Discussione generale
Data: 
Martedì, 12 Dicembre, 2017
Nome: 
Ernesto Preziosi

 

Doc. XXIII, n. 29

Grazie, Presidente. Nell'accogliere in questa Aula la relazione va riconosciuto, in primo luogo, il lavoro positivo svolto dalla Commissione stessa in linea con le finalità assegnate dalla legge istitutiva. Il lavoro svolto - va ricordato - ha avuto una finalità precisa e circoscritta, trattandosi di una Commissione parlamentare di inchiesta. Non si trattava tanto di conseguire risultati nel campo della ricerca storica e neppure di un'inchiesta di tipo giudiziario, anche se talune notizie trasmesse alla Procura potranno fare, nel limite degli anni trascorsi, il loro corso. Si trattava, invece, di un lavoro propriamente politico e ci possiamo chiedere che interesse può avere la politica ad indagare su un fatto accaduto alcuni decenni fa e che ha avuto con ogni evidenza conseguenze nel determinare alcuni indirizzi politici e di inibirne altri. Perché cercare di collegare fatti, notizie, testimonianze inedite per ricostruire un quadro che ci parla di sovranità limitata del nostro Paese, di gravi deviazioni e lacune in apparati istituzionali? Mi pare evidente: il tema di fondo è dare forza alla presente stagione della democrazia. La democrazia è più debole, rivela pericolose fragilità, se non c'è trasparenza e se non c'è la possibilità di chiamare le cose per nome e di attribuire responsabilità. Il Parlamento, in rappresentanza dei cittadini, ha anche questo compito ed è bene che lo svolga.

Veniamo a quanto la Commissione ha prodotto. I risultati ottenuti - dobbiamo riconoscerlo - sono parziali. Sarebbe servito altro tempo e forse sarebbe stato più opportuno scrivere una relazione finale, ma non entro in questo argomento. Mi limito a richiamare alcuni filoni di indagine sviluppati, che hanno dato risultanze interessanti: in primis, il memoriale Morucci, la latitanza del brigatista, il suo arresto e la genesi stessa del memoriale; quindi, la pista palestinese che offre interessanti elementi sulla collaborazione tra servizi italiani con i servizi dell'OLP e sui collegamenti tra terrorismo interno e terrorismo internazionale e, ancora, al perdurare della latitanza di Alessio Casimirri e la criticità emersa nelle richieste estraditive e la missione SISDE compiuta per lui in Nicaragua nel 1993; il ruolo svolto dalla trattativa vaticana e la sua interruzione, così come il capitolo sugli scritti dello statista democristiano.

Sono tutti elementi interessanti, su cui non si è potuto fare piena luce, ma che presentano comunque un complessivo risultato di positività. Sottolineo solo tre aspetti in chiave di bilancio: in primo luogo, si sono aperte pagine poco note e non esplorate; in secondo luogo, si è gettata nuova luce su fatti solo parzialmente noti, offrendo elementi utili per indagini ulteriori e collegamenti già possibili, esplorabili ulteriormente; in terzo luogo, la luce fatta è ancora insufficiente e pesa su questo anche il permanere di alcune segretazioni e la latitanza di alcuni protagonisti.

Infine, una considerazione riguarda l'attenzione dei cittadini. Nel caso in esame c'è stato interesse intorno ai lavori della Commissione; me ne sono potuto rendere conto personalmente, avendo partecipato a numerosi incontri sul territorio nazionale, in varie province italiane, e per il fatto che molti amici e conoscenti mi hanno posto domande, mostrando un notevole interesse su quello che era il lavoro della Commissione.

A fronte di ciò, però, va sottolineato il singolare silenzio dei media. Fa pensare il fatto che quando abbiamo presentato la precedente relazione, approvata con un voto quasi unanime dall'Aula, la gran parte delle testate non abbia ritenuto di darne neppure notizia. Solo un fatto di cronaca lontana? Qualcosa che non merita attenzione? Personalmente non amo le dietrologie, ma qualche dubbio viene su questo corale oblio che parrebbe quasi concordato, un oblio su una pagina di storia così decisiva per il nostro Paese e per il futuro delle forze politiche. Ebbene, che la democrazia apra porte e finestre, che non si rigiri nessuna pagina prima di averla letta integralmente. Al di là del lavoro storico e delle competenze che riguardano l'attività giudiziaria, la vigilanza della politica, la necessità di aprire inchieste e di offrire elementi informativi e chiavi di lettura rimane fondamentale per la salute dell'ordinamento democratico.