Discussione generale
Data: 
Lunedì, 28 Luglio, 2014
Nome: 
Teresa Piccione

A.C. 2486-A

Signor Presidente, io credo che oggi noi stiamo affrontando in Aula uno degli atti più importanti, perché mettere mano alla pubblica amministrazione, riorganizzarla innovandola, è mettere mano dentro la stessa funzione dello Stato. Non penso ci sia bisogno di ricordare che la pubblica amministrazione nasce, si articola, si declina in maniera sempre più funzionale a quelle che sono le esigenze dei territori e dello stesso governo di essi, a partire dallo Stato moderno, ed è legata proprio a un'idea di Stato come sistema, che poi si declina nelle varie articolazioni, sempre più piccole e decentrate dopo quelle centrali, e che attraverso la pubblica amministrazione dà i suoi indirizzi ma anche esercita tutte le funzioni. 
Allora, io penso che se oggi noi ci troviamo di fronte a questo primo tentativo di riorganizzazione abbiamo fatto un grande passo avanti, perché è ovvio che in questi 150 anni qualche cosa si è inceppato e deve essere modificato se vogliamo restituire al nostro Paese smalto, efficienza e competitività. 
Io credo che in quest'atto viene chiesto a tutti – e viene chiesta soprattutto alla pubblica amministrazione – un'assunzione di responsabilità collettiva e una partecipazione al rinnovamento dell'intero Paese.  Con questo primo atto sulla pubblica amministrazione, perché la strada è certamente ancora lunga, questo decreto innova, razionalizza, semplifica, ridisegna, riorganizza in varie parti della materia. 
Io andrò per punti e questa riorganizzazione – voglio sottolinearlo – ha un merito in più: avviene a mio avviso nella maggioranza dei casi – ed è il segno riformista del provvedimento – in base a criteri di equità e giustizia distributiva, di riequilibrio, che è quello che tutti gli italiani ci chiedono. Inutile dire che già l'articolo 1, non per nulla esaminato fra gli ultimi, è un nodo cruciale e a questo articolo 1, che abroga la deroga del trattenimento in servizio e ovviamente agevola il turnover, vanno legati a mio avviso i più significativi elementi che noi immettiamo in questa branca. Una è proprio la «quota 96», di cui qualche collega stamattina ho già parlato, e lo dico perché convintamente disposta a vedere in questo provvedimento la realizzazione dei quel riconoscimento di diritti e di quel riequilibrio di cui parlavo in premessa. È un modo per restituire al personale della scuola quello che per questi anni non ha avuto, cioè quel personale che ha pagato il prezzo di trovarsi all'interno di un contratto particolare che non ha consentito a nessuno di essi, di questi docenti o del personale amministrativo o dei dirigenti stessi di andare in pensione al 31 dicembre 2011 e di trovarsi al 1o gennaio 2012 nel pieno della riforma Fornero, che negava loro la possibilità di andare in quiescenza. Allora, questo forse è l'elemento che più apre al ricambio generazionale, perché se c’è un posto dove la sostituzione deve essere fatta quello è proprio tra i banchi di una classe. Credo che questo connoti l'azione di questo Parlamento e sottolinei uno degli elementi, a mio avviso, più interessanti e belli che si è registrato nel lavoro su questo provvedimento durante le lunghe serate passate in I Commissione, cioè il rapporto, il confronto dialettico, ma aperto, franco e costruttivo che la Commissione ha potuto intrattenere con il Governo, sempre presente e sempre disponibile a rivedere posizioni nel momento in cui questo era compatibile con la ratio del provvedimento stesso. Io riconosco che questo quindi è un elemento di particolare importanza che si registra all'interno di un metodo che mi auguro possa essere seguito anche nei provvedimenti a seguire. Ci sono poi degli altri articoli che voglio sottolineare in maniera particolare. Uno è anche quello sulla mobilità, che è stato tanto discusso e che pure secondo me non solo risponde alle esigenze del funzionamento e del buon andamento della pubblica amministrazione, dotando gli uffici sotto pianta di nuove unità, ma risponde anche ad una valorizzazione del personale stesso, ed è giusto che la Commissione abbia delimitato di un solo gradino, come diceva prima di me il collega, anche il declassamento e che si dia al lavoratore la possibilità poi, su sua istanza, di essere di nuovo ripristinato nella mansione precedente. Trovo che questo aiuta, aiuta molto gli enti locali, così come l'altro provvedimento che consente ad essi di assumere per il 60 per cento del turnover che è avvenuto.  Infatti, questo, negli enti locali, pieni di tanti precari, è sicuramente un elemento di vantaggio e di attenzione da parte di questo Governo. Vi sono, poi, degli elementi, a mio avviso, di grande giustizia. Uno è quello che costituisce un fondo di 5 milioni di euro nell'INAIL, per gli anni 2014 e 2015, per pagare l'assicurazione per il personale che gode di ammortizzatori sociali e che presta servizio in attività di progetti di volontariato all'interno degli enti locali; quindi, sgrava, ancora una volta, l'ente locale dal peso di questi profili assicurativi. 
