Discussione generale
Data: 
Lunedì, 28 Luglio, 2014
Nome: 
Marlena Fabbri

A.C. 2486-A
 

 Signor Presidente, vorrei iniziare il mio intervento ringraziando il Ministra Madia, il sottosegretario Rughetti ed il relatore Emanuele Fiano, nonché il capogruppo PD in I Commissione, per la disponibilità ed il lavoro fatto in queste settimane, che è stato impegnativo nella sostanza, ma soprattutto devo ringraziarli per il metodo che hanno deciso di applicare, che è stato quello di un profondo coinvolgimento dei componenti della I Commissione, ma non solo, perché vorrei ricordare che è vero che la referente era la I Commissione, ma c’è stato un apporto significativo dei componenti delle Commissioni competenti in materia di lavoro, giustizia, scuola, cultura, e welfare, sia nella proposizione di emendamenti di merito che nella presenza attiva in Commissione, nelle diverse notti che abbiamo fatto proprio per emendare questo testo. Un testo che – è già stato detto – è importante anche per la quantità di materie su cui interviene all'interno della pubblica amministrazione. 
Un decreto significativo, che però va letto non solamente in sé, ma all'interno di un contesto più ampio, che vede sicuramente prima di tutto il fatto che siamo in una situazione economico-finanziaria delicata per il nostro Paese, che ci impone di rivedere la spesa pubblica sia per andare a contribuire a ridurre il debito pubblico del nostro Paese, ma anche per eventualmente intervenire su una riduzione della tassazione a favore dei cittadini e sicuramente anche e soprattutto per efficientare ed innovare il nostro sistema. 
Quindi in un contesto di spending review, ma anche di profonda necessità di riorganizzare la pubblica amministrazione, cosa che è stata evidenziata anche con il deposito del disegno di legge di iniziativa governativa al Senato, qualche giorno fa: una proposta di legge delega che individua i criteri e la filosofia attraverso cui si vuole intervenire, proprio per ammodernare e riorganizzare la pubblica amministrazione. 
Il decreto-legge costituisce quindi un primo passo o tassello su alcuni aspetti puntuali dell'organizzazione della pubblica amministrazione, che possono essere immediatamente applicati ed attuati, perché ne producano al più presto gli effetti, ma che si inseriscono nella filosofia e nei principi che vengono definiti appunto all'interno del disegno di legge delega sulla riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni e che quindi all'interno di quel contesto vanno letti. 
Già i colleghi hanno evidenziato come, all'interno del provvedimento, ci siano norme appunto tese all'efficientamento della pubblica amministrazione, a migliorarne l'efficacia, sicuramente a migliorarne l'economicità, ma anche la trasparenza, al fine di ottenere una capacità migliore anche di lotta alla corruzione che, come abbiamo potuto verificare in questi anni, sia fra dipendenti pubblici, fra figure politiche o fra soggetti che ruotano attorno alla pubblica amministrazione, determina non solo malcostume, ma aumento di costi inappropriati ed illeciti a scapito della pubblica amministrazione e a scapito dei cittadini. 
Io vorrei intanto evidenziare un aspetto, prima di tutto: io ho conosciuto un'altra pubblica amministrazione rispetto a quella che normalmente viene raccontata sia in quest'Aula che fuori e sono orgogliosa di averla conosciuta e di avere fatto il sindaco dieci anni e di aver veramente lavorato con persone di altissima qualità e dedizione, che non hanno mai elemosinato il proprio tempo anche fuori dall'orario di lavoro e a prescindere dal riconoscimento economico. 
Quindi io credo che a questa pubblica amministrazione, che è diffusa nel nostro Paese, vada fatto appello e riferimento, perché ci aiuti nell'obiettivo, diciamo ambizioso ma necessario, di rinnovare profondamente il nostro sistema e quindi di mettersi profondamente in discussione. 
Infatti, è evidente che con le norme che noi andiamo a introdurre con questo decreto-legge e con quelle che poi andremo a discutere successivamente, si chiede ai dipendenti pubblici di mettersi in gioco in maniera profonda, non solo dal punto di vista economico, ma della capacità, della flessibilità, di un aggiornamento permanente, di una disponibilità anche alla mobilità legata alla riorganizzazione pure strutturale del sistema, a chiusure di sedi, a razionalizzazioni e quant'altro, mettendo quindi in gioco loro stessi, la loro competenza, la loro professionalità e la loro dedizione al sistema pubblico. Infatti, vorrei ricordare che, a differenza di quello che si crede, la gran parte delle persone che scelgono di lavorare per il sistema pubblico, non lo fanno perché non hanno altre chance o altre possibilità in cui esprimere le proprie capacità, ma l'hanno fatto perché credono nella necessità o comunque ritengono di dover lavorare per la comunità e non per un datore di lavoro privato. Quindi, c’è proprio un riconoscersi in una mission pubblica che non va sminuita e non va svilita, ma va rafforzata proprio in questa fase di grande trasformazione che noi stiamo vivendo e che noi chiediamo di rappresentare da parte dei pubblici dipendenti. 
