Data: 
Mercoledì, 27 Settembre, 2017
Nome: 
Edoardo Fanucci

 

A.C. 4638 e A.C. 4639

Discussione generale

Grazie, Presidente. Questo è un provvedimento che ritengo molto importante, un provvedimento che ci consente di fare una sorta di fotografia dello stato dei conti relativi al 2016. È una fotografia che vale certamente per il Parlamento, vale per tutti i soggetti esterni che dialogano con il Parlamento e che hanno relazioni anche con il nostro Paese, vale certamente per l'Europa, vale in termini di credibilità, soprattutto tenuto conto, in termini positivi, dei risultati evidenziati.

Possiamo dire con una certa fierezza, con un certo orgoglio, che i dati così ben evidenziati dal Rendiconto ci consentono di guardare con un moderato ottimismo a quello che potrà essere il futuro prossimo del nostro Paese, perché certo è una fotografia, ma, in relazione al film di ciò che è stato il nostro Paese negli ultimi anni, va a indicare un percorso positivo, un percorso di crescita rispetto a tutti gli aspetti centrali che meritano di essere in qualche modo analizzati. Il primo, un punto che deve essere considerato, è quello della crescita. Questo 1,6 per cento di crescita - in termini nominali, certo, in termini reali lo 0,9 per cento - dà un senso rispetto a un percorso, come dicevo in premessa, che deve essere visto da dove siamo partiti, che era il segno meno, avevamo il segno meno fino a poco tempo fa, fino a pochi anni fa, e ogni anno abbiamo ottenuto dei miglioramenti.

In relazione agli altri benchmark di riferimento, che sono benchmark certamente in Europa e nel mondo, dobbiamo dire che il nostro incremento da un anno all'altro rispetto a ciò che accade in Europa, che è il nostro primo benchmark di riferimento, è migliore. In termini assoluti abbiamo certamente ancora qualcosa da fare, ma, se guardiamo il livello di crescita avvenuto nel corso degli anni - lo sottolineava il Viceministro Morando proprio nell'intervento in Commissione, abbiamo avuto modo in quella sede di confrontarci -, è un elemento che ci fa ben sperare e che ci dà quella credibilità che serve per portare avanti i programmi a livello internazionale, di essere autorevoli quando facciamo programmi a medio termine. Infatti, il miglior modo per essere credibili e autorevoli è rispettare gli impegni presi, e noi li rispettiamo, addirittura li rispettiamo - questo lo si evince dal Rendiconto - anche con risultati maggiori rispetto a quelle che erano le previsioni.

Questo è un termine forte da dover sottolineare, quelle previsioni per cui non sempre questo Paese, anche nei Rendiconti passati, era riuscito ad ottenere quei risultati sperati. Oggi ci riusciamo ancor meglio rispetto alle previsioni. Ci riusciamo sulla crescita, ma non solo, su altri parametri molto importanti. Il primo, anzi il secondo dopo aver parlato della crescita, è l'indebitamento netto. Quante volte ci sentiamo dire: il debito del nostro Paese è ormai insostenibile. Il miglior modo per replicare è con questi dati. Certo, il debito, per le sue caratteristiche in termini assoluti, ha delle criticità, lungi da me, lungi da noi voler sottacere queste criticità, ma un modo per sostenere l'indebitamento è lavorare su una crescita sostenibile e duratura.

È un sentiero stretto, per utilizzare una frase spesso utilizzata dal Ministro Padoan, ma è un percorso che dobbiamo percorrere con la testa alta e i piedi per terra. L'indebitamento netto è calato al 2,4 per cento del PIL rispetto all'anno precedente, quindi il 2016 attesta un risultato migliore rispetto all'anno precedente di 0,3 punti percentuali. Si parla di risultati incredibili rispetto anche a quelle che erano le aspettative. Quindi, dal 2,7 si passa al 2,4, e questo è certificato, con grande evidenza, dal Rendiconto. Gli altri elementi che meritano di essere sottolineati sono l'avanzo primario e gli interessi. L'avanzo primario si stabilizza intorno all'1,5 per cento nei tre anni - l'1,6 nel 2014, l'1,5 nel 2015 e ancora l'1,5 nel 2016 - e dimostra una solidità di questo dato a valere nel tempo, e quindi anche questo è un elemento che merita di essere certificato rispetto alla fotografia che emerge nel Rendiconto.

La spesa per interessi, legata chiaramente a quanto detto in precedenza, ovvero al debito, alla portata del debito. Noi spendiamo per interessi una cifra monstre di 63,3 miliardi di euro.

Una cifra monstre, quindi non è una cifra di poco conto, ma, se confrontata con il nostro recente passato, ci rendiamo conto, anche per elementi esterni al nostro Governo nazionale - penso alle politiche di Mario Draghi e al fatto di stare in questa Europa, che alla fine ha elementi positivi che troppo spesso ci dimentichiamo di rimarcare - grazie anche a quelle politiche è diminuita la spesa per interessi rispetto al 2012 di 17 miliardi di euro. Quindi, seppur si tratta di una cifra monstre, è oggi sostenibile grazie a quelle politiche e grazie all'azione esercitata dai Governi che si sono succeduti, che hanno messo in sicurezza i conti dello Stato così certificati dal rendiconto.

