Data: 
Mercoledì, 10 Febbraio, 2016
Nome: 
Andrea Romano

Grazie, Presidente. Presidente, colleghi, Giulio Regeni era un italiano dell'Italia migliore, un giovane italiano che amava la conoscenza, la ricerca, il lavoro duro e faticoso. Era un ragazzo che aveva superato molte frontiere non solo per amore dello studio, lo studio disinteressato e coraggioso, come l'ha definito il Presidente Napolitano, ma anche perché credeva nello Stato di diritto e nella possibilità che le libertà del nostro mondo (le libertà di parola, di stampa, di associazione, di militanza) potessero essere fatte proprie anche dal mondo arabo, per via civile e pacifica. Giulio Regeni, in sostanza, credeva nella conoscenza e nello Stato di diritto e proprio per questo è stato rapito, massacrato e ucciso. I responsabili di questo crimine non hanno voluto colpire solo la vita di un ragazzo – e vigliaccamente –, ma anche il difficile e contraddittorio percorso dell'Egitto verso la stabilità e verso la democrazia e hanno voluto colpire lo stesso impegno dell'Italia sui valori fondamentali dello Stato di diritto. 
Per questo il nostro Paese ha preteso subito, per voce del Presidente del Consiglio, che sia fatta chiarezza rapidamente e completamente sulle circostanze e sulle responsabilità di questo atto criminale. Per questo abbiamo preteso e ottenuto che forze investigative italiane partecipassero alle indagini. Per questo vigileremo sull'accertamento della verità, con ogni strumento diplomatico e anche forti del nostro impegno economico in Egitto. Infatti, le ragioni della nostra presenza economica in Egitto, insieme alle ragioni della nostra alleanza con quel Paese, nascono dalla convinzione che l'Italia possa e debba contribuire alla stabilità e alla democratizzazione di nazioni importanti, con gli strumenti del dialogo civile e dello scambio commerciale. E con la stessa intensità con cui combattiamo il terrorismo, insieme ad una parte crescente della comunità internazionale, ci batteremo perché si arrivi alla verità sull'assassinio di Giulio Regeni. Lo faremo – concludo – in nome di quei valori alla base dello Stato di diritto in cui credeva quel nostro giovane e coraggioso connazionale.