Discussione generale
Data: 
Lunedì, 16 Ottobre, 2023
Nome: 
Michela Di Biase

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Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, questa Assemblea si trova oggi a fronteggiare un tema estremamente delicato, che è quello del disagio giovanile. Tutti noi siamo alla ricerca di strumenti e interventi che possano sviluppare una risposta strutturale e adeguata proprio a questo fenomeno in quelle che sono le sue diverse manifestazioni. Lo abbiamo visto, il periodo pandemico ha lasciato strascichi importanti e forse i ragazzi, le nuove generazioni sono quelle che maggiormente hanno dovuto fare i conti con quel periodo - che tutti noi ricordiamo - di grande reclusione. Un periodo di reclusione dalla socialità, dagli affetti, con una conseguente difficoltà per i nostri ragazzi di vivere una socialità normale, come era dovuto, com'è dovuto quando si ha quell'età.

Questo forzato, ma doveroso momento che abbiamo vissuto dunque ha lasciato strascichi importanti e oggi siamo qui a discutere una mozione che parla degli “Hikikomori”, ragazzi che decidono in modo volontario, a tutela di loro stessi - poi tornerò sui connotati del disagio -, di autoisolarsi rispetto al contesto sociale in cui vivono.

Rispetto a questo abbiamo assistito non soltanto al tema degli “Hikikomori”, ma abbiamo registrato un incremento spaventoso di molte delle malattie legate al disagio neuropsichiatrico dei giovani. Lo ricorderanno le colleghe deputate e i colleghi deputati, lo ricorderà il Governo: qualche settimana fa c'è stato un grido d'allarme lanciato dall'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù che, come sapete, ha sede nel territorio della città di Roma, ma che, rispetto all'utenza, raccoglie molti ragazzi provenienti da tutto il Centro e Sud Italia. Questo studio ci dice che c'è un aumento serissimo, nella misura quasi del 40 per cento, rispetto ad alcune patologie neuropsichiatriche; mi riferisco, ad esempio, a ragazzi che praticano autolesionismo, così come abbiamo visto e registrato un aumento delle patologie legate ai disturbi alimentari, su cui quest'Aula è stata già impegnata qualche settimana fa, con una discussione specifica su questo tema; per non parlare, poi, dello sconcertante aumento dei suicidi proprio nei ragazzi, già a partire dalla giovanissima età. Anche questa è una cosa di cui dobbiamo tener conto.

Il fenomeno che, oggi, noi proviamo ad approcciare attraverso questa mozione è abbastanza recente nel nostro Paese, purtroppo, invece, già molto conosciuto in Giappone, dove da più di vent'anni si ha consapevolezza di che cosa in realtà siano questi ragazzi; il significato del termine “Hikikomori”, lo ricordiamo per chi ci ascolta, è: stare in disparte.

Se si analizzano i dati, che sono a volte noiosi, ma ci aiutano a comprendere e, poi, dunque a fornire, immagino, delle possibili soluzioni di gestione del fenomeno, a cui poi naturalmente giungerò, i numeri che ci vengono enunciati dal Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa, che appunto ha fatto questa indagine su un campione di 12.000 studenti tra i 15 e i 19 anni, ci dicono che sarebbero all'incirca l'1,7 per cento del totale gli studenti italiani che soffrono di questo disturbo, parliamo di 50.000 ragazzi. A questi andrebbe aggiunta un'ulteriore fetta, una consistente fetta, che corrisponde all'incirca a 67.000 giovani, il cui disagio potrebbe poi sfociare in questa patologia. Secondo l'associazione “Hikikomori Italia”, addirittura, i dati sarebbero ancora maggiori e, quindi, secondo loro, i ragazzi presenti sul territorio nazionale oscillano tra i 100.000 e i 200.000 individui, perché chiaramente questo è un fenomeno che parte in età scolare, ma che ha degli strascichi anche fuori e al di là dell'età fissata a 19 anni.

Quali sono le prerogative e quali i sintomi che presentano questi ragazzi? L'ansia pare essere uno dei sintomi maggiori, così come questa assoluta difficoltà, appunto, a interfacciarsi con i propri amici, con i coetanei.

