Discussione generale
Data: 
Lunedì, 13 Novembre, 2023
Nome: 
Andrea Gnassi

A.C. 1437-A

Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, oggi discutiamo del decreto-legge n. 131, recante Misure urgenti in materia di energia e interventi per sostenere il potere di acquisto e tutela del risparmio. Ebbene, considerato gli anni che stiamo vivendo, che ha vissuto il Paese, la crisi economica ed energetica che l'Italia e l'Europa nel contesto internazionale hanno attraversato, questo decreto-legge si è proposto, in definitiva, è - o meglio poi lo vedremo dopo -, era molto ambizioso nel titolo. Misure urgenti in materia di energia e interventi per sostenere il potere di acquisto a tutela del risparmio. Diamo una mano agli italiani, vuol dire questo decreto; diamo una mano sulle misure sull'energia, diamo un sostegno alle famiglie, alle persone in difficoltà sul potere d'acquisto in tema di energia e non solo.

Ecco, vede Presidente, non credo che ci sia da gioire dal punto di vista dell'opposizione a questo Governo nel sottolineare che un conto sono i titoli di questo decreto, gli annunci e persino gli intenti e un altro conto - del tutto diverso - è il merito, la sostanza, l'efficacia del provvedimento. Non c'è da gioire a dire che questo è un provvedimento, tutto sommato, modesto. Purtroppo, per gli italiani il caro bollette, i prezzi che aumentano con l'inflazione e i salari che diminuiscono in rapporto a questa, in relazione a tutto ciò il provvedimento di cui discutiamo è assai modesto, è una sorta di scatola vuota che si annuncia anche attraente nella forma - si direbbe nel packaging - per come si presenta, ma è vuota per ciò che contiene di fronte ai problemi e alle necessità di questo Paese.

Guardate, non è che in questo gioco di opposizione e di maggioranza c'è qualcuno che ha la bacchetta magica, ma entrando immediatamente nel merito di questo decreto, intanto, una prima osservazione. Arriviamo lunghi, arriviamo tardi. Il decreto-legge è vigente dal 30 settembre viene convertito in legge in questi giorni, scade tra due settimane. Poi arriva la legge di bilancio e ci si chiede, allora, se questo decreto scade tra due settimane, cosa prevedrà la legge di bilancio per dare una mano a persone, a famiglie, a nuclei familiari economicamente svantaggiati per i pagamenti di fornitura di energia elettrica e gas per le bollette? Cosa prevedrà la legge di bilancio dato che questo decreto su energia e potere d'acquisto scadrà tra poco? Cosa succederà, ad esempio, per i clienti domestici in gravi condizioni di salute per la fornitura di energia elettrica? Insomma, cosa succederà per il bonus sociale per l'acquisto di energia e gas? Rispetto agli annunci roboanti - daremo una mano agli italiani sulle bollette -, succederà che questo decreto in cui si prevedeva solo 300 milioni a favore dei nuclei economicamente svantaggiati scadrà tra poco, arriverà la legge di bilancio, che ne prevede 200, di milioni, ossia 100 in meno. E' un punto di vista dell'opposizione che attacca il Governo? Ma direi proprio di no. Sono tagli a chi ha bisogno, rispetto agli annunci che si erano fatti. Sono, appunto, fatti.

E ancora nel merito. A parte gli interventi previsti che, come appena detto sul bonus sociale per chi ha bisogno, sono decurtati con l'arrivo della legge di bilancio, il problema è che sull'energia, sul sostegno a famiglie con ISEE basso, clienti – virgolette, come si scrive nel decreto con disagio economico -, in definitiva, è che dopo un anno di Governo non è dato sapere qual è l'orientamento e la strategia di medio-lungo periodo per dare una mano in modo strutturale a chi ha bisogno. Non è dato sapere qual è la politica energetica e anti inflazionistica, ad esempio, per il Paese e non è dato sapere qual è chiara la strategia del Governo che ha la responsabilità di indicarla.

