Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 2 Marzo, 2016
Nome: 
Titti Di Salvo

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Presidente, signor Ministro, colleghi e colleghe, stiamo per votare dieci mozioni che parlano di denatalità, di famiglia, di politiche, di persone. Tutti i gruppi parlamentari si sono cimentati con un esercizio difficile, manca una sola mozione, la mozione di un gruppo parlamentare che poco fa ha appunto dimostrato la ragione di questa assenza, perché per un intervento di dieci lunghi minuti ci ha spiegato molte cose e quasi nessuna attinente agli impegni necessari per la famiglia (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Io non ne sono contenta, a me dispiace proprio invece che manchi il contributo su un argomento così importante e che lo spazio per quel lavoro sia stato riempito da discussioni anche forse un po’ frettolose. Inviterei i colleghi e le colleghe tutti, anche naturalmente la sottoscritta, a leggere bene quella sentenza sull'ISEE, perché nella fretta di darsi meriti che non ci sono forse non si è capito, non si sono lette le motivazioni di quella sentenza. Avremo modo di parlarne, ma forse la fretta, anche in questo caso, non è una buona consigliera. Molti interventi, naturalmente a buona ragione, hanno commentato i dati che l'ISTAT ci ha offerto. Quei dati confermano una parola molto complicata, «debito demografico», con la quale si descrive una situazione difficile molto preoccupante. Si dice, cioè, che questo Paese ha un debito nei confronti delle future generazioni, un debito grande, perché quel debito nasce da un rapporto molto sbilanciato più alto di invecchiamento al mondo tra le persone che hanno più di 65 anni e quelle che hanno fino a 14 anni. L'ISTAT ci dice questo: ci dice che nascono meno bambini, ci dice anche che è sempre più alta l'età in cui quei bambini nascono, ci dice della «crescita zero». Tante cose che qui sono state dette sono tutte presenti nella mozione, è inutile che io qui le ricordi. 

Mi fermo, però, su questo punto, solo per sostenere un argomento molto importante: il quadro che l'ISTAT ci fa non è semplicemente una fotografia, è una tendenza di trent'anni di movimenti, di tendenze, di trend in questo senso, che a questo punto hanno modificato in modo sostanziale la struttura sociale di questo Paese. Questo è il punto: non siamo soltanto in presenza di una fotografia ma di un cambiamento strutturale della società, e a questo cambiamento strutturale la politica deve rispondere. Questo è l'argomento su cui ci dobbiamo cimentare. Naturalmente la domanda principale è su quali sono le cause di quella diminuzione delle nascite. Avviene in tutta Europa, in Italia avviene in modo omogeneo in tutte le regioni, ma alcune delle cause – non certo dell'invecchiamento ma della diminuzione delle nascite – sono naturalmente intuitive. È evidente che la crisi pesa, perché pesa sulla progettazione del futuro, sulla possibilità di sperare, sulla fiducia. Io accantono questo tema, perché e intuitivo e non ci aiuta a capire le cause più profonde che ci aiutano anche a trovare le soluzioni più giuste, così come accantono, anzi vorrei lasciare al passato, alcuni argomenti che individuano la causa nell'abbandono – li ho sentiti ancora qui stasera – della cosiddetta famiglia naturale. Io la metterei al passato questa tesi, non è quella la causa sicuramente. Sono cambiate le relazioni familiari, è cambiata la famiglia, sono cambiati i rapporti tra le persone, è cambiato, grazie a un forte impegno di tutti i partiti, ma soprattutto del Partito Democratico, il diritto di famiglia, perché avremo tra breve una legge sulle unioni civili, che è un risultato storico per questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È cambiato, quindi, il diritto di famiglia, sono cambiate le famiglie, allora questo argomento come causa della denatalità lasciamolo da parte. Poi, lasciamo da parte anche altri argomenti. Francamente mi sarei aspettata che il gruppo della Lega – lo dico a lei, Presidente, uso questo artifizio – magari dicesse una parola sulle politiche per la famiglia della Lombardia, del suo presidente, quelle politiche che hanno fatto una distinzione tra i bambini per cui il bonus lo danno ai bambini nati ma non a quelli adottati, a quelli no.
