Dichiarazioni di voto finale
Data: 
Martedì, 2 Febbraio, 2016
Nome: 
Paolo Coppola

A.C. 3224

Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questa proposta di modifica allo statuto della regione autonoma Friuli Venezia Giulia, le province, come enti locali, nella nostra regione non esisteranno più, abbasseremo la soglia per l'elettorato passivo a 18 anni, ridurremo a 5 mila le firme necessarie per l'iniziativa legislativa popolare e daremo piani e strumenti alla regione per disciplinare le forme di esercizio associato delle funzioni comunali. 
Nel dibattito parlamentare si è parlato a sproposito di fretta, ma noi siamo giunti oggi agli ultimi passi di un percorso partito da lontano; un dibattito iniziato alla fine degli anni Novanta sull'opportunità, data dalla specialità del nostro ordinamento regionale, di ripensare l'assetto istituzionale al fine di renderlo conforme alle aspettative e alle esigenze di un territorio e dei propri cittadini. Una forma virtuosa di autogoverno e di autodeterminazione, pur nel rispetto dell'istituzione centrale. Altro che fretta, è un quarto di secolo che se ne parla ! Evidentemente serviva la giunta Serracchiani per passare dalle parole ai fatti. Con questo atto i cittadini del Friuli Venezia Giulia diranno addio alle province e, credetemi, non ho avuto modo di leggere nei loro occhi preoccupazione per la possibile perdita di identità, così come, invece, ha paventato un nostalgico presidente della provincia di Udine che, durante le audizioni in I Commissione, ha chiesto a più riprese di fermare l'iter legislativo e di attendere il risultato del referendum confermativo sulla riforma della Costituzione. Una richiesta reiterata in Aula dall'onorevole Fedriga, evidentemente rispondendo alla volontà e all'interesse del suo capobastone, come piace dire a lui. Una richiesta diametralmente opposta a quella del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, che a larga maggioranza, invece, ci chiede di far presto e di approvare senza ulteriori modifiche e senza indugio questa riforma. La materia rientra, infatti, nella competenza esclusiva della regione autonoma Friuli Venezia Giulia relativa all'ordinamento degli enti locali e, quindi, non avrebbe nessun senso rimandare aspettando l'esito del referendum. Anche il sottosegretario Bressa, nei lavori di Commissione, ha stigmatizzato il comportamento tenuto durante l'audizione dal presidente della provincia di Udine. Un comportamento alquanto bizzarro, perché proveniente da chi si è sempre dichiarato un autonomista convinto. Autonomista a corrente alterna, aggiungerei io, che evidentemente si spegne quando si percepiscono la propria sede e la propria indennità in pericolo. 
Il gruppo del Partito Democratico ritiene che questa iniziativa della regione Friuli Venezia Giulia rappresenti un esempio virtuoso di come un territorio in maniera responsabile possa esercitare al meglio la propria autonomia. Autonomia che non va intesa solo in termini istituzionali, come sancito dall'articolo 116 della Costituzione, ma in quanto autonomia di pensiero e di primato della politica; del primato, cioè, di un'idea coerente di organizzazione e di sviluppo sociale e territoriale che viene portata avanti con correttezza nelle sedi di dibattito opportune. Questo percorso è reso ancora più evidente se si confronta, invece, con il comportamento di alcune opposizioni che in Friuli Venezia Giulia hanno preferito rinunciare al dibattito, alla bellezza del confronto e della discussione politica all'interno dei consigli comunali, con pretestuosi ricorsi al TAR, abdicando così al proprio ruolo in ultima istanza, alla propria funzione, di proporre, cioè, alternative valide e credibili. La regione Friuli Venezia Giulia si è data il compito di ripensare al proprio ordinamento e le modifiche che andremo ad approvare forniscono gli strumenti per dare piena attuazione alla legge regionale n. 26 del 12 dicembre 2014 sul riordino delle autonomie locali che prevede, all'articolo 2, un ordinamento regionale basato essenzialmente sui comuni quali enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni, secondo i principi fissati dalla Costituzione, organizzati in unioni territoriali intercomunali, volte ad un pieno soddisfacimento dei bisogni del cittadino. Nessun nuovo costo, come erroneamente dichiarato in quest'Aula dall'onorevole Fedriga; nessun nuovo costo, nessuna nuova poltrona, ma un coordinamento efficiente delle funzioni di area vasta. 
