Data: 
Lunedì, 19 Giugno, 2017
Nome: 
Vanessa Camani

Doc. LXXXVII-bis, n. 5-A

 

Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, la Camera oggi è impegnata in una discussione connotata da una forte valenza politica: arriva finalmente all'attenzione dell'Aula infatti la parte conclusiva di una discussione che rappresenta l'unica occasione per tutti gli organi parlamentari, quindi l'Assemblea, ma soprattutto le Commissioni parlamentari, per esprimersi e confrontarsi sulle linee di azione che il nostro Paese intende attivare in sede europea nei prossimi mesi.

La relazione programmatica per il 2017, infatti, come è previsto dal Trattato sul funzionamento dell'Unione, dà conto al Parlamento degli orientamenti e delle priorità che il Governo intende perseguire con riferimento al processo di integrazione europea, una vera e propria fase ascendente, come sottolineato dal vicepresidente Tancredi, in cui Governo e Parlamento possono compiere in sinergia un esercizio di indirizzo politico al fine di procedere con maggior decisione e coesione nelle azioni di politica europea.

Nello specifico poi, la relazione che il Governo ha messo nelle disponibilità del Parlamento quest'anno risulta particolarmente dettagliata, offre importanti strumenti di giudizio sulle attività fin qui messe in campo, ne rappresenta con chiarezza gli indirizzi strategici ed evidenzia puntualmente in che modo le indicazioni che il Parlamento stesso aveva, nel corso dei mesi precedenti, trasmesso al Governo si siano tradotte in specifiche azioni politiche in sede negoziale.

Dobbiamo, però, anche registrare il ritardo con cui l'Assemblea affronta questo passaggio. Nell'esprimere apprezzamento circa la tempestività con cui il Governo ha trasmesso alle Camere questo atto, approvato dal Consiglio dei ministri il 14 gennaio, e nel sottolineare il lavoro puntuale e approfondito che a tal riguardo hanno svolto tutte le Commissioni competenti, il documento arriva in Aula dopo diversi mesi di attesa e, come noto, questi ultimi mesi sono stati tutt'altro che neutri per le istituzioni comunitarie.

I fatti che sono accaduti hanno inciso e incideranno profondamente sui futuri assetti dei singoli Stati membri e dell'Unione nel suo complesso. Ci avviciniamo, infatti, a scadenze elettorali importanti in alcuni grandi Paesi europei; il negoziato circa l'uscita del Regno Unito dall'Unione sta già muovendo i primi passi; i cambiamenti di strategia politica degli Stati Uniti hanno già mostrato i primi segnali concreti nelle relazioni con l'Europa. Insomma, in questo primo semestre del 2017, gli scenari continentali e mondiali sono in rapida evoluzione e diviene dunque ancor più fondamentale a nostro giudizio che l'Italia sia messa nelle condizioni di poter agire con forza e determinazione sullo scenario internazionale.

Partiamo, quindi, dalle novità di queste ultime settimane. Il mese scorso il Consiglio affari generali ha adottato la decisione che autorizza l'avvio dei negoziati tra Gran Bretagna e Unione europea sulla Brexit; sarà una trattativa lunga e delicata, che finirà per incidere in maniera significativa sui futuri assetti della UE.

Sarà fondamentale, dunque, che tutte le delegazioni degli Stati membri mantengano lo spirito di unità fin qui dimostrato sul punto, per tutelare al meglio gli interessi dell'Unione. Chiediamo all'Italia e al nostro Governo di lavorare in questa direzione, perché in questo quadro di incertezza è fondamentale che il rilancio del processo di integrazione politica rappresenti una priorità indifferibile.

Sono molti i fattori che rischiano di minare le fondamenta un'Europa, che appare ancora oggi troppo fragile nelle sue principali istituzioni. L'importante appuntamento di Roma per le celebrazioni del sessantesimo anniversario dei Trattati ha rappresentato un momento rilevante di riflessione e approfondimento, perché è evidente che, proprio nel momento in cui gli assetti internazionali stanno mutando e l'Europa avrebbe bisogno di maggiore unità per imporsi nel panorama internazionale, si assiste ad un'ondata neosovranista, che rischia di portarci fuori strada.

La sfida che l'Europa ha di fronte è esattamente questa: sarà, e dunque saremo, in grado di trasformare questo crescente multipolarismo in autentico multilateralismo?

