Discussione sulle linee generali
Data: 
Mercoledì, 16 Gennaio, 2019
Nome: 
Gennaro Migliore

A.C. 1173-A

A.C. 726-727-1447

Grazie, signor Presidente Signori colleghi, signori del Governo, 23 luglio 2018: forse in futuro il Parlamento sarà inutile, Casaleggio; 27 luglio 2018: la democrazia è superata, per il Parlamento si provvederà ad un'estrazione casuale, Beppe Grillo. Partirei da qui perché ritengo che sia indispensabile ricordarlo, caro Ministro Fraccaro: mi rivolgo a lei perché, nonostante la proposta di legge costituzionale in esame sia di iniziativa parlamentare, la sua presenza costante in Commissione testimonia l'interesse che l'intero gruppo dirigente del MoVimento 5 Stelle e il Governo hanno per il provvedimento. Partirei da qui per comprendere con voi se il disegno eversivo che è stato derubricato a manifestazione quasi goliardica sia avviato attraverso la riforma in esame che voi impropriamente chiamate di democrazia diretta. Ne parlo con la serietà e la gravità anche necessaria a questi momenti perché ritengo che sulla Costituzione non si possa né invocare astrattamente un esercizio di metodo condiviso né interpretare quelli che sono dei segnali di fumo, anche spesso per così dire caratteristici di una certa propaganda, come l'esito finale al quale ci troveremmo di fronte. Non ho nessuna difficoltà ad apprezzare la continuità dell'attenzione che il Governo, attraverso il sottosegretario e il Ministro, e anche la collega Dadone hanno avuto tant'è che la mia non sarà un'invettiva contro il metodo ma sarà un ragionamento pacato e rigoroso che cercherà di dimostrare anche a chi è fuori di qui che il vostro progetto di legge è una mina piazzata sotto la democrazia: non la democrazia rappresentativa e basta, sotto la democrazia. L'idea secondo la quale si possa utilizzare la Costituzione per intervenire perché questo mi sembra lo scopo immediato più evidente, anche per rafforzare la propria campagna elettorale in vista delle elezioni europee, per mettere un'altra freccia nella faretra che poi dovrà essere scagliata dall'arco delle elezioni europee, io francamente lo considero abbastanza irresponsabile. Noi abbiamo svolto in questa discussione un ruolo che in maniera tecnica si potrebbe definire di riduzione del danno e anche significativamente di riduzione del danno in particolare in relazione agli emendamenti Ceccanti: sia l'emendamento che prevede la maggioranza assoluta per l'approvazione della legge di attuazione sia per quanto riguarda l'introduzione di un quorum deliberativo del 25 per cento degli aventi diritto al voto perché l'eventuale referendum venga approvato.

Poiché abbiamo avuto sempre nella nostra cultura politica riformista l'idea che si debba senza alcun dubbio favorire e implementare e rafforzare la democrazia e la partecipazione dei cittadini, dico che con questa manomissione delle parole di chiamare democrazia diretta ciò che diventa in realtà democrazia delle lobby dobbiamo innanzitutto rimettere le cose al posto loro. La nostra riforma, che è stata battuta in una consultazione referendaria secondo un processo democratico, aveva l'intenzione di rafforzare il potere dei cittadini, consegnando a loro la possibilità di decidere su chi dovesse governare. Come è del tutto evidente, in virtù anche della opposizione, che è stata molto feroce e intransigente, dell'attuale maggioranza, questo progetto non è passato e quello che si è ottenuto è un Governo di coalizione tra due partiti che hanno dichiarato fino al giorno prima della formazione del Governo che non sarebbero mai stati insieme, un Presidente del Consiglio non eletto dal popolo per l'ennesima volta, e quindi una confutazione di tutta una serie di aspirazioni che pure avevano attraversato la retorica in particolare del MoVimento 5 Stelle.

