Data: 
Martedì, 14 Aprile, 2015
Nome: 
Daniele Marantelli

Signor Presidente, oggi ci stiamo confrontando su diverse mozioni che hanno per oggetto la Civitavecchia-Orte-Mestre. Il Governo, nel suo allegato infrastrutture al DEF 2015, non inserisce questa opera tra le priorità. A partire da ciò, desideriamo svolgere alcune prime riflessioni sul tema delle grandi opere, di cui il Paese ha bisogno, destinate ad entrare nel vivo nelle prossime settimane quando discuteremo il DEF e l'allegato infrastrutture. 
Da oltre un anno, nel Parlamento, nelle Commissioni competenti e soprattutto nel Paese, ci si è più volte confrontati sul tema delle cosiddette grandi opere. Il giudizio su 14 anni di esperienza della «legge obiettivo» è scandito dai dati: 285 miliardi stanziati, 23 impiegati (l'8 per cento). 
Per un Paese che ha bisogno di infrastrutture materiali e immateriali, a Nord come a Sud, si tratta di un bilancio in rosso. E tutto ciò al netto dei fenomeni di malcostume, corruzione, infiltrazioni mafiose che inchieste e, in qualche caso, sentenze, hanno fatto emergere su questo tema in larga parte del Paese. C'era e c’è bisogno di cambiare passo se vogliamo realizzare le opere utili con efficacia, trasparenza, qualità. Le opere sono, sì, ferrovie, porti, strade, aeroporti, ma anche dissesto idrogeologico, mobilità urbana, scuole. Procedure d'emergenza, varianti in corso d'opera, general contractor che nominano i direttori generali, hanno generato fenomeni di corruzione inversamente proporzionali alle realizzazioni.asti i primi, modeste le seconde. La sfida che abbiamo davanti è proprio quella di uscire dall'emergenza, dalle procedure straordinarie e affermare la normalità. La quarta rivoluzione digitale ha già rivoluzionato gli appalti nei Paesi del nord Europa. Procedure europee, regole chiare e semplici sugli appalti, programmazione, coinvolgimenti di territori e istituzioni locali. 
Tutto ciò, a partire dal nuovo codice degli appalti in discussione al Senato, non farà sparire, di per sé, opacità e corruzione. Però, con le procedure di emergenza, i commissari, le varianti in corso d'opera, è più probabile che i meccanismi corruttivi trovino il terreno favorevole, il contesto e le persone per dispiegare i loro effetti nefasti. 
Il cambio della guardia al Ministero dove Delrio, a cui facciamo i migliori auguri, ha già avuto un battesimo di fuoco, può e deve essere l'occasione per un bilancio rigoroso di quanto abbiamo alle spalle – negli ultimi vent'anni, non negli ultimi due anni – e per delineare una fase nuova. La realizzazione di piccole opere è una classica e preziosa misura anticiclica che noi non abbiamo saputo e potuto adottare in questi anni di dura recessione. La fase nuova sarà tanto più utile al Paese quanto più radicale e onesta sarà la nostra riflessione. Senza tabù o santuari intoccabili. 
Sappiamo che la tentazione allo scarico delle responsabilità è lo sport italiano più diffuso. Noi vorremmo provare a prenderci le nostre responsabilità. Temi come il dissesto idrogeologico e il relativo finanziamento, le concessioni autostradali, il ruolo dell'ANAS devono essere componenti essenziali e virtuose del rilancio della crescita del Paese. Il primato della politica non si declama, si pratica. Per decenni il trasporto aereo è stato deciso da Alitalia e quello ferroviario da FS. Con quali risultati, abbiamo visto. Le scelte strategiche devono essere decise dalle istituzioni, saranno poi le società pubbliche, private, miste, italiane o straniere a fare, solo in seguito, la loro parte. Così si perseguono gli interessi generali e si pratica l'autonomia della politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). 
Serve un radicale ripensamento del ruolo dell'ANAS e le preannunciate dimissioni del suo presidente devono essere un'occasione da non sprecare. Vogliamo confermare senza incertezze che lo strumento del project financing resta importante per contribuire al nostro ammodernamento infrastrutturale, ma, proprio per questo, i piani devono essere costruiti con scrupolo e attenzione, bandendo approssimazione e genericità tanto più di fronte al terremoto che ha investito il mondo della finanza e del credito in questi anni di crisi. 
Civitavecchia, come porto crocieristico, è il primo d'Italia e si batte con Barcellona per il primato a livello Mediterraneo. Il traffico merci, se 10 anni fa era quasi al solo servizio delle acciaierie di Terni, ora è molto cambiato. Il mar Mediterraneo è il mare più trafficato del mondo. L'Italia ne intercetta solo una parte trascurabile. È ragionevole e risponde agli interessi del Paese, oltre che dell'ambiente e dell'economia, che il porto di Civitavecchia vada all'attacco di quel 40 per cento di merci al servizio del mercato metropolitano di Roma che arrivano da altri continenti e sbarcano a Rotterdam e ad Anversa. 
Bisogna agire su più fronti: burocrazia, logistica, porto, infrastrutture. È in questa visione di insieme che collochiamo l'esigenza di completare la Orte-Civitavecchia. Da Expo al Mose alla Sicilia e prima ancora all'Aquila, alla Maddalena. Sequenze impressionanti sino agli episodi di questi giorni, di queste ore. La campana è suonata per tutti. Potere esecutivo, legislativo, maggioranza e opposizione, imprese, banche, professionisti, enti locali, associazioni di categoria. La cultura del controllo in Italia, diversamente dal mondo anglosassone, è robusta come la pasta frolla. 
Per questo, chi pensa di rinnovare il sistema affidandosi solo alla magistratura imbocca un binario morto. L'intervento della magistratura è importante, anzi nel suo campo insostituibile, ma da solo non cambia il sistema. Noi, invece, abbiamo questa ambizione. La Civitavecchia-Orte-Mestre non compare, come ho già sottolineato all'inizio dell'intervento, nell'allegato infrastrutture del DEF. Pensiamo sia necessario dotarci di una strategia nazionale che nell'allegato infrastrutture al DEF 2015 è individuata e, nello specifico, verifichi la possibilità di portare a compimento, con modalità ordinarie il progetto di realizzazione del collegamento Civitavecchia-Orte per dare impulso alla crescita di un porto ormai cruciale per lo sviluppo dell'Italia centrale, e avviare interventi urgenti volti alla riqualificazione, al potenziamento e alla messa in sicurezza della superstrada E45 – come hanno detto in molti – e della Strada statale n. 309, Romea, valutando la possibilità di trasformarla in un'arteria a percorrenza veloce a basso impatto ambientale. In sintesi, noi siamo per bloccare il malaffare, non le opere indispensabili per il rilancio della crescita. Davvero non mancano all'Italia imprese, tecnici, progettisti, operai in grado non solo di realizzare le opere necessarie, ma di concluderle nei tempi previsti e rispettando i costi, coniugando, sempre, trasparenza, efficacia e qualità. Per queste ragioni, il PD voterà senza alcuna ambiguità ma con chiarezza e convinzione a favore della mozione Marantelli ed altri n. 1-00805 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).