Data: 
Martedì, 20 Maggio, 2014
Nome: 
Emanuele Fiano

Signora Presidente, 15 anni fa, poco dopo le 8 di mattina, veniva ucciso Massimo D'Antona a Roma, in via Salaria, angolo via Po, da un commando delle Brigate rosse.
  La deposizione processuale della pentita Cinzia Banelli dirà che l'uomo che sparò e uccise Massimo D'Antona fu Mario Galesi, che armato di una pistola semiautomatica, fece fuoco su D'Antona, svuotando tutti e nove i colpi del caricatore e infliggendogli il colpo di grazia al cuore.
  Noi oggi vogliamo ricordare Massimo D'Antona come un martire della nostra democrazia, come un uomo che è morto per le proprie idee, per questa democrazia, che vorremmo e che dovrebbe sempre fare a meno di martiri; per questa democrazia che avrebbe dovuto fare a meno di tutti i morti uccisi dal terrorismo in questo Paese, come tutte le democrazie vorrebbero.
  Oggi, a quindici anni da quell'omicidio terribile, noi vogliamo da qui far sentire il nostro affetto per la nostra amica e compagna Olga, nostra ex collega e per i suoi figli. Solo una democrazia migliore, efficiente e più equa può rispondere alla rabbia che sempre serpeggia nel popolo in momenti di crisi. Solo che la rabbia non deve trasformarsi in violenza: la violenza è nostra nemica e la violenza che si ammanta di ideologia e di false illusioni è due volte nostra nemica. Anche per questo, perché noi crediamo nella politica e che la politica possa essere buona anche perché vorremmo che la violenza politica, come quella che ha ucciso Massimo D'Antona quindici anni fa a Roma fosse sconfitta per sempre, e per onorare il ricordo di Massimo D'Antona e delle altre vittime del terrorismo italiano noi siamo qui oggi.