Data: 
Lunedì, 19 Maggio, 2014
Nome: 
Enrico Borghi

A. C. 2373

Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia

 

Signor Presidente, onorevoli colleghi, il fuoco mediatico di queste ore che tutto distoglie rischia di non far comprendere le cose concrete e innovative contenute all'interno di questo decreto-legge. Allora, noi vorremmo sottolinearne quello che, dal nostro punto di vista, è il punto chiave e che cioè, per la prima volta dopo tanti, troppi anni, almeno quindici, torniamo finalmente ad avere delle politiche pubbliche sul tema della casa, sul tema del diritto all'abitazione, sul tema degli stanziamenti di nuovi interventi. Era dal 1998, dalla fine della logica dei Fondi Gescal che non si ritornava ad immaginare un ruolo e un governo del settore. 
  Sono sostanzialmente tre i punti di rilievo, di merito rispetto a questa affermazione. Innanzitutto si rifinanzia il Fondo a sostegno degli affitti e il Fondo per la morosità incolpevole e, quindi, in conseguenza di ciò diventa permanente il sostegno alle famiglie; quindi, le regioni e i comuni potranno programmare, incentivare soluzioni abitative sostenibili. In secondo luogo, vengono stanziati con questo decreto-legge oltre 500 milioni di euro per quest'anno con l'obbligo di utilizzarli subito per ristrutturare migliaia di alloggi pubblici vuoti. Quindi, questa è una concreta risposta che porterà all'assegnazione a chi ne ha bisogno rispetto all'emergenza abitativa. In terzo luogo si interviene sul tema delle vendite degli appartamenti pubblici, fornendo, innanzitutto, una serie di garanzie: le garanzie che la cessione avverrà solo agli inquilini, le garanzie che tutti i profitti verranno spesi per una nuova edilizia sociale, quindi, alimentando anche positivamente il gettito e non per fare cassa e non per trasferire in spesa corrente i ricavi delle alienazioni. Ulteriore cosa concreta, che evidentemente è sfuggita a chi ha appena parlato in quest'Aula, è previsto lo stanziamento di 100 milioni di euro per abbattere di un punto percentuale i mutui che verranno accesi dalle famiglie con queste finalità. Anche questo è un elemento molto concreto che impatta direttamente nella vita quotidiana dei nostri concittadini. 
  A ciò si aggiunga anche l'abbattimento della cedolare secca dal 15 al 10 per cento per chi affitta a canone concordato, dando dimostrazione che quando si parla di casa non si parla e non si pensa solo ai proprietari, ma si pensa anche alle famiglie in affitto, con uno strumento incentivante sotto il profilo fiscale per rendere conveniente la locazione e per invitare i proprietari a non lasciare sfitti gli appartamenti.

Ma il decreto non è reticente, signor Presidente, e si occupa di abusivismo e allora su questo non si possono scegliere mezze misure. Noi riaffermiamo un principio di legalità e di giustizia perché non è vero che hanno più diritti quelli che lanciano le molotov o sprangano la Polizia. E chi occupa abusivamente un fabbricato toglie un diritto al legittimo proprietario, se è un appartamento privato, o, se è nel pubblico, passa davanti alle liste d'attesa e chi ha i diritti si vede scavalcato da chi non rispetta le regole. Su questo non possono esserci margini di ambiguità perché – lo dico al collega che ha appena parlato – noi siamo stati eletti in Parlamento per difendere i diritti dei poveri che non hanno voce, non quelli dei prepotenti che ne hanno fin troppa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ! 
  Questo decreto prevede interventi per realizzare alloggi sociali con il contributo di aziende e cooperative di privati, mettendo a disposizione anche degli enti locali incentivi per rendere conveniente investire senza consumo di suolo, promuovendo il riuso, ricostruzioni e ristrutturazioni per maggiore efficienza e risparmio energetico. Noi vorremmo lanciare un messaggio oggi a chi è senza casa e che per questi motivi può essere indotto a ritenere che in questa Aula siamo tutti uguali. No, in questa Aula non siamo tutti uguali: qui dentro c’è chi cerca di dare risposte concrete e chi ha scelto la strada dell'urlo e, quindi, voi sapete che noi cerchiamo, quotidianamente e faticosamente, di venire incontro alle difficoltà di chi vive questi momenti di drammatica circostanza. 
  E non siamo reticenti, signor Presidente, neppure su Expo, innanzitutto smitizzando le cifre di fantasia che sono state fornite da chi ha parlato prima di me. Non siamo reticenti perché occorre separare il grano dal loglio. Chi ha sbagliato deve pagare, ma questo non deve diventare la giustificazione per arrestare tutto perché se noi arrestassimo la realizzazione di una infrastruttura di questa natura significherebbe arrendersi all'idea che l'Italia non ce la può fare, arrendersi all'idea che il malcostume è inestirpabile, arrendersi all'idea che vince chi ritiene che la funzione pubblica sia una funzione che può essere inquinata. Non fare l’ Expo direbbe al mondo che l'Italia è in ginocchio, è incapace di reagire. Signor Presidente, signori del Governo, l'Expo è una grande questione nazionale e chi crede che l'Expo sia un nuovo ’92, chi teme che l'Expo sia un nuovo ’92, chi spera che l'Expo sia un nuovo ’92, ebbene si sbagliano tutti. Non solo perché sono diverse le condizioni storiche, oggettive e anche generazionali della classe dirigente, ma il 1992 rappresentava la fine di un ciclo. Il 2015 con l'Expo per noi è l'inizio di un ciclo con l'Italia che rialza finalmente la testa. 
  Ma ci crediamo tutti che l'Italia deve e può farcela ? Perché l'Expo è una vetrina mondiale su cui saremo misurati e allora ognuno sceglie come stare in questa storia. Noi abbiamo scelto di stare dalla parte dell'Italia. Noi ne sventoliamo con orgoglio la bandiera e ne cantiamo con commozione l'inno, voi avete scelto di puntare sul fallimento del Paese, sulla sua spaccatura e addirittura state dalla parte di chi l'inno lo fischia. 
  Voi avete scelto di inneggiare alla cupezza delle manette, all'esaltazione della ghigliottina mediatica come strumento di sopraffazione, all'insulto inaccettabile, signor Presidente, come oggi è accaduto nei confronti del Presidente del Consiglio al quale addirittura augurare la «lupara bianca». Una logica degradante ! Noi, invece, abbiamo scelto di stare dalla parte della libertà e della giustizia e intendiamo sbloccare le migliori energie del Paese per ricostruire un'idea di futuro ed evitare che il morto afferri il vivo. Voi vi siete arresi all'idea che l'Italia non ce la può fare, noi lottiamo ogni giorno per l'Italia che ce la farà. 
  È per questo motivo che questo decreto è un piccolo pezzo di un percorso molto più complessivo che ci spinge a riconfermare la fiducia a questo Esecutivo, nella consapevolezza che alla rabbia noi vogliamo sostituire la speranza, all'urlo il discorso, all'invettiva il ragionamento, all'insulto il dialogo e allo sfascio la proposta. 
  Per qualcuno in quest'Aula, signor Presidente, il modello da seguire è un napoletano di nome «Genny la carogna», per noi è un partenopeo di nome Giorgio Napolitano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)
  È per questi motivi, signori del Governo, che vi diciamo di andare avanti e vi esprimeremo, come democratici, convintamente la nostra fiducia.