Non sono sottolineature pretestuose, ma sono valutazioni che traggono la loro ragione dall'evidenza di quanto si è proposto. Vero che nel decreto-legge ci sono interventi anche utili, in continuità con gli anni precedenti, interventi avviati dal Governo Draghi, ma è una continuità di questi interventi in totale diminuzione. Non risulta a nessuno di noi che gli italiani stiano meglio, che le persone con problemi economici quei problemi li abbiano superati. C'è una continuità dei provvedimenti del Governo precedente Draghi in totale diminuzione. Ci potrebbe anche stare in linea di principio: si interviene quando c'è bisogno; si comincia a diminuire quel sostegno al bisogno, perché, nel frattempo, si elevano politiche energetiche, si comincia ad avviare il Paese verso la produzione di energia da fonti rinnovabili: in altre parole, si ha un'idea strategica in campo energetico del Paese. Se si vedesse da parte del Governo una politica energetica e una vera strategia che producesse interventi strutturali a favore delle famiglie in campo energetico, potrebbe essere persino plausibile l'idea che, essendoci la coperta corta, vi è una sorta di diminuzione, perché cresce, invece, la produzione energetica.

Allora, guardando il merito, il capo 1, agli articoli 1 e 3, si limita, di fatto, a prorogare fino a fine anno alcuni interventi già avviati che avevano permesso di ridurre sensibilmente l'impatto del caro prezzi sui redditi. E poi? Finito l'anno, cioè trascorso questo mese, cosa succede? Si dice arriva la legge di bilancio. Bene, però la legge di bilancio taglia rispetto persino alle previsioni del decreto in campo energetico e di sostegno al potere d'acquisto. Nessuno nega che misure come la riduzione per il quarto trimestre delle bollette dell'energia elettrica e del gas a favore dei nuclei familiari più disagiati possano essere utili nell'immediato. Sono utili ma, come detto, il problema è che questo Paese non sa cosa succederà tra un mese.

Manca completamente una strategia di medio-lungo periodo di politica energetica e antinflazionistica. Che ne è dell'energy release, volto a consentire alle imprese gasivore l'accesso a forniture di gas a prezzi contenuti per 10 anni? Gli altri Paesi - la Francia, la Germania - si stanno attrezzando su questo fronte. In una dimensione competitiva internazionale, gli altri Paesi stanno strutturando il sostegno al sistema produttivo in modo strategico.

Che ne è del price cap al prezzo del gas? Se non c'è una risposta a queste domande, è evidente che i provvedimenti che facciamo sono per passare la nottata oppure per arrivare a fine mese. Tra 2 settimane scadrà il decreto, poi ci sarà la legge di bilancio e non si saprà più niente di questi punti. Niente sterilizzazione degli oneri di sistema dell'elettrico, nessuna misura strutturale in questo campo. Come è stato detto, non c'è un'ipotesi di politica energetica, e alleviare i costi sostenuti da famiglie e imprese con meno risorse nel bilancio e senza una strategia alla lunga non sarà sostenibile, perché si crea una crisi sociale, perché le imprese non sapranno come rifornirsi di quell'energia che permetta loro non solo di produrre, ma di stare nella sfida competitiva internazionale.

Una considerazione analoga pensiamo si possa fare per l'articolo 2, che destina ulteriori 100 milioni di euro a favore dei titolari della social card per l'acquisto di carburante o, in alternativa, di abbonamenti per i mezzi di trasporto. Guardate che ciò - e lo sanno bene i comuni, gli enti locali, amministrati peraltro da tutte le forze politiche - è ben poca cosa rispetto al mancato rinnovo già per l'anno in corso dell'agevolazione sulle accise dei carburanti, che nel 2022 aveva contribuito molto al contenimento dei costi su famiglie e imprese.

Qualcuno può ritenere sufficiente anche la dotazione di 12 milioni di euro per il bonus trasporti? Dodici milioni di euro per il bonus trasporti! Non è un caso che questa misura sia andata esaurita in pochissime ore dopo l'entrata in vigore del provvedimento. Forse questo dovrebbe far riflettere; forse, in una dialettica tra opposizione e maggioranza, qualche proposta o qualche emendamento potevano e dovevano essere accolti. E che dire poi di quella misura di 7,4 milioni di euro per il Fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio per l'accesso alla formazione superiore? Questo è un Paese che investe sulle proprie generazioni, che dovrebbero essere la linfa, la forza del futuro, con un aiuto di 7,4 milioni di euro per il Fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio?

