Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 11 Dicembre, 2014
Nome: 
Alessandro Naccarato

 Doc. XXIII, n. 2

Signor Presidente, rappresentante del Governo, la Commissione parlamentare antimafia ha approvato all'unanimità il 17 giugno la Relazione sul semestre di cui stiamo discutendo. Si tratta di un documento importante che analizza la struttura e l'azione delle organizzazioni criminali in Italia e in Europa e che indica precise iniziative per prevenire e contrastare la criminalità organizzata a livello europeo e internazionale. Come è stato appena ricordato da chi mi ha preceduto, il documento è stato consegnato al Parlamento europeo nei giorni scorsi e credo si possa dire che ha ricevuto un buon riscontro ed è stato apprezzato proprio per la precisione con cui vengono indicati alcuni interventi. Il dibattito in Aula si è svolto il 17 novembre e la relatrice, che ringrazio, onorevole Garavini, i deputati intervenuti e la presidente della Commissione bicamerale, onorevole Bindi, hanno illustrato, in modo dettagliato, il lavoro della Commissione antimafia. Io credo che noi dobbiamo partire dalla consapevolezza che le organizzazioni criminali di stampo mafioso costituiscono una delle minacce più serie per l'Italia e per l'Europa perché incidono sulla sicurezza dei cittadini, sull'economia, sulla libera concorrenza e sul funzionamento della pubblica amministrazione. Le mafie si stanno imponendo in Europa come soggetti criminali e soprattutto come holding economico-finanziarie profondamente inserite nell'economia legale. La criminalità organizzata ha aumentato il suo ruolo e il suo potere perché ha la capacità di entrare in relazione con le zone grigie dell'economia internazionale, dove si intrecciano i flussi illegali del riciclaggio, dell'evasione fiscale, della corruzione. Le cronache giudiziarie di questi giorni impongono una riflessione seria e l'adozione di misure efficaci per prevenire e contrastare la criminalità organizzata in maniera coordinata e non estemporanea. Al di là delle responsabilità penali che sono state o saranno accertate dalla magistratura nei processi, le vicende indicano nuove modalità operative delle mafie che hanno costruito oltre i territori di influenza tradizionale e ormai oltre i confini nazionali un vero e proprio capitale sociale costituito da una rete di relazioni e di rapporti stabili con le istituzioni, con l'economia e con la politica. 
La globalizzazione dell'economia, l'aumento delle possibilità di movimento delle persone, delle merci e dei capitali, l'internazionalizzazione degli investimenti hanno rafforzato la criminalità organizzata e ne hanno modificato le caratteristiche e le modalità operative. Nel lavoro approfondito di analisi e nelle numerose audizioni della Commissione antimafia, in preparazione della Relazione in esame, è emerso, in particolare sulla base dei dati forniti da Europol, che, nell'Unione europea, operano 3.600 gruppi criminali con forme crescenti di cooperazione e integrazione, costituendo spesso gruppi eterogenei attivi in numerosi Paesi, in particolare nel traffico di droga, nella tratta degli esseri umani e nel riciclaggio di denaro. In questo contesto, le organizzazioni mafiose italiane hanno allargato i loro interessi criminali all'estero, radicandosi in diversi Stati europei. Nel traffico di stupefacenti, in particolare, la ’ndrangheta calabrese è sul piano internazionale il soggetto più attivo e le mafie hanno basi operative accertate in Spagna, Germania, Francia e Olanda, e utilizzano l'incremento enorme della movimentazione delle merci a livello globale per nascondere i carichi di droga che dalle aree di produzione sono trasportati nelle zone di stoccaggio e nelle diverse piazze di smistamento e di consumo. L'Italia, purtroppo, è un Paese centrale anche nella tratta di esseri umani per la posizione geografica al centro del Mediterraneo e per la presenza delle organizzazioni mafiose. 
L'altro ambito di interesse prevalente delle organizzazioni criminali è il reinvestimento dei capitali, finalizzato al riciclaggio, in particolare nei settori del turismo, della ristorazione e degli investimenti immobiliari. 
Secondo gli inquirenti, l'esterovestizione delle imprese collegate a gruppi criminali italiani è sempre più frequente. Le organizzazioni mafiose ricorrono a questo sistema per non attirare l'attenzione delle autorità italiane nel reimpiego dei proventi illeciti, confidando sulla difficoltà di ricostruire la catena di controllo di una società straniera. Ci sono ormai numerose evidenze di esterovestizione di società italiane per il riciclaggio in Austria, Gran Bretagna, Ungheria, Croazia, Lussemburgo e Belgio. 
