Dichiarazione di voto finale
Data: 
Martedì, 17 Maggio, 2016
Nome: 
Marco Causi

A.C. 3530-A

 

Grazie, Presidente. C’è innanzitutto da chiarire perché, come molti hanno detto prima, arriviamo a ratificare così tardi questo accordo bilaterale. Ho sentito molte inesattezze, Presidente, ma il motivo è molto semplice, basta guardare le carte: Panama è una giurisdizione che ha, da sempre, fino all'anno scorso, rifiutato l'adesione agli accordi multilaterali, preferendo, invece, un approccio in termini di accordi bilaterali. Appunto per questo, nell'accordo fra i vari Paesi, si è voluto evitare di firmare i bilaterali finché Panama non si convincesse ad aderire ai trattati multilaterali. Questo è avvenuto l'estate scorsa; l'estate scorsa Panama ha avviato la procedura, all'interno del Global Forum dell'OCSE, per aderire ai Common Reporting Standard, cambiando atteggiamento, ed è appunto per questo che, proprio l'estate scorsa, il Governo italiano ha riavviato l'approvazione dei bilaterali ben prima che arrivassero le notizie giornalistiche che oggi fanno molta gola e permettono di dire tante superficialità e inesattezze su questo provvedimento. 
Nell'estate scorsa Panama, assieme ad altri Paesi, decide di aderire al Common Reporting Standard – dopo la pressione, l'ultima pressione che è avvenuta neanche un mese fa in occasione del G20 di Washington con una riunione del G5 poco fa ricordata, Panama ha aderito al Common Reporting Standard – e quindi adesso è entrata nell'approccio multilaterale ma, così come è successo con la Svizzera, con Lichtenstein e con tanti altri Paesi che si stanno avviando a smettere di essere paradisi fiscali, gli accordi multilaterali hanno tempi di attuazione più lunghi (2017-2018) e, a questo punto, l'accordo bilaterale è necessario, come è stato per la Svizzera, per potere accelerare, anche alla luce delle notizie di stampa emerse, anche ad uso del fatto che l'Agenzia delle entrate, come ci ha comunicato in audizione in Commissione finanze, ha già cominciato le ovvie, necessarie, indispensabili procedure di accertamento. 
Troppo spesso, quando si parla di tali questioni, sento atteggiamenti secondo il detto «il meglio è nemico del bene». Vi ricordo, qualche mese fa, quando approvammo la voluntary disclosure un dibattito molto simile: alcuni dicevano che era troppo dura, alcuni dicevano che era troppo blanda. Oggi noi abbiamo che, grazie alla voluntary disclosure, a parte i 4 miliardi di gettito che vi sono stati, soprattutto l'Agenzia delle entrate ha in corso 500.000 accertamenti, cioè ci sono 500.000 posizioni fiscali che diventeranno sicuramente in bianco e che non saranno più in nero. È un grande passo avanti: stiamo costruendo un nuovo mondo grazie a una forte pressione internazionale. 
Voglio ricordare che è stato molto importante, dopo il 2008, con l'amministrazione Obama, il cambio di prospettiva e di strategia degli Stati Uniti: gli Stati Uniti sono scesi con l'amministrazione Obama in primissima linea e la forza di potenza degli Stati Uniti ha trascinato tutti quanti gli altri. 
Ho sentito parole un po’ troppo liquidatorie, direi del tutto immotivate anche perché in questa partita il ruolo dell'Italia è stato attivo e importante assieme alla Germania. A livello europeo, ad esempio, i Common Reporting Standard, quindi lo scambio automatico di informazioni, è stato approvato con una direttiva europea durante la Presidenza italiana, nel secondo semestre del 2014. Per iniziativa dell'Italia e degli altri grandi Paesi, come Germania e Francia, l'8 dicembre 2015 è stata approvata la direttiva europea che introduce lo scambio automatico obbligatorio in materia di rulingpreventivi, Giovanni Paglia, e l'8 marzo 2016, caro Giovanni Paglia, è stato già raggiunto l'accordo politico su una nuova direttiva che introduce la possibilità di estendere lo scambio automatico di informazioni fra gli Stati membri proprio ai rendiconti e ai bilanci delle imprese multinazionali, per arrivare all'obiettivo, che è il prossimo passo da fare, di avere una piena trasparenza su come le grandi imprese multinazionali collocano i loro profitti tra le varie giurisdizioni e poter, quindi, evitare pratiche fiscali elusive e dannose. 
