Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 20 Ottobre, 2014
Nome: 
Alessandro Mazzoli

A.C. 2629-A

Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, il decreto-legge n. 133 del 12 settembre 2014, meglio conosciuto come «sblocca Italia» è un provvedimento importante ancorché complesso. Le norme in esso contenute hanno l'ambizione di rappresentare un ulteriore tassello capace di rimettere in movimento la fiducia dei cittadini, delle imprese, consentendo al paese di superare i ritardi cronici, incrostazioni e stallo.In questo senso, il provvedimento che ci apprestiamo a convertire muove da motivazioni giuste e da una constatazione oggettiva, purtroppo: il Paese è fermo. Il punto che noi dobbiamo considerare è che il Paese è fermo non solo a causa della crisi, non solo per questa crisi lunghissima e durissima. L'Italia era ferma anche prima: dal 2000 al 2010 l'Italia è stata un Paese a crescita quasi zero; poi, dopo il 2010, è intervenuta la recessione che abbiamo vissuto in questi ultimi anni.
  I nostri problemi non sono legati soltanto alla crisi che ci ha investito a partire dal 2008: i nostri problemi risalgono a molto tempo prima, e non siamo certo un Paese che può dire che, senza la crisi, saremmo stati benissimo. Dunque, se questa è la situazione, accanto all'esigenza di ridisegnare e ammodernare l'impianto istituzionale con le riforme avviate, vi è la necessità di semplificare e riorganizzare il sistema pubblico delle procedure autorizzative per ogni tipo di intervento, senza, naturalmente, che questo significhi deregolamentazione, riduzione dell'efficacia dei controlli, calo di attenzione sui principi di trasparenza e di legalità.
  Questa a me sembra la ratio del decreto, che non si configura come una riforma organica – del resto, non avrebbe potuto esserlo, – ma è una selezione ragionata di interventi e di obiettivi. La conversione in legge del decreto-legge n. 133, cioè ciò che iniziamo a discutere oggi, qui, alla Camera dei deputati, non è più il decreto varato dal Governo, ma è un testo significativamente modificato e migliorato dal lavoro della Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici.
  Un lavoro intenso, fatto di un confronto ricco tra le forze politiche, di un ciclo di audizioni che ha coinvolto decine di soggetti tra quelli istituzionali, imprenditoriali, sociali e associativi, e di un confronto serrato su centinaia di emendamenti. È giusto dare atto a ciascuno dell'impegno profuso nell'essere consapevoli che abbiamo fino in fondo affermato le prerogative del Parlamento, come è giusto fare e come è giusto fare sempre.
  Venendo al merito, l'ampia relazione della relatrice, l'onorevole Chiara Braga, mi consente di soffermarmi su alcune cose; innanzitutto, sugli interventi in materia di infrastrutture e lavori pubblici, dove si introducono norme per anticipare l'avvio dei lavori per due tratte ferroviarie, la Napoli-Bari e la Palermo-Catania-Messina, due grandi priorità.
  Se non si fosse intervenuti, per la Napoli-Bari l'inizio dei lavori era fissato per il 2018 e per la Palermo-Catania-Messina l'inizio dei lavori era fissato per il 2017. In questo modo, l'inizio dei lavori è anticipato al 2015: novembre 2015 per la Napoli-Bari e metà del 2015 per la Palermo-Catania-Messina. Si tenga presente, a proposto di risorse, che per la Napoli-Bari vi è un investimento pari a 4 miliardi e 446 milioni di euro, mentre per la Palermo-Catania-Messina l'investimento è di 5 miliardi e 200 milioni di euro.
  Nell'ambito, poi, dello «sblocca cantieri», il Governo ha definito un incremento del fondo pari a 3 miliardi e 890 milioni di euro, che si aggiungono ai già esistenti 2 miliardi e 69 milioni per interventi appaltabili entro il 31 dicembre 2014 e cantierabili entro il 30 giugno 2015 e per interventi appaltabili entro il 30 aprile 2015 e cantierabili entro il 31 agosto 2015. L'insieme di queste misure consentirà di investire oltre 13 miliardi di euro nei prossimi mesi.
  Accanto a questo, il provvedimento consentirà al Governo di rispondere ai 1.617 comuni che, nel periodo tra il 2 e il 15 giugno di quest'anno, hanno inviato le loro segnalazioni alla Presidenza del Consiglio dei ministri e che sollecitano risposte in ordine a quattro tipi di problemi: mancanza di accordo in caso di coinvolgimento di più amministrazioni nel procedimento funzionale alla realizzazione dell'opera, difficoltà burocratiche variamente intese, mancanza di risorse e problemi di pagamento in forza dei vincoli del Patto di stabilità.