Infine ricordo la riduzione della pressione fiscale che costituisce un cavallo di battaglia prima del Governo Renzi, oggi del Governo Gentiloni, e, qui certificata, consente di dire che anche tra il 2015 e il 2016, grazie alle politiche di questi tre anni, dei cosiddetti mille giorni, si è riusciti ad arrivare a un 42,9 per cento nel 2016 che è un buon risultato: ancora non quello che vorremmo raggiungere, ma un buon risultato, tenuto conto di tutti gli elementi che compongono la finanza pubblica. E, se paragonato con il 43,3 per cento del 2015, merita un pensiero di ottimismo rispetto a quanto riusciremo a fare nei prossimi anni con riguardo a quello che non solo è un cavallo di battaglia, ma una priorità che deve indicare la rotta su cui agire.

Per quanto riguarda alcune note su cui riflettere, vi sono certamente i residui e certamente anche il livello in difficoltà, come si è detto a volte, nel leggere questi numeri e questi documenti. Dobbiamo fare però una considerazione: grazie alla nuova legge di contabilità che abbiamo approvato nella legislatura in corso, questi documenti e questi numeri sono maggiormente intellegibili, maggiormente trasparenti, come, voglio sottolinearlo, diceva il relatore Marchetti. Ciò è frutto di un'opera di questo Parlamento e quindi, se ancora non si riesce ad arrivare laddove speravamo, certamente siamo riusciti a fare importanti passi in avanti. Poi sono dell'idea che si possa sempre lavorare per migliorare le cose, ma non si deve neanche dimenticare da dove partivamo e dove siamo arrivati.

Gli altri elementi che, a mio avviso, meritano una riflessione sono anche i rapporti che i vari gruppi hanno rappresentato su questo documento in Commissione bilancio. Ho ascoltato con attenzione tutti gli interventi, ho anche riletto gli atti della Commissione per capire e per cercare di apportare un minimo confronto democratico rispetto agli interventi svolti oggi nel dibattito in Parlamento; e ho apprezzato molto - non lo dico con piaggeria - l'intervento di Alberto Giorgetti nel quale, con grande razionalità e lucidità, si indicavano alcuni elementi critici, certo, ma con intento propositivo, e venivano sottolineati alcuni elementi oggettivamente positivi nella loro portata. Anche negli altri interventi - penso a quello di Melilla e a quello di Marcon, che certo erano più critici - ho riscontrato elementi propositivi di cui dobbiamo farci carico: investimenti pubblici e l'attenzione ad alcuni aspetti che meritano di essere lasciati agli atti, per poter lavorare nelle prossime leggi di stabilità affinché il prossimo rendiconto dello Stato presenti risultati diversi rispetto a quelli attuali. Penso al capitolo della povertà, degli emarginati, dei più deboli: anche qui molto si è fatto, ma quegli interventi, a mio avviso, vogliono esortarci a fare di più e dobbiamo tenerne conto.

L'altro elemento che è emerso dalla discussione in Commissione, a cura del Viceministro Morando, riguarda il settore delle costruzioni che, rapportato in termini di crescita rispetto ad altri settori, ha segnato il passo. Questo elemento, fotografato molto bene nel rendiconto, va scorporato rispetto all'1,6 per cento di PIL, e, quindi, segnala una criticità all'interno di un dato positivo. Tale dato merita la nostra attenzione, merita di essere sottolineato a mio avviso in questo intervento, e chiedo che venga sottolineato anche negli altri perché posso esortarci a fare di più e meglio nelle prossime leggi di stabilità, anche per coloro i quali verranno dopo di noi nella prossima legislatura. È un elemento che merita attenzione perché, rispetto all'Europa ma soprattutto in Italia rispetto agli anni passati, può essere un volano di crescita e sviluppo che ci può consentire gli investimenti che mettono radici sul territorio, che non scappano, che hanno quell'effetto leva sull'economia reale e nazionale di cui molti economisti hanno parlato in passato e, quindi, possono generare anche in termini prospettici risultati sull'occupazione: anche quella giovanile che sta molto a cuore al Governo attuale, e immagino anche a tutti coloro i quali si presenteranno alle elezioni nel prossimo futuro.

Tenuto conto di ciò, è importante esprimere un giudizio positivo su quanto emerge, è importante sottolineare le criticità che comunque esistono e che ho provato a sottolineare per “sminarle” da qui al prossimo futuro. Rivolgo un ringraziamento agli uffici e ai funzionari, che hanno svolto un ottimo lavoro a sostegno di tutti noi per metterci nelle condizioni di approfondire e meglio conoscere ciò che emerge da tale importante lavoro.