Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 10 Aprile, 2024
Nome: 
Vinicio Peluffo

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Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo e colleghi, le mozioni intervengono sul Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, ossia stiamo parlando di un dazio sul contenuto carbonico nell'importazione di prodotti come l'acciaio, l'alluminio, i fertilizzanti, il cemento, l'elettricità e l'idrogeno e, secondo me, Presidente, è una discussione di merito interessante anche perché, mentre la svolgiamo, fuori è già partita la campagna elettorale per le elezioni europee con slogan a tinte forti. Campeggiano nelle città già dei manifesti con slogan contro l'Europa, quegli slogan che riecheggiavano adesso nella dichiarazione del collega Barabotti. Legittime le opinioni diverse, utile il confronto tra visioni differenti sul processo di integrazione europeo, altro sono gli slogan roboanti che mistificano la realtà e sminuiscono la posta in gioco. Dicevo che è interessante, secondo me, in questo contesto la discussione di oggi per capire se una discussione di merito come quella indotta dalle mozioni - sull'applicazione di uno strumento che ha l'ambizione di concorrere al processo di decarbonizzazione necessario per contrastare i cambiamenti climatici e allo stesso tempo di tutelare la capacità competitiva del sistema economico - può aiutare ad introdurre elementi di razionalità nel dibattito politico e pubblico complessivo.

È utile, secondo me, per avere anche alcuni punti fermi di carattere generale e sull'applicazione di questo strumento. Intanto, credo che un po' tutti i colleghi abbiano visto ieri la notizia dei dati riportati da Copernicus, il servizio meteo, che il mese di marzo 2024 è stato il mese di marzo più caldo di sempre e segue 12 mesi nei quali si sono registrate le temperature più alte di sempre: tra le regioni più colpite c'è il Mediterraneo e all'interno di questo il nostro Paese. Allora, il riscontro empirico e una vastissima letteratura scientifica dovrebbe indurci a tenere fermo un assunto, che i cambiamenti climatici sono in corso, non sono negabili, quindi risparmiamoci questo dibattito, così come gli effetti dei cambiamenti climatici sono altrettanto innegabili e lo dimostrano gli eventi estremi di carattere siccitoso-alluvionale, che hanno un impatto anche sul lavoro del Parlamento e sulla decretazione d'urgenza che riguardano questi eventi. Quindi, è altrettanto chiaro cosa fare per contrastare i cambiamenti climatici e nelle conclusioni al COP28, il vertice mondiale sull'azione per il clima dello scorso dicembre a Dubai, e in Europa con il green deal, lanciato nel 2019, nato come strategia di decarbonizzazione e, al contempo, è un nuovo paradigma industriale, per rendere l'Unione europea protagonista nella transizione ambientale, anzi, nella doppia transizione, ecologica, energetica e digitale, e il pacchetto fit for 55, che sono le misure di adeguamento della legislazione precedente e nuove iniziative.