Mi preme ricordare come questo fenomeno sia diverso a seconda che ci occupiamo delle ragazze o dei ragazzi. Infatti, i ragazzi “Hikikomori” sono concentrati e utilizzano il loro tempo maggiormente sui videogiochi, invece, le ragazze riferiscono di passare la maggior parte del loro tempo a dormire. È chiaro che, finora - e forse è qui che tutti noi, questo Governo e questo Parlamento, siamo chiamati a fare uno scatto anche rispetto a un cambio di passo rispetto a questo disturbo - , il fenomeno degli “Hikikomori” è stato esclusivamente gestito come correlato ad altre patologie, quindi, ad altri disturbi psichiatrici, come ad esempio la schizofrenia, la depressione e l'ansia sociale. Ecco, oggi, sappiamo che questo disturbo andrebbe diagnosticato in modo diverso, perché non è detto che un ragazzo “Hikikomori” soffra di questi disturbi che ho appena citato e forse il primo passo per risolvere e affrontare questo disturbo naturalmente è quello di conoscerlo.

Con questa mozione, il Partito Democratico intende portare alla luce il fenomeno, la complessità del fenomeno degli “Hikikomori” e impegnare il Governo rispetto a una strategia complessiva di riconoscimento del disturbo, ma anche di contrasto del disturbo. Lo debbo dire, una delle cause più frequenti, come ho avuto modo di dire prima, è l'ansia. Moltissimi di questi ragazzi soffrono di disturbi d'ansia, legati anche alle performance scolastiche, al rendimento scolastico. Io lo voglio dire in questa sede: reputo che sia stato un errore, che sia un errore, il fatto che questo Governo continui a voler descrivere la scuola come la scuola del merito, perché questo voler sottolineare come i ragazzi debbano necessariamente primeggiare all'interno della scuola dell'obbligo è un qualcosa che non aiuta i nostri ragazzi. Ricordo che le proteste degli studenti che ci sono state proprio nei mesi scorsi chiedevano di imparare e non a gareggiare. Quindi, a mio avviso, anche su questo noi dovremmo avere un'inversione di rotta rispetto a quello che dobbiamo chiedere ai nostri studenti.

Ecco, io penso che su questo, davvero, sia necessario fare una riflessione più attenta, rispetto al metodo educativo che vogliamo sostenere. Vogliamo davvero trasmettere ai nostri giovani l'idea che se si è più forti, se si arriva prima si è migliori degli altri? Ecco, questa è una valutazione che io mi sento di fare in quest'Aula. I ragazzi, purtroppo, oggi, hanno assorbito questa cultura, una cultura, chiaramente, che viene da lontano; ma penso che dobbiamo dare una mano a invertire la rotta e dobbiamo farlo con atti concreti. Accanto alla questione del benessere, come dicevo prima, c'è il tema del riconoscimento del disturbo e noi, come Partito Democratico, chiediamo al Governo di sostenere con forza ed urgenza l'iter legislativo per l'istituzione della figura dello psicologo delle cure primarie.

Lo abbiamo detto tante volte nella scorsa legislatura e io voglio ricordarlo anche questa sede: fu grazie all'intervento dell'allora deputato Filippo Sensi, oggi senatore di questa Repubblica, se noi siamo riusciti a dare, in quel momento storico, una risposta concreta alla necessità di tante donne e di tanti uomini e di tanti ragazzi.

Oggi, diverse sono le proposte di legge depositate in questo senso e io penso che il Parlamento debba, necessariamente, fare uno sforzo comune, perché non è più procrastinabile l'istituzione di una figura che riesca, sin dalle prime battute e dai primi segni di disagio, che lavori di concerto con il medico di base o col pediatra di libera scelta, ad individuare i campanelli d'allarme e che riesca, in modo soddisfacente, a sostenere le famiglie, che spesso, davvero, vivono con grande solitudine e con grande spavento questi comportamenti dei figli.

Un ruolo fondamentale, come sempre, lo giocherà la scuola e noi siamo convinti che, anche qui, è necessario creare protocolli d'intesa tra il ministero dell'istruzione e del merito - e speriamo, insomma, che su questo ci sia un ravvedimento, come ho detto prima – e però con l'Università e con il Ministero della sanità perché le scuole, naturalmente, sono tra le prime che potranno investigare e riconoscere questo problema. E poi, naturalmente, visto che questa è una mozione - e parliamo del disagio dei giovani - penso che sia necessario in quest'Aula arrivare a un voto condiviso, perché reputo che i problemi legati al disagio giovanile non possano essere delle battaglie di uno o dell'altro, ma penso davvero che questo Parlamento debba fare lo sforzo di trovare una sintesi per sostenere, realmente, e aiutare questi ragazzi che vivono il dramma della solitudine.