A proposito di contrasto al carovita - e qui c'è un punto politico, Presidente - vorrei sottolineare come le proposte e gli emendamenti dell'opposizione, del Partito Democratico, siano stati tutti respinti. In particolare, ad esempio, quello volto a prorogare la fine del regime di maggiore tutela dell'energia elettrica e del gas. Se l'opposizione si pone in maniera laica di fronte ai problemi e non in contrasto pregiudizievole verso il Governo, è più solido e autorevole un Governo che invece scivola via, non ascolta, non accoglie proposte che possono dare una mano, proposte razionali, lucide? Vi è una bocciatura pregiudiziale da parte del Governo che noi riteniamo immotivata e che tra pochi mesi rischia seriamente di farci entrare anche in un caos sociale e danneggiare pesantemente i consumatori. In qualche modo questa chiusura, questa bocciatura pregiudiziale, questa decretazione d'urgenza, questo non accogliere niente, da un lato, dà l'idea di un Governo che si comporta quasi come se fosse all'opposizione, che deve in qualche modo attaccare e precludere nei confronti di chi propone, e questo può essere un approccio, una postura legittima; dall'altro lato, però, lascia il Paese senza una prospettiva tra qualche settimana, a proposito di potere d'acquisto, a proposito di bollette, di inflazione e di energia.

Il Governo in qualche modo mostra un'inadempienza su molti passaggi necessari da questo punto di vista, a partire, ad esempio, dalla mancata campagna di comunicazione. Il pericolo concreto è che si giunga a un consistente aumento dei prezzi per 10 milioni di utenti rispetto anche alla bocciatura delle proposte che avevamo fatto sui temi di cui abbiamo appena parlato.

Da questo punto di vista, la nostra proposta per gli italiani è quindi che sia necessario un rinvio della scadenza per mettere a punto una vera e propria riforma del mercato dell'energia, con una reale difesa dei consumatori. È grave, è molto grave che il Governo poi voglia procedere senza ascoltare le richieste avanzate anche dagli stessi gruppi di maggioranza. Siamo andati in Commissione e non c'era solo il PD a proporre emendamenti, come dicevo prima, volti a prorogare la fine del regime di maggiore tutela dell'energia elettrica e del gas, volti a fare una campagna di comunicazione, e via dicendo. Ha bocciato anche provvedimenti della stessa maggioranza; gruppi e partiti di maggioranza che magari governano nei territori, nelle regioni, nei comuni, e che sanno cosa vuol dire, sanno cosa succederà, ad esempio, nel Paese reale.

A proposto di gravità, sottolineiamo che in questo decreto si inserisce uno dei punti che definiscono l'identità della cultura di Governo e della politica della maggioranza, ossia l'ennesimo condono. All'articolo 4 si prevede una sanatoria per il sistema del commercio, cioè per coloro che non hanno emesso scontrini, consentendo la facoltà di avvalersi del ravvedimento operoso anche se le violazioni sono state già contestate. Ma alle aziende, alle imprese, al sistema del commercio, ai commercianti che seguono le regole diciamo che quindi è meglio non farli?

Decisamente delicato poi è l'articolo 6, con cui il Governo ha inteso bloccare il contenzioso dei lavoratori già di Alitalia, esclusi dalla nuova compagnia ITA Airways, mediante una norma di interpretazione autentica dell'articolo 56, comma 3-bis, del decreto legislativo n. 270 del 1999, che in maniera retroattiva modifica le norme sulla cessione del ramo di azienda per evitare l'applicazione dell'articolo 2112 del codice civile, laddove prevede il trasferimento dei lavoratori in caso di cessione di ramo di azienda, agli ex dipendenti di Alitalia che hanno avviato un contenzioso legale per farsi assumere.