  Vorrei sommessamente sottolineare che non si tratta del «Programma 6.000 campanili»: si tratta di un'altra iniziativa, messa in campo dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Se a queste iniziative aggiungiamo gli interventi normativi previsti sul sistema degli aeroporti e dei porti, e, per altro verso, il rinnovo delle concessioni autostradali, credo si delinei il profilo di un'azione capace di aiutare il Paese ad affrontare, per lo meno, un pezzo significativo dei suoi problemi.
  Vi sono poi le previsioni in materia aeroportuale, l'introduzione di modifiche al codice della navigazione, con l'obiettivo di garantire elevati, uniformi, standard di sicurezza nel settore, anche in conformità con i principi dettati dalla normativa europea, mentre per quanto riguarda i porti, entro 90 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto, sarà varato il piano strategico nazionale della portualità e della logistica, che non è soltanto un necessario strumento di programmazione, ma ha l'obiettivo di migliorare la competitività del sistema portuale e logistico, di agevolare la crescita dei traffici e la promozione dell'intermodalità nel traffico di merci, anche in relazione alla razionalizzazione, al riassetto e all'accorpamento delle autorità portuali esistenti.
  Infine, come dicevo, per quanto riguarda il rinnovo delle concessioni autostradali, questo stesso rinnovo consentirà, con tutti i miglioramenti introdotti in sede referente in Commissione, l'investimento, lo sblocco di risorse pari a circa 10 miliardi di euro nei prossimi anni.
  Il secondo grande capitolo di misure contenute nel decreto, e sul quale mi voglio soffermare, riguarda il servizio idrico e il dissesto idrogeologico, la messa in sicurezza del territorio, bonifica e riqualificazione urbana di importanti aree di interesse nazionale, la gestione dei rifiuti. Sono tutti aspetti che richiamano il grado di civiltà di un Paese e la sua capacità di difendere il proprio patrimonio e la qualità della vita dei propri cittadini. Certo dovremmo, ormai, essere consapevoli che questi aspetti non possono più essere affrontati solo in una logica emergenziale. Ciò nonostante all'emergenza che pure c’è, bisogna rispondere.
  E, dunque, in materia di servizio idrico, senza dubbio, bisogna superare le procedure d'infrazione dell'Unione europea per il mancato adeguamento dei sistemi di collettamento, fognatura e depurazione degli agglomerati urbani. È un obiettivo, peraltro, su cui far convergere gli sforzi dei territori, delle regioni e del Governo nazionale, ma nello stesso tempo in tutto il Paese deve affermarsi la convinzione che il modo più efficace ed efficiente per gestire il servizio idrico è quello integrato, in cui le comunità si mettono insieme e condividono modalità, tempi e scelte. E, dunque, in ogni parte del Paese, devono essere costituiti gli enti d'ambito, perché quello è il luogo giusto per decidere e per scegliere le forme di gestione.
  Ho sentito parlare in queste settimane di ritorno del rischio di privatizzazione del servizio idrico, lo voglio dire con chiarezza: non è vero. Questo decreto, per di più con i miglioramenti approvati in Commissione, lascia aperte tutte le strade possibili e consentite dalla legge nazionale ed europea, e cioè il servizio può essere affidato ad un soggetto privato, ad un soggetto misto pubblico-privato, oppure si può ricorrere all'affidamento in house, cioè ad un soggetto interamente costituito dagli enti locali relativamente all'ambito.
  Altra cosa è sostenere che l'Italia ha bisogno di una nuova legge sul servizio idrico che raccolga le indicazioni referendarie del 2011, ma è altra questione rispetto al decreto, che in ogni caso non intacca la possibilità di lavorare sulla gestione pubblica del servizio idrico.
  Per ciò che riguarda le norme di mitigazione del rischio idrogeologico, da un lato, si introducono semplificazioni burocratiche in caso di interventi di estrema urgenza e, dall'altro, si introduce l'accordo di programma tra la regione interessata e il Ministero dell'ambiente quale strumento per usare le risorse che sono a disposizione. Questo decreto parla di 110 milioni di euro per le aree metropolitane particolarmente colpite, ma l'accordo di programma, che ho appena richiamato, consentirà di sbloccare l'insieme delle risorse che in materia di dissesto idrogeologico sono ferme, alcune dal 1998, e che, riprogrammate, consentiranno interventi per un miliardo e mezzo di euro.
  Inoltre, semplificazioni che riguardano le procedure in materia di bonifica e messa in sicurezza dei siti contaminati e le procedure per sbloccare, dopo molti anni, la bonifica ambientale e la rigenerazione urbana delle aree di rilevante interesse nazionale, come per esempio il comprensorio Bagnoli-Coroglio.
