Dichiarazioni di voto finale
Data: 
Martedì, 13 Settembre, 2016
Nome: 
Carlo Dell'Aringa

 A.C. 3974-A

Grazie, Presidente. L'esame del provvedimento che stiamo per votare va svolto alla luce della strategia di programmazione economica di natura pluriennale avviata dal Governo al suo insediamento nel 2014. I principali obiettivi di questa strategia sono innanzitutto di natura macroeconomica e, in particolare, il consolidamento del processo di crescita. Gli strumenti principali sono le riforme strutturali e gli stimoli agli investimenti privati e pubblici e ai consumi in un quadro di miglioramento delle condizioni di competitività del nostro apparato produttivo che permetta di stimolare le esportazioni e di consolidare l'equilibrio dei nostri conti con l'estero. Il tutto deve avvenire in un contesto di consolidamento delle finanze pubbliche tali da ridurre sia il deficit che il debito rapportati al prodotto interno lordo. La riduzione del carico fiscale e la maggiore efficienza della spesa e dell'azione delle pubbliche amministrazioni rappresentano i capisaldi di questa strategia che sta progressivamente dando risultati importanti. Dopo tre anni consecutivi di contrazione l'economia italiana è tornata tendenzialmente a crescere sia pure accusando recentemente un leggero indebolimento causato da fattori internazionali che hanno colpito peraltro non solo il nostro Paese. Ricordiamo il fenomeno cosiddetto Brexit, la crisi dei migranti, i fenomeni del terrorismo, il progressivo rallentamento delle economie emergenti, la protratta fase di debolezza dell'eurozona, la cresciuta volatilità sui mercati internazionali, i rischi geopolitici e, da buon ultimo, le incertezze del quadro dell'economia globale legate al futuro della campagna elettorale negli Stati Uniti e alle contraddizioni che distinguono la politica monetaria di quel Paese. 
È pur vero che il nostro tasso tendenziale di crescita rimane inferiore a quello medio dei nostri partner europei, come è stato osservato in alcuni interventi delle opposizioni. Grazie, Presidente. È pur vero che il nostro tasso tendenziale di crescita rimane inferiore a quello medio dei nostri partner europei ma questo è un problema, la crescita relativamente bassa, che ci trasciniamo da almeno venti anni ed è su un'inversione di questa tendenza che è impegnato il Governo e la maggioranza che lo sostiene proprio attraverso il processo di riforme in corso. Ricordo tra l'altro che proprio recenti ricerche di istituti indipendenti hanno quantificato gli effetti positivi di medio e lungo periodo delle riforme effettuate sul nostro prodotto interno lordo. La portata dei problemi che dobbiamo affrontare impone un ripensamento non più rinviabile sul futuro dell'Unione europea che deve essere rilanciata quale opportunità di crescita e di occupazione. Proprio su questi aspetti il Governo italiano ha avviato da tempo un confronto continuo e costruttivo con la Commissione finalizzato a consolidare a livello europeo l'azione di sostegno alla creazione di occupazione attraverso investimenti, in particolare di infrastrutture. Il Piano Juncker da questo punto di vista va assolutamente rafforzato sia nelle dimensioni che nella velocità di realizzazione delle iniziative. Il problema dei migranti, che è stato sollevato in qualcuno degli interventi che mi hanno preceduto, deve essere giustamente affrontato in termini di sicurezza, di accoglienza per chi ne ha diritto, di redistribuzione tra i Paesi europei, di rimpatrio per coloro che il diritto di permanenza non hanno ma deve essere anche opportunità per interventi di sostegno dell'attività economica, dell'occupazione e delle stesse economie dei Paesi europei. Era una grande opportunità da tutti i punti di vista se ben sfruttata e non solo una minaccia dal punto di vista della sicurezza. Il nostro Governo si sta battendo da tempo per questa prospettiva che renda meno anemica l'azione della comunità di fronte a questi gravi problemi che deve affrontare per quanto riguarda il nostro Paese. Il nostro Governo nei confronti della comunità rivendica in primo luogo il riconoscimento degli sforzi effettuati per tenere i conti pubblici sotto controllo. Malgrado l'indebolimento dell'economia che si ritiene temporaneo, il deficit pubblico è sempre stato tenuto abbondantemente sotto il 3 per cento e in termini strutturali siamo sempre più vicini al pareggio. Una performance che non tutti i Paesi europei possono vantare. Saremmo già in terreno positivo...  Saremmo già in terreno positivo su questo versante strutturale se la Commissione avesse già accolto i nostri suggerimenti sostenuti anche da altri Paesi nel rivedere il calcolo del reddito potenziale e quindi di quell’output gap che misura appunto lo stato dell'economia, la lontananza dal reddito potenziale e quindi la necessità di nuovi interventi di sostegno della domanda aggregata. La Commissione ha promesso di rivedere questi calcoli e, quando succederà, i nostri conti pubblici appariranno ancor più solidi di quanto non appaiano ora. Del resto il Governo ha mostrato un notevole rigore nella costruzione dei dati contabili e nella formulazione delle previsioni che sono state corrette in tutti gli anni scorsi e in particolare nel 2015 in cui il PIL era previsto in una forchetta fra 0,7 e 0,9 ed è stato 0,8; il deficit al 2,6 ed è stato 2,6 e la sostanziale stabilizzazione del debito pubblico. 
