Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 19 Novembre, 2019
Nome: 
Nicola Pellicani

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Grazie, Presidente. In queste ore a Venezia si sta facendo il conto dei danni, nelle abitazioni così come nei negozi e negli esercizi commerciali. Sono state smaltite centinaia di sacchi di spazzatura, di elettrodomestici; le calli sono pieni di arredi di case, di negozi, tavoli, sedie, divani, per cercare di recuperare quanto possibile. E ciò non solo a Venezia, Presidente, ma anche a Chioggia e nelle località del litorale che sono state colpite da una fortissima mareggiata. Ma sono davvero contento, oggi, che, di fronte al dramma che sta vivendo Venezia, di fronte al dolore di vedere la città sommersa da quasi due metri d'acqua, con persone che hanno perso tutto e con un patrimonio monumentale dal valore inestimabile intaccato pesantemente dall'acqua salmastra, da questo Parlamento arrivi un segnale non solo di solidarietà, ma anche di impegno, in modo unitario, con questa mozione che andiamo a votare e di cui il PD è fortemente convinto di votare a favore.

È una mozione che impegna il Governo a fare delle scelte concrete, non solo per far fronte all'emergenza di questi giorni, ma per contribuire in modo concreto a risollevare Venezia, una città, non solo unica al mondo, ma che per la storia e la tradizione che rappresenta è chiamata a svolgere un ruolo strategico sul piano internazionale. Per queste ragioni, è importante affrontare il tema “Venezia” in modo unitario, così come i temi che riguardano la città, che ho illustrato ieri e che ho chiamato “dossier Venezia”; ciò significa affrontare un piano che comporta molteplici azioni, non c'è solo il MOSE da concludere, che in vent'anni ha drenato tutte le risorse a disposizione per Venezia, oltre cinque miliardi e mezzo, ma bisogna riprendere a fare con costanza la manutenzione ordinaria, a consolidare le fondamenta, ad investire nella residenza, a risollevare le insule, a fare l'escavo dei canali, tutti quegli interventi quotidiani che servono a far vivere Venezia.

Ma il dossier Venezia, come l'abbiamo presentato, è qualcosa di più, perché non c'è solo l'alta marea in città, c'è anche un flusso quotidiano di milioni di turisti, ci sono le grandi navi, il moto ondoso. Voglio citare anche la necessità di rendere più operativo e meglio operativo il porto, e perciò occorre lo scavo dei canali, nonché le bonifiche di Porto Marghera, un'area industriale sterminata, Presidente, di oltre 2.000 ettari che per decenni ha ospitato l'industria chimica di base e non è più rinviabile la pulizia dei suoli inquinati che sversano veleni in laguna. In tal senso, voglio sperare che il Green New Deal annunciato dal Governo, con una cinquantina di miliardi di investimento, debba necessariamente prevedere la bonifica di Porto Marghera che ha significato non solo l'avvelenamento della terra e delle acque, ma, ciò che è ancor più grave, delle persone, di quei lavoratori, in particolare, che vi hanno lasciato la vita, a Porto Marghera. Ebbene, da troppo tempo stiamo aspettando il giusto risarcimento, la stagione del riscatto.

In questo senso, dobbiamo interpretare uno dei principi della legge speciale che recita che uno dei capisaldi è la rivitalizzazione socioeconomica della città; dobbiamo interpretarlo in chiave attuale, in chiave moderna, puntando a immaginare una nuova Porto Marghera, dove si consolidi la green economy, possa nascere un'area ZES, investendo su un'industria compatibile con l'ambiente.

Questa è l'impronta del dossier Venezia che dobbiamo affrontare; per poterlo realizzare sarà necessario un flusso di risorse adeguato e costante e l'aggiornamento della legge speciale per Venezia, per renderla più attuale, non solo con i cambiamenti climatici in atto, ma anche con le trasformazioni avvenute in città negli ultimi decenni. C'è l'esigenza, anzitutto, di semplificare le procedure e di pensare ad una normativa più federalista e più metropolitana, allargando il campo d'azione della legge alla città territorio, quell'area vasta, senza periferia, costituita da tante polarità urbane forti che convivono assieme e danno vita a quella grande città che si sviluppa attorno a Venezia e va ben al di là dei confini municipali. Una riforma con queste caratteristiche aiuterebbe a rilanciare una visione sistemica della legge speciale, oggi limitata ai soli interventi alle bocche di porto.

