Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 22 Maggio, 2017
Nome: 
Walter Verini

A.C. 4368

 

Presidente, credo che già la relazione della relatrice per la maggioranza, presidente Ferranti, abbia motivato compiutamente le ragioni per le quali siamo in dirittura d'arrivo per l'approvazione definitiva di un provvedimento di notevole valore: un valore di sistema, come è stato ricordato. La relazione ha rammentato, enucleato, quelli che sono i punti fondamentali di questo provvedimento, che potrà davvero rappresentare un contributo importante, da un lato, per irrobustire alcuni aspetti del processo penale, semplificando alcuni di questi, lavorando per irrobustire la parte della giustizia riparativa; ma, oltre a queste questioni, ritengo che questo provvedimento si inquadri in un'azione che, negli ultimi quattro anni, per una parte durante il Governo presieduto da Letta e, per la parte più rilevante, nei tre anni del Governo presieduto da Matteo Renzi, con il Guardasigilli Orlando, dico che questo provvedimento si inquadra in un'azione che ha cercato, nel campo della giustizia, di introdurre delle riforme e dei cambiamenti che hanno, nel modo, nel contenuto e nel merito, voltato pagina rispetto a quanto accaduto negli anni precedenti.

Presidente, voglio sottolineare questo aspetto, perché non è solo un aspetto quantitativo, però giova ricordarlo. Questa Camera ha prodotto, dato 100 il numero delle leggi approvate dall'Aula, quasi il 35 per cento di provvedimenti legati al tema della giustizia. Qui non c'è soltanto una straordinaria capacità di lavoro dell'Aula, della Commissione giustizia, in particolare della presidente, c'è anche il fatto che questo Parlamento, nel rispetto delle reciproche posizioni, in questi anni ha raccolto quello che veniva dal Paese, quello che veniva da molte componenti della giurisdizione, ma direi dalle forze sociali, cioè il tema dell'emergenza della riforma della giustizia, civile innanzitutto e penale.

Quindi non è soltanto un fatto quantitativo, l'approvazione di tutta questa mole di provvedimenti, ma è proprio una scelta politica di qualità. Adesso non è il caso di ricordare qui tutte le norme che sono state licenziate, molte delle quali sono diventate legge, mentre altre sono ancora all'esame - diciamo così - del Senato, tuttavia soltanto chi non ha obiettività non ricorda e non sottolinea come questo lavoro abbia prodotto dei risultati significativi. E questa riforma del processo penale, per le motivazioni ricordate nella relazione, ma anche per altre questioni, è un po', in qualche modo, un punto di arrivo, anche se noi non ci rassegniamo al fatto che alcuni provvedimenti che sono al Senato - penso alla riforma del civile - possano vedere la luce, sia pure in una legislatura che è comunque in dirittura d'arrivo.

Però questo è davvero un provvedimento importante, e voglio risottolineare quello che io ritengo: perché dico che si è voltato pagina? Perché tutti questi provvedimenti, o venuti dal Governo in questi anni o di origine parlamentare, sono stati fatti con l'ambizione, la voglia, anche l'umiltà, per certi aspetti, di voler fare riforme di sistema e non riforme contro o a favore di qualcuno, e in questo senso parlo di voltare pagina. Ci siamo riusciti: non abbiamo fatto né norme ad personam né norme contrapersonam o norme a favore di qualcuno o di categorie. Siamo stati in grado anche di fare dei provvedimenti che non hanno certamente - come è naturale che sia - avuto l'unanimità, non solo in quest'Aula ma anche fuori di quest'Aula. Penso che abbiamo fatto delle riforme che magari non erano la priorità per certi ambienti della magistratura, tuttavia, per esempio, la riforma della legge “Vassalli”, sulla responsabilità civile, che ha significato però evitare di mettere una pressione e di ingerirsi sull'autonomia e l'indipendenza della magistratura, è stata una riforma che ha fatto questo Parlamento, così pure la Camera ha licenziato la riforma sul rapporto tra magistrati, ingresso nelle istituzioni e il rientro in magistratura, mettendo dei paletti che magari non sono stati graditi da tutti.

