Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 24 Settembre, 2014
Nome: 
Gian Piero Scanu

Vai alla scheda della mozione

Signora Presidente, non potendo disporre di una significativa statura che potesse liberarmi dal brusio, talmente intenso da stordire anche il più sordo di noi, ho voluto dispormi qua, confidando anche nell'aiuto che lei vorrà darmi, nel ricordare a quest'Aula di cosa stiamo parlando. 
  Stiamo parlando di una decisione che quest'Aula si accinge ad assumere, grazie alla quale...Una decisione – dicevo, Presidente – grazie alla quale il Governo italiano disporrà il dimezzamento delle spese militari. 
  E noi vorremmo che questo fosse chiaro, perché se è giusto, anzi, auspicabile che venga esercitata la facoltà dell'interpretazione, questa non deve spingersi fino alla negazione dell'evidenza. L'evidenza è contenuta nella mozione del Partito Democratico, sottoscritta anche dai rappresentanti di altri gruppi politici, ed in questa mozione, che gode peraltro del convinto parere favorevole del Governo, è detto chiaramente che il medesimo Governo è impegnato a dimezzare i costi per i sistemi d'arma. 
  Questa è una notizia, questa è una decisione politica, questa è una risposta, questa è un'assunzione di responsabilità. Questa è una pagina che il Parlamento sta scrivendo, andando ben oltre, signora Presidente, cari colleghi, il silenzio – mi verrebbe da dire i sovrumani silenzi, che per trent'anni il Parlamento si è autoimposto riguardo a questa materia –, i sovrumani silenzi ai quali corrispondeva una profondissima quiete, che era quella che gli stati maggiori del tempo, i Governi del tempo avevano ritenuto di dover costruire attorno ad una materia particolarmente delicata, qual era quella delle spese per gli armamenti. 
  Per quanto possa sembrare impossibile in una repubblica parlamentare, per ben trent'anni, cari colleghi, accadeva questo: di tutto si poteva occupare il Parlamento, anche delle sciocchezze più ridicole, ma non poteva mettere becco in quelle che erano le importanti, altissime spese per le armi, spese per i sistemi d'arma. 
  E per quanto io capisca e giustifichi anche l'anelito di identificazione del collega Frusone, che ascolto sempre con grande piacere, allorché ritiene di dover attribuire al proprio gruppo il merito di questo passaggio epocale, io, non tanto per mettere i puntini sulle «i», ma per regalare un pochino di doverosa verità a quest'aula, dico che la vera rivoluzione, se vogliamo definirla così, in termini di partecipazione democratica, è stata scritta nella parte conclusiva della precedente legislatura, quando una legge voluta dal Partito Democratico (la legge n. 244 del 2012) ha stabilito questo. E a chi, compreso il presidente della mia Commissione, l'apprezzato collega Elio Vito, dà ad intendere che nella mozione del Partito Democratico ci sarebbe qualche traccia di antimilitarismo, io vorrei ricordare che all'epoca il Ministro della difesa era un militare di carriera, era l'ammiraglio Di Paola. Era certamente una persona rispetto alla quale non poteva essere e non può essere nutrito alcun dubbio relativamente ad una presunta tendenza all'antimilitarismo. Allora, chiariamoci queste cose se non vogliamo che questo sia soltanto un passaggio, una sorta di celebrazione liturgica dovuta esclusivamente alle necessità di dare risposte a dei colleghi che hanno presentato delle mozioni. 
  I colleghi che hanno presentato queste mozioni – e mi riferisco al collega Marcon di SEL e ai colleghi del MoVimento 5 Stelle – hanno reso un servizio al Parlamento. Questo non è un incidente procedurale, questa è una scansione della democrazia ed è un bene che noi ci abituiamo a discutere di queste cose (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Infatti, non possiamo dolerci del fatto di contare poco come Parlamento se siamo noi i primi a determinare un'autocastrazione che fa di noi dei parlamentari eunuchi. 
  Questo concetto vale – e scusate se faccio qualche salto, ma ogni tanto mi riesce di prendere qualche appunto – anche in relazione al discorso che ha fatto poco fa – lo cito ancora perché egli mi è caro – il rappresentante di Forza Italia, Elio Vito, quando ha detto che bisogna dare le risposte alla NATO. 
  Caro presidente Vito, bisogna dare le risposte prima di tutto al nostro Paese e, poi, se proprio dobbiamo riconoscere una primazia, le risposte le dobbiamo dare all'Europa. Anche alla NATO, ma all'Europa. E magari dobbiamo sviluppare una feconda azione di persuasione operosa nei confronti della NATO affinché si sforzi e riesca nello sforzo per non ritenere che ci sia un rapporto antagonistico fra la forza della NATO e la forza dell'Europa. Noi possiamo essere leali componenti della NATO lavorando per un'Europa unita. E, attenzione, può essere pelosa la nostra sensibilità di alleati dell'America e l'America, che è un grande Paese, non ci chiede di genufletterci di fronte ad essa. Per cui, se lavoriamo per l'Europa, non lavoriamo contro la NATO, ma lavoriamo per avere la schiena dritta, la stessa schiena dritta con la quale noi oggi rivendichiamo di aver fatto una scelta, perché non c’è antinomia fra le scelte militari e le scelte, chiamiamole di carattere civile, o le si definisca come si vuole. 
  Stabilire, però, in un momento drammatico della vita del nostro Paese, in un momento in cui ci sono milioni di persone che muoiono di fame, in un momento in cui ci sono tensioni fortissime, anche nel comparto sicurezza e difesa, che la riduzione di spesa, allo stato attuale non indispensabile, corrisponde ad una precisa scelta politica non significa che l'Italia debba diventare un'armata brancaleone, non significa che i soldati che mandiamo nei teatri internazionali debbano andarci senza neppure i famosi scarponi, significa che chiediamo efficienza, garantiamo sicurezza, ma allo stesso tempo ci battiamo per riconoscere le necessarie priorità. 
  Per queste ragioni, signora Presidente e colleghi, noi, come Partito Democratico, nel ringraziare i preziosi spunti che sono pervenuti da tutte le mozioni, voteremo contro la mozione Marcon, contro la mozione Pini, contro la mozione Basilio, esclusivamente per il fatto che in queste si chiede di uscire da un programma nel quale, viceversa, noi riteniamo di dover permanere. Voteremo a favore della mozione Causin, ci asterremo verso la mozione Cicchitto e, se la cosa non appare irridente, ma lo dico con tutta la simpatia possibile, eravamo orientati ad astenerci sulla mozione Brunetta, ma il presidente Vito ha superato se stesso ed è riuscito a trasformare la nostra astensione in voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)