Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 19 Luglio, 2016
Nome: 
Gianni Farina

 

A.C. 3767

La stipula di accordi tra l'Italia e la Confederazione Elvetica, di valenza politica economica e commerciale, è sempre un momento significativo per mettere un ulteriore sigillo sui secolari rapporti tra le nostre due nazioni. Nel corso dell'ottocento e del novecento l'emigrazione italiana è stata una assoluta protagonista dello sviluppo economico e sociale della Confederazione. 
Basti pensare ai grandi trafori transalpini in fasi successive del San Gottardo. 
Al sacrificio di centinaia di nostri minatori perché si realizzasse quella prima grande opera di comunicazione tra il sud e il nord delle alpi e tra i nostri due popoli. 
Oggi parliamo di Alptransit e del tunnel di base del Gottardo anche se ciò e solo l'ultima impresa dell'uomo per avvicinare i destini delle popolazioni, portarle a convivere interessi comuni economici, sociali e umani. 
Una importanza, quella delle relazioni economiche tra la Svizzera e l'Italia, di qualità e quantità considerevole, anche se, spesso, la miopia di innumerevoli comportamenti li danneggia. 
Sia per la prossimità della Svizzera all'Italia che per la sua economia, aperta e talvolta complementare, la Confederazione è un partner economico e commerciale di primo livello, e ciò vale anche per l'Italia. 
I dati statistici degli ultimi decenni evidenziano la complementarietà tra le due economie, prezioso contributo sulla via di uno sviluppo sostenibile per i due paesi e per l'Europa tutta, dentro e fuori l'Unione, come, purtroppo, è accaduto in Gran Bretagna con il voto popolare sulla Brexit. 
Sta ad ognuno di noi, ai dirigenti politici delle due nazioni amiche, ai suoi governanti operare con la consapevolezza della sfida a cui sono chiamati: il rafforzamento dei rapporti trai nostri due popoli, degli scambi e degli investimenti economici e culturali. 
La cultura, per favorire la conoscenza reciproca partendo da un dato di fatto: l'italiano e la sua cultura fanno parte dell'atto costitutivo della Confederazione Elvetica. 
Sono la linfa vitale di un popolo che ha saputo costruire nei secoli il valore della convivenza e della pari dignità tra i diversi. 
La Svizzera è da sempre tra i principali partner commerciali per l'Italia. 
È stata il primo Paese a comprendere l'importanza di aderire ad Expo 2015 condividendo il tema dell'esposizione universale come innovativa riflessione sul tema dell'utilizzo delle risorse alimentari in un contesto di crescita sostenibile a livello planetario. 
L'Italia e la Svizzera, posso e debbono proseguire sulla via degli accordi e della reciproca collaborazione in ogni campo. 
E se pensiamo all'accordo doganale che stiamo per approvare non possiamo che partire dalle nostre comuni frontiere, da quei 740 chilometri che, grazie anche agli accordi di Schengen e Dublino e della libera circolazione di uomini e merci, rappresentano non un limite ma una straordinaria opportunità. 
Una valutazione a parte si imporrebbe per gli oltre 70 mila frontalieri che lavorano in Ticino, nei Grigioni e nel vicino Vallese. E dei circa 2000 frontalieri svizzeri operanti in Italia. Patrimonio di inestimabile valore sociale e umano macchiato da personalità anche di livello istituzionale per cui sarebbe opportuno scrivere una parola di verità e giustizia, peraltro avviata con la stipula dell'accordo transfrontaliero tuttora non approvato dai rispettivi governi e parlamenti. 
In estrema sintesi: una estesa frontiera comune che non ha impedito Io sviluppo di una importante macro economia transnazionale. 
Gli investimenti diretti svizzeri in Italia, resi noti da una recente pubblicazione dell'Ambasciata svizzera a Roma, ammontano ad oltre 15 miliardi di euro e danno lavoro, con le 1300 società svizzere in Italia, soprattutto nella contigua Lombardia, ad oltre 90.000 lavoratrici e lavoratori. 
Gli Svizzeri sono, inoltre, grandi consumatori dei prodotti italiani in ogni campo, dai servizi all'alimentare, all'elettronica, alla meccanica, ai prodotti chimici e farmaceutici, alla moda. La Confederazione è, nel contempo, fornitore importante di energia all'Italia, e Paese di transito delle grandi condotte del gas dalla Germania e dalla Francia verso l'Italia oltre che partner di peso nel più ampio settore finanziario (banche e assicurazioni). Le infrastrutture svizzere dopo l'inaugurazione del tunnel di base del Gottardo e successivamente del Ceneri entro il 2020 rappresenteranno l'anello di congiunzione tra l'Italia ed il nord Europa, tra Genova e Rotterdam, un contributo di primo livello allo sviluppo una rete di trasporti europea di assoluto e innovativo livello continentale e ambientale. Bello lo slogan che figurava all'Expo 2015: Italia e Svizzera insieme per l'occupazione, la crescita. E aggiungerei, per la migliore conoscenza reciproca e la convivenza di cui, i trecentomila italiani nella Confederazione, gli oltre trecentomila doppi cittadini (svizzeri e italiani) ed i 70.000 lavoratori frontalieri sono un fulgido esempio di integrazione e partecipazione protagonista allo sviluppo economico e sociale della Confederazione. 
