Dichiarazioni di voto finale
Data: 
Giovedì, 22 Giugno, 2017
Nome: 
Francesco Sanna

A.C. 3891

Molte volte, colleghi, Presidente, in quest'Aula, ci siamo occupati dei pericoli che al funzionamento delle istituzioni e della pubblica amministrazione vengono dal nostro interno. Ci siamo preoccupati di guardare ai fatti e ai misfatti che potremmo compiere come rappresentanti del popolo, e qui abbiamo avuto poco fa un esempio di questa preoccupazione ulteriore dell'onorevole Sarti: gli attacchi alla trasparenza delle istituzioni, all'integrità, all'indipendenza, all'efficienza e all'efficacia della pubblica amministrazione. Oggi però ci occupiamo degli attacchi che vengono alla Repubblica - lo voglio sottolineare: alla Repubblica, perché gli amministratori locali, anche in termini strettamente costituzionali, sono l'ossatura della Repubblica - da attori estranei ad essa. Non i grandi, terribili e temibili attori che mobilitano le coscienze e l'opinione pubblica, non la criminalità organizzata, non la mafia, non il terrorismo, ma la polvere corrosiva dell'intimidazione, della minaccia, della bastonata inferta in un vicolo buio oppure la maggiore e sfacciata forza simbolica dell'intimidazione stessa in luoghi pubblici o fin dentro gli uffici del comune, dell'amministrazione pubblica, perché sia di esempio: lo schiaffo, l'umiliazione nei confronti dell'amministratore locale, per continuare, senza rivendicazioni, con l'autovettura incendiata, i proiettili in busta affrancata e recapitata, la fucilata sul portone o la finestra di casa con te e la tua famiglia in casa, la bomba che a volte anche esplode.

Lo voglio dire ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, che non voteranno questa legge: non vedo differenza tra un agguato che subisce un parlamentare, un consigliere regionale, preso da solo, nell'intimità di casa sua, per il lavoro politico che fa, e quello che subisce un sindaco, magari di una grande città. La protezione e la tutela di chi esercita correttamente, onestamente, il suo compito politico, la sua battaglia, anche di opposizione, colleghi dei Cinque Stelle, è la stessa, e riguarda l'ultimo degli amministratori del più piccolo paese di questa Italia e il più importante di noi. Veniamo trattati da questa legge allo stesso modo, e non c'è ragione di una differenziazione tra chi la sua onestà e la limpidezza della sua battaglia purtroppo la fa diventare occasione di intimidazione e minaccia nei suoi confronti. Oggi gli amministratori locali di “Avviso Pubblico”, associazione che, tra l'altro, tiene il conto degli episodi di violenza e di intimidazione nei confronti degli amministratori locali, presenterà in un'università di questa città il rapporto relativo all'anno trascorso: è la triste contabilità con la quale mi aspetto che dica, come accaduto per il 2015, di un numero accresciuto di questi episodi, con incrementi spaventosi - penso al più 118 per cento degli episodi di questo tipo di criminalità in Sardegna - nell'entità e nella gravità dei reati. E il rapporto dirà che purtroppo su dieci bombe, dieci fucilate, dieci incendi, dieci percosse, dieci agguati e minacce denunciate, solo in un caso, a seguito delle indagini, si scoprirà un presunto responsabile. Ecco, la proposta di legge che oggi votiamo ha il fine e il senso di consentire alle forze dell'ordine, alla magistratura, e in definitiva al popolo italiano, in nome del quale la giustizia è detta, di chiamare le cose per quello che sono. Se si spara avendo a bersaglio la finestra di casa del sindaco, quello non è un danneggiamento, ma una violenta minaccia di male - forse anche peggiore - alla democrazia locale, perché egli, la giunta e il consiglio comunale, secondo chi fa l'intimidazione, chi fa la minaccia, di chi aggredisce, deve fare qualcosa che quasi sempre lede gli interessi illegali di chi spara, intimidisce, picchia e umilia. E a chi ha manifestato, come poco fa, il dubbio che così aumentiamo le differenze, così creiamo un diritto speciale a tutela rafforzata di quella categoria di funzionari pubblici che sono gli amministratori locali, dico che è giusto avere una tutela rafforzata dove il pericolo è più grande, la minaccia diventa da subdola ad esplicita, è condizionante la democrazia locale, la violenza diventa manifesta e capace di colpire non solo te ma anche i tuoi familiari, come accaduto in diversi casi reali, in cui mogli, mariti, figli e anche genitori sono stati feriti e anche uccisi.

La ferita dell'intimidazione è prima che fisica sempre psicologica, nel minacciato e nella sua famiglia, e determina perdita di sicurezza, perdita di lucidità, ed il tarlo che i costi personali superino i benefici per la comunità. In questa legislatura, colleghi, abbiamo abolito una vergognosa consuetudine, quella che da malcostume diventava l'istituto giuridico delle dimissioni in bianco delle lavoratrici madri, ma andate a contare, dopo gli atti di minacce o violenza, quanti amministratori scelgono la via silenziosa e insindacabile delle dimissioni per motivi personali, e quel comune, quell'amministrazione viene sciolta perché il sindaco se ne va in silenzio e spesso solo. C'è, è vero - e concludo -, un piccolo eroismo quotidiano degli amministratori, ma non può esserci, come ha recentemente detto Pino Tilocca, un sindaco che si è visto uccidere l'anziano padre per un attentato, una bomba sull'uscio di casa: non può esserci il grande eroismo come requisito per fare l'amministratore comunale. Giustamente Brecht fa dire a Galileo: beato il Paese che non ha bisogno di eroi. Con questa legge aiutiamo il Paese e tante comunità a tornare normali e più umane.