Discussione sulle linee generali
Data: 
Martedì, 30 Giugno, 2020
Nome: 
Giuditta Pini

A.C. 2537

Grazie, Presidente. Oggi facciamo una cosa un po' particolare, nel senso che stiamo discutendo e voteremo in questi giorni un decreto, e questo è vero, va dato atto alle opposizioni, che hanno ragione, è una situazione un po' particolare, perché stiamo votando una cosa che è già in atto.

E quindi, probabilmente, proprio per la tipologia di atto che è, e cioè uno studio epidemiologico e statistico che ha la funzione di fare una fotografia, forse è un po' particolare il passaggio alle due Camere. Ma visto che siamo in una situazione completamente nuova per tutti noi e completamente nuova anche per il modo di legiferare, facciamo esperimenti anche su questo tipo di legislazione.

Parliamo di una cosa che, come insomma tutti sappiamo, non è finita. Prima sentivo parlare di nazionalismo, sentivo parlare di qualunque cosa, ma nel resto del mondo si stanno toccando picchi mai visti come numero di nuovi contagiati e come numero di morti. Ci sono interi Paesi, anche altamente industrializzati, come per esempio gli Stati Uniti d'America, che in questi giorni hanno un boom di morti, malati e nuovi positivi. In tutto il mondo si sta cercando di capire come e quando si riuscirà non a superare ma a contenere questa epidemia, questa pandemia, anzi. L'Italia è arrivata, purtroppo per noi, prima a questa pandemia, e insieme a tutti gli Stati d'Europa ne sta pian pianino uscendo, anche grazie probabilmente alla struttura di welfare che è molto diversa rispetto ad altri Paesi, ma sentire dire, come si sente anche spesso leggendo sui giornali e in televisione, che ormai il peggio è passato, che non c'è più pericolo, e sentire parlare anche in quest'Aula come se tutto fosse già definito e fosse già dato, quindi ciò che è successo in Lombardia va bene, quello che è successo in un'altra regione va male, non tiene conto della realtà, che è, purtroppo - lo dimostrano anche le mascherine che siamo costretti a usare qua dentro -, che il virus esiste e continua a essere esattamente aggressivo come prima, semplicemente che le precauzioni che stiamo adottando rendono l'infezione più bassa, ma continua a girare. Quindi, che cos'è quello di cui stiamo discutendo? Non è né il tracciamento a tampone a tappeto di cui si parlava tanto spesso, anche un pochino a sproposito nei giorni della quarantena, né altro, è - ed è questo infatti il dato peculiare, e credo che sia proprio il suo punto forte, secondo me - uno studio epidemiologico fatto su un campione statistico. Quindi l'obiettivo stesso è, ed è per questo che è inserita l'Istat, ovviamente, cercare di capire, tramite regione di residenza, comune di residenza, età e genere dove e come si sono sviluppati anticorpi. Anche qui, non parliamo per favore in quest'Aula di immunità di gregge - per favore! - perché se no siamo messi un pochino male. Stiamo parlando, ripeto, di un virus che è ancora sotto studio, e noi stiamo cercando nel sangue delle persone - anzi non noi, per fortuna, ma l'Istituto Spallanzani insieme al Ministero della Salute, alla Croce Rossa e all'Istat - gli anticorpi. Non sappiamo quanto durano questi anticorpi: potrebbero durare un anno, potrebbero durare due mesi, potrebbero durare tre mesi. Ci sono un po' di studi su questo nei Paesi che sono stati prima colpiti, come la Corea del Sud e la Cina, però si sta cercando di capire dove è arrivato il virus. Ciò perché è vero quello che si diceva prima, cioè che ha colpito in maniera differente, è vero quello che si diceva prima, che le regioni e il sistema pensato negli anni Novanta di regionalismo differenziato, soprattutto sulla salute, si è dimostrato probabilmente - anzi senza probabilmente - non adatto ad affrontare una pandemia all'inizio, dopodiché, per fortuna, anche grazie al lavoro del Governo, si è riuscito a trovare un coordinamento tra le regioni, ma pensare che ogni regione possa fare come vuole con un virus che non conosce continenti, non conosce confini nazionali, figuriamoci se conosce i confini regionali, è un errore. Quindi, quello che fa questo decreto è semplicemente regolamentare una cosa che è già in atto da quattro settimane, quindi su questo, ripeto, oggettivamente si tratta, per usare un eufemismo, di un'anomalia, nel senso che si dovrebbe prima eventualmente discutere qua e poi dopo far partire lo studio, ma visto che è già partito, discutiamone, che appunto ha l'obiettivo di capire la diffusione del virus. Che cosa succede?

Succede che, anche grazie alle ai protocolli europei che noi abbiamo sottoscritto, come per esempio la GDPR, che è la normativa europea per la privacy, noi abbiamo degli strumenti che tutelano la privacy dei cittadini della Comunità europea molto, molto stringenti. Chi si occupa di queste cose sa che molto spesso, specialmente per gli enti pubblici, perché per i privati è abbastanza facile aggirare la GDPR, nel senso che chiunque dà il consenso per scaricare e Google Maps, se chiediamo il consenso per dare i propri dati personali all'Agenzia delle entrate o allo Stato già vediamo che c'è un pochino più di cautela da parte dei cittadini, quindi spesso, soprattutto per le istituzioni, si devono trovare una serie di accorgimenti maggiori. Ed è giusto, è giustissimo così, tant'è vero che noi abbiamo sottoscritto tutti i protocolli, e questo è successo anche per questo studio sierologico. Inizialmente era stato proposto un testo, ed è passato al vaglio del Garante della privacy, per cui ci sono una serie di meccanismi che tutelano cifrando in modo anonimo il paziente e che consentono all'Istat di avere dei dati che possano essere poi aggregati, disaggregati. Mi sembra abbastanza probabile che l'Istat sia in grado, una volta avuti i dati, di disaggregare, anche perché, proprio perché si è scelto un campione rappresentativo che è stato scelto dall'Istat, questo sarà in grado poi di aggregarlo e disaggregarlo. Se noi iniziamo a metterci dentro campioni non rappresentativi o altri tipi di dati, ovviamente diventa molto più difficile avere anche la rappresentatività di quel campione - questo lo sa chiunque non solo abbia studiato statistica, cosa che io non ho fatto, ma chiunque abbia letto un qualche articolo su come funzionano i rilevamenti statistici -, e rischia di rendere nullo tutto il lavoro fatto in precedenza, che è quello della profilazione.

