Discussione sulle linee generali
Data: 
Mercoledì, 8 Gennaio, 2020
Nome: 
Enrico Borghi

Grazie, signora Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, credo sia stata una iniziativa molto pertinente quella assunta dai gruppi di maggioranza di portare questa mozione all'attenzione dell'Aula e credo che sia anche un fatto politicamente di rilievo che alla mozione di maggioranza si siano aggiunte una serie di mozioni da parte anche delle altre forze politiche in considerazione del fatto che qui stiamo trattando di un tema che riguarda la salubrità - mi verrebbe da definirla in questi termini - e la terzietà delle istituzioni e quindi è giusto che ciascuno dal proprio punto di vista porti delle opinioni, dei contributi. Così come è altrettanto giusto - qui rispondo al collega - che sia la maggioranza a farsi carico di una problematica. Non abbiamo voluto adottare la politica dello struzzo ma abbiamo al contrario voluto assumere nelle forme più alte e più importanti che un Parlamento si può dare, cioè quelle di un dibattito parlamentare in Aula aperto al contributo di tutti, su una questione che non è una minimale ma che riguarda e afferisce a un tema assolutamente rilevante, cioè quello di come riorganizzare nel nostro Paese la macchina della pubblica amministrazione, in piena aderenza ai dettami e ai precetti costituzionali che, ricordo, sanciscono all'articolo 118, in base al principio della sussidiarietà, il comune come elemento fondamentale dal quale si dirama l'organizzazione democratica del nostro Paese. Poiché questa non è una sede come dire scontata, non è un talk show nel quale si possono fare anche comizi, molto spesso da parte di persone che non sanno assolutamente nulla della materia, ma è una sede appropriata, è necessario fare una riflessione un pochettino più approfondita sui motivi per i quali si generano le emergenze perché questa mozione, che sarà votata insieme ad altre domani, riguarda sostanzialmente un tema che parte da un dato emergenziale che è stato discusso, è stato sviscerato da parte dei colleghi e qui non debbo aggiungere ulteriori dati che rischierebbero di essere ridondanti. Le mozioni nascono da un problema di fondo, cari colleghi, anzi nascono da una malattia: la malattia è che il processo riformatore nel nostro Paese, essendo per definizione irrisolto da oramai trenta, se non quarant'anni, determina, secondo la nota legge del pendolo, una sorta di schizofrenia sulla base della quale alcune figure - capita ai consiglieri comunali, capita ai consiglieri provinciali, è capitato, colleghi, anche ai parlamentari, oggi capita ai segretari comunali - di volta in volta vengono inseriti all'interno di una discussione del tutto impropria, inopportuna e sbagliata che tende a liquidare il tema dell'organizzazione della democrazia esclusivamente all'insegna della demagogia e, quindi, sostanzialmente porta a far sì che queste figure vengano di volta in volta inserite tra le figure che possono essere sacrificate sull'altare di quel populismo demagogico che pensa di risolvere le problematiche semplicemente cancellando con un tratto di penna, di volta in volta alcuni strumenti di organizzazione o della pubblica amministrazione o addirittura delle forme della vita democratica del nostro Paese.