Credo, quindi, che ci debba essere particolare attenzione, soprattutto nei decreti attuativi correlati a questo provvedimento e a quelli che verranno a seguito della discussione e dell'approvazione della legge delega, rispetto a diverse criticità. Innanzitutto, ai tempi di attuazione delle razionalizzazioni, dei traslochi delle varie sedi o dei vari enti. Inoltre, anche una particolare attenzione a non perdere la qualità e il know-how che i dipendenti pubblici hanno acquisito e che possono ancora dare e trasmettere alla pubblica amministrazione. Occorre non perdere anche il patrimonio degli archivi e delle documentazioni che sono conservati nei vari enti pubblici dislocati sul territorio. Infatti, è lì che è depositata la memoria, la storia del nostro Paese, ma è lì che è anche depositata la capacità di fare della pubblica amministrazione. 
Vorrei soffermarmi su alcuni aspetti di questo provvedimento che, come è già stato detto, affronta diversi temi, in particolare quelli legati agli enti locali. È evidente, da questo provvedimento, così come anche da quello precedente – penso alla legge n. 56 del 2014 relativa alla trasformazione delle province in aree vaste e alla nascita delle città metropolitane – che si ha in mente un disegno diverso da quello che è esistente oggi, nel senso che si intende dare maggiore autonomia e capacità di azione agli enti grandi, che abbiano un ambito territoriale più consistente, rispetto alle piccole comunità. Un incentivo, quindi, un indirizzo, anche normativo, verso le fusioni e le unioni dei comuni, verso una capacità degli enti locali di superare la dimensione micro per unirsi e imparare a gestire la complessità delle responsabilità e dei servizi da offrirsi al cittadino, non attraverso appunto piccole realtà, ma attraverso unioni o fusioni di comuni per essere anche maggiormente capaci di gestire le poche risorse a disposizione. Un atteggiamento, quindi, di favore verso le comunità più ampie o verso la scelta di fondersi e verso anche la virtuosità degli enti locali. 
Vorrei ricordare in particolare l'articolo 3, dove si prevede una capacità assunzionale in materia di personale maggiore per gli enti locali e per le regioni virtuosi, per quelli che hanno ad oggi una spesa di personale inferiore al 25 per cento della spesa complessiva. Quindi, la possibilità di assumere all'80 per cento del turn over, anziché al 60 per cento come precedentemente previsto, e al 100 per cento nel 2015. 
Penso agli articoli 23-bis e 23-ter che intervengono a correggere una previsione normativa di qualche settimana fa legata all'istituzione delle centrali uniche di committenza. Norme che differiscono il termine di entrata in vigore dell'obbligo di centrali uniche di committenza al 1o gennaio 2015 per l'acquisizione di beni e servizi e al 1o luglio 2015 invece per le gare di appalto di opere e lavori pubblici. Un differimento necessario per consentire anche di avere tempi tecnici di organizzazione. Io credo, infatti, che in questa opera di ammodernamento e di rivoluzione complessiva che noi stiamo attivando verso la pubblica amministrazione attraverso i diversi provvedimenti che stanno venendo in corso, dobbiamo sempre di più fare attenzione ai tempi tecnici di attuazione. È vero che il nostro Paese ha sempre vissuto i cambiamenti con una certa resistenza e, quindi, con il tentativo continuo di procrastinare l'entrata in funzione di questi cambiamenti o di queste richieste di innovazione ma, comunque, nei nostri provvedimenti dobbiamo prevedere tempi tecnici effettivamente necessari e sufficienti a rendere fattibile il cambiamento evitando il caos. 
Ringrazio il Governo per avere accettato di introdurre tra le norme in deroga il fatto di privilegiare i comuni impegnati nella ricostruzione del terremoto sia dell'Emilia Romagna, Lombardia e Veneto sia dell'Abruzzo perché per loro ovviamente è ancora più complicato dover gestire un'emergenza e nello stesso tempo riorganizzarsi. 
Ringrazio anche – ho finito, Presidente – in particolare per l'introduzione dell'articolo 13-bis che introduce un Fondo per la progettazione e l'innovazione e riconosce, quindi, il fatto che ai dipendenti pubblici impegnati in ruoli di responsabilità all'interno delle pubbliche amministrazioni ma senza ruoli dirigenziali venga riconosciuto un incentivo economico legato alle responsabilità assunte e non previste dal contratto. Questo credo che risponda ad un principio sul quale noi non possiamo transigere, cioè il fatto che le responsabilità e il tempo lavoro vengano adeguatamente remunerati e quindi ringrazio sia il relatore sia il Governo per aver voluto introdurre questo articolo 13-bis che corregge, in qualche modo, una abrogazione totale che era avvenuta in Commissione.