Si tratta di una questione non da poco, centrale, che meriterebbe una soluzione idonea a tutelare le varie esigenze in campo, per garantire la conclusione della cessione di ITA a Lufthansa. Non è che stiamo parlando di un asset non strategico del Paese. Ciò consentirebbe, al tempo stesso, di evitare di restringere i diritti dei lavoratori in maniera retroattiva, come invece qui, in qualche modo, si impone. Ma trovare soluzioni idonee alle questioni nodali per il Paese e per gli italiani, piuttosto che misure di breve periodo, non è forse esattamente il compito del Governo?

Dopo un anno pensiamo che non sia solo lecito ma anche doveroso chiedersi se questo sia avvenuto. È avvenuto che sui nodi strutturali, sugli asset strategici del Paese, sugli interventi che danno prospettiva - come in questo caso, il sostegno al potere d'acquisto delle famiglie nel campo energetico - le politiche siano così evidenti, così chiare, così strutturate? È da un anno che assistiamo - e lei lo sa, perché presiede quest'Aula - a una produzione compulsiva di decreti d'urgenza, decretazione di fiducia, decreti eterogenei, decreti che possiamo definire “millegusti”, “centomance”. Siamo arrivati, più o meno, a quota 50 e forse abbiamo perso il conto.

Nel metodo, questa modalità ha praticamente svuotato il Parlamento della sua funzione. Siamo qui, facciamo il nostro esercizio, proviamo a fare delle proposte, non vengono ascoltate. Nel merito, al netto di qualche azione e intervento condivisibile, però questa postura denota un'assenza di visione, di consapevolezza di nodi che sono strutturali per il Paese, che bisognerebbe aggredire e sciogliere per far ripartire il sistema produttivo, l'Italia. E, se partono il sistema produttivo e l'Italia, c'è qualcosa di più per le famiglie, per i lavoratori.

Ci sono esigenze di milioni di famiglie che ormai da anni fanno i conti con le conseguenze delle crisi che si sono susseguite una dietro l'altra e che si attaccano a un provvedimento che può durare una settimana o due settimane; poi è in diminuzione e alla fine non c'è più il bonus sociale. In questi mesi c'è stata una scelta del Governo, ma la domanda credo sia lecita: c'è stato un provvedimento con un respiro profondo, strutturale? Abbiamo capito cosa sarà, ad esempio, delle politiche industriali del Paese? Abbiamo fatto delle audizioni sulle politiche industriali, abbiamo capito che sulla vicenda dell'acciaio e dell'Ilva stiamo scappando dalla produzione dell'acciaio primario e su tutto il tema, ad esempio, dell'elettrico, dell' automotive.

Stiamo assistendo a intere parti del pianeta, dalla Cina, alla Francia, alla Germania, agli Stati Uniti, che si stanno organizzando attorno ad una produzione industriale che vede nella transizione energetica la dimensione produttiva, competitiva, economica e sociale dei prossimi decenni e noi, al massimo, andiamo in Europa a chiedere proroghe e non fondi maggiori per accompagnare la transizione energetica. Da questo punto di vista vi è una forte differenza tra l'attuale leadership, Presidente del Consiglio e quello precedente: c'è chi va in Europa a chiedere proroghe e c'è chi va a prospettare una dimensione di politica energetica chiedendo più fondi. C'è una bella differenza. Nessuno si può offendere, non se si “difendono” coloro che c'erano prima, come il Presidente del Consiglio Draghi - figuriamoci se abbiamo l'autorevolezza per farlo -, però i fatti ci incaricano di fare emergere la verità. Noi stiamo andando in Europa a chiedere, bussando alla porta, alla faccia della “pacchia è finita”, se sia possibile avere proroghe, anziché chiedere più fondi per accompagnare il sistema verso la transizione energetica. Sono misure che, anche in questo decreto e nella legge di bilancio che ci accingeremo tra un po' a sorvolare - a sorvolare dall'alto -, di fatto, in Parlamento non sono omogenee; sono norme che spesso tendono a soddisfare determinate categorie e soggetti portatori di interessi specifici, legittimi, che non sono quelli del Paese.

