Data: 
Mercoledì, 27 Settembre, 2017
Nome: 
Marco Marchetti

 

A.C. 4638  e A.C. 4639

Discussione generale congiunta

Relatore

Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghe e colleghi, il Rendiconto generale dello Stato, come è ben noto, è lo strumento attraverso il quale il Governo, alla chiusura del ciclo di gestione della finanza pubblica, adempie all'obbligo costituzionale di rendere conto al Parlamento dei risultati della gestione finanziaria.

Il Rendiconto generale è costituito da due parti, dal conto del bilancio, che espone l'entità effettiva delle entrate e delle uscite del bilancio dello Stato, rispetto alle previsioni approvate dal Parlamento, e dal conto del patrimonio, che espone le variazioni intervenute nella consistenza delle attività e passività che costituiscono il patrimonio dello Stato.

L'esame parlamentare, a cui siamo chiamati del conto del bilancio, costituisce la verifica che il Governo durante la gestione abbia rispettato lo schema di previsione per l'entrata e di autorizzazione per la spesa, nei termini stabiliti con la legge di bilancio. Assume ancor maggiore importanza, visto che la previsione di bilancio a legislazione vigente per il 2018 - che verrà presentata da qui a breve - assumerà come base di riferimento, per la valutazione dei residui passivi, le risultanze definitive contenute nel Rendiconto 2016 in esame, le quali sono altresì evidenziate nel disegno di legge di assestamento del 2017.

Per meglio contestualizzare il Rendiconto nel quadro di finanza pubblica, è giusto integrarne l'analisi con una ricognizione delle risultanze dei principali saldi di finanza pubblica, in riferimento al medesimo esercizio.

Come riportato anche nella tabella in allegato, il PIL nominale nel 2016 segna una crescita dell'1,6 per cento rispetto all'anno precedente, che in termini reali significa una crescita dello 0,9 e conferma un'inversione di tendenza, partita già dal 2014, dove si verificò una crescita dello 0,1, proseguita poi nel 2015 con un più 0,8 per cento…e che sulla base delle previsioni del DEF 2017 dovrebbe ulteriormente consolidarsi nell'anno in corso.

Rispetto ai saldi di finanza pubblica nell'esercizio 2016, l'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni corrisponde al 2,5 per cento del PIL. Anche in questo caso si registra un lieve miglioramento rispetto al 2015, dove era attestato al 2,6, e un miglioramento ancor più evidente, se paragonato al 2014, dove il disavanzo rappresentava il 3 per cento.

Al miglioramento del saldo concorrono, da una parte, un decremento delle spese, per circa 0,8 miliardi, dall'altra, un incremento dell'entrata per circa 2,6 miliardi. Tutto questo comporta un miglioramento sia del saldo primario (più 1,6 miliardi) sia della spesa per interessi (meno 1,8 miliardi), che si attesta quest'ultima al 4 per cento del PIL, rispetto al 4,1 del 2015 e al 4,6 del 2014. Bel salto, se si paragona al 2012, questo vuol dire una diminuzione di circa 17,2 miliardi in termini assoluti.

Per quel che riguarda il saldo di parte corrente, anche qui registriamo un consistente decremento, passando dall'1,1 del PIL del 2015 a 0,6 per cento di PIL, che in termini assoluti significa una riduzione di 8,6 miliardi.

Per quel che riguarda le entrate, la dinamica rimane più contenuta rispetto ad altri saldi. Tutto questo deriva da una contrazione delle imposte indirette, che, se ha visto da una parte l'incremento di 3,1 miliardi riferito al settore statale, segna altresì una riduzione di 10,8 miliardi nel settore delle amministrazioni locali.

Il primo dato deriva sia dalla maggiore IVA, creatasi per effetto dell'aumento degli scambi interni, sia dai versamenti delle imposte effettuati dalle amministrazioni pubbliche, come previsto dall'attuazione dello split payment. La riduzione, invece, deriva dal gettito IRAP, per le disposizioni sul cuneo fiscale introdotte dalla legge di stabilità del 2015, dall'abolizione della TASI sull'abitazione principale e dalla rimodulazione dell'IMU.

Sul versante della spesa, le spese finali 2016 segnano un decremento dello 0,1 per cento rispetto all'esercizio precedente.

