Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia
Data: 
Giovedì, 7 Agosto, 2014
Nome: 
Enzo Lattuca

A.C. 2486-B

 

Signor Presidente, signora Ministro, signor sottosegretario, onorevoli colleghi devo ammettere che ho perso il conto delle fiducie che abbiamo votato in questa Aula in questi 18 mesi della XVII legislatura e ho perso il conto anche dei decreti. Ma io credo che oggi qui dobbiamo avere il coraggio di ammettere una cosa: di ammettere che i Governi, e anche lo stesso Parlamento, sono di fronte ad una assenza di alternative. Se davvero si vogliono far seguire i fatti alle parole, se davvero il Governo deve essere libero di imporre, di imprimere una volontà di cambiamento e poi di confrontarsi in Commissione, come è stato fatto, e in Aula sul merito delle questioni e delle soluzioni che si propongono, in questo momento, per via di condizioni politiche e istituzionali, non c’è alternativa al decreto. 
Sappiamo benissimo come ciò non sia una prevaricazione del Governo nei confronti del Parlamento ma come, per gli stessi parlamentari, per quei tanti parlamentari che ad esempio sulla questione «quota 96» hanno atteso un provvedimento in cui inserire la soluzione, il decreto diventa l'unico strumento, anche per i singoli parlamentari, per portare avanti quella che è la soluzione a un problema specifico che si ritiene giusto affrontare. 
Dobbiamo avere anche la sincerità, tra di noi, all'insegna di quel rispetto che ha caratterizzato il lavoro della I Commissione, le tante notti di lavoro in I Commissione, di guardare poco fuori da questa Aula, a qualche centinaio di metri, a quello che sta succedendo. 
Mi riferisco alla riforma costituzionale. Io non ho da aggiungere ulteriori parole alle tante che, in questi mesi, ho ascoltato rispetto all'inadeguatezza dello strumento della decretazione d'urgenza per affrontare riforme organiche che richiederebbero altri strumenti; siamo tutti d'accordo su questo, ma, se vogliamo davvero non trovarci più in questa situazione, se vogliamo davvero trovare una strada alternativa a quella della decretazione d'urgenza, se vogliamo davvero restituire i decreti-legge all'ambito della straordinarietà e se vogliamo davvero costruire un nuovo rapporto fra Parlamento e Governo, ecco, se vogliamo fare questo, la strada è una sola e si chiama razionalizzazione del parlamentarismo, si chiama superamento del bicameralismo paritario ed è qualcosa da cui in tanti, che si lamentano della decretazione d'urgenza, si stanno sottraendo, mentre è una sfida per tutti; chi ritiene che non si possa continuare con la decretazione d'urgenza non si può chiamare fuori da quella che è la riforma delle nostre istituzioni che ci consentirà, fra qualche tempo, in un futuro prossimo non indeterminato, di affrontare i problemi di questo Paese, i tanti problemi di questo Paese, le riforme necessarie con strumenti alternativi a quello della decretazione d'urgenza. Io credo che questa sia la sfida che abbiamo di fronte, anche con riferimento al nuovo rapporto da costruire, con un Parlamento, sicuramente rafforzato dal superamento del bicameralismo, perché il bicameralismo paritario, in questi anni, più che in una duplicazione, si è tradotto in un dimezzamento del Parlamento e l'abbiamo visto anche in questi giorni: la doppia discussione, che si effettua prima alla Camera e poi al Senato o viceversa, rischia di indebolire la forza della volontà espressa dal Parlamento rispetto ad altre posizioni, come ad esempio quelle che a volte appaiono, anche a ragione, di resistenza da parte della burocrazia.
Ora, credo che questo nuovo rapporto di collaborazione sia stato dimostrato da questo Governo, in particolar modo dalla Ministra Madia e dal sottosegretario Rughetti in Commissione; credo che chiunque abbia partecipato a quei lavori non può che ammettere che il Governo si è lasciato convincere dagli argomenti di chi ha proposto proposte emendative sia della minoranza che della maggioranza. Non è partito con la convinzione di aver scritto un testo perfetto che non poteva essere migliorato ma ha ascoltato e si è confrontato con i membri della Commissione, grazie anche al lavoro di mediazione importante del relatore Fiano, ed ha saputo raccogliere ciò che di buono c'era e, guardando gli occhi, ascoltando le parole dei rappresentanti del Governo, sappiamo che avrebbero avuto raccogliere anche di più di ciò che hanno fatto, ma sappiamo che quell'impegno su cui noi mettiamo la nostra fiducia, quell'impegno rimane e quell'impegno vedrà una risposta positiva nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. 