Insomma, abbiamo legiferato tenendo presente quello che, a nostro giudizio, è l'interesse generale e non l'interesse di una parte, di una componente. In questo senso, anche alcune riserve, alcune perplessità che abbiamo letto e che ci sono state nei confronti di aspetti di questo provvedimento, secondo me sono comprensibili, però, francamente, anche recentemente abbiamo letto di incontri che sono stati fatti con il nuovo vertice dell'Associazione nazionale magistrati e il Ministro, e sono state date ampie garanzie circa la possibilità, per esempio, per le parti che richiedono l'esercizio della delega, di lavorare a stretto contatto con tutte le componenti della giurisdizione, sia nella scrittura sia in un'azione di monitoraggio, perché così fa un Governo, così fa un Parlamento e così si lavora nell'interesse di qualcosa che non è un interesse di parte ma un interesse più generale. Quindi anch'io, davvero, per questi motivi, auspico una rapida approvazione, perché la parte di riforma del processo penale - lo ha ricordato bene la presidente Ferranti - offre quelle opportunità: la parte relativa all'ordinamento penitenziario, che di fatto attua quanto emerso dagli Stati generali dell'esecuzione penale, che è un punto rilevantissimo anche dal punto di vista culturale e della cultura civile di questo Paese, penso che sia un'occasione da non perdere.

Sarebbe imperdonabile se, per qualsiasi motivo, questa riforma andasse su un binario morto; per me, per il complesso, ma se penso soltanto al fatto che non si possa perdere un minuto di più per intervenire sull'emergenza carceraria, per far sì, davvero, che le carceri siano non un'afflizione permanente, ma una pena tesa al recupero e tesa al reinserimento, che significa anche investire in sicurezza, perché le recidive, quando un detenuto esce, evidentemente, sono rarefatte, beh, allora, io penso che anche per questi motivi noi dobbiamo lavorare in un dialogo tra tutti, come è sempre avvenuto, anche all'interno della maggioranza.

Tra l'altro, quando la Camera licenziò questo provvedimento, ricordo che, su un tema caldo come quello della prescrizione, noi tenemmo, nel combinato disposto tra aumento della prescrizione e aumento delle pene per certi reati, un'asticella sufficientemente alta, che io personalmente condividevo, ma non è qui il caso delle opinioni personali; al Senato c'è stato un approfondimento, come è giusto che sia; tra l'altro siamo ancora in un sistema bicamerale, e su questo punto delicato c'è stata una ulteriore sintesi trovata in Commissione giustizia, tra tutte le componenti della maggioranza. Quindi, io penso che quel lavoro, necessario - perché non si può usare la clava per imporre provvedimenti -, già ha sconosciuto, prima nella prima lettura e poi nella seconda lettura del Senato, dei punti significativi che mi auguro possano, nei prossimi giorni, nel confronto che avremo, portare a una condivisione davvero convinta e serena, io mi auguro di tutto il Parlamento, ma, in particolare, di tutte le forze della maggioranza.

Sulla prescrizione, voglio dire una cosa; l'obiettivo non è una prescrizione lunga, perché l'obiettivo di un Paese civile è la durata ragionevole dei processi, questo è del tutto evidente e tuttavia, però, noi non possiamo ignorare che per certi tipi di reati - è stato fatto l'esempio di un provvedimento che abbiamo licenziato ormai più di un anno fa, quello che riguarda i reati ambientali - spesso gli effetti di quei reati si manifestano, si scoprono molti anni dopo. Quindi, è stato anche per questo che abbiamo allungato di molto gli anni di prescrizione per quei tipi di reati; per quanto riguarda i reati di corruzione, per esempio, è naturale che per la natura pattizia di quei reati ci sia un interesse delle parti a non far scoprire il reato di corruzione tra corrotto e corruttore, quindi, è possibile, è quasi sicuro che quel tipo di reato, quando e se si scopre, si scopre anni dopo che è stato commesso e, quindi, molto spesso, non arriva neppure al primo grado di giudizio, perché la prescrizione scatta prima. Ed è per questo che, per esempio, il nostro partito, attraverso il suo segretario aveva, giustamente, io condivido molto questa cosa, detto che dobbiamo, per certi tipi di reati, come quello legato alla corruzione, arrivare al raddoppio dell'attuale meccanismo. Mi pare che con quanto raggiunto al Senato noi ci siamo a quel livello lì di obiettivo, che possa essere un obiettivo condiviso da tutti. Io ho apprezzato, quando si arrivò a quel punto di caduta, anche le parole di magistrati impegnati nella lotta alla corruzione, penso al presidente Cantone, che espresse un giudizio positivo sul punto di caduta raggiunto, giudicato uno strumento utile per evitare la prescrizione a go-go, che è uno dei motivi per cui, diciamolo, molto spesso, i processi ai cosiddetti colletti bianchi non vedono un esito. Cosa che fa, tra l'altro, perdere credibilità.