Per quanto attiene al debito pubblico, la previsione a rialzo del PIL nominale del 2015 e del 2016, operata dall'Istat e che vedremo in maggior dettaglio nel DEF presentato in questi giorni, migliora sensibilmente il rapporto debito-PIL dei due anni scorsi. Emerge, infatti, ora che tale rapporto, dopo aver toccato un massimo del 131,8 per cento nel 2014, è sceso al 131,5 per cento nel 2015. È vero che poi risale al 132 per cento nel 2016, ma è un livello molto diverso e sensibilmente migliore, rispetto a quello che avevamo stimato nel Rendiconto, che era al 132,6.

Venendo al Rendiconto per l'esercizio finanziario 2016, per quel che riguarda la gestione di competenza nel suo insieme, si registra un netto miglioramento dei saldi, sia rispetto all'esercizio precedente sia rispetto alle previsioni formulate. Nello specifico, il saldo netto da finanziare presenta un valore negativo di 11,1 miliardi di euro, con un miglioramento rispetto al 2015, dove contava ben meno 41,5 miliardi. Stiamo, infatti, parlando di una riduzione di circa 30,4 miliardi, risultato raggiunto grazie al buon andamento delle entrate accertate e, al contempo, a una sensibile contrazione della spesa corrente.

Come dicevo precedentemente, è un saldo che va meglio anche rispetto alle previsioni, che lo testavano per il 2016 a un valore negativo di 38,9 miliardi.

Deciso e netto anche il miglioramento che si ha rispetto al risparmio pubblico, che passa, da meno 9 miliardi di euro del 2015, a un valore positivo di 27,8 miliardi, segnando cioè un saldo attivo di ben 37 miliardi.

Per quel che riguarda il ricorso al mercato, questo si attesta al 2016 a 207,1 miliardi, segnando anche in questo caso una riduzione rispetto al 2015, che aveva raggiunto i 257 miliardi.

È da sottolineare che questi ultimi due valori, cioè il saldo netto da finanziare e il ricorso al mercato, sono molto al di sotto rispetto al tetto massimo che avevamo previsto nella legge di stabilità del 2016.

Passando alla gestione dei residui e in sintesi, signor Presidente, al 31 dicembre 2016, troviamo residui attivi per 212.238 milioni e residui passivi per 134.423 milioni, con un'eccedenza attiva di 77.815 milioni di euro. Risulta, dunque, evidente come il fenomeno dei residui continua a rimanere su livelli considerevoli, sia per le entrate sia per le uscite. Occorre, però, anche ricordare che l'andamento dei residui passivi, evidenziato per il 2016, risente delle modifiche che abbiamo apportato con il decreto legislativo n. 93 del 2016, che hanno determinato un aumento del termine di conservazione in bilancio dei residui propri, portandolo da due a tre anni.

La gestione di cassa presenta un andamento analogo a quanto abbiamo appena descritto rispetto a quello di competenza, segnando cioè un miglioramento, sia rispetto alle previsioni definitive sia rispetto al confronto con gli stessi saldi del 2015. In particolare, il saldo netto da finanziare risulta nel 2016 pari a meno 41,5 miliardi, migliorando di ben 46,8 miliardi rispetto al 2015. Il risparmio pubblico si conferma negativo per meno 9.125 milioni e il ricorso al mercato si attesta a 240,40 miliardi di euro, in decisa flessione rispetto ai valori del 2015.

Arrivando, infine, al conto generale del patrimonio, ci troviamo qui di fronte a un'eccedenza passiva di 1.798 miliardi, con un peggioramento di circa 39 miliardi rispetto al 2015. Passando ora al disegno di legge di assestamento, vorrei ricordare che questo svolge la funzione di consentire, a metà esercizio, un aggiornamento degli stanziamenti del bilancio, sulla scorta della consistenza dei residui attivi e passivi, accertati in sede di rendiconto, dell'esercizio terminato il 31 dicembre precedente. Ed è per questo che si connette in maniera stretta al Rendiconto che abbiamo testé esaminato.

Quello che affrontiamo oggi, va sottolineato, è il primo disegno di legge di assestamento a cui si applicano le novità normative apportate all'articolo 33 della legge di contabilità n. 196 del 2009, dal decreto legislativo n. 90 del 2016 e dalla legge n. 163 del 2016. Il testo del disegno di legge è corredato da una relazione tecnica che illustra la coerenza del valore del saldo netto da finanziare con gli obiettivi programmatici di finanza pubblica. Per quanto riguarda il complesso delle variazioni derivanti da atti amministrativi e proposti nel disegno in esame, si determina un saldo netto da finanziare in termini di competenza pari a circa 56 miliardi di euro, con un peggioramento di 17,4 miliardi rispetto al dato indicato nella legge di bilancio 2017. Con riferimento, invece, al bilancio di cassa, il peggioramento del saldo ammonta a circa 20 miliardi, con un saldo netto da finanziare che passa da 102,6 a 122,6 miliardi.