Il problema appunto qual è? È che in queste prime quattro settimane, in questo primo mese in cui è attivo questo studio epidemiologico, molte persone semplicemente non hanno risposto al telefono: molte persone che sono state contattate dallo 06 5510 e poi dopo una serie di numeri successivi non hanno risposto al telefono, e questo è stato uno dei principali motivi per cui si ha un basso numero di riscontri. Ci sono in questo paniere, chiamiamolo così, in questo campione, 195 mila persone, e si era fatta come stima di avere un campione rappresentativo il fatto che rispondessero in 150 mila. Ad oggi hanno risposto 100 mila persone, hanno risposto al telefono, questo vuol dire che moltissime persone non hanno proprio risposto al telefono, e questo è il primo problema. Il secondo il problema è che di questi il 60 per cento si è detto favorevole a sottoporsi a questo test. Ricordiamo che questo è un test molto importante, non solo a livello ovviamente individuale, nel senso che si è in grado di sapere se si è contratto o si ha avuto contatto con il virus, ma soprattutto a livello nazionale, nel senso che in questo modo ovviamente il Governo, il Ministero della Salute e chi di dovere sarà in grado di farsi un'idea più puntuale e più completa sulla diffusione e quindi su quello che è stato fatto, se ha funzionato o se non ha funzionato, quello che è successo in questi mesi sul virus. Ripetiamolo, è una fotografia, non è né il famoso campionamento a tappeto che ha molta difficoltà ad essere fatto, che è molto complicato fare e che a volte potrebbe anche essere non utile fare, perché nel campionamento a tappeto il tampone rileva un minuto, un momento della tua vita, non rivela quello che succede un minuto dopo, e perché appunto l'idea è proprio quella di avere una fotografia di quello che è successo in questi due mesi di lockdown nel nostro Paese. Quindi, come spesso accade, il Senato ha preso questo decreto e lo ha elaborato per lungo tempo, cosa che fa spesso, perché evidentemente è una Camera in cui c'è una lunga elaborazione su tutti i dossier che gli arrivano, e noi ci siamo trovati ad avere nelle ultime settimane questo decreto, che appunto vedrà sicuramente il voto favorevole del Partito Democratico.

Infatti, diciamo l'infallibilità su questa terra è data solo al Papa e poi dopo, insomma, noi non siamo neanche degni di essere menzionati, ma sicuramente il relatore Siani ha dimostrato, anche durante i lavori di Commissione, di saper ascoltare e cercare di accogliere quanto più possibile, anche, insomma, cercando di inserirli nella relazione illustrativa e poi dopo, eventualmente, sperando di riuscire a farne anche degli ordini del giorno nel caso, appunto, non sia possibile o non siano approvati in emendamenti, di eventualmente migliorare su alcuni punti che possono essere migliorati.

Ma - e chiudo su questo - la cosa importante da ripetere, anche per chi ci sta ascoltando da casa, è che, appunto, stiamo parlando di uno studio molto importante che arriva dopo due mesi durissimi in cui tutti noi abbiamo subito la quarantena e che è utile e necessario per il Governo, per il sistema sanitario nazionale e per tutte le istituzioni che lavorano su questo fronte per farsi un'idea di quello che sta succedendo, che è uno studio fatto su basi statistiche elaborate dall'Istat, quindi da uno degli istituti di statistica più, diciamo, famosi e anche stimati che ci sono anche a livello europeo, e che ha la funzione, appunto, di essere uno strumento utile a tutti i cittadini italiani. Non è, diciamo, una cosa che è utile o no; chi decide liberamente, appunto, di sottoporsi prima al test ed eventualmente, nel caso avesse degli anticorpi molto alti, al tampone fa - e per questo gli va il nostro grazie - un servizio molto utile a tutti noi, soprattutto a noi che dobbiamo prendere decisioni ma anche a chi non ha l'onere e l'onore di dover prendere decisioni ma che, appunto, subirà quelle decisioni.

Sapere come in questi due mesi si è sviluppato e ha girato il virus, dove ci sono state presenze più alte, dove, per esempio, si possono essere sviluppati anticorpi magari non corrispondendo a un'alta ospedalizzazione e, quindi, magari possiamo vedere anche, appunto, dati molto diversi, insomma chi fa questo servizio fa veramente un servizio al Paese. Sicuramente, come ogni cosa - ripeto - si poteva sicuramente migliorare e fare altro, però veramente stiamo parlando di uno strumento, appunto, già in atto, molto importante e che, appunto, necessità di essere approvato, perché, diciamo, proprio per la sua natura ha bisogno di tempi rapidi di approvazione e tempi rapidi di applicazione, anche per avere dei dati che poi dopo noi possiamo usare nel modo più corretto possibile.