E, soprattutto, quello che sta accadendo è che noi facciamo questa discussione nel bel mezzo del martirio della Costituzione, lasciatemi dire così, del martirio della Costituzione, che si offre innocente alle vostre continue violazioni, perché in questo momento quello che è accaduto, per esempio, sulla legge di bilancio, e mi dispiace che qui non ci sia il Presidente Fico, peraltro più che autorevolmente rappresentato nella Presidenza Rosato, ma vorrei dire al Presidente Fico, che spesso viene considerato un'anima critica all'interno del MoVimento 5 Stelle e che nel suo discorso ha voluto dire agli italiani che ci sarebbe stata la centralità del Parlamento, che lui non solo è stato complice, ma è stato autore dello strappo costituzionale; peraltro, anche la sentenza, nelle sue motivazioni, della Corte Costituzionale che ha proposto il rigetto in virtù di un difetto dei proponenti, ma ha chiarito che c'è stato lo strappo delle procedure costituzionali per quanto riguarda la più importante legge di bilancio, costituisce un elemento gravissimo, rispetto al quale noi dobbiamo riflettere.

Così come è un continuo martirio della Costituzione, in particolare dell'articolo 27 della Costituzione, quello che prevede anche la rieducazione della pena, quando un ministro, come il Ministro della giustizia Bonafede, fa un specie di filmato da matrimonio per un giorno da ricordare. Anche noi ce lo ricorderemo questo giorno, perché, invece di consegnare alle autorità giudiziarie e alla cronaca l'arresto giusto e il ritorno necessario di un assassino in patria, lo si è eletto a preda da esibire, cosa che contrasta con l'articolo 27 della Costituzione e con molti articoli anche del codice penale e dell'ordinamento penitenziario. Così come è un martirio quello che subisce la Costituzione con le continue azioni incostituzionali del Ministro Salvini. Lo dico qui perché ritengo che questa sia un'Aula che debba presiedere all'intervento e alla capacità di reazione dello Stato: anche stamattina c'è stata l'ennesima bomba in una strategia di attentati mafiosi nella mia città, a Napoli, e nell'ultimo anno in provincia di Napoli, in particolare ad Afragola ce ne sono state otto nell'ultimo mese.

E, invece, il Ministro si è occupato di fare passerelle e di dire che le persone devono marcire in galera. Questo è quello di cui si dovrebbe occupare il Governo, che non ha mandato una risorsa, un poliziotto in più dopo che ci sono stati una strategia di attentati terroristici di matrice mafiosa

all'interno di quel territorio. Allora, vedete, in questo martirio della Costituzione, noi dobbiamo contrastare l'idea che ci possa essere uno strumento che vuole educare il popolo. Qui non si tratta di educare il popolo, lo ha detto con toni garbati la collega dei 5 Stelle che è intervenuta. Si dice che bisogna fare in modo che cresca la consapevolezza. A parte che voi vi state riferendo a un modello, quello svizzero, che si prevede esclusivamente, esclusivamente, per riforme di natura costituzionale, e quindi per argomenti di sensibilità molto più ampia; ma qui l'idea di educare il popolo attraverso una massiccia iniezione di obblighi alla partecipazione è esattamente il senso di scaricare la responsabilità dell'inadeguatezza delle forze politiche - in particolare quelle che in questo momento sono al Governo, mi verrebbe da dire, perché sono loro che lo propongono - sui cittadini.

E, del resto, anche la recente cronaca lo dice. Sul TAV, sul treno ad alta velocità, si vorrebbe proporre un referendum, che peraltro, stranamente, oggi il MoVimento 5 Stelle non vorrebbe, mentre la Lega, invece di venire in Parlamento, dove si potrebbe affrontare la discussione, dice: facciamo un referendum. Ma che cosa vuol dire se non scaricare sui cittadini responsabilità che la vostra inadeguatezza non assume. Allora è uno strumento di maggiore partecipazione, bastava cambiare i Regolamenti parlamentari; bastava dire che le leggi di iniziativa popolare fossero messe all'ordine del giorno, senza stravolgere la Costituzione, senza rischiare di introdurre degli strumenti legislativi che, magari, potevano cambiare il codice penale nei diritti fondamentali delle persone, con un'aggiunta che può essere realizzata attraverso questo strumento che noi contrastiamo.