Insomma, se guardiamo quest'anno di Governo, in modo puntuale, lucido, non irriverente, non pregiudizievole, è possibile dire che l'insieme dei vari provvedimenti, delle leggi - la legge di bilancio dell'anno scorso, preceduta dalla NADEF, la NADEF di quest'anno e la legge di bilancio che tra un po' arriverà alle Camere, anche con riferimento alle politiche industriali per il Paese - non solo definisce una direzione di marcia dell'Italia, della nostra Patria, ma corrisponde a ciò che si è promesso agli italiani? Basterebbe rispondere a questa domanda per vedere che c'è una differenza enorme tra ciò che si è promesso, ciò che si è annunciato e ciò che si è stati capaci di fare. Nessuno contesta, ci mancherebbe; la maggioranza, la Presidente del Consiglio è stata brava a proporsi agli italiani, però adesso parlano i fatti: quello che è stato promesso corrisponde agli interessi degli italiani? Gli italiani che hanno dato fiducia e consenso proprio a ciò che si è promesso, a ciò che si è annunciato. Ripeto, la mia esperienza di amministratore locale non mi consente di aderire troppo al gioco dell'opposizione che grida, che smentisce ciò che il Governo non mantiene. L'elenco delle promesse mancate è un modo di fare che, forse, ha persino abituato troppo le persone alla disaffezione. Alla fine, la gente ci ascolta, ci guarda e dice: sono tutti uguali.

Molti italiani, molte persone colpite più di altre, che hanno problemi economici - per questo ci permettiamo di fare un rilievo politico parlando di questo decreto sull'energia -, hanno dato fiducia, come dicevamo prima, a chi gridava stop all'austerità, all'Europa dei burocrati che facevano la pacchia sulla pelle degli italiani. È stato efficace - va ammesso - il meccanismo di identificazione che la Presidente del Consiglio ha attuato, con la sua autodefinizione di underdog, con molti italiani. E' stata efficace quell'autodefinizione: “Sono una sfavorita, come voi, ora ci penso io”. Mi si permetta di dire che chi fa il parlamentare e ha fatto il Ministro, più o meno ininterrottamente dal 2006 ad oggi, 17 anni, non è, poi, così sfavorito come chi non riesce a pagare la luce e il gas, ma, a parte questo, dopo oltre un anno che sei in campo, o parli con i fatti o i fatti si incaricano di smentire le favole e i racconti, da quelli dell'underdog alla “pacchia è finita”. E, anche con questo decreto, perché arriviamo così lunghi? Perché, poi, arriva la legge di bilancio e taglia tutto.

A proposito del fatto che il Governo è vittima di chi c'era prima, a parte che prima qui dentro ci sono stati tutti, in qualche modo, dopo un anno, questa storia appunto che è colpa di chi è venuto prima o del destino cinico e baro non tiene più, non è così efficace, non serve a mantenere la luna di miele, il consenso. A parte il fatto che il consenso ci interessa fino a un certo punto, nel senso che vorremmo vedere provvedimenti per l'Italia, è ora di smetterla con questa storia che è sempre colpa di qualcun altro. Abbiamo assistito e stiamo assistendo tutte le volte a questa storia, anche in Commissione, e mi riferisco persino ai membri del Governo, e, alla fine, a forza di dire che la colpa era di quelli che c'erano prima, si finisce con il dire che la colpa era di Romolo e Remo. Non bastano i cartelli sul prezzo della benzina per fermare i prezzi, serve trovare fonti alternative di energia al petrolio e al gas. E, dopo un anno, non sappiamo dove andrà l'Italia da questo punto di vista, con riferimento all'elettrico, all'eolico, alle fonti rinnovabili, all'idrogeno. Se quelli davanti ai benzinai erano cartelli, vorremmo ricordare che, a differenza di una conferenza stampa sul piano Mattei, quella di Mattei fu una strategia per dare all'Italia un ruolo centrale contro i cartelli delle grandi multinazionali. Noi abbiamo messo i cartelli davanti ai benzinai, dicendo che, se avessimo fatto vedere come erano i prezzi, tali prezzi, poi, sarebbero diminuiti. A parte la figura che ha fatto il Governo, che è evidente a tutti, con riferimento al fatto che persino quei cartelli erano illegittimi. I cartelli, le “sette sorelle”: nella dimensione geopolitica internazionale, dove ci sono attori dall'Europa all'Asia, dagli Stati Uniti all'Africa, bisogna avere una strategia, non una conferenza stampa sul piano Mattei. Una strategia che Mattei aveva per contrastare le “sette sorelle”, le multinazionali del petrolio, che impedivano all'Europa e all'Italia di avere un ruolo centrale anche nel Mediterraneo. Ebbene, si fanno conferenze stampa, si annunciano piani Mattei, poi si mettono i cartelli davanti ai benzinai senza avere una strategia che, in qualche modo, possa contrastare, giocarsela non dico con le “sette sorelle”, ma con i grandi player internazionali.

