Dichiarazione di voto finale
Data: 
Giovedì, 25 Febbraio, 2016
Nome: 
Emanuele Fiano

A.C. 275-A/R ed abbinate

Onorevoli colleghi, signor Presidente, signor sottosegretario, quella che approviamo oggi è una legge importante. Lo sono ovviamente tutte le leggi, ma questa ha un valore decisamente particolare, perché attiene alle regole fondamentali della democrazia, al tema della rappresentanza degli interessi, ai conflitti che inevitabilmente sorgono e al modo in cui debbono essere risolti. Attiene alle regole fondamentali della democrazia come altre questioni che abbiamo svolto in quest'Aula e come quella che stiamo per iniziare a svolgere nei lavori della Commissione affari costituzionali della Camera, quella legge che dopo aver approvato la legge sul conflitto di interessi vogliamo approvare, la legge che imponga ai partiti regole di democrazia interna. E il partito che ha appena terminato il proprio intervento, a quel concerto di regole che debbono regolare la vita interna della democrazia dei partiti, che poi sono chiamati in quest'Aula a fare le leggi per i cittadini, a quella legge, il partito che ha appena parlato, il MoVimento 5 Stelle, ha dichiarato che sarà sempre e comunque contrario, a qualsiasi legge che imponga norme di democrazia interna e per i movimenti. E da voi che rifiutate qualsiasi legge di democrazia interna noi dovremmo sentirci fare delle critiche su come noi intendiamo la democrazia ? Rispediamo al mittente i consigli di chi non vuole applicare la democrazia in casa propria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). 
Questo, quello del tema del conflitto di interessi, è un tema che accompagna le democrazie da quando si sono costituiti i primi Parlamenti e che, lo sappiamo, continuerà a convivere con la democrazia anche in futuro, è un tema insieme attuale e storico, perché riguarda il modo di essere e di funzionare della democrazia e dei Parlamenti, che non può che essere nel segno della partecipazione, certo, ma anche nella chiarezza delle regole, nella trasparenza dei comportamenti dei rappresentanti del popolo e dei membri dei Governi. Non per caso un maestro come Norberto Bobbio insegnava che la democrazia è il governo del potere pubblico in pubblico, nella massima trasparenza. Ed è in questa direzione assolutamente decisiva per le sorti della democrazia che noi stiamo compiendo oggi un passo importante. 
In materia di conflitto di interessi, fino a ieri, le norme che sono intervenute hanno potuto farlo solo una volta emerso concretamente il contrasto fra gli interessi pubblici e quelli del singolo, perché quello, onorevole Sisto, Forza Italia, è il tema che interessa a noi, che mai l'interesse privato del singolo rappresentante del popolo o autorità di Governo prevalga sull'interesse pubblico, con in più l'aggravante all'epoca, fino a questa legge, delle difficoltà di provare tale conflitto. Oggi invece, come lo è già nella normativa, per esempio, degli Stati Uniti o britannica, in questa legge la potenziale situazione di conflitto di interessi viene identificata a monte e sono anche indicate le soluzioni per prevenirla e per gestirla. Abbiamo fissato doveri di informazione dei soggetti per prevenire le situazioni di conflitto e i doveri di astensione dal compimento di atti di deliberazione in conflitto di interessi, preoccupandoci degli effetti che questi atti produrrebbero. Abbiamo previsto la gestione del patrimonio di questi soggetti, abbiamo previsto un dovere di opzione qualora l'Antitrust accerti una situazione d'incompatibilità e inviti il titolare della carica di Governo ad optare tra la sua carica e il mantenimento della posizione incompatibile. 
E abbiamo previsto il dovere di separazione; è la misura tipica per la prevenzione delle ipotesi di conflitto di interessi più rilevante. Si tratta di una forma di affidamento in gestione dei beni e delle attività patrimoniali assimilabili al cosiddetto blind trust, gestione cieca. E non dimentichiamo la possibilità, l’extrema ratio della vendita delle attività e dei beni di colui che si trova in situazioni di conflitto. 
Il passo che facciamo è, dunque, importante ed è voluto da noi ed è in qualche modo obbligato, perché non dimentichiamo mai che le istituzioni democratiche, in quanto tali, hanno radici profonde nella società e da questa sono in positivo, ma anche in negativo, condizionabili. La globalizzazione del mercato, il peso crescente e spesso esorbitante della finanza, la trasformazione continua e frenetica dei mezzi di comunicazione a partire dalla rivoluzione della rete, hanno cambiato i nostri orizzonti. 
In tutto questo, in Italia il conflitto di interessi negli anni scorsi, per venti anni, è stato sinonimo di un nome e di un cognome, soltanto quello del leader del centrodestra Silvio Berlusconi, il che ha voluto dire un richiamo immediato e pressoché esclusivo, negli anni scorsi, al nodo del monopolio del sistema radio-televisivo. E per questo, quando la questione approdò in Parlamento, la Giunta delle elezioni cercò di dipanare quel tema interpretando una norma del testo della legge del 1957. Quello è un altro mondo, non c’è più solo quella questione, anche se quella questione rimane. E tutto quel dibattito si era fermato lì, a quell'unico punto, a quell'unica persona. Noi dobbiamo invece, lo abbiamo fatto in questa legge, impostare una discussione moderna guardando al rapporto tra il potere economico e il potere politico nelle democrazie contemporanee, un piano più alto e complesso di quello che si è fatto in Italia fino ad oggi. Perché è evidente che, nel momento in cui il potere economico prende il sopravvento su quello politico, quando, diciamolo brutalmente, il denaro può contare di più dei voti, la democrazia viene ferita a morte. 