Alcuni aspetti particolari del provvedimento che stiamo per approvare: il saldo netto da finanziare, fissato dal disegno di legge di assestamento per il 2016, pur evidenziando in termini di competenza un peggioramento rispetto alle previsioni iniziali di bilancio per circa un miliardo di euro rientra nel limite massimo stabilito dalla legge di stabilità per il 2016 fissato a 35.400 milioni di euro. Per quanto riguarda gli altri saldi, mentre il risparmio pubblico presenta un andamento analogo, il ricorso al mercato registra un miglioramento di un miliardo e 600 milioni. Le variazioni di competenza proposte dal disegno di legge di assestamento risultano coerenti con il rispetto dei saldi di finanza pubblica indicati nel Documento di economia e finanza 2016 presentato ad aprile scorso. Il peggioramento del saldo netto da finanziare deriva esclusivamente dalle variazioni di bilancio apportate con atti amministrativi, mentre la proposta del disegno di legge di assestamento migliora il saldo di 243 milioni. Tale miglioramento del saldo va attribuito soprattutto alla riduzione della spesa per interessi compensata, da un lato, da una riduzione delle entrate, in particolare di quelle tributarie determinata dall'adeguamento del quadro macroeconomico contenuto nel Documento di economia e finanza 2016. Rispetto all'articolato, va segnalato l'aumento – l'ho ricordato in molti degli interventi che mi hanno preceduto – di circa 955 milioni per l'anno 2016, l'aumento della dotazione del Fondo istituito presso il MEF per far fronte ad esigenze indifferibili che si dovessero manifestare nel corso della gestione. Va accolta positivamente la decisione del Governo di accantonare prudenzialmente tali risorse per far fronte ad esigenze indifferibili, specie alla luce dei più recenti gravi e drammatici episodi ed eventi sismici. 
Più in generale, come preannunciato dal Presidente del Consiglio, il controllo esercitato dal Governo sui conti pubblici e la serietà riconosciuta rispetto al percorso di riforme ci permetteranno di inserire all'interno della prossima legge di bilancio misure in favore della crescita. Mi avvio alle conclusioni, signor Presidente. Mai come in questo periodo la reputazione internazionale del nostro Paese è stata così elevata; primo, per aver evitato una pericolosa crisi del debito sovrano e, in secondo luogo, per aver intrapreso un percorso virtuoso di riforme destinate ad aumentare il potenziale di crescita che ci permetterà di recuperare il terreno perduto nei lunghi anni di crisi. 
Non possiamo rischiare di compromettere questo recupero con manovre restrittive imposte da coloro che ancora mitizzano i vantaggi dell'austerità. I successi ottenuti sinora su questo fronte, che certamente vanno consolidati e ulteriormente sviluppati, devono costituire il lasciapassare anche formale per inserire nella legge di stabilità ulteriori misure per l'innovazione e la produttività, come ad esempio incentivi fiscali agli investimenti, diffusione della banda larga, promozione del capitale umano nelle scuole e nelle università con l'alternanza scuola-lavoro, sviluppando centri di ricerca di eccellenza e favorendo gli accordi di produttività a livello aziendale, che potranno favorire anche aumenti dei redditi da lavoro dipendente. Infine, senza dimenticare, signor Presidente, che la prima preoccupazione sarà di aiutare le categorie svantaggiate della nostra popolazione: gli ultimi devono essere i primi non solo nei nostri pensieri, ma nelle politiche che proporremo, contrasto alla povertà, aumento delle pensioni basse, una flessibilità di uscita verso la pensione di stampo sociale, che mette al primo posto chi è senza lavoro e chi un lavoro troppo pesante non può più svolgerlo senza mettere a rischio la propria sicurezza e la sicurezza degli altri (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).