Questo decreto-legge sull'energia e sul sostegno al potere d'acquisto, purtroppo - lo si diceva all'inizio -, è lontano, nei fatti, dalla sua vocazione ambiziosa, è un decreto-legge preoccupante e coerente. Sì, è preoccupante e coerente: preoccupante eccome e coerente con la manovra di bilancio per il 2024. Infatti, guardiamo il merito e, anche qui, gli annunci roboanti. Non si venga a dire che un Governo attende la possibilità di esercitare il suo ruolo quando tutto il mondo è composto, quando le condizioni economiche e sociali sono meravigliose e che, quindi, ora, in questo contesto immaginifico, il Governo può sviscerare la sua straordinaria manovra. Un Governo, quando governa, si confronta con le condizioni che gli scenari internazionali, purtroppo, in modo tragico, oggi ci offrono: pensiamo al conflitto israelo-palestinese, pensiamo alla guerra in Ucraina. Un Governo deve fare i conti con quello che trova, non con quello che immagina. E, allora, in primo luogo, non ha alcun senso dire che è colpa di qualcun altro, dello scenario internazionale, di chi ci ha preceduto. Oggi, questa manovra è figlia di una cultura di governo di questa maggioranza, al netto delle condizioni che si trovano. Se l'anno scorso, si arrivava in corsa, a partita quasi giocata, alle elezioni, al Governo, questa manovra porta la firma del Presidente del Consiglio Meloni e di questo Governo ed è una manovra che è lì, che parla con i numeri. Non è difficile, purtroppo, prevedere che non avrà forza, non sarà espansiva, non aiuterà la crescita, la produzione, non favorirà la tenuta sociale. Lo ha sottolineato persino, pochi giorni fa, il Fondo monetario internazionale che ha descritto un'Italia rinunciataria, quando, invece, dovrebbe essere ambiziosa, pensare a riforme strutturali in grado di aumentare la produttività. Noi non gioiamo perché le previsioni del PIL, quest'anno, sono dello 0,7 per cento appena contro l'1,2 per cento dichiarato con immotivato ottimismo dal Governo. Bisogna avere il senso delle parole che si usano, perché, dopo un anno, non solo la luna di miele finisce, ma i fatti si incaricano di dire la verità. È stato detto, qualche settimana fa, da Palazzo Chigi: “Corriamo più della Germania”. E, allora, oggi, se quelli sono i dati, la domanda è: “Sì, corriamo, ma verso dove”?