  L'ulteriore aspetto sul quale intendo soffermarmi riguarda il tema dei rifiuti, perché è una questione anch'essa investita da procedure di infrazione comunitaria e che richiede, senza dubbio, un intervento, una decisione, una scelta.Credo che anche su questo punto in Commissione si sia realizzato un passo avanti e un miglioramento rispetto al testo originario, nel senso che l'Italia deve realizzare l'autosufficienza nazionale e per questo è necessaria una ricognizione e, quindi, un decreto che individui la capacità complessiva di trattamento dei rifiuti urbani e assimilati degli impianti di incenerimento in esercizio o autorizzati, ma, nello stesso tempo, questa ridefinizione e riprogrammazione degli impianti deve avvenire con due condizioni molto chiare, da un lato, con la finalità di un progressivo riequilibrio socio-economico tra le aree del territorio nazionale e, dall'altro, nel rispetto degli obiettivi di raccolta differenziata e riciclaggio. Questa non è una contraddizione in termini, è piuttosto una scelta rispetto alle condizioni reali del Paese, per cui, da un lato, c’è indubbiamente la priorità di far avanzare la raccolta differenziata e il riciclaggio, ma, dall'altro, la dismissione della termovalorizzazione nel nostro Paese – ahimè ! – non è questione di giorni o di settimane, ma richiede un tempo più lungo.
  Il terzo tema che qui voglio richiamare riguarda le misure per il rilancio dell'edilizia, sia per l'importanza che questo settore ricopre nell'economia del Paese sia perché, per le caratteristiche della crisi che abbiamo vissuto e stiamo vivendo, l'edilizia è senza dubbio tra i settori più colpiti.
  Tre le misure che mi sembrano più significative. In primo luogo, vi è la semplificazione delle procedure edilizie e la riduzione degli oneri a carico dei cittadini e delle imprese per assicurare processi di sviluppo sostenibile, con particolare riguardo al recupero del patrimonio edilizio esistente, all'efficientamento energetico e antisismico e alla riduzione del consumo di suolo. La possibilità, infatti, di rimettere in movimento la cantieristica privata attraverso semplificazioni procedurali, nel rispetto dell'ambiente e del territorio, costituisce uno strumento di rilancio dell'economia di innegabile valenza.
  In secondo luogo, liberalizzazione del mercato delle grandi locazioni ad uso non abitativo, nel senso che la disciplina in vigore risale per la gran parte all'originaria legge sull'equo canone (legge del 1978) e, nonostante alcuni interventi di riforma, continua a presentare rilevanti elementi di rigidità, che non hanno pari nei principali Paesi europei. L'intervento proposto consente alle parti di disciplinare pattiziamente i termini e le condizioni del rapporto, valorizzando pienamente l'autonomia privata.
  In terzo luogo, la registrazione dell'atto, con il quale le parti dispongono esclusivamente la riduzione del canone di un contratto di locazione ancora in essere, è esente dall'imposta di registro e di bollo. Ora, proprio dentro la crisi economica, con sempre maggiore frequenza, vi sono proprietari disposti a concedere una riduzione del canone di locazione ad un proprio inquilino, che rischia di diventare moroso perché non più in grado di pagare l'importo pattuito. Dunque, la norma mira ad agevolare questa tipologia di accordo che può aiutare molte famiglie e molte persone.
  Infine, signor Presidente, vorrei richiamare le misure relative alla ricerca degli idrocarburi perché sono state oggetto di un lungo confronto e di grande attenzione da parte della Commissione. Diversi e significativi, anche in questo caso, sono stati i miglioramenti su diversi aspetti di grande delicatezza, a partire dal rapporto tra Stato e regioni, consentendo a queste ultime una partecipazione diretta e forme significative di ristoro territoriale. È stato introdotto un criterio di maggiore certezza che affida al Ministero dello sviluppo economico il compito, con proprio decreto, di predisporre il piano delle aree in cui sono consentite le attività. Sono stati ridefiniti i confini e i contorni della valutazione di impatto ambientale e della valutazione ambientale strategica. Ancora, sono state introdotte fideiussioni bancarie per il ripristino ambientale e l'assicurazione per eventuali incidenti. È stata soppressa la norma che consentiva le trivellazioni nei golfi, in particolare quelli di Napoli, Salerno, isole Egadi e Venezia. Da ultimo, è stata inserita la valutazione di impatto ambientale anche per progetti sperimentali in prossimità di altri paesi rivieraschi ed è stato introdotto il divieto del fracking.
  Insomma, signor Presidente, un provvedimento complesso, sicuramente impegnativo per l'attività del Parlamento, ma siamo certi che con i miglioramenti introdotti lo «sblocca Italia» può rappresentare un valido strumento al servizio del rilancio del Paese.