Mi avvio a concludere, Presidente. Un altro punto delicato, di questi giorni, su cui io credo che sia giusto, anche come gruppo del Partito Democratico, non glissare, riguarda il tema delle intercettazioni. Mi fa piacere che, qui, insieme al sottosegretario Ferri, ci sia la presenza del Ministro Orlando, le cui parole reiteratamente abbiamo apprezzato su questo tema delicato.

Io voglio ricordare che, già nel 2008, il Partito Democratico, che era nato da poco, quando si presentò per la prima volta alle elezioni, nel programma elettorale - non che lo inventò il Partito Democratico questo tema, però c'era già agli albori del PD - aveva scritto che, se fosse andato al Governo, e comunque in sede parlamentare - ferma restando l'intangibilità dello strumento delle intercettazioni come strumento di indagine, anzi rafforzando, semmai, questo strumento - avrebbe lavorato per tenere insieme due principi costituzionali: il principio del diritto all'informazione, perché è giusto che sia così, con quello alla privacy. In buona sostanza, per evitare la pubblicabilità, ma senza, anche qui, chissà quali pene o bavagli, di intercettazioni di nessuna rilevanza penale o di contesto. Questo punto fa parte del DNA civile del Partito Democratico, non è una cosa di adesso e credo che nell'esercizio della delega - in questo senso, dicevo di apprezzare alcune cose che ho sentito dal Ministro, più volte - si terrà conto di questo. Noi vorremmo che, davvero, il nostro fosse un Paese nel quale le intercettazioni che hanno un senso penale, una rilevanza penale possano essere pubblicate, ma quelle che non hanno alcun rilievo… altrimenti sì, lo ripeto, altrimenti c'è il rischio - lo dico con una banale espressione che viene usata - di praticare quella gogna mediatica.

Aggiungo che io sono particolarmente favorevole all'ipotesi che questa scrittura della delega possa vedere coinvolte in consultazione tutte le componenti, la magistratura; le circolari di alcune importanti procure, Napoli, Torino, Roma hanno già indicato una strada significativa per poter costruire una cornice importante in questo senso, ma al tempo stesso io ritengo che anche il mondo dell'informazione debba essere coinvolto. Non è questa la sede, ma lo voglio dire. Io parlo anche da giornalista, sono particolarmente sensibile al fatto che nessuno può impedire alla stampa di fare il suo mestiere e, tuttavia, un elemento di riflessione, secondo me, c'è e non riguarda soltanto le intercettazioni, ma riguarda un po' il modo in cui noi, a volte, presentiamo determinate notizie. Che cosa intendo dire? Intendo dire questo: se arriva un avviso di garanzia, che è un atto a tutela di un indagato, beh se un giornale pubblica quell'avviso di garanzia a sette colonne, di fatto, quello che è lo strumento a garanzia dell'indagato diventa una sentenza di colpevolezza; quando accade, poi, magari, che lo stesso indagato venga archiviato o assolto se va a processo, quello stesso giornale che aveva sbattuto in prima pagina, con quell'evidenza, quel caso, magari di una personalità pubblica o di un cittadino normale, mette in sedicesima pagina, con un titolo a una colonna e mezzo, la notizia dell'archiviazione. Io credo che questo sia un modo radicalmente sbagliato, poco civile di usare l'informazione. Significa “bavaglio” questo o non è un tema sul quale dobbiamo interrogarci civilmente, tutti, e serenamente, tutti? Quindi, io penso che bisognerà coinvolgere anche il mondo dell'informazione, da protagonista, con la Federazione della stampa, l'Ordine dei giornalisti, perché è un tema su cui dobbiamo assolutamente riflettere.