Allora anche in questo caso lascerei da parte questo argomento e mi cimenterei sulle cause, le vere cause. Ci aiutano a cercare le vere cause tanti strumenti, tante indagini, la stessa Conferenza nazionale di qualche anno fa, io mi fermo su un punto, però, e lo voglio sottolineare: mi fermo sull'indagine conoscitiva che il Senato, pochi anni fa, ha fatto per misurare l'impatto sulla natalità delle politiche fiscali. Da lì, da molte inchieste, da molte analisi, dalle esperienze, dalle vite di tutti noi vengono fuori molto in evidenza le cause. Quelle sono e quelle vanno affrontate. Stabilità e autonomia, queste sono le parole che le persone usano per spiegare perché fanno o non fanno un progetto familiare. Maternità, che è un evento negativo nella vita delle donne oggi nell'accesso al lavoro, nella vita di lavoro, nella riuscita del lavoro; lavori di cura non riconosciuti socialmente, un welfare debole e fragile, questo è il registro delle cause da indagare, questo il terreno su cui agire per contrastare quell'elemento, quella diminuzione del progetto di famiglia, della speranza, della fiducia della vita delle persone e quindi anche per la vita dei bambini. Ma allora, se questo è il registro, noi dobbiamo oggi misurare se rispetto a queste cause, qui e ora, in questi due anni, in questo ultimo anno, sono state fatte delle scelte che vanno in quella direzione. Io penso di sì, noi pensiamo di sì. Le elenco con una certa dovizia di particolari, ma solo perché mi interessa che su questi punti costruiamo un orientamento comune per andare avanti. È vero o no che nella legge di stabilità ci sono scelte impegnative da questo punto di vista, sulla maternità non più negata ma libera scelta, quando si discute e si parla di eliminazione delle dimissioni in bianco, del fatto che il premio di produttività venga riconosciuto anche alle madri, dell'estensione alle partite IVA dell'indennità di maternità ? Sì o no ? Sì.
 È vero o no che sulle politiche di conciliazione per la prima volta con il Jobs actc’è un decreto attuativo che ne parla ? È vero o no che ci sono risorse messe a disposizione per il finanziamento di alcune misure che sono state nominate da altri ? È vero o no che c’è un'idea, una visione generale che investe non soltanto sulle persone sole, ma su un'idea di cambiamento delle famiglie e della nuova società. Capisco pure che dà fastidio che questa elencazione venga fatta in questo modo. Capisco anche che i colleghi della Lega naturalmente quando si parla della Lombardia si sentono particolarmente coinvolti e lo capisco naturalmente. Ma il punto è se noi abbiamo tracciato una strada, se quella strada capiamo che offre il registro di risposte alle domande alle cause principali, come si fa – e lo dico al Ministro che ha questa delicata delega – a non definire semplicemente delle emergenze, ma a strutturare delle politiche ? Questo è il punto. Come si fa a strutturare non solo delle emergenze, ma una visione ? È per questa ragione che la mozione del Partito Democratico indica con precisione alcune strade. Sicuramente quella di aumentare le risorse di finanziamento, ma anche un'idea di welfare che esso stesso sia leva per lo sviluppo e leva per la crescita. 
Ma c’è un punto che noi sottolineiamo con magari una maggiore attenzione, quello del lavoro del donne. La mia collega Miotto oggi intervenendo ha detto molte cose. Ha ricordato come nel tempo sono state artificiosamente contrapposte le politiche per le famiglie e le politiche per la libertà delle donne. Non è così, non è mai stato così, una visione di sistema vuol dire esattamente questo. E su questo quindi noi chiediamo di continuare a ragionare, su una visione che aiuti a rispondere e a ricostruire la speranza del futuro per un Paese che oggi comincia a vedere la luce, ma che ha avuto anni di grande buio alle sue spalle.