Spendo alcune parole sul provvedimento; io credo che questo provvedimento sia innanzitutto caratterizzato da un approccio positivo nei confronti della pubblica amministrazione. Alcune caratteristiche: innanzitutto, la consapevolezza che la sfera pubblica non è altro dal sistema Italia e che, se vogliamo rilanciare il nostro Paese, non possiamo prescindere da una riforma e da una razionalizzazione ed efficientamento di quello che è la sfera pubblica. La seconda caratteristica dell'atteggiamento che il Governo ha avuto è la non ostilità al pubblico impiego: chi ha provato a riformare la pubblica amministrazione, mettendosi in contrapposizione netta, raccontando che tutti i lavoratori pubblici di questo Paese sono dei fannulloni e sono dei parassiti della società, non ha ottenuto un bel niente, questo è scritto nella storia degli ultimi anni e nell'attività dei Governi che li hanno preceduti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E ancora, la volontà di costruire e di ricostruire una pubblica amministrazione che non sia ostile a cittadini e ad imprese ma che sia aperta alla semplificazione e alla trasparenza dei procedimenti. E ancora, un atteggiamento, come dicevo prima, non punitivo nei confronti del pubblico impiego, ma anche se vero e capace di tagliare con i privilegi e con i trattamenti economici che non sono più compatibili con la situazione di difficoltà del nostro Paese, in particolar modo nei confronti delle figure apicali che, a differenza di tanti altri lavoratori pubblici, hanno dei trattamenti economici che non giustificano la corresponsione di ulteriori compensi.
Uno dei principi, secondo me, fondamentali che siamo riusciti ad affermare con questo provvedimento è l'onnicomprensività del trattamento economico per quanto riguarda i dirigenti, mentre abbiamo avuto la capacità e l'equità di intervenire e di riconoscere che ci sono altre figure che partono sicuramente da una retribuzione inferiore, che possono essere incentivate a produrre di più e a produrre meglio. 
Un altro elemento che io ritengo qualificante è quello che guarda al rapporto tra pubblica amministrazione, pubblico impiego e nuove generazioni. Io qui lo voglio dire davvero con chiarezza al Governo: il divieto di trattenimento in servizio è sicuramente un primo passo e un segnale che si vuole procedere in questa direzione, ma il divieto di trattenimento in servizio, senza nuovi concorsi, non produrrà quel turnover che tutti noi auspichiamo possa riprendere e ripartire, ma produrrà semplicemente uno throw out rispetto a chi è già dentro la pubblica amministrazione e io credo che, per un giovane parlamentare, ma per tutti noi, uno degli assilli di ogni giorno sia quello della disoccupazione giovanile nel nostro Paese e noi abbiamo messo in campo, grazie all'impegno di tanti, anche del Governo precedente, diverse opportunità, come la garanzia giovani. Ma, di fronte all'uscita dal mondo della scuola e della formazione, oggi un giovane ha una possibilità in meno rispetto a tutte le altre generazioni della storia della Repubblica italiana, che è quella di accedere alla pubblica amministrazione. Io credo che, se davvero vogliamo abbassare drasticamente questa percentuale con il 4 davanti della disoccupazione giovanile, non possiamo prescindere dalla possibilità e dall'opportunità di dare alle nuove generazioni l'accesso alla pubblica amministrazione, naturalmente attraverso concorsi. 
Le risposte che ci sono in questo decreto sono tante. Le risposte che attendiamo con fiducia, la fiducia che qui esprimiamo, sono diverse: da «quota 96» alla situazione e alla proroga dei contratti a tempo determinato delle province, al turnover nelle università e io credo che, con questa fiducia, una fiducia che confermiamo, saremo capaci di superare e di vincere le resistenze al cambiamento che riscontriamo anche nella burocrazia. Abbiamo mille giorni davanti; io capisco che a qualcuno possa dispiacere, ma abbiamo la possibilità, non solo con questo decreto ma con la legge delega, di alzare l'asticella. Abbiamo un'ambizione che è quella di ristrutturare e di riformare davvero la pubblica amministrazione. Penso al procedimento amministrativo, ad una disciplina organica delle società partecipate. Concludo, Presidente. Penso alla risoluzione dei conflitti tra le diverse pubbliche amministrazioni, alla messa a sistema delle norme sulla trasparenza e l'accessibilità agli atti, testi unici e un nuovo ordine nella disciplina della pubblica amministrazione. 
Questo è un primo passo nella giusta direzione, è un primo passo, ma qui non ci fermeremo. Queste sono le ragioni e gli argomenti per rinnovare la fiducia al Governo Renzi con maggiore convinzione, viste le difficoltà economiche che il Paese continua a vivere. Le difficoltà economiche che il Paese continua a vivere ci spingono, con maggiore convinzione, a confermare la fiducia a questo Governo e ad esprimere – e lo faccio a nome del Partito Democratico – il voto favorevole sulla questione di fiducia posta sulla conversione in legge del decreto sulla pubblica amministrazione.