Negli ultimi mesi – su questo provo a rispondere in termini positivi suo tramite, Presidente, al collega D'Uva che ha fatto un intervento per buona parte condivisibile – il Parlamento (ed è il motivo per il quale c’è una risoluzione unitaria che approva la Relazione della Commissione antimafia), per contrastare la diffusione delle mafie, ha approvato due leggi importanti sulla quale abbiamo discusso a lungo ma che, sicuramente, vanno in una direzione positiva per contrastare la criminalità organizzata. La prima è la legge n. 62, che ha ampliato il perimetro di applicazione dell'articolo 416-ter del codice penale che punisce lo scambio elettorale politico-mafioso. E la seconda, che è un provvedimento di notevole importanza, è stata approvata il 4 dicembre in via definitiva dal Senato ed è l'introduzione nel codice penale italiano del reato di autoriciclaggio. Da adesso, come in quasi tutti i Paesi dell'Unione, anche in Italia finalmente sarà punito con la reclusione da 2 a 8 anni chi, avendo commesso o concorso a commettere un delitto non colposo, impiega, sostituisce, trasferisce in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative, il denaro, i beni o le altre utilità provenienti dalla commissione del delitto. A me pare che questi due provvedimenti vadano nella direzione più volte indicata dal Parlamento e nei prossimi giorni – li valuteremo quando arriveranno – su iniziativa del Ministro Orlando, il Governo varerà provvedimenti per inasprire ulteriormente le norme contro la corruzione e reintrodurre il reato di falso in bilancio. 
Come si vede, dunque, c’è un lavoro del Parlamento che va nella direzione auspicata. Certo, abbiamo la consapevolezza che le modifiche legislative al codice penale sono importanti e continueremo a lavorare per rendere il nostro ordinamento più efficace ma sappiamo anche che tali modifiche devono essere accompagnate da un intervento su scala più ampia. 
Per queste ragioni. è necessario realizzare una strategia di prevenzione e contrasto delle mafie a livello internazionale in tre settori, come indicato nella risoluzione: a livello conoscitivo, attraverso l'interscambio e la condivisione delle informazioni e delle banche dati esistenti sia con l'accrescimento della fiducia reciproca tra le polizie e le istituzioni delle diverse nazioni sia con idonei strumenti tecnici informatici; a livello operativo, mediante il coordinamento delle attività investigative e giudiziarie e creando protocolli di azione condivisi e di centri decisionali riconosciuti; e, infine, a livello normativo, attraverso la condivisione delle regole e la riduzione delle differenze normative tra i vari Paesi. 
Sul primo punto, la risoluzione propone di far diventare gli Asset recovery offices, gli uffici per il recupero dei beni, che sono delle unità costituite di recente nei singoli Paesi per lo scambio di informazioni, lo strumento privilegiato nel contrasto dei patrimoni illeciti attraverso la realizzazione di una rete delle diverse banche dati dei singoli Paesi. 
Per quanto riguarda il secondo aspetto, si devono realizzare i seguenti interventi: procedere alla costituzione dell'ufficio del pubblico ministero europeo; attuare la normativa sulle squadre investigative comuni; potenziare la specializzazione e lo scambio di informazioni tra gli organi inquirenti e tra le polizie dei diversi Stati, come ci ha ricordato rappresentante del Governo esprimendo il parere. E infine, sul piano normativo, è necessario rendere omogenea a livello europeo la disciplina sulla responsabilità delle persone giuridiche – società, trust, enti, fondazioni – che partecipano a gravi reati che coinvolgono le organizzazioni criminali. Inoltre, bisogna elaborare una proposta legislativa per stabilire una definizione comune a livello europeo di criminalità organizzata, introducendo il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso in ambito internazionale. Infine, vanno resi operativi due strumenti fondamentali per le attività di contrasto a livello europeo: come la decisone del Consiglio europeo del luglio 2003 sull'esecuzione nell'Unione europea dei provvedimenti di blocco dei beni o di sequestro probatorio; e come il principio del reciproco riconoscimento delle decisioni di confisca, già previsto dalla decisione quadro del 2006, che l'Italia purtroppo non ha ancora implementato insieme a Estonia, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Slovacchia e Gran Bretagna, per agevolare l'esecuzione immediata delle confische dei proventi di reato. 
La risoluzione presentata in modo unitario – a me questo pare un aspetto molto positivo cioè alla fine i gruppi, grazie anche al lavoro della relatrice, onorevole Garavini e della presidente della Commissione antimafia, sono riusciti a concordare su un testo unitario che approva il lavoro della Commissione antimafia – impegna il Governo ad assumere provvedimenti precisi nei confronti del semestre di Presidenza italiana.