Dichiarazione di voto finale
Data: 
Mercoledì, 11 Dicembre, 2019
Nome: 
Francesca La Marca

A.C. 1027-A/R

Presidente, intervengo per esprimere la posizione favorevole del gruppo del Partito Democratico su questo provvedimento, che cerca prima di tutto di mettere ordine e introdurre regole in un campo - come si è detto - tradizionalmente confuso e frammentato, qual è quello dell'assunzione di personale a contratto nelle rappresentanze diplomatiche, negli uffici consolari e negli istituti di cultura. Non stiamo parlando di un provvedimento di natura meramente corporativa, perché, pur avendo questo personale ruoli e funzioni di supporto e di integrazione delle responsabilità che per legge sono affidate a chi ha un rapporto organico con le strutture dello Stato italiano all'estero, siamo di fronte a competenze assolutamente indispensabili per il buon funzionamento dell'importante settore della pubblica amministrazione che opera in territorio estero. Il solo dato quantitativo di per sé è illuminante: a fronte di 2.767 impiegati di ruolo, vi sono oggi nelle nostre strutture amministrative estere 2.642 dipendenti a contratto, più o meno la stessa entità. Di questi a contratto, il 67 per cento circa è a contratto locale. Proviamo dunque ad immaginare quale varietà e disomogeneità esista per lavoratori che, sia pure in contesti diversi, svolgono spesso le stesse funzioni. Queste mansioni, peraltro, sono talvolta anche molto delicate, in quanto toccano settori come i servizi al cittadino, la sicurezza degli interessi nazionali, un importante diritto di cittadinanza quale il voto, la proiezione nel mondo del nostro sistema Paese. Voglio ricordare che questo personale ha consentito di sopperire, almeno in parte, al grande vuoto che si è determinato nell'organico del Ministero degli Esteri a seguito del blocco del turnover dal 2006 al 2017, un blocco che ha lasciato scoperto circa un terzo dell'organico. Stiamo parlando di circa 1.300 persone. In parole povere, se non ci fossero stati gli assunti a contratto, le condizioni di servizio e di efficienza dei nostri terminali amministrativi avrebbero toccato un livello drammatico, pur dando atto al personale di ruolo superstite della grande disponibilità e delle grandi qualità dimostrate.

Presidente, io sono nata e vivo all'estero, e posso dire per esperienza che la funzionalità dei nostri uffici è veramente il biglietto da visita per l'opinione pubblica di altri Paesi, soprattutto nelle realtà dove esiste una positiva tradizione di buona amministrazione e un sistema corretto di rapporti tra lo Stato e il cittadino. Per questo dicevo che, di fronte ad un provvedimento come questo, non possiamo parlare di una pura sistemazione di situazioni contrattuali, ma di misure che mettono un po' di ordine in un settore nel quale operano migliaia di lavoratori indispensabili al buon funzionamento della nostra amministrazione. In realtà facciamo compiere un passo in avanti alle stesse strutture dello Stato ed eleviamo l'immagine del nostro Paese nei confronti dell'opinione pubblica. La prima cosa da fare, dunque, è cercare di restringere il più possibile la forbice del trattamento retributivo tra le varie situazioni nelle quali tale personale opera, e creare le condizioni affinché le retribuzioni possano essere consone al costo della vita, così come concretamente si determina a livello locale. Per la verità, una disposizione che, fin dal lontano 1967, stabiliva il principio della congruità delle retribuzioni dei dipendenti a contratto già esisteva, ma di fatto è stata largamente disattesa. Non è rinviabile dunque un provvedimento che spinga a realizzare un trattamento retributivo adeguato in ciascuna delle realtà in cui il personale a contratto opera, e con esso il rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori. Naturalmente non mancano aspetti ancora problematici, denunciati dalle organizzazioni sindacali di categoria e dagli stessi lavoratori. L'eliminazione, dopo il rinvio in Commissione del testo in esame, della possibilità di pagamento anche in moneta non locale rischia di essere un elemento di persistente disagio in alcune situazioni più esposte.

Personalmente ritengo che l'iniziale stesura della norma poteva essere compatibile con il nostro ordinamento, ma visto che la Commissione lavoro ha ritenuto di doversi adeguare all'osservazione fatta dalla Ragioneria dello Stato per evitare di rinviare ulteriormente il provvedimento, a nostra volta sentiamo per le stesse ragioni di dover accogliere l'orientamento della Commissione. Allo stesso tempo, sorgono problemi dall'applicazione del Regolamento europeo n. 883 del 2004, che prevede l'adeguamento dei versamenti retributivi alle normative locali, il che determina una perdita di retribuzione per il livello più alto dei contributi almeno in tre Paesi, la Germania, il Belgio e i Paesi Bassi. Su questo auspichiamo che sia attivata al più presto la cosiddetta soluzione spagnola, che prevede in via di eccezione l'accordo tra due Paesi internazionali a regolare direttamente la questione.

Il ruolo non di semplice ascolto, ma di intervento, che si riconosce alle organizzazioni sindacali di categoria è inoltre una garanzia supplementare in ordine all'applicazione di norme perequative e ispirate da un principio di maggiore equità e dignità del lavoro. Per queste ragioni annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico, con l'impegno, per quanto personalmente mi riguarda, di verificare nelle nostre realtà di cui ho diretta conoscenza che le norme che oggi approviamo trovino un concreto e puntuale riscontro