Un tema fondamentale è quello delle risorse che va affrontato in maniera strutturale per Venezia; in una stagione in cui lo Stato ha carenza cronica di risorse, quale modo migliore se non quello di sperimentare forme di autonomia impositiva, cari colleghi? Questa è l'autonomia differenziata che servirebbe a Venezia. Il voto di oggi in quest'Aula ci richiama alla responsabilità che abbiamo di fronte per tutelare Venezia; dobbiamo dimostrare la stessa capacità che ebbero i nostri padri nella prima Repubblica quando approvarono la prima legge speciale per Venezia, la n. 171 del 1973, con grande lungimiranza, dopo l'alluvione del 1966; in un clima pur segnato da forti conflittualità e da diverse visioni del mondo, davanti a Venezia si riusciva a trovare un terreno di confronto comune. Oggi, cari colleghi, dobbiamo fare altrettanto, dobbiamo mantenere questo spirito collaborativo, prendendo atto, però, che a 53 anni di distanza dal 4 novembre del 1966 siamo stati presi un'altra volta di sorpresa dall'acqua alta, perciò dobbiamo essere consapevoli che ci apprestiamo ad affrontare i problemi di Venezia alla luce di un fallimento, quello di non aver saputo evitare un'altra alta marea di quelle proporzioni. Saremmo ingenerosi se non riconoscessimo che, al di là del fatto che in questi vent'anni tutte le risorse sono state drenate dal MOSE, da quando è stata approvata la legge speciale per Venezia, appunto nel 1973, tanti interventi sono stati fatti per salvaguardare la riqualificazione della residenza, il restauro del patrimonio monumentale, il consolidamento delle fondamenta e tante altre cose, però, il punto è un altro: Venezia ha assunto una fisionomia che è esattamente il contrario di quella che aveva ispirato il Parlamento cinquant'anni fa.

Venezia è una città non solo svuotata di residenti, come del resto tutti i centri storici delle grandi città, ma che ha perso funzioni e ha assunto una deriva che abbiamo il dovere e la responsabilità di recuperare, perché, cari colleghi, Venezia non deve fronteggiare solo l'alta marea, ma anche la marea quotidiana di turisti, i grattacieli galleggianti che passano davanti a piazza San Marco, 530 navi all'anno, e molto altro, basti pensare al fiume di persone, 30 milioni all'anno sono i turisti che arrivano in città, senza che vi sia sostanzialmente alcuna gestione dei flussi. In molti momenti, soprattutto in occasione dei fine settimana, la città viene letteralmente preso d'assalto e diventa impossibile muoversi. Dobbiamo perciò prendere in mano e affrontare il dossier Venezia e bisogna farlo subito; già il Comitatone convocato prontamente dal Governo il 26 novembre ha il dovere di affrontare il tema di Venezia in modo unitario, partendo dalla consapevolezza che ormai è necessario non solo rifinanziare, ma anche aggiornare la legge speciale.

L'errore più grande in questi anni è stato di chi ha pensato che il MoSE fosse un'opera salvifica: è stato il più grande errore, non solo perché il MoSE non è finito e non funziona ancora, ma perché ormai è evidente a tutti che di fronte ai mutamenti subiti dalla città, ai cambiamenti climatici e ambientali in atto, le misure per aiutare Venezia devono essere molteplici, e noi abbiamo il dovere di dare delle risposte concrete. Dobbiamo guardare avanti, ai prossimi cinquant'anni. Anche per questo ho proposto di istituire a Venezia un centro internazionale sui cambi climatici in collaborazione con la comunità scientifica veneziana per valorizzare il patrimonio di conoscenze maturate da soggetti pubblici e privati, che porti avanti studi e ricerche sui temi della vulnerabilità e l'adattamento ai cambiamenti climatici nell'ambito della salvaguardia della città di Venezia.

Una proposta contenuta anche nella proposta di legge di aggiornamento della legge speciale che ha presentato il Partito Democratico alcuni mesi fa. Infatti, cari colleghi, va innanzitutto difesa e ribadita la specialità della città di Venezia, ed è urgente, non più rinviabile, affrontare in termini concreti il tema dei limiti, vale a dire fare i conti con la fragilità e l'unicità della città e della sua laguna. Non è accettabile, colleghi, che in giro per il mondo Venezia sia divenuta esempio negativo di come una città possa essere stravolta dal turismo e dal degrado ambientale. Abbiamo il dovere di fermare questa deriva e di governare i problemi, non solo di evocarli. Quando parlo di dossier Venezia mi riferisco esattamente a questo; solo così possiamo ribadire il fatto che Venezia è una città, luogo di lavoro, di relazioni, di vita sociale. Non è un luna park, non è una grande location turistica.

La potenza di Venezia è impareggiabile, lo abbiamo visto in questa settimana: siamo stati nell'apertura dei notiziari di tutto il pianeta. Abbiamo il dovere di dimostrare al mondo che siamo in grado di affrontare la sfida che abbiamo di fronte. Aiutando Venezia aiutiamo l'intero Paese; dobbiamo poter contare sul contributo della comunità internazionale, ma siamo noi che abbiamo la responsabilità di risolvere i problemi di Venezia. Un'immagine così negativa della città come quella che sta circolando, ahimè, da troppi anni non fa male solo a Venezia, ma fa male a tutto il Paese. Tutti abbiamo Venezia nel cuore, ma ora dobbiamo dimostrarlo con i fatti,