Discussione generale
Data: 
Martedì, 24 Settembre, 2019
Nome: 
Pietro Navarra

A.C. 2017 e 2018

Presidente, nella fase attuale della legislatura, caratterizzata da un cambio di maggioranza parlamentare a sostegno del nuovo Governo appena insediatosi, l'iter parlamentare dei provvedimenti oggi all'esame dell'Aula assume connotati del tutto particolari. I due disegni di legge in tema di rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2018 e in tema di assestamento di bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2019 sono stati predisposti, infatti, dal precedente Governo e approvati in prima lettura dal Senato con i voti favorevoli della precedente maggioranza. Tuttavia, la natura dei due provvedimenti e la loro importanza nel ciclo di bilancio ci obbligano ad assumere atteggiamenti responsabili e indipendenti dalle valutazioni più specificatamente di merito sulle scelte di politica economica e finanziaria formulate dal precedente Governo, che abbiamo sempre contrastato con chiara fermezza in quest'Aula.

Il rendiconto generale dello Stato, infatti, è lo strumento attraverso il quale il Governo, alla chiusura dell'anno finanziario, rende noti al Parlamento, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, i risultati della gestione finanziaria. Viene, in tal modo, consentito il passaggio dalla precedente legge di bilancio al futuro bilancio previsionale; il rendiconto, pertanto, nel certificare la gestione dell'anno precedente, costituisce la necessaria base contabile sulla quale si adeguano le autorizzazioni di cassa dell'anno in corso, quindi, l'assestamento, e si costituiscono le previsioni per l'anno successivo, quindi, la legge di bilancio 2020. L'assestamento di bilancio dello Stato consente l'aggiornamento, a metà dell'esercizio, degli stanziamenti del bilancio, anche in base alla consistenza dei residui attivi e passivi accertati in sede di rendiconto dell'anno precedente. Conseguentemente, il disegno di legge di assestamento si connette funzionalmente con il rendiconto del bilancio relativo all'esercizio precedente. L'entità dei residui attivi e passivi sussistenti all'inizio dell'esercizio finanziario, che al momento dell'elaborazione e approvazione del bilancio di previsione è stimabile solo in misura approssimativa, viene infatti definita in assestamento sulla base delle risultanze del rendiconto. Il disegno di legge di bilancio a legislazione vigente per il 2020 che il Governo presenterà nel prossimo mese di ottobre assumerà, quindi, come base di riferimento per la valutazione dei residui passivi, i risultati definiti, contenuti nel Rendiconto 2018, come iscritti nel disegno di legge di assestamento del bilancio per l'anno 2019.

È del tutto evidente, pertanto, come il rendiconto 2018, l'assestamento 2019 e la prossima legge di bilancio del 2020 siano strettamente legati tra loro. Tuttavia, la valutazione della gestione finanziaria per l'anno 2018 e delle scelte di politica economica e finanziaria per l'anno 2019 non può che riprodurre nel merito tutte le considerazioni negative già espresse dal Partito Democratico, durante la prima parte della legislatura, sulle decisioni che hanno guidato l'azione di Governo a maggioranza Lega-MoVimento 5 Stelle.

Si tratta di decisioni sul merito delle quali non mi soffermerò nello specifico, ma decisioni che abbiamo contrastato con convinzione, ponendo in evidenza, da un lato, il trascurabile impatto che esse avrebbero esercitato sulle prospettive di crescita del Paese e, dall'altro, sottolineando i seri rischi di tenuta del bilancio dello Stato e, conseguentemente, le concrete possibilità di ricorrere all'inasprimento della pressione fiscale per fare fronte agli inevitabili squilibri tra le entrate e le spese pubbliche. Tuttavia, l'insediamento del nuovo Governo, sostenuto da una nuova maggioranza che vede nel Partito Democratico uno dei principali alleati, impone un atteggiamento diverso ed esclusivamente tecnico nei confronti dei due disegni di legge oggi in discussione. Infatti, pur non condividendone i contenuti, la loro approvazione è necessaria proprio per dare una svolta alla politica economica e finanziaria del Governo, da realizzare a partire dalla prossima legge di bilancio.

Si tratta di una svolta che vedrà il Governo e il Parlamento, nel prossimo triennio, impegnati in un ampio progetto riformatore, i cui assi portanti saranno l'alleggerimento della pressione fiscale nel rispetto dei vincoli di equilibrio della finanza pubblica, attraverso la neutralizzazione dell'aumento dell'IVA, la riduzione delle tasse sul lavoro e la rimodulazione delle aliquote dell'imposta sul reddito, il potenziamento delle politiche sociali e il sostegno alle famiglie, una convincente transizione in chiave ambientale del nostro sistema industriale, la promozione di un massiccio piano di sostegno all'innovazione tecnologica, quale principale misura strutturale per favorire l'aumento della produttività, vera causa del divario di crescita tra l'Italia e i principali Paesi europei negli ultimi 25 anni, un grande piano straordinario di investimenti per la crescita e il lavoro nel Mezzogiorno per ridurre il divario territoriale presente nel nostro Paese, e un rinnovato impegno a favore delle giovani generazioni, attraverso l'incremento delle risorse destinate alla scuola, all'università e alla ricerca.

Naturalmente, questi obiettivi saranno possibili solo se il Paese potrà riguadagnare centralità nella politica europea, dopo un periodo di forte e improduttivo isolamento. Con la formazione della nuova Commissione e il recupero di autorevolezza dell'Italia in Europa, infatti, si può aprire una nuova fase di programmazione nella quale ci auspichiamo possano essere introdotte nuove regole di bilancio, con maggiore efficacia anticiclica, per rilanciare i piani di investimento e aumentare i margini di flessibilità allo scopo di rafforzare la crescita e la coesione sociale. Con l'approvazione del rendiconto per l'esercizio finanziario 2018 e l'assestamento per l'anno finanziario 2019, non aderiamo a scelte di Governo che non abbiamo condiviso e che ci consegnano un Paese in grave affanno, ma ci apprestiamo a formulare una scelta di carattere meramente tecnico che ci permette di avere quegli strumenti necessari per promuovere, a partire dalla prossima legge di bilancio, un'azione di Governo che metta da parte la quotidiana consultazione dei sondaggi elettorali e che abbandoni la tentazione di una perenne campagna elettorale, pagata al prezzo dell'assoluta mancanza di una visione di futuro per l'Italia.

 

Il Paese ha bisogno di un Governo che cominci, davvero, a governare, ponendo dinnanzi a sé, con lealtà, gli interessi degli italiani, dando loro prospettive, piuttosto che trasmettere paure, affrontando la realtà dei fatti, piuttosto che il sollecitarne false percezioni, e garantendo agli italiani impegno, competenza e serietà, piuttosto che approssimazione e superficialità. Abbiamo un grande lavoro nei prossimi anni da svolgere, cominciamo a farlo consapevoli della grande responsabilità che l'azione di Governo porta con sé; può aiutare le persone a essere più libere, ad avere coscienza di sé, dei propri doveri e dei propri diritti, può riconoscere e valorizzare le capacità e il talento nelle donne e negli uomini e proteggere chi, per qualche imprevisto, nella vita è rimasto indietro, ma, soprattutto, l'azione di Governo può aiutarci a immaginare il mondo di domani e preparare i cittadini ad essere attori protagonisti e non semplici comparse. Mettiamoci, dunque, al lavoro.