Il rischio disgregazione, minacciato dalla Brexit, poi, si somma all'allontanamento progressivo tra Stati Uniti ed Europa, come emerso anche nel vertice di Taormina di qualche settimana fa.

La risposta più semplicistica a queste sfide sembra passare attraverso i messaggi populisti delle nuove forze nazionaliste che stanno emergendo in tutta Europa. Riteniamo, al contrario, che queste risposte, che possono, certo, apparire dirette e rassicuranti, racchiudano in sé le minacce più pericolose per l'Europa e gli europei, per i nostri interessi, i nostri valori e per la pace. L'Italia deve, dunque, continuare ad insistere perché la via sia quella del multilateralismo e non cedere alla tentazione della rincorsa al facile consenso. Il Partito Democratico nutre profonde speranze attorno al progetto europeo e chiediamo al Governo di continuare a svolgere una forte azione di sollecitazione affinché le istituzioni comunitarie non rinuncino ad esercitare il loro ruolo decisivo e non cedano alle pressioni che spingono verso un sistema intergovernativo. Rilanciamo con forza l'idea di una governance realmente sovranazionale, lavoriamo per legittimare sempre più le istituzioni europee, miglioriamo il funzionamento dell'Unione per accrescere l'integrazione. Riusciremo a smontare la retorica del “meglio da soli” solo se l'Europa sarà in grado di investire senza indugio nel cammino per la riduzione delle disuguaglianze, per stimolare la crescita, per offrire una risposta reale alla questione delle migrazioni, per rafforzare la sicurezza dei cittadini. Ad una maggiore democrazia e rappresentatività delle istituzioni comunitarie devono, insomma, corrispondere politiche economiche e sociali più incisive e più efficaci, perché naturalmente nell'attualità politica si sommano le già consolidate criticità in campo europeo, criticità che, negli ultimi anni, hanno messo in evidenza la difficoltà delle istituzioni comunitarie ad affrontare tanti passaggi delicati con la tempestività necessaria e l'efficacia dovuta.

Le forti tensioni sociali e politiche legate alle pressioni migratorie, le riattivazioni dei teatri di crisi e di instabilità in molti Paesi alle porte dell'Europa, la crescente minaccia terroristica, le difficoltà a superare in maniera definitiva e stabile il periodo di crisi economica e le nuove pulsioni nazionaliste e xenofobe sono fattori che hanno sottoposto ad una fortissima pressione le istituzioni europee. Serve, oggi, dunque, investire in un vero programma di politica europea che affronti le dinamiche internazionali con uno sguardo d'insieme e complessivo, per affrontare le sfide più delicate che l'Europa si trova di fronte.

Anche per queste ragioni la discussione odierna risulta particolarmente rilevante; si tratta di un'occasione straordinaria per svolgere alcune considerazioni di carattere generale sul futuro delle istituzioni europee e sulle priorità del nostro Paese al riguardo, ma anche per ricalibrare gli impegni dell'Italia nel mutato contesto internazionale, tenendo ben presente che i prossimi mesi saranno determinanti anche per reimpostare il fondamentale dibattito attorno al nuovo quadro finanziario multiannuale, un negoziato molto rilevante che inizierà formalmente nel 2018, ma sul quale è opportuno, sin da ora, cominciare a far pesare la posizione italiana. Le nostre proposte, relative alla revisione del fiscal compact, alla flessibilità come regola di bilancio, alla necessità di dotare le istituzioni comunitarie di risorse proprie, tornano dunque di grande attualità.

In questo complicato quadro generale, per analizzare il documento oggetto della discussione odierna, dobbiamo certamente partire dall'apprezzamento per alcuni importanti risultati raggiunti in questi primi anni, come l'adozione dell'agenda delle migrazioni, il piano straordinario per gli investimenti di Juncker, l'impegno concreto per l'attuazione del mercato unico e dell'unione bancaria, ma appare evidente che lo sforzo profuso non è stato ancora sufficiente. Bisogna, in primo luogo, proseguire con maggior determinazione nella strategia per l'occupazione e la crescita; il divario tra chi ce la fa e chi resta indietro sta peggiorando e la disoccupazione, in particolare quella giovanile, rimane la ferita più dolorosa di questa crisi.