La prima regola della democrazia, quella che riconosce a tutti il diritto di eleggere, di essere eletti, tranne poche eccezioni rigorosamente fissate per legge, una buona democrazia, deve riconoscere a tutti, a prescindere dal patrimonio di costoro, il diritto di entrare in politica, ma le loro attività economiche non possono e non devono costituire un vantaggio da utilizzare a discapito della funzione pubblica. 
Come abbiamo bisogno di regole nell'economia di mercato per impedire gli abusi, i monopoli, altrettanto ne abbiamo bisogno nell'ambito della politica e del funzionamento delle istituzioni. 
L'obiettivo della democrazia era, rimane, e sarà sempre quello di garantire una pluralità di equilibri tra le persone e i gruppi di interesse. Fu Kelsen a scrivere quanto fosse e quanto sia irrinunciabile un centro di decisione finale sul contrasto di interessi tra i gruppi corporativi. E non c’è stato giurista, politologo, studioso delle istituzioni che non abbia affrontato questo tema. Jellinek scriveva a proposito dell'interesse generale: qualunque diritto pubblico esiste nell'interesse generale, che è identico all'interesse dello Stato. 
Vorrei dire alla collega Celeste Costantino: a questo abbiamo guardato in ogni istante in cui ci siamo applicati a questa legge, all'interesse generale del Paese e della democrazia e di tutti i suoi cittadini. Ed è esattamente quello che abbiamo fatto in questa legge. 
Noi non volevamo e non abbiamo scritto una legge contro qualcuno, contro qualche attività economica, contro qualche professione o contro qualche impresa. Noi abbiamo scritto una legge «per», una legge per l'interesse generale dei cittadini e della democrazia. 
Per questo, colleghi del MoVimento 5 Stelle, checché voi ne diciate, per questo ci siamo occupati anche in maniera precisa, dettagliata, delle clausole di ineleggibilità dei parlamentari e per analogia dei consiglieri regionali, così come sarà prescritto nelle leggi regionali, che ai principi di questa legge dovranno ispirarsi. Possiamo farlo perché un'epoca politica si è finalmente chiusa, quella dell'essere sempre o comunque contro qualcuno, anche se Presidente. L'ultimo intervento che ho sentito ci fa ovviamente comprendere come qualcuno in quest'Aula e nel Paese pensi ancora che la politica serve unicamente a demonizzare l'avversario, a voler distruggere l'avversario e a disinteressarsi dell'interesse del Paese e dei cittadini. Noi non siamo qui contro il MoVimento 5 Stelle, non siamo qui contro il partito di Forza Italia, noi siamo qui per i cittadini, perché i cittadini sappiano che le situazioni che i colleghi del MoVimento 5 Stelle hanno citato, e che per loro già, che si ergono a giudici supremi della Corte in quest'Aula, sarebbero e sono sanate in questa legge, quelle che loro hanno citato.
Noi lavoriamo perché questa legge risolva le situazioni equivoche, perché siamo a favore di una separazione inequivoca tra l'interesse privato e gli interessi pubblici, qualora questi confliggano. Non è una legge che vuole impedire l'accesso alla politica, colleghi di Forza Italia, è una legge che vuole rendere la politica libera, questo sì; a noi interessa la libertà della politica, la libertà dal conflitto di interessi, vogliamo che chi si siede in questo Parlamento, chi viene nominato allo scranno di un Governo, agisca sempre sapendo di essere libero da qualsiasi condizionamento. Questa legge va insieme, in contemporanea alle molte altre riforme che quest'Aula, questo partito, questa maggioranza e questo Governo hanno dedicato alla riforma del Paese. Di quella dei partiti ho già parlato, del finanziamento dei partiti ho già parlato.
Concludo, signor Presidente; lo avete visto tutti nel corso della discussione di questa legge, le forze di Governo, la maggioranza ed in particolare il Partito Democratico hanno avuto contro coloro che volevano tornare indietro rispetto alla precedente legge, Forza Italia, indietro rispetto alla legge Frattini, allargare le maglie per riuscire a non individuare e a non risolvere i conflitti di interessi e hanno avuto contro coloro che vorrebbero che alla politica potessero partecipare solo coloro che non hanno una professione, un'attività economica, un'attività imprenditoriale, un'esperienza nel mondo del lavoro. La nostra determinazione, colleghi, è quella di rendere la vita politica e istituzionale del Paese il più pulita, il più trasparente, il più democratica possibile, anche se avessimo contro tutte le altre formazioni politiche di questo Paese. Lo facciamo per il presente e per il futuro dell'Italia e per il bene di tutti gli italiani.