Relatore per la maggioranza per la IV Commissione
Data: 
Giovedì, 4 Settembre, 2014
Nome: 
Carlo Galli

A.C. 2598-A

 

Signor Presidente, onorevoli colleghi, illustri rappresentanti del Governo, ringrazio il collega Marazziti per l'esposizione dei profili di competenza della Commissione affari esteri. Mi accingo ad evidenziare i più significativi profili che ineriscono alla Commissione difesa contenuti nel provvedimento in esame, anche alla luce dell'approvazione di emendamenti presentati sia dai gruppi di maggioranza sia da quelli di opposizione. 
Prima è però doveroso esprimere in termini non formali un ringraziamento a tutti gli uomini e le donne delle Forze armate che, nelle regioni del mondo segnate da guerre, crisi e instabilità, contribuiscono, con alto senso del dovere, spirito democratico e disponibilità al sacrificio fino al rischio della propria vita, a ripristinare e a mantenere la pace e la sicurezza, dando prova di livelli di eccellenza professionale internazionalmente riconosciuti. 
Qualità umana, una specifica propensione al sostegno delle popolazioni civili mediante interventi di disarmo, il contributo ai processi di democratizzazione e di institution building, l'addestramento delle forze di sicurezza locali rappresentano il contributo specifico che l'Italia assicura alla comunità internazionale, impegnata nel conseguimento degli obiettivi fissati dalla Carta dell'ONU. 
Per tali ragioni l'esame di questo provvedimento, al di là delle questioni che esso pone, permette di approfondire e costituisce l'occasione affinché la massima istituzione rappresentativa possa rendersi portavoce della gratitudine e del sostegno che il Paese conferma ai propri militari impegnati nelle missioni all'estero. 
Il provvedimento di proroga delle missioni fino al 31 dicembre di quest'anno registra una drastica riduzione del personale impegnato all'estero. Rispetto al primo semestre 2014 la consistenza media del personale è passata, infatti, da 4.725 a 4.178 unità e l'impegno di spesa è ridotto di quasi un terzo rispetto al primo semestre dell'anno. La nostra presenza militare all'estero continua a ridursi soprattutto per effetto dell'avvio della fase di ripiegamento dall'Afghanistan, che ha determinato una riduzione della consistenza media nell'area da 2.250 a 1.500 unità. 
Sul piano degli scenari d'impiego il dibattito sul provvedimento, avviato all'inizio del mese di agosto, ha necessariamente registrato le rilevanti novità legate all'evolvere del quadro internazionale. I contenuti delle comunicazioni del Governo del 20 agosto scorso sulla situazione in Iraq – cui è seguita l'approvazione da parte delle Commissioni esteri e difesa dei due rami del Parlamento di una risoluzione finalizzata a dare attuazione agli indirizzi formulati dal Consiglio straordinario dei ministri degli esteri dell'Unione europea del 15 agosto, rispondendo d'intesa con i partner europei e transatlantici alle richieste di aiuto umanitario e di supporto militare delle autorità regionali curde con il consenso delle autorità nazionali irachene – sono stati integrati dal Ministro della difesa in merito alle attività organizzative e logistiche finalizzate al trasporto e alla consegna dei materiali. Il Ministro ha informato le Commissioni sull'impegno all'individuazione di eccedenze di materiale d'armamento leggero nazionale, ai sensi dell'articolo 422 del codice dell'ordinamento militare, e sulle attività finalizzate alla copertura finanziaria dell'intervento, stimata in 1,9 milioni di euro. 
In generale la situazione internazionale è tale da preludere a possibili nuove esigenze d'intervento su cui il Parlamento dovrà pronunciarsi, con particolare riferimento alla Libia, Paese in cui il rischio della perdita di ogni forma di legittima statualità potrebbe produrre effetti negativi sulla sicurezza del nostro Paese. In Libia il nostro impegno attuale si svolge nell'ambito di importanti missioni europee, cui contribuiscono le forze dell'ordine insieme alle Forze armate ed è regolato anche da accordi bilaterali. La missione italiana ha avuto finora un ruolo prevalente in ambito addestrativo, che ha subito una battuta d'arresto in ragione della situazione generale. 
Nell'auspicio che si possano ripristinare al più presto le condizioni per un rilancio di tali attività, secondo quanto riferito anche dal Ministro Pinotti l'impegno italiano in Libia prevede per il periodo considerato dal decreto in esame un nucleo massimo di 100 unità, laddove allo stato le unità effettivamente presenti sono in numero minore. 
Di particolare rilievo politico è stato l'esame delle norme riferite alle missioni antipirateria dell'Unione europea e della NATO nella regione del Corno d'Africa e dell'Oceano Indiano, riesame svoltosi alla luce dei più recenti sviluppi della questione relativa ai due fucilieri di Marina trattenuti in India da oltre due anni. 