A fianco delle politiche economiche e di sostegno agli investimenti bisogna, oggi più che mai, accelerare nella realizzazione della dimensione sociale dell'Europa. L'unione bancaria va completata, superando le resistenze di alcuni Stati membri e la politica monetaria espansiva della BCE va sostenuta con un potenziamento vero del Fondo per gli investimenti strategici. Tuttavia, oggi, l'Europa non ha bisogno solo di meccanismi di difesa, oggi, dobbiamo trasformare l'Europa in un soggetto che sia realmente promotore di coesione e di sviluppo. Apprezziamo, dunque, l'impegno del Governo a sostegno delle iniziative annunciate a favore dell'occupazione giovanile e per l'istituzione del corpo europeo della solidarietà, un progetto coerente con la proposta italiana del servizio civile europeo. Bisogna dare priorità alle politiche europee in grado di stimolare tassi di crescita più consistenti per assorbire la disoccupazione e contrastare le tendenze recessive, servono politiche di sostegno all'innovazione tecnologica e per l'economia digitale. Il successo recente dell'eliminazione del roaming va nella giusta direzione e contribuisce così alla creazione di un vero mercato unico digitale.

Così come risulterà determinante l'impegno del Governo in relazione alle politiche energetiche, in particolare con riferimento alla sicurezza degli approvvigionamenti e al potenziamento di reti e connessioni, all'interno di un negoziato complesso, quello sull'unione dell'energia, appunto, che produrrà forti implicazioni in campo industriale ed ambientale.

In questo quadro, la lotta ai cambiamenti climatici deve rimanere una priorità, signor sottosegretario. Sosteniamo, dunque, l'impegno del Governo italiano e dell'Europa affinché si trovi la via per procedere in maniera efficace su questi temi, malgrado la recente decisione degli Stati Uniti a guida Trump di recedere dagli accordi di Parigi, decisione grave e pesante che ha dato immediatamente il segnale del diverso approccio sui temi ambientali della nuova Presidenza americana.

Ma la sfida che l'Europa deve affrontare non è solo quella economica e sociale nella sua dimensione interna, ma anche e soprattutto quella connessa al terrorismo e alla domanda di sicurezza. La violenza terroristica non è solo una minaccia alla nostra incolumità fisica, ma un pericolo per la tenuta dei valori delle società democratiche e per i diritti e le libertà di tutti i cittadini. L'Europa deve contrastare questo fenomeno su scala mondiale, nel rispetto dei diritti umani, e lavorare per rendere le nostre città realmente sicure. Chiediamo al Governo di proseguire con determinazione in tutte le iniziative per la lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata, sia sul piano della repressione che sul piano della prevenzione, nella consapevolezza che tali minacce non si fermano alle frontiere e che, dunque, devono essere affrontate sia a livello nazionale sia internazionale.

E, poi, c'è l'altra grande sfida che abbiamo di fronte, quella delle migrazioni. Su questo fronte l'impegno del Governo italiano parte da lontano; in questa sede vogliamo esprimere soddisfazione per la decisione della Commissione europea di sanzionare con vere e proprie procedure di infrazione gli Stati membri che non hanno colpevolmente aderito ai programmi di riallocazione dei richiedenti asilo, ma è evidente che quanto fatto finora non basta. La necessità di una maggiore condivisione degli oneri nella gestione del fenomeno migratorio rimane una priorità dell'Italia sia per quanto riguarda i profili interni che per quelli esterni. È necessaria una riforma complessiva del sistema europeo di asilo che sia in grado di superare il limite relativo all'onere sostenuto dai Paesi di primo ingresso, ma è anche vero che le soluzioni finora ipotizzate di riforma del Regolamento di Dublino sono insufficienti. Serve sul punto più coraggio, perché sia effettivamente garantita un'oggettiva condivisione degli oneri da parte di tutti gli Stati membri. Sarà un negoziato complicato ed è per questo che riteniamo fondamentale che il Governo italiano possa in questa partita contare sull'ampio consenso del Parlamento. Come serve più determinazione rispetto all'attuazione delle decisioni sulla ricollocazione e il reinsediamento, uno strumento efficace per disarticolare il traffico di essere umani e un gesto concreto di solidarietà. Parallelamente si dovrà procedere con rapidità nella definizione di un più ampio piano di investimenti nei Paesi di origine e di transito, aumentando i fondi a disposizione.

Sono queste, signor Presidente, e molte altre le sfide che l'Europa ha di fronte. Per vincere bisogna smettere di pensare di poter continuare a governare passando da un'emergenza all'altra; bisogna definire soluzioni strutturali e virtuose e lavorare perché su queste soluzioni si radichi e si rafforzi l'integrazione europea. Il ruolo dell'Italia nei prossimi mesi sarà dunque fondamentale.