o chi assiste, ad esempio, un disabile. 
In questa logica di fattibilità e compatibilità, muovono altre due osservazioni fatte dalla Commissione lavoro circa l'unificazione delle autorità e la riduzione del 50 per cento del contributo pagato delle imprese alle camere di commercio. Le due operazioni hanno evidenti risvolti anche sulla vita dei lavoratori: nel merito l'hanno già detto invece rispetto alla portata dei provvedimenti i colleghi che mi hanno preceduto e so che altri colleghi del mio gruppo interverranno su questo.  Io mi limito a registrare come i passi avanti compiuti in Commissione vanno nella direzione da noi auspicata e ci consentono di sviluppare quel confronto dentro il processo – a questo punto non c’è più un'istantanea, c’è un processo che si determina – che può individuare soluzioni per salvaguardare i lavoratori stessi. 
Certamente più critico, problematico, è il nodo legato all'istituto del demansionamento e alla previsione di derogare, in via generale, al codice civile. Tale previsione è stata puntualizzata, circoscritta, meglio accompagnata, direi, da una serie di specifiche introdotte con emendamenti. In particolare, l'arretramento è stato limitato ad una sola possibile categoria, di una sola qualifica, e pure nella cogenza immediata della norma non è prevista una riserva di legge, cioè si dà la facoltà, la possibilità, alle parti sociali di negoziare in questo senso le modalità applicative. Inoltre, il personale demansionato conserva la possibilità successiva di essere ricollocato nella propria qualifica. 
Vado a concludere, Presidente. Nota ancora critica è che in materia di prerogative sindacali la formulazione dell'articolo 7 resta, a mio avviso, non positiva (il sottosegretario lo sa; quindi, non è una novità). Le precisazioni fornite dal Governo, nell'esame in Commissione, sono senz'altro apprezzabili, ma io credo di scarsa utilità. L'avere assommato istituti diversi di agibilità sindacale, distacchi, permessi e aspettative, senza precisare se a titolo oneroso o meno, avere previsto il dimezzamento al di fuori di ogni confronto con le parti, l'avere utilizzato l'espressione «associazioni sindacali» pensando così di salvaguardare, cioè di escludere automaticamente, le RSU, sono tutti elementi che io considero non convincenti. Se l'intento e gli obiettivi erano quelli esplicitati dal Governo – e non ho dubbio che sia così e, in parte, sono anche condivisibili – io credo che avremmo potuto, anche in questo caso, trovare una soluzione per una strada più agevole. Io mi dispiaccio di questa indisponibilità che abbiamo registrato, perché credo che permanga un problema politico su questo punto. 
Voglio, però, concludere con una nota positiva, davvero in trenta secondi, Presidente. Considero positivo il fatto che il  Governo in questo caso abbia accolto due emendamenti che segnalano una specificità rispetto ai comuni colpiti dal sisma nel 2012 per quanto riguarda in particolare l'Emilia Romagna, sia per quanto riguarda la centrale unica degli appalti, dentro una revisione del provvedimento più generale, sia per quanto riguarda i vincoli del personale, e confido, come dire, nella benevola e robusta consulenza del Governo, del sottosegretario Rughetti, che è qui presente, per spiegare anche alla Ragioneria generale dello Stato che questi interventi non modificano gli equilibri di finanza pubblica e i vincoli a cui sono sottoposti quegli enti locali specifici, ma ci permettono di fare un passo avanti. 
Ripeto: il giudizio nel complesso del provvedimento è assolutamente positivo.