Purtroppo siamo in fondo alla classifica delle stime dei Paesi dell'Unione europea ed è una situazione persino - lo sapete anche voi della maggioranza - molto preoccupante, quella dei fondi relativi all'attuazione del PNRR. Colleghi di maggioranza sono preoccupati di questa rimodulazione; pensate, ad esempio, agli enti locali, ai comuni, che sono la carne viva del Paese, sono il portone a cui gli italiani si rivolgono per i bisogni sociali, per gli asili, per le strade, per le infrastrutture. I comuni italiani dovevano avere 60 miliardi, si stanno rimodulando; nessuno ha capito verso dove, verso quale politica energetica, verso quale sistema Paese, che ha, ad esempio, un vettore aereo. Perché poi, altrimenti, facciamo gli annunci sul turismo, “Open to meraviglia” e scopriamo che mettiamo all'interno degli spot i vini della Slovenia; ma queste sono battutine che, però, denotano il fatto che non si sa dove si sta andando. Ciò, peraltro, con un'aggravante; questo decreto e questa legge di bilancio vedono un'imposizione alla stessa maggioranza, agli stessi colleghi deputati e senatori si impedisce di fare emendamenti, proposte alla legge di bilancio; questo provvedimento, il disegno di legge n. 131, è quindi un tassello di un'idea di come si governa il Paese: interessi specifici, portatori di interessi limitati, non si hanno scenari, come dire, si vive alla giornata e, nel frattempo, si sbandierano proclami nazionalisti, identitari per provare a colpire la pancia e la pancia si può riempire per un anno con quel consenso che viene affidato alla promessa, ma poi se la pancia rimane vuota, attenzione al nazionalismo sbandierato, dal carrello tricolore al made in Italy abbiamo esaminato il provvedimento made in Italy; benissimo, benissimo il made in Italy, ma ci siamo ritrovati in una sorta di carrozzone di articolati che distribuiscono fondi e fondini, una sorta di - e finisco, Presidente - provvedimento pro loco, con tutto il rispetto ovviamente delle pro loco. Non si fa nulla, in questa legge di bilancio, per la scuola, per la casa, per la sanità, a proposito della quale i 3 miliardi sbandierati non basteranno a evitare che la spesa scenda al 6,4 per cento rispetto al PIL.

E, poi, gli enti locali, mi si consenta un minuto. Per la prima volta, dopo più di 7 anni, si torna a un taglio per i comuni di circa 300 milioni, a partire dal 2024, che è assolutamente insostenibile per quella frontiera dei bisogni che sono gli 8.000 comuni italiani, il che si aggiunge a una situazione di emergenza sociale, si aggiunge all'azzeramento del Fondo per gli affitti per la morosità incolpevole. Non solo non diamo una mano a chi non riesce a pagare la luce e il gas, ma addirittura si arriva all'azzeramento del Fondo per gli affitti e per la morosità incolpevole. Una legge di bilancio dentro la quale arriva questo decreto sull'energia, che taglia, ad esempio, l'assegno pensionistico per 750.000 medici, docenti e dipendenti pubblici, con un taglio di 400 milioni di fondi per le persone con disabilità, il raddoppio della tampon tax, con l'IVA che passa dal 5 al 10 per cento, con cose che toccano la vita delle persone come i pannolini e gli assorbenti femminili, stiamo parlando di questo. Allora, attenzione ai carrelli tricolori, alla sovranità alimentare, che, dal mio punto di vista, non deve essere neanche derisa, perché, tra l'altro, attiene alla produzione agroalimentare, al paesaggio, alla biodiversità, nasce anche dentro una cultura che lavora sulle filiere di territorio, penso a Carlin Petrini. In qualche modo, anche la parte politica alla quale appartengo non può deridere quei nomi che possono spaventare, sovranità alimentare e made in Italy. Ma adesso dobbiamo entrare nel merito di questa legge di bilancio, di questo decreto che ha annunciato un sostegno sull'energia, che ne ha bisogno e che, invece, non lo dà.

Tutto questo per dire, Presidente, che, con grande rammarico, ci accingiamo a esaminare una legge di bilancio e questo decreto senza la possibilità di intervenire. Noi riteniamo che ci sia un'idea sbagliata in questa manovra e in questo decreto, un'idea che non serve agli italiani, e che sta portando in Europa una caricatura del nostro Paese, una caricatura da strapaese, che prova a far passare l'idea che basti una sorta di proclama nazionalista per stare nel mondo e risolvere i problemi di casa. Caro Presidente, noi pensiamo che il Paese meriti di meglio, meritino di meglio gli italiani e il nostro compito è quello di essere qui presenti, con le proposte, per provare a dare una mano al Paese