E poi l'idea che si possa mettere sullo stesso piano, anzi, su un piano subalterno l'iniziativa legislativa e la capacità di legiferare del Parlamento, quando si produce uno strano effetto, lo dico in questo caso veramente senza alcuna polemica. Noi siamo usciti da quell'aula della Commissione senza avere neanche capito come si contano i voti perché venga considerato valido un referendum o una proposta di legge, senza neanche avere capito quali sono le eguaglianze di voto tra cittadino e cittadino, chi può esprimere tre voti, chi può esprimere due voti, quali sono, da questo punto di vista, gli elementi di chiarezza che non sono venuti neanche dalla discussione e dall'approfondimento che c'è stato in Commissione, perché la norma e confusa ed è una norma che innesca un meccanismo pericoloso. Attenzione, lo voglio dire davvero senza nessuna retorica, che, quando si va in una certa direzione, sono convinto che la relatrice Dadone e sicuramente le persone che ci hanno lavorato di più, immagino anche i membri del Governo, non siano d'accordo, anche se non lo hanno mai detto, con le frasi che ho citato all'inizio di Casaleggio e di Grillo, sebbene siano i leader riconosciuti di quella formazione politica.

Ma la buona fede non serve, se poi non è blindata, come fecero i padri costituenti e le madri costituenti, da un impianto politico, istituzionale e legislativo che impedisca qualsiasi deriva. Lo ha detto Ceccanti alla fine del suo intervento: attenzione che si va in una direzione, ci si avvia nella direzione di manifestare una volontà di aumentare la democrazia e poi ci si ritrova, magari, in una condizione esattamente di segno opposto. Del resto è quello che sta succedendo anche oggi: ieri la Brexit è stata battuta largamente, l'accordo sulla Brexit nel Parlamento britannico, si era pensato di risolvere da parte dei brexiters l'uscita da parte del Regno Unito dall'Unione europea. Lo segnalo, non è così semplice, come del resto si sta vedendo, uscire dall'Unione europea. E quindi, alla fine, ci si ritrova, dopo ormai più di due anni, in un conflitto permanente che esiste tra una volontà espressa su una domanda, sì o no, e un complesso normativo che è quello che attiene, per esempio, ad un'iniziativa di questa portata. Si dirà: ma sugli accordi internazionali questo referendum non interviene.

Questo, diciamo così, lo sappiamo, l'abbiamo letto tutti, ma esiste la possibilità, su tutta una serie di argomenti, di legiferare attraverso una struttura che per ora non è garantita da nessuna norma di attuazione. Quanti referendum si possono fare in un anno? Quante proposte possono essere avanzate da un singolo comitato referendario?

Quante volte sarà costretto questo Parlamento, e vado a concludere, a legiferare in virtù dell'obbligo di concludere entro i diciotto mesi? È questo quello di cui noi ci dovremmo fidare? Noi abbiamo avuto un rapporto dialogante, ma saremo intransigenti, e lo dico anche a Forza Italia; in conclusione, spero, vista l'animosità con la quale il collega Sisto ci ha richiamato, che Forza Italia faccia una opposizione almeno paragonabile a quella che abbiamo fatto noi, lo ripeto, almeno paragonabile, visto che io da opposizione preferisco fare l'opposizione al Governo che a un'altra opposizione. E con questo - e ringrazio il Presidente per avermi richiamato una seconda volta - dico una cosa molto chiara: noi non accetteremo non il principio, che accettiamo, di maggiorare la democrazia, di ampliarla, ma non accetteremo mai che questo principio venga stravolto per favorire pochi interessi organizzati.