Un'altra cosa importante è l'estensione dell'abilitazione universitaria a sei anni e anche il fatto che sia possibile fare una domanda liberamente nel tempo. Altro elemento rilevante è l'istituzione di una banca dati sul personale degli enti pubblici, delle partecipate e di tutti quelli che sono in disponibilità. Trovo che, anche sull'articolo 18, il punto di equilibrio trovato nel mantenimento delle sedi dei tribunali amministrativi, laddove vi siano sedi di corti di appello, risponda a un criterio oggettivo, che sicuramente tiene conto anche del volume del contenzioso affrontato. 
Un altro articolo, a mio avviso, importantissimo è l'articolo 24, che prevede una modulistica standardizzata. Sappiamo dalle aziende, dai tour operator, che uno dei freni proprio all'efficienza e alla velocizzazione degli interventi, anche in economia, è dovuto al fatto che ogni regione, ogni comune, propone procedure e modelli diversi per lo stesso tipo di istanze, cosa che scoraggia anche gli investitori. 
Questo accordo trovato tra il Governo e la Conferenza Stato-regioni si qualifica, a mio avviso, in maniera peculiare per superare questa impasse. Un altro articolo di particolare rilievo è l'articolo 25, in cui si viene incontro, finalmente, ai disagi che le categorie dei disabili, ma anche dei cittadini che soffrono di patologie croniche o irreversibili, hanno affrontato in questi anni. Si toglie, cioè, loro – lasciatemi passare la parola – l'umiliazione anche di essere dichiarati rivedibili, quando da quelle patologie non è possibile uscire. E poi vi è anche il fatto di avere dato la garanzia che, nel passaggio dalla minore alla maggiore età, in attesa della nuova verifica, si possa mantenere l'assegno di cui si godeva. Voglio concludere, Presidente, con un ricordo, se mi permette, quasi familiare: negli anni Ottanta, il presidente della Commissione affari istituzionali dell'Assemblea regionale siciliana diceva spesso che il Governo più coraggioso sarebbe stato quello che avrebbe messo mano al riordino della pubblica amministrazione. Quel presidente, in quegli anni, è mio padre. Voglio citare questa cosa e mi piace ricordarla perché, esaminando questo decreto, mi sono ricordata di questa sua affermazione ai convegni di quegli anni. 
Ma voglio che serva anche da omaggio a lui, che sicuramente sarà molto contento di leggere queste pagine, perché nelle luci, molte, e nelle poche ombre non si spaventerà, convinto che avere cominciato è già un ottimo livello di azione. Voglio dedicare tale ricordo anche a questo Governo, al Ministro Madia e al sottosegretario, perché gli serva da augurio e da incoraggiamento. 
È difficile riformare, vi è sempre qualcuno che resta scontento, ma noi abbiamo nella mente, nel cuore, l'interesse dell'Italia, del Paese. Vogliamo riconsegnare l'Italia ad un altro futuro, dimenticando i troppi momenti bui che viviamo o che abbiamo vissuto. 
Vogliamo che l'Italia ritorni ad essere sullo scenario internazionale, e anche all'interno, autorevole, forte e competitiva. Un'Italia, però, anche giusta, in cui questa redistribuzione cominci con questo decreto. Perciò, andiamo avanti e che questo proficuo dialogo tra Parlamento e Governo possa essere un buon inizio e un buon viatico per tutti i viaggi che ancora ci aspettano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).