La modifica rispetto al testo originale, così come risultato dalla discussione in Commissione affari costituzionali del Senato, ha avuto l'avallo del consiglio regionale e ha messo in luce la necessità di normare in modo più efficace l'iter di questo tipo specifico di leggi di rango costituzionale. La modifica dello statuto, infatti, non può che seguire un procedimento che assicuri il rispetto delle prerogative, sia del Parlamento sia del consiglio regionale, su un piano paritario, sottolineando che l'autonomia speciale trova il suo fondamento in una decisione dello Stato sovrano. Il Friuli Venezia Giulia è una terra che è stata capace negli anni di dimostrare come l'autonomia possa rappresentare un valore e non una fonte di spreco e di privilegio. Ricorre quest'anno – è d'obbligo ricordarlo – il quarantesimo anniversario del terremoto, della ferita che segnò per sempre la regione e con essa la sua memoria, a cui seguì quella ricostruzione che da tutti è presa come modello, non solamente tecnico, ma anche e soprattutto un modello di organizzazione, per l'efficienza e le soluzioni normative che le istituzioni locali dimostrarono e assunsero dopo l'ottenimento della delega di funzioni da parte dello Stato. 
La libertà oggi come allora va dunque esercitata con serietà e con costante attenzione, in sintonia con l'evoluzione dei mondi che ci circondano. La velocità con cui avvengono i cambiamenti economici e sociali, visti anche i fattori e le influenze esogene cui è sottoposta una terra di confine, seppure inserita nel punto più vivo e vitale dell'Europa, che corre il rischio di tornare a essere muro, non opportunità, con la messa in discussione proprio in questi giorni dei principi contenuti nel Trattato di Schengen, poco si concilia con i tempi lunghi della politica e delle istituzioni. Ed è questo il motivo essenziale per cui viene chiesto a noi, rappresentanti ad ogni livello, di essere coraggiosi e lungimiranti nel ripensare l'assetto istituzionale che dovrà accompagnare le nostre vite e le nostre azioni dei prossimi anni. La regione autonoma Friuli-Venezia Giulia ha fatto tutto ciò; ha semplificato i livelli di governo; ha avvicinato i comuni alla regione e di conseguenza i cittadini responsabilizzandoli e organizzandoli in modo tale da indurli al dialogo e alla condivisione; ha riorganizzato in maniera omogenea il territorio e ripensato i servizi, razionalizzandoli. Con questa proposta di legge costituzionale, inoltre, viene abbassato da 25 a 18 anni il limite di età per poter essere eletti in consiglio regionale e si diminuisce da 15 mila a 5 mila il numero di firme necessarie...  ... per avviare un'iniziativa legislativa popolare con numeri maggiormente corrispondenti alla composizione geografica e demografica della regione. In definitiva, quella che ci prestiamo ad approvare è una buona legge perché rappresenta un buon esercizio dell'autonomia eliminando le province. Un esempio di ascolto delle istanze dei cittadini e di interpretazione della volontà popolare. Un buon esercizio dell'autonomia nell'innovazione e nella sperimentazione di modalità per avvicinare i cittadini alle istituzioni, soprattutto i giovani, abbassando il limite di età per l'elettorato passivo e il numero di firme da raccogliere per le iniziative di legge popolare. Una buona legge che rispetta le prerogative di autonomia della regione e il rapporto pattizio con il Parlamento. Una buona legge che la regione autonoma Friuli-Venezia Giulia ci chiede di approvare senza indugio. Pertanto, senza indugio annuncio il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).