Per tutto quanto affermato, l'accordo sulla cooperazione di polizia doganale italo-svizzero che ci apprestiamo ad approvare, è un ulteriore passo in avanti sulla strada della fattiva intesa, in ogni campo, tra l'Italia e la Svizzera. 
L'impegno dei due Paesi a rafforzare un'opera di collaborazione in atto da tempo alle nostre rispettive frontiere e per contrastare efficacemente le attività criminali in ogni loro forma nonché le azioni legate a fenomeni di terrorismo la cui gravità ha assunto i caratteri di una vera e propria guerra ai valori civili e umani della società in cui siamo chiamati ad operare. 
Permettetemi, al riguardo, di esprimere tutta la nostra solidarietà e partecipazione al dolore per le vittime, di ogni provenienza, fra i quali tanti nostri cittadini, presenti sulla promenade des Anglais, a Nizza, cadute in uno tra i più gravi fatti terroristici di questi ultimi anni, in occasione delle celebrazioni del 14 luglio, la giornata più gloriosa della storia di Francia. 
L'intesa che ci apprestiamo ad approvare è un ulteriore passo in avanti rispetto all'accordo esistente del 1998. 
L'accordo trae spunto da innumerevoli trattati esistenti sul piano internazionale tra quali il trattato di Prum del 7 maggio 2005. Che il nostro Paese ha autorizzato alla ratifica nel 2009 ma che non è ancora operativo sia per l'Italia che per la Confederazione elvetica. 
Il quadro giuridico del trattato di Prum trova tuttavia una sua complessiva applicazione nelle disposizioni del trattato in esame volte al potenziamento della cooperazione di polizia transfrontaliera tra le due nazioni. Una collaborazione rafforzata in ogni campo, un ulteriore strumento di carattere comunitario nell'impegno per aumentare le misure di coordinamento in materia di indagini giudiziarie e prevenzioni dei reati. 
Si va oltre il trattato di Schengen ampliando la quantità e la tipologia di informazioni tra le rispettive forze di polizia: trasmissione del DNA dei condannati per reati sul territorio dei paesi aderenti; lotta alla falsificazione di documenti; informazioni sui sospettati e possibile istituzione di squadre internazionali di polizia nel pattugliamento delle zone di frontiera. 
Di straordinaria attualità, vista la gravità, le disposizioni per facilitare l'identificazione e il rimpatrio delle persone prevenendo il fenomeno e collaborando con i paesi di origine. 
A nome del gruppo democratico ne chiedo, quindi l'approvazione. 
L'accordo sulla cooperazione di polizia doganale italo-svizzero che ci apprestiamo ad approvare, è un ulteriore passo in avanti sulla strada della fattiva intesa, in ogni campo, tra l'Italia e la Svizzera. 
L'impegno dei due Paesi a rafforzare un'opera di collaborazione in atto da tempo alle nostre rispettive frontiere e per contrastare efficacemente le attività criminali in ogni loro forma nonché le azioni legate a fenomeni di terrorismo la cui gravità ha assunto i caratteri di una vera e propria guerra ai valori civili e umani della società in cui siamo chiamati ad operare. 
Permettetemi, al riguardo, di esprimere tutta la nostra solidarietà e partecipazione al dolore per le vittime, di ogni provenienza, fra i quali 6 nostri cittadini, presenti sulla promenade des Anglais, a Nizza, cadute in uno tra i più gravi fatti terroristici di questi ultimi anni, in occasione delle celebrazioni del 14 Luglio, la giornata più gloriosa della storia di Francia. 
L'intesa che ci apprestiamo ad approvare è un ulteriore passo in avanti rispetto all'accordo esistente del 1998. 
L'accordo trae spunto da innumerevoli trattati esistenti sul piano internazionale tra i quali il trattato di Prum del 7 maggio 2005. Che il nostro paese ha autorizzato alla ratifica nel 2009 ma che non è ancora operativo sia per l'Italia che per la Confederazione elvetica. 
Il quadro giuridico del trattato di Prum trova tuttavia una sua complessiva applicazione nelle disposizioni del trattato in esame volte al potenziamento della cooperazione di polizia transfrontaliera tra le due nazioni. Una collaborazione rafforzata in ogni campo, un ulteriore strumento di carattere comunitario nell'impegno per aumentare le misure di coordinamento in materia di indagini giudiziarie e prevenzioni dei reati. 
Si va oltre il trattato di Schengen ampliando la quantità e la tipologia di informazioni tra le rispettive forze di polizia: trasmissione del DNA dei condannati per reati sui territorio dei paesi aderenti; lotta alla falsificazione di documenti; informazioni sui sospettati e possibile istituzione di squadre internazionali di polizia nel pattugliamento delle zone di frontiera. 
Di straordinaria attualità, vista la gravità, le disposizioni per facilitare l'identificazione e il rimpatrio delle persone prevenendo il fenomeno e collaborando con i paesi di origine. 
A nome del gruppo democratico ne chiedo, quindi l'approvazione.