Così come, e chiudo, Presidente, noi dobbiamo riflettere anche su vicende di questi giorni. Io continuo a pensare che in questo Paese il problema fondamentale riguardi, per esempio, il tema della corruzione, non solo dal punto di vista etico, dal punto di vista morale, ma anche dal punto di vista economico, perché, è noto, lo dicono molti dati - qualche istituto, anche europeo, calcola dai 70 ai 120 i miliardi - che la corruzione costa molto a questo Paese. Bene, se riuscissimo a debellare la corruzione, e non solo con il contrasto, ma anche con la prevenzione, anche con le riforme e la semplificazione, cosa che stiamo provando a fare da qualche anno, beh, certamente, oltre che dare un contributo etico alla coscienza civile di questo Paese, noi daremmo anche un contributo economico, finanziario, daremmo anche un messaggio all'Europa, agli investitori, di un Paese nel quale le regole sono l'agire quotidiano di tutti.

Stabilito questo è evidente che noi dobbiamo chiedere a tutti di fare onestamente, correttamente, secondo le regole, la propria parte e chi, innanzitutto, la deve fare se non la magistratura?

Io sono convinto che, nell'insieme, il mondo della magistratura risponda a queste caratteristiche e, tuttavia, alcune vicende che abbiamo visto anche nei giorni scorsi chiedono questo alla stessa magistratura. La politica può dire la sua opinione, ma non è la politica che deve colpire l'indipendenza della magistratura: è evidente che qualcosa di opaco c'è stato nell'uso delle intercettazioni, nella diffusione delle intercettazioni, soprattutto quelle effettuate dal NOE di Napoli.

So che c'è un'inchiesta del CSM, so che lo stesso Ministero è al lavoro per capire quello che può essere successo. Noi siamo fiduciosi, perché è giusto che si capisca se c'è stato un errore, se c'è stato un dolo o una colpa, qualsiasi cosa, ma il Paese ha bisogno di sapere, perché noi abbiamo visto delle intercettazioni che hanno riguardato alte cariche dello Stato e del Governo e che sono state sbattute, sbagliate, sui giornali.

Aggiungo anche, come è stato detto, che sono state pubblicate intercettazioni che hanno violato il segreto investigativo. Anche su questo, è interesse dello Stato, della stessa magistratura andare fino in fondo, per ottenere chiarezza. Questo vale erga omnes e se qualche volta, anche noi, come Sinistra, in passato, non abbiamo troppo accentuato questo rigore o questa critica, abbiamo sbagliato. Oggi è giusto riconoscerlo, ma è anche giusto dire che dobbiamo capire che non è il problema della magistratura, ma semmai di alcuni uffici che hanno un comportamento, probabilmente, un po' troppo disinvolto e un po' troppo tendente alla ricaduta mediatica delle proprie inchieste.

Ho finito, Presidente, ci sarebbero molte altre cose da dire. Quello che, però, intendevo dire è che, nell'insieme, questo è un provvedimento che può davvero migliorare questo Paese nella sua applicazione monitorata; se, poi, ci sarà da correggere, futuri Parlamenti, futuri Governi lo faranno, però penso che sarebbe davvero un'occasione perduta per quei motivi che ho cercato di dire: perché fa fare un salto di qualità al sistema, non favorisce una parte o l'altra. Per questi motivi, io credo che il seguito della discussione - oltre quella di oggi, ma anche quella pubblica oltre quest'Aula - potrà essere fatto, mi auguro, davvero con assoluta serenità, ma anche con assoluta convinzione di condurre un provvedimento utile all'Italia.