Dopo l'approvazione di questi pacchetti, gli obiettivi climatici europei sono chiari. Diminuire del 55 per cento le emissioni europee entro il 2030 e rendere l'Europa il primo continente a impatto zero entro il 2050. Ma dobbiamo anche registrare che, al momento, l'aumentare delle ambizioni climatiche europee non corrisponde una stessa ambizione nelle altre giurisdizioni e che senza un allineamento degli interventi da parte degli altri Paesi il rischio che le iniziative condotte dall'Unione Europea risultino vane. Allora, è questo l'elemento di interesse di questo dibattito, Presidente, il CBAM è ispirato esattamente a questa doppia ambizione: proteggere le industrie manufatturiere europee nei settori energivori dalla concorrenza estera nel processo di introduzione di tecnologie non emissive e incentivare gli esportatori extra europei a ridurre l'intensità carbonica delle loro produzioni. Più specificamente, la misura interviene affrontando il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio, contribuisce agli obiettivi di decarbonizzazione dell'Unione Europea, incoraggia i produttori dei Paesi terzi che esportano verso l'Unione Europea ad adottare tecnologie a bassa emissione di carbonio e garantire che il prezzo dell'importazione rifletta più accuratamente il loro tenore di carbonio. Per aiutare a proteggere l'industria europea della concorrenza sleale, il CBAM introduce un meccanismo che stabilisce un prezzo del carbonio sulle importazioni di determinati prodotti, nel tentativo di sostenere le industrie nazionali. In fase di stesura del regolamento, è stata redatta una valutazione di impatto sul rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio dall'Unione Europea. Tale effetto è dovuto alla delocalizzazione della produzione di prodotti ad alta intensità energetica dell'Unione europea verso altri Paesi, con minori costi di conformità ambientale e la sostituzione di questi prodotti dell'UE con importazioni a più alta intensità di carbonio da questi Paesi. Questo scenario determina un aumento complessivo delle emissioni globali, ciò che compromette l'efficacia delle politiche dell'Unione europea in materia di clima. Allora, lo ripeto, l'avvio del meccanismo del CBAM che è entrato nella sua prima fase, a partire dallo scorso ottobre, sta aprendo anche fronti di tensione con economie emergenti e con Paesi in via di sviluppo. L'ipotesi di una futura estensione del CBAM alla totalità dell'import dell'Unione europea appare a rischio di penalizzazione per economie emergenti, per paesi del vicinato come Algeria, Turchia, la stessa Ucraina, sia per i Paesi in via di sviluppo nell'Africa subsahariana o nel Sud-Est asiatico e soprattutto per le economie meno avanzate l'adattamento appare particolarmente complesso. In riferimento alle criticità, anche per quanto attiene il contesto europeo italiano, il nuovo sistema rischia di rivelarsi un onere amministrativo considerevole, non solo per gli importatori e i produttori extra Unione europea, ma anche per le autorità degli stessi paesi con tempi di sdoganamento, capacità di verifica delle emissioni tra gli Stati membri che potrebbero portare ad una sorta di collo di bottiglia nel processo, con potenziali complicazioni derivanti dall'obbligo di importatori e produttori di condividere con le autorità nazionale informazioni di dettaglio in grande mole, anche con riferimento ad una parte di informazioni riservate.

Allora, in ragione dell'importanza dello strumento, dei suoi obiettivi e delle sue potenzialità, è utile intervenire subito sui potenziali effetti distorsivi. Per questo l'importanza di queste mozioni e, per quanto ci riguarda, Presidente, nella nostra mozione abbiamo indicato una serie di impegni che chiediamo al Governo a cui rimando non li riprendo. Segnalo solo al rappresentante del Governo che sul primo punto degli impegni, su cui avete dato un parere negativo, la richiesta è quello di attivarsi a livello europeo per monitorare l'applicazione del meccanismo CBAM per verificare l'impatto sulle imprese, sui consumatori e l'effettiva efficacia anche per la futura applicazione ad altri settori, valutando gli impatti effettivi su tutta la catena del valore dei prodotti e a valle, eventualmente, modificare il meccanismo stesso e la sua attuazione. Lo segnalo perché mi sembra un punto su cui forse il Governo può fare un'ulteriore riflessione. In conclusione, Presidente, siccome dicevo vediamo se riusciamo a mettere alcuni punti fermi, l'invito che facciamo al Governo e alle forze di maggioranza è di non parlare più di deroghe agli impegni di decarbonizzazione, perché i cambiamenti climatici non aspettano. Chiediamo, piuttosto, all'Europa di essere conseguente a quegli obiettivi, anche nella realizzazione di strumenti che rendano effettivamente protagonista il suo tessuto economico e produttivo della doppia transizione ecologica e digitale. Non deroghe, ma sostegni mirati per accompagnare la transizione, per rendere più competitive le imprese e per includere i lavoratori.