Questo è un problema che ha determinato il fatto che, per rimanere al tema, noi non siamo ancora riusciti a venire a capo di una questione della quale, insieme con il tema della riorganizzazione dello Stato, discutiamo da trent'anni, cioè il tema della riorganizzazione dei poteri locali nel nostro Paese. Infatti sì, signor sottosegretario, stiamo vivendo un dato emergenziale, ma attenzione a non fare l'errore di risolvere il dato emergenziale facendo finta che non esiste il dato strutturale sullo sfondo perché noi rischieremmo di aumentare problemi a problemi. Allora è possibile immaginare di comprimere i tempi ed avviare un percorso di riorganizzazione, almeno sotto il profilo delle forme apicali e dirigenziali della pubblica amministrazione comunale, immaginando già di avere in mente quale possa essere il modello a regime di riorganizzazione della macchina comunale del nostro Paese, perché altrimenti noi rischiamo anche qui di introdurre degli elementi di demagogia se non di falsità nel dibattito. Infatti, colleghi, noi in Italia abbiamo 7.914 comuni. Possiamo dire in tutta leggerezza che in Italia possono esistere 7.914 stazioni appaltanti? Possiamo dire in tutta semplicità che i 7.914 comuni sono tutti uguali? Possiamo ritenere che, facendo esclusivamente una operazione sulla carta, si possa risolvere il problema stabilendo il principio che ad ogni comune spetta un segretario comunale e poi Dio vede e Dio provvede per tutto il resto? Magari dimenticandosi di quello che abbiamo detto ieri perché, signora Presidente, è un po' curioso, si capisce ma è anche un po' curioso che oggi qui ci vengono a fare la predica quelli che qualche anno fa nei banchetti raccoglievano le firme per abolire i prefetti e per abolire i segretari comunali in quanto vissuti come l'emanazione del potere romano. Allora mettiamoci d'accordo: riusciamo a fare una zona franca dalla demagogia, dai comizi di quartiere o di strapaese e immaginare che attorno al tema della ridefinizione delle regole del gioco tra cui vi è il tema della dirigenza, non il tema solo dei segretari comunali, il tema della dirigenza e il modo con il quale non riorganizziamo la burocrazia e la presenza della pubblica amministrazione nel nostro Paese, riusciamo a fare delle discussioni di merito lasciando perdere quella malattia a cui facevo riferimento in precedenza della demagogia spicciola che produce questi esiti nefasti. Infatti coloro che oggi contestano gli effetti di alcune battaglie, ieri erano sugli scudi per chiedere questo tipo di abolizione. Allora proviamo a ripartire da qui: noi come Partito Democratico sottoporremo nei prossimi giorni alle forze politiche la nostra idea in attuazione di un passaggio importante che è stato inserito all'interno della legge di bilancio come collegato di riforma degli enti locali, sottoporremo le nostre idee, le nostre proposte; ci auguriamo che altrettante idee e altrettante proposte possano venire; chiediamo al Governo di iniziare un percorso di risoluzione di questa specifica problematica inserendola all'interno di questo canovaccio e quindi immaginare, per esempio, che sia possibile affrontare la formazione e la costruzione di un sistema nel quale si possa arrivare in maniera temporalmente data nel nostro Paese, soprattutto venendo incontro alle difficoltà dei comuni più piccoli, più fragili, più rarefatti di andare verso una dimensione di aggregazione per fare in modo che almeno sotto il profilo della dirigenza non vi sia la schizofrenia attuale.

E l'esperienza ci dice che se la prendiamo da questo verso forse risolviamo uno dei problemi che in questi anni hanno bloccato il tema della riorganizzazione della rete comunale del nostro Paese, perché noi sappiamo perfettamente che nell'Italia delle cento città e degli 8 mila paesi immaginare di mettere in discussione la dimensione territoriale del comune provoca, per vari motivi che tutti quanti conosciamo, una serie di riserve - e mi avvio alla conclusione, signora Presidente -, una serie di difficoltà e anche una serie di legittime preoccupazioni.

Immaginare quindi, nella salvaguardia della titolarità e della garanzia dell'autonomia comunale, che il percorso di soluzione non passi attraverso un'indifferenziata attribuzione di modalità di assegnazione ai singoli comuni, che restano poi soltanto sulla carta e che affidano alla casualità l'attribuzione della definizione del perimetro della dirigenza, pensando invece che si possa attribuire una sorta di segreteria generale per comuni aggregati sulla base di un minimo numero demografico o sulla base di una dimensione di carattere orografico, vista la complessità e la peculiarità del nostro Paese, è già un passo verso un'ipotesi di riorganizzazione degli enti che può tenere insieme la soluzione dell'emergenza e l'avvio di una bozza di riorganizzazione della rete comunale del nostro Paese, che è uno dei temi che siamo pronti ad affrontare in una piena e leale collaborazione con tutte le forze politiche e in una logica di confronto all'interno di questo Parlamento.