Nella giornata di ieri, su proposta del collega Gianluca Pini, con riformulazione elaborata in chiave pluri-partisan presentata dal presidente della Commissione difesa, onorevole Elio Vito, a cui la maggioranza parlamentare ha contribuito in modo significativo, è stato approvato un emendamento all'articolo 3 del decreto-legge che prospetta una valutazione sugli sviluppi della vicenda dei due fucilieri di Marina quale passaggio obbligato ai fini della partecipazione dell'Italia ad ulteriori missioni antipirateria oltre il 31 dicembre di quest'anno. L'auspicio è che la questione possa trovare rapida soluzione oltreché in un'ottica bilaterale anche al fine di non precostituire complessi precedenti che possano tradursi in un ostacolo all'azione internazionale contro la pirateria ed il terrorismo. 
Nella piena consapevolezza della precarietà del quadro mediorientale, è doveroso richiamare la rilevanza dell'impegno italiano in Libano nell'ambito di UNIFIL, missione che continua a garantire la sostanziale stabilità nella parte meridionale del Libano e alla frontiera con Israele. Qui l'Italia assicura il contingente più consistente (1.100 militari) e, per la terza volta dal 2006, con il generale Portolano, dopo i generali Serra e Graziano, continua a detenere la carica di comandante della forza e della missione. 
Di particolare interesse è stato anche l'approfondimento sul nostro impegno nei Balcani, oggetto di numerose proposte emendative finalizzate a una riflessione politica sulla situazione complessiva della regione, che resta centrale nei nostri interessi strategici e di sicurezza. 
Quanto alla crisi russo-ucraina, su cui al vertice NATO, attualmente in corso, verranno assunte decisioni assai rilevanti, su cui il Governo riferirà alle Commissioni di Camera e Senato il prossimo martedì, secondo quanto riferito dal Ministro Pinotti, il nostro impegno si esplica, ad oggi, nell'ambito di tale consesso multilaterale, con l'utilizzo di velivoli radar AWACS, di un velivolo per il rifornimento in volo degli aerei, di una nave tipo fregata, di una nave tipo cacciamine, che ha operato nel Mar Nero nel periodo 3-30 luglio scorso. 
Dallo stesso vertice della NATO si attendono decisioni in merito al processo post 2014 in Afghanistan, dopo il ritiro che sarà completato entro l'anno in corso, sulla base di quanto sarà concordato con le autorità afgane. È d'obbligo ricordare che, grazie al nostro contingente, oggi la provincia di Herat è una delle più stabili e sviluppate di quel Paese, come dimostra in modo sintomatico l'elevatissima affluenza alle urne in occasione delle ultime elezioni, la più elevata a livello nazionale anche tra le donne. Il provvedimento in esame rafforza, peraltro, gli interventi di cooperazione in Afghanistan, a consolidamento dello straordinario lavoro già compiuto in termini di realizzazione di strutture ad uso civile e a tutela dei diritti umani. 
Svolte queste brevi premesse, rispetto alle competenze della Commissione difesa, il provvedimento in esame offre importanti spunti di riflessione su temi inerenti la difesa e la sicurezza nazionale e internazionale, che si intrecciano con il ruolo delle Forze Armate e con le linee strategiche che dovranno orientare in futuro lo strumento militare. Sono questioni che il Ministro della difesa ha già tratteggiato nelle linee guida per il Libro bianco sulla difesa, sulle quali queste Commissioni (difesa ed affari esteri) approfondiranno il dibattito nei prossimi mesi, anche in altre sedi, con particolare riferimento al prosieguo dell'esame delle proposte per una legge quadro sulle missioni internazionali. 
L'anno davvero orribile, che è il 2014, dal punto di vista della sicurezza internazionale – probabilmente l'anno peggiore o tra i peggiori del secondo dopoguerra, in cui tre continenti sono attraversati da crisi che si tratta di ridurre e di riportare a una qualche forma di controllo – vede il nostro Paese in grado di produrre un importante sforzo per la difesa dei propri cittadini, delle proprie istituzioni, dei propri interessi e per la difesa dell'ordine internazionale. Uno sforzo che dimostra che il nostro Paese non nasconde la testa nella sabbia e si appresta ad esplicare un'azione politica e ad esplicare le necessarie capacità militari in contesti che vanno rapidamente mutando e non in meglio. 
Ciò premesso, auspico un rapido iter nell'esame del provvedimento, in risposta alla domanda di certezza giuridica e di prevedibilità degli interventi che proviene dai contesti in cui operano i cittadini italiani, militari e civili, al servizio della pace e della sicurezza internazionale.