Rispetto alle previsioni iniziali della legge di bilancio per il 2017 i dati contenuti nel disegno di legge di assestamento 2017, espressi in termini di competenza e considerati al netto delle regolazioni debitorie, contabili e dei rimborsi IVA, evidenziano un miglioramento del solo risparmio pubblico e un peggioramento del saldo netto da finanziare, del ricorso al mercato e dell'avanzo primario. Per quanto riguarda il sopraddetto peggioramento di 17,4 miliardi di euro del saldo netto da finanziare, esso si determina nelle previsioni assestate da un incremento delle spese finali per complessivi 22,7 miliardi di euro rispetto alle previsioni iniziali, parzialmente compensato dall'aumento delle entrate finali per 5,3 miliardi.

Mentre l'aumento delle entrate è dovuto per 2,5 miliardi alle variazioni per atto amministrativo e per 2,8 miliardi alle variazioni proposte dal disegno di legge di assestamento, l'incremento delle spese finali è invece interamente dovuto a variazioni per atto amministrativo pari a 24,4 miliardi, principalmente nate dall'aumento per 20 miliardi delle acquisizioni di attività finanziarie per l'attuazione del decreto-legge n. 27 del 2016. Riguardo alle proposte di variazione formulate con questo disegno di legge, queste vanno distinte tra quelle relative alle entrate rispetto a quelle concernenti le uscite. Per le entrate finali la legge di assestamento propone un aumento di 3 miliardi di euro, determinato dall'incremento sia delle entrate tributarie, che derivano dall'adeguamento al quadro macroeconomico, sia dall'andamento del gettito registrato nei primi mesi dell'anno in corso fino a tutto il mese di maggio. Le spese finali, come ho già detto, scontano un forte incremento. Le variazioni proposte dal provvedimento determinano una riduzione di circa 1,4 miliardi che riguarda prevalentemente la spesa corrente, dove si registra una significativa proposta di diminuzione di spesa per interessi grazie al profilo più favorevole dei tassi d'interesse sui titoli di Stato. Infine, ci sono gli altri saldi: troviamo il ricorso al mercato che aumenta di oltre 15 miliardi rispetto al bilancio di previsione mentre il risparmio pubblico migliora ma rimane di segno negativo, attestandosi alle previsioni assestate a meno 57,9 miliardi.

Mi permetta, Presidente, in conclusione alcune veloci valutazioni rispetto ai provvedimenti che sottoporremo alla votazione dell'Aula. Pur essendo di fronte a dei disegni di legge molto tecnici e in alcune parti anche di non semplice comprensione, così come anche ieri ricordava il Viceministro Morando nella discussione avvenuta in Commissione, oggi, grazie anche alla nuova legge di bilancio che abbiamo approvato lo scorso anno, questi dati sono più facilmente leggibili e chiari, rendendo in questo modo più trasparente l'azione economica e finanziaria del Governo. Tutto questo ci permette anche in questo esercizio - e ormai diventa un tratto distintivo di questa legislatura - di poter affermare che l'azione del Governo non solo è riuscita a mantenere gli impegni presi e a restare dentro gli obiettivi prefissati, ma i saldi ci danno risultati che migliorano, anche in maniera significativa, gli obiettivi che ci eravamo proposti. Pur non volendo assumere toni trionfalistici e consapevoli dei grandi problemi strutturali che ancora rimangono in piedi, primo fra tutti la consistenza inaccettabile del nostro debito pubblico e del suo rapporto con il PIL del Paese, questi rendiconti della legge di assestamento ci consegnano un quadro dove riusciamo a vedere dei primi importanti risultati derivanti dal lavoro di questi anni, dove si è cercato di coniugare in maniera stretta politiche espansive per la crescita, da un lato, con il controllo serrato dei nostri conti pubblici, dall'altro (il famoso sentiero stretto tante volte richiamato dal Ministro Padoan).

Come sottolineato durante la discussione anche da parte dell'opposizione, che ringrazio, questo rendiconto e questo assestamento ci consegnano un quadro chiaro che ci faciliterà non solo rispetto all'esame del DEF, che approderà in Aula la prossima settimana, e non solo per la sessione di bilancio 2017 ma sarà utile come riferimento anche per la nuova legislatura, che ormai vediamo arrivare alle porte. Ma di questo, signor Presidente, avremo modo di parlare nelle prossime settimane.