L'Italia ha già approvato la normativa primaria relativa a questo tema e la nuova direttiva va in armonia con il nuovo progetto BEPS e quindi il Base Erosion and Profit Shifting dell'OCSE. Quindi non è vero che i Governi italiani o almeno non è vero che gli ultimi Governi italiani di questa legislatura sono stati inerti, anzi sono stati alla base dell'azione internazionale per il contrasto all'elusione fiscale. 
Quindi, bene il Governo, bene l'iniziativa dell'Italia, sbagliato dire che l'Italia non ha una politica su questo o che l'Italia non c’è. Anzi, mentre su altri temi, ad esempio fra Paesi del sud Europa e Paesi del nord Europa emergono spesso opinioni contraddittorie in tema di politica economica, su questi temi c’è un forte accordo anche fra nord e sud Europa ed eventualmente le legislazioni e le giurisdizioni storicamente più riottose ad allinearsi sono quelle di matrice anglosassone. 
Ma la nuova posizione degli Stati Uniti, che dobbiamo auspicarci non verrà modificata dalla prossima amministrazione, ha fatto, da questo punto di vista, davvero cambiare il mondo e mi dispiace che molti partiti d'opposizione non si accorgano di questo. È un po’ come quando non ci si accorge che, come ad esempio è accaduto a Livorno, una cosa è, come hanno fatto moltissimi comuni italiani, ripianare un credito TARI non riscosso dall'azienda, atto possibile, e un'altra cosa è mandare l'azienda in concordato e in fallimento, pretendendo, però, che l'azienda continui a fare assunzioni. 
Questo è malgoverno, questo è malgoverno ! Non le invenzioni propagandistiche che si sentono anche su questo provvedimento, ma purtroppo ormai su tantissime cose in Italia. 
Chiudo, Presidente, ricordando che in questi mesi l'attività del Governo italiano ha consentito di superare il segreto bancario e di avere uno scambio di informazioni senza segreto bancario con Paesi come la Svizzera, come la Santa Sede, come Liechtenstein, come Monaco, come Andorra e ancora di modificare il rapporto fiscale con Hong Kong, con le isole Cook, con l'isola di Man, con Gibilterra, con Kayman, con Jersey. Insomma, grazie all'iniziativa internazionale, oggi i Common Reporting Standard sono stati firmati da 101 Paesi: non soltanto Panama ha aderito sotto la spinta internazionale ma anche, ad esempio, il Bahrain, il Libano, Vanuatu e quindi eravamo a 80 quando abbiamo firmato a Berlino nel dicembre del 2014, adesso siamo a 101. Quindi il lavoro e la pressione internazionali stanno funzionando e questo è fondamentale perché con questo dobbiamo restituire al mercato trasparenza, agli Stati giurisdizione e possibilità di conoscenza e di riparto delle somme fiscali prodotte grazie al valore aggiunto prodotto nelle singole giurisdizioni, ma soprattutto dobbiamo restituire a tutti gli operatori economici di questo mondo globalizzato, che ha dei pro ma anche dei contro, la possibilità di utilizzare e sfruttare le opportunità della globalizzazione ma con l'obbligo per tutti di imparare ad essere corretti, trasparenti e fiscalmente responsabili. 
Quindi, il gruppo del Partito Democratico vota convintamente di «sì» a questo accordo bilaterale perché non è più contrastante con il multilaterale ma è coerente con il multilaterale a cui Panama aderito e invita il Governo a procedere sulla strada di una costante lotta all'elusione e di una costante iniziativa attiva in tutte le sedi internazionali